Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
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pag.235


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Definiz: Particella pronominale. Serve al compimento diretto per Me, ed ora si premette, ora si affigge, ai verbi. Più spesso si apostrofa dinanzi a parola cominciante per vocale.
Da me, particella pronominale, di cui è forma varia. –
Esempio: Dant. Inf. 23: Lo Duca mio di subito mi prese.
Esempio: E Dant. Purg. 1: Io mi volsi a man destra, e posi mente All'altro polo.
Esempio: Med. L. Op. 3. 14: Non m'ha di questa infermità guarita Medico alcun; ma la divina cura.
Esempio: Ar. Orl. fur. 24, 78: Cor mio, vogliate.... Dopo eh' io sarò morto, amarmi ancora.
Esempio: Tass. Gerus. 2, 47: Or che s'è la tua spada a me congiunta, D'ogni timor m'affidi e mi console.
Esempio: Vai Rim. 19: Mi fai filare e tessere Senza saper perchè.
Esempio: Giord. Op. 2, 78: Molti buoni amichevolmente mi riprendono che io non abbia fatto cosa che valere e durar possa nel mondo.
Definiz: § I. Pure usata allo stesso modo, serve ancora al compimento indiretto, e vale A me. –
Esempio: Dant. Inf. 4: Ruppemi l'alto sonno nella testa Un greve tuono.
Esempio: Petr. Rim. 2, 90: Tornami a mente, anzi v'è dentro quella, Ch'indi per Lete esser non può sbandita.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 248: Monsignore,... voi mi potete tòrre quant'io tengo, e donarmi, si come vostro uomo, a chi vi piace.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 365: Una nave che andava a Torissi, secondochè m'è detto, gli ha dato la mala ventura.
Esempio: Red. Lett. 1, 341: Le dica che mi dispiace di essere stato profeta.
Esempio: Giord. Op. 2, 336: Mi piace questo ristampare il Maffei; ma, a dirvi il vero liberamente, non mi piacerebbe il diviso vostro di ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 341: Il Signore m'ha dato del bene, come ti dico.
Definiz: § II. Affissa a voci verbali troncate o per natura terminate in sillaba accentata, dopo vocale raddoppia la m, dopo n, l'assimila a sè. –
Esempio: Dant. Inf. 4: Dimmi, maestro mio, dimmi, signore.
Esempio: E Dant. Purg. 31: La donna ch'io avea trovata sola, Sopra me vidi; e dicea: Tienimi, tiemmi.
Esempio: Petr. Rim. 1, 90: E potrete pensar qual dentro fammi, Là 've dì e notte stammi Addosso col poder, ch'ha (Amore) in voi raccolto.
Esempio: Ar. Orl. fur. 32, 1: Sovvienimi che cantare io vi dovea ec.
Esempio: Bern. Orl. 9, 60: E ne son ben contento, ed emmi grata Ogni vergogna che torni in tu'onore.
Esempio: Cas. Rim. 1, 29: Pietosa tigre il Cielo ad amar diemmi.
Esempio: E Cas. Rim. appr.: Talor negli occhi e nella fronte vienimi ec.
Definiz: § III. Affissa alla prima persona singolare del perfetto indicativo, o a quella dell'imperfetto condizionale, o alle seconde persone uscenti in ai, assorbe talvolta la vocale i; ma è maniera di scrivere che oggi non si userebbe se non in poesia. –
Esempio: Dant. Inf. 33: Queta'mi allor per non farli più tristi.
Esempio: E Dant. Purg. 12: Dritto, sì come andar vuoisi, rife'mi, Con la persona.
Esempio: E Dant. Purg. 30: Virgilio a cui per mia salute die'mi.
Esempio: Dat. Gor. Stor. 83: La città di Luni, che tu di', che è in sul mare..., sa' mi tu dire perchè fu disfatta, e chi ne fusse la cagione della sua ruina?
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 117: E andiam via, ch'anch' io trovar vorre' mi A così glorïosa impalazione.
Definiz: § IV. Si usa spesso a mo' di pleonasmo, per dare maggior forza alla espressione. –
Esempio: Dant. Purg. 24: Io mi son un che, quando Amore spira, noto.
Esempio: Cic. Opusc. 384: Ora dimando io, che avreste voi fatto? avvegnachè per le vostre opere che sono vedute, io mi so bene che fatto avreste.
Esempio: Petr. Rim. 1, 46: Poco m'avanza del conforto usato, Nè so quant' io mi viva in questo stato.
Esempio: E Petr. Rim. 1, 84: M'andava sconosciuto e pellegrino.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 44: Io mi credo che le suore sien tutte a dormire.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 300: mi taccio per vergogna delle mie ricchezze.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 164: Passera, io m'ho pensato, che se tu vai in Lombardia, la gente v'è grossa, tu guadagnerai ciò che tu vorrai.
Esempio: Nard. Amic. 454: Non so se mi son desto, o se io mi sogno.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 209: Sono tanti (i nasi) che, se state lungo tempo assente, mi dubito che ec.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 65: Io mi credea Al chiaror mesto di funeree faci Ino e te rimirar.
