Lessicografia della Crusca in rete

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CUCCÙ e anche CU CU.
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CUCCÙ e anche CU CU.
Definiz: Voce onomatopeica, fatta per imitare il canto del Cuculo. –
Esempio: Car. Apol. 209: Somiglia a civetta,... canta cu cu e va di notte.
Esempio: Olin. Uccell. 38: E così detto nell'un e nell'altro modo dalla voce che fa,... che par che dica continuamente cu cu.
Esempio: Dat. Lett. 194: Mai si sarebber mossi per mietere, se prima non sentivano che il nostro uccello (il cuculo).... non gli facesse cu cu.
Definiz: § I. Voce che si usa anche da chi, facendo a capo a nascondersi, o trastullando i fanciulli col coprirsi comecchessia il viso o col far capolino da un uscio o da una finestra, con tal suono quasi incita a farsi trovare o riconoscere, dileggiando alquanto i ricercatori; e più che altro si usa nella maniera Fare cuccù.
Definiz: § II. Quindi figuratam. e in ischerzo Fare cuccù, o cu cu, vale Spiare furtivamente, e anche Guardare con ansietà volgendo in qua e in là il capo, o alzandolo ed abbassandolo come fa il cuculo; ma è maniera oggi non molto comune. –
Esempio: Buonarr. Tanc. 3, 11: Sta' un po' salda: T. Io sto. Che guardi tu? C. Guardo se Preto intorno fa cu cu.
Definiz: § III. E Fare a cu cu, trovasi per Fare a capo a nascondersi, forse dal verso che si suol fare in tal giuoco; e figuratam. e scherzevolmente vale Non venire al fatto, Non conchiuder nulla. –
Esempio: Poliz. Rim. C. 309: Tanto abbian fatto a cu cu, Che qualc'un già ci dileggia: E, se 'l gioco dura più, Vedrai bella cuccoveggia.
Definiz: § IV. Cuccù, si usa in ischerno per ricusare di far checchessia, e per mostrare che noi non siam tali da lasciarci ingannare o infinocchiare, o da far cosa che non vogliamo; e si fa tal verso anche per canzonare alcuno che rimanga gabbato. –
Esempio: Pataff. 5: Erro, cu cu, andra' tu in cuccagna.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 3, 20: Cu cu, l'uscio è serrato, non s'entra più.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 15: Io supplicare? umiliarmi? cuccù.