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CIALDA.
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CIALDA.
Definiz: Sost. femm. Pasta composta di fior di farina, di zucchero, uova ed anaci, che ridotta in piccoli pezzi, si schiaccia tra due forme di ferro assai calde.
Probabilmente dall'adiettivo lat. calida. –
Esempio: Buomm. Pros. var. 207: Per impresa figurare un paio di quelle forme con che si fanno le cialde, che poste sopra il fuoco, mostrino d'esser piene di quella pasta che fa la cialda.
Definiz: § I. Per similit. trovasi detto per Offa, Focaccia, od Altra composizione di pasta dolce. –
Esempio: Manett. Mem. frum. 117: Usavano pure appresso gli antichi certe cialde con diverse effigie umane sopra espresse, e determinatamente, almeno in principio, di certi celebri Gaio e Lagone; e perciò tali cialde furono addimandate gaioli e lagunarli.
Esempio: Mascher. Inv. Lesb. 409: Ah non è questo il crudo Cerber trifauce, cui placar tu deggia Con medicata cialda.
Definiz: § II. Aver più bel tempo di chi fa le cialde, si disse in maniera proverbiale per Aver poco o nulla da fare, Essere sfaccendato. –
Esempio: Cecch. Donz. 4, 3: Anch'io talora fo castelli in aria, E vorrei e farei; e poi, s'io guardo, I' ho più bel tempo che chi fa le cialde.
Definiz: § III. Pure in maniera proverbiale, Inciampar nelle cialde, si disse per Arrestarsi e Scoraggirsi per ogni più lieve difficoltà; che oggi dicesi comunemente Affogare in un bicchier d'acqua. –
Esempio: Varch. Ercol. 73: Quando alcuno fa o dice alcuna cosa sciocca o biasimevole, e da non dovergli.... riuscire,.... se gli dice in Firenze: Tu armeggi,.... tu non vedresti un bufolo nella neve,.... tu inciamperesti nelle cialde, ovvero cialdoni, o ne' ragnateli ec.
Definiz: § IV. Non esser farina da cialde. –
V. Farina.