Definiz: § V. Pure a mo' di pleonasmo, si premette o soggiunge talvolta ai pronomi Me, A me. –
Esempio: Bocc. Decam. 8, 111: Che zanzeri mi mandi tu dicendo a me?
Esempio: Firenz. Comm. 1, 441: Tu mi par pazzo a me. Che pazzie di' tu?
Esempio: Cas. Pros. 3, 250: Io pregarò messer Ieronimo che mi doni a me questo puntiglio, e sia mio procuratore a farvi aver quelle Istorie.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 12, 174: Poi guardato a basso al gonfalonieri, che stava a vedere, disse: Guardatelo ora (la statua del David). A me mi piace più (disse il gonfalonieri): gli avete dato la vita.
Esempio: Salv. Spin. 2, 2: Tant'è non mi dite a me che a ogni modo ella non sappia un poco di non so com'io debba chiamarmela.
Definiz: § VI. Mi, serve anche a far sentire una relazione o interesse personale di chi parla, e corrisponde al dativo di comodo delle antiche lingue. –
Esempio: Nov. ant. B. 2: Lo' mperadore diede loro risposta e disse: Ditemi al Signor vostro che ec.
Esempio: Liv. Dec. 1, 32: Vattene, diss'egli, e dimmi alli Romani che agli dii piace che la mia Roma sia capo di tutto il mondo.
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 261: E poi disse (Gesù a Giovanni Battista) con uno volto benigno: Dimmi ad Adamo, che cara mi costerà la inobidienza sua.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 177: Vammi per la mia fante, e fa' sì che ella possa qua su a me venire.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 122: E 'l riso delli scacchi m'è convertito in pianto.
Esempio: E Sacch. Batt. 1, 51: Costei veracemente m'assomiglia, La santa Venus fra vermiglie rose.
Esempio: Pulc. L. Morg. 2, 48: Dimmi a Carlo, diceva ancora Orlando, Che si consigli col suo Gano antico.
Esempio: E Pulc. L. Morg. 2, 51: Dimmi a Rinaldo mio fìgliuol d'Amone, Che la mia compagnia, che io lasciai, Gli raccomando con affezïone.
Esempio: Ar. Sat. 1, 208: Mi more il padre, e da Maria il pensiero Dietro a Marta bisogna ch'io rivolga.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 55: Ovvia! non fate il Noferi, Non mi state a entrare in cupola!
Esempio: Salvin. Iliad. 506: Finch'egli mi vive, e mira Del sol la luce, duolsi, nè a lui andando Posso in nulla giovar.
Esempio: Alf. Trag. 2, 278: Null'uomo Di voi si attenti or trucidarmi Egisto: Brando non v'ha qui feritor, che il mio.
Definiz: § VII. Mi, si prepone alle particelle Ti, Si, Ci, Vi, e alle composte Te ne, Se ne, Ve ne, Ce ne, e si usa tanto dinanzi ad un verbo, quanto affiggendosi ad esso. –
Esempio: Dant. Inf. 1: E non mi si partia dinanzi al volto.
Esempio: Petr. Rim. 1, 87: Me.... Abbaglia il bel che mi si mostra intorno.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 207: Nè mai nello animo m'entrò questo pensiero, che per costui mi c'è entrato.
Esempio: E Bocc. Decam. 2, 206: A me parve, come io ti vidi, vedere il padre mio; e da quello amore e da quella tenerezza che io a lui tenuta son di portare, mossa, potendomiti celare, mi ti feci palese.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 79: Le novelle che io ho non sono altre che di quel maladetto da Dio vostro amico, di cui io mi vi rammaricai l'altr'ieri.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 80: Avendo forse avuto per male, che io mi ve ne sia doluta, per ogni volta, che passar vi solea, credo, che poscia vi sia passato sette.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 174: Avendo narrato le dua precedenti novelle di quelli due smemorabili frati, mi si fa innanzi a dire una novelletta di un valentissimo maestro in teologia dell'ordine di Santo Francesco.
Esempio: E Sacch. Nov. 1, 269: Signori, io mi vi scuso che vi avevo a dar salsicciuoli, che erano su una finestra a freddare; non ve gli ho trovati.
Esempio: Bemb. Rim. 28: Se non mi si darà più lungo spazio.
Definiz: § VIII. Si pospone alle particelle Il, Lo, Li o Gli, La, Le, così innanzi al verbo, come affisso a quello; ma oggi raramente si usa in prosa. –
Esempio: Bocc. Decam. 6, 313: Se io questo gli discuopro, egli prenderà gelosia di me, e potendole ad ogni suo piacer parlare,... in ciò che egli potrà, le mi metterà in odio.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 150: Basti.... questo, e.... sieti assai l'esserti potuto vendicare, e l'averlomi fatto conoscere.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 154: Nè essere a me ora cortese di ciò, che io non desidero, nè negare il mi puoi, se io il desiderassi.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 11: Per torglimi d'addosso, m'ho posto in cuore.... di volergli in cosa provare, la quale, ec.
Definiz: § IX. Talora si prepose anche alla particella singolare Gli. –
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 134: Io non so come io mi gli possa nuocere, s'egli combatte con meco.