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1) Dizion. 5° Ed. .
FRIZZARE.
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FRIZZARE.
Definiz: Neutr. Essere alcuna parte del corpo, e più che altro a fior di pelle, afflitta da quella molesta sensazione che è simile al bruciore e a continue punture.
Forse è dal lat. frigere, mediante il participio passivo frixus, o dal suo frequentativo frisare; come Dirizzare è da dirigere, e Rizzare da erigere. –
Esempio: Soder. Cult. Ort. 316: Inasprisce il suo sugo (della scilla) ogni taglio per la carne, e fa frizzar dove tocca.
Esempio: Bard. P. Avinav. 15, 70: N'ha lo spirto vergogna e dispiacere, Chè il cui gli frizza.
Esempio: Lipp. Malm. 9, 56: Gli tocca il ticchio Di tor del sale, e ve lo spolverizza;... Ed ella, che la man perciò le frizza,... Ritiratasi in camera, ec.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 10, 71: Sicchè di ramascion gli tira inverso Le garette, e lo coglie in una noce, E gliela svolge e sloca per traverso In guisa tal, che duole, frizza e cuoce.
Esempio: Not. Malm. 2, 728: Frizzare, diciamo di quel dolore che prova un paziente, quando sopr'a una ferita si mette sale, aceto o altra cosa simile, che mortifica e corrode, ec.
Definiz: § I. E per similit. Pungere e Mordere che fa il vino piccante nel beverlo. –
Esempio: Soder. Coltiv. 96: E vedendo che non frizzi [il vino] o picchi a modo tuo, e non fussi chiaro così bene, rimettivene due altre giumelle.
Esempio: E Soder. Coltiv. appr.: Ma che frizzi così un pochetto, non è che bene.
Esempio: Dav. Colt. 497: E fornito il bollire, dàgli due giumelle per botte d'uve secche, le quali il faran più chiarire e frizzare.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 491: Ogni stilla Che si spilla, Che discende, Che zampilla, Brilla, frizza, spuma o splende, Dedicata a Chiara sia, Consagrata a Sebastiano.
Definiz: § II. Figuratam., detto di persona, vale Essere arguto, ingegnoso, Aver del sale, ed altresì Valere, Riuscire, in checchessia; e dicesi anche d'ingegno, inclinazione, e simili. –
Esempio: Grazz. Rim. burl. V. 101: E chi non ha un certo naturale, Che frizzi nel far versi, abbia avvertenza, Che mal soddisfarà l'universale.
Esempio: E Grazz. Comm. 183: Or così, Farfanicchio, tu cominci a frizzare.
Esempio: Buonarr. Fier. 5 Introd. 3: Or tu vedrai s'io frizzo.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 508: S'io frizzo, cioè s'io vaglio, s'io ho punto di sale.
Esempio: E Salvin. Pros. tosc. 1, 511: Epicuro, per esser maestro e predicatore del piacere, nel suo Convito non pare molto che frizzasse, della crudità e della indigestione discorrendo: discorso per verità mal proprio, e ipocondriaco anzi che no.
Definiz: § III. Figuratam., detto di motto, discorso, componimento e simili, vale Essere arguto, spiritoso, Aver del festevole; ed altresì Esser mordace, pungente. –
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 6: A mano a man si leverebbe, Togliendo il biasmo, ciò che c'è di buono, Poichè senz'esso nulla frizzerebbe.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 1, 9: Darebbet'egli il cuore, Tu che se' spiritoso e poetizzi, Formarci una risposta Per sollazzare e dar gusto agli amici Della nostra brigata, E far cosa che frizzi?
Esempio: Pindem. Poes. 290: Ciò che in un loco udir gli accasca, Potrà recar senza gran sforzo altrove; Ma recar non potrà detto che frizzi.
Definiz: § IV. E per Far frizzare. –
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 508: S'io ho punto di sale, di cui proprio è il frizzare.
Definiz: § V. Frizzare trovasi per Stridere che fa il ferro od altro metallo rovente immerso nell'acqua; che comunemente dicesi Friggere. –
Esempio: Adr. M. Demetr. Fal. 35: Definiscono i nomi fatti esser quelli, che si formano dall'imitazione di passione od azione, come il frizza che rappresenta lo strider nell'acqua del ferro infocato.
Definiz: § VI. E per Mandare una specie di sordo e ingrato ronzio; e applicasi più che altro alle corde degli strumenti musicali. –
Esempio: Don. Music. Scen. 46: Fermarla solo da capo (la tastiera) e da basso, ed in qualche luogo di mezzo, sì che non si muova, e non faccia frizzare le corde.
Esempio: E Don. Comp. Music. 27: Quando tasteggiandosi le corde percotessero ne gli angoli, e frizzassero; o per maggiore ornamento si cercasse tal varietà, ec.
Definiz: § VII. Per similit. –
Esempio: Rucell. Or. Cical. III, 1, 145: E certe mezze Z, e certe S che alle Z si rassomigliano, con quelle X rifiutate da noi, le quali anzi frizzano in bocca che elle risuonino nel pronunziarle, se le tolsero su i Bolognesi e loro circonvicini.