Lessicografia della Crusca in rete

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Definiz: Quando è aggiunto a' nomi add. è avverbio e denota Maggior quantità in comparazione. Lat. magis. Gr. πλέον.
Esempio: Bocc. nov. 1. 9. Non so cui io mi possa lasciare a riscuotere il mio da loro più convenevole di te.
Esempio: Dant. Purg. 1. Prendete 'l monte a più lieve salita.
Esempio: E Dan. Par. 17. Questo tuo grido farà come un vento, Che le più alte cime più percuote.
Esempio: Petr. canz. 24. 1. Una donna più bella assai, che 'l sole, E più lucente ec.
Definiz: §. I. Col verbo è pure avverb. e vale Maggiormente. Lat. magis.
Esempio: Bocc. nov. 5. 6. Tanto nel suo disío più accendendosi, quanto da più trovava esser la donna.
Esempio: E Bocc. nov. 41. 24. Il tuo padre ti manda questo, per consolarti di quella cosa, che tu più ami, come tu hai lui consolato di ciò, che egli più amava.
Esempio: Lab. 203. Che più sopra tutte l'altre cose a cui caluto non ne fosse era da ridere, che l'averla veduta, quando s'acconciava la testa, con quanta arte, con quanta diligenza, con quanta cautela ciò si facesse?
Definiz: §. II. Posto innanzi alla CHE, pur si sta avverb. e corrisponde al Lat. plusquam, magisquam. Gr. πλέον ἢ, μᾶλλον ἢ.
Esempio: Bocc. nov. 77. 42. E da che ec. se' tu più, che qualunque altra dolorosetta fante?
Esempio: Fiamm. 4. 141. E alcuno più mansueto nel viso, biondissimo, e pulito, e più, che altro, ornatissimo, lui credere il Troiano Paris, o Menelao diceva possibile.
Esempio: Amet. 7. Lui già più morto per paura, che vivo, seguieno.
Definiz: §. III. Posto dopo alla CHE, pur si sta avverb. e si usa collo interrogativo, e corrisponde al Lat. quid plura? Gr. τί πλέον.
Definiz: §. IV. Posto coll'avverbio pur si sta avverb.
Esempio: Bocc. proem. 2. Essendo acceso stato d'altissimo, e nobile amore forse più assai, che alla mia bassa condizione non parrebbe, narrandolo, si richiedesse.
Esempio: E Bocc. introd. 7. Chi più tosto, e chi meno ec. morivano.
Esempio: E Bocc. nov. 13. 13. Se valente uomo fosse, ancora Iddio il riporrebbe là, onde fortuna l'avea gittato, e più ad alto.
Esempio: Filoc. 4. 32. La miserabil fortuna, che abbassato pe' vostri inganni mi vede ec. s'ingegna ec. di mandarmi più giù della più infima parte della sua ruota.
Esempio: Petr. canz. 18. 5. Perchè non più sovente Mirate quale amor di me fa strazio?
Esempio: Nov. ant. 100. 6. Incontanente scrisse ad un Re il più presso vicino, ch'egli aveva.
Esempio: But. Purg. 21. 1. Nel mezzo al più su, che montare possa lo vapore umido.
Esempio: Cas. lett. 70. I vocaboli non mutano le cose, ancorchè facciano confusione nelle parole, e negli animi di chi non intende più oltre.
Definiz: §. V. Posto assolutam. ma coll'articolo avanti pur si sta avverb. e vale Per lo più, Per la maggior parte, Al più lungo. Lat. plerumque, ad summum. Gr.
Definiz: ἐπὶ τὸ πολύ.
Esempio: Bocc. nov. 23. 1. Quanto essi il più stoltissimi, ed uomini di nuove maniere, e costumi si credono più, che gli altri, in ogni cosa valere, e sapere.
Esempio: E Bocc. nov. 31. 15. A mostrarlo con romore, e con lagrime, come il più le femmine fanno, fu assai volte vicina.
Esempio: Nov. ant. 54. 8. Da che tutta gente l'avrà saputo, la boce andrà innanzi già otto dì, o quindici, o uno mese il piúe.
Esempio: Cr. 2. 15. 7. Al poroso, e sottile (campo) il quale ha terra monda, forse basterà un'aratura, o due, o al più tre.
Definiz: §. VI. Col segno del sesto caso avanti, posto pure assolutam. sta in forza d'aggiunto.
Esempio: Bocc. nov. 5. 6. Tanto nel suo disío più accendendosi, quanto da più trovava esser la donna, che la sua passata stima di lei.
Esempio: E Bocc. nov. 39. 2. Da più furono coloro, a' quali ciò, che io dirò, avvenne, e con più fiero accidente, che quelli, de' quali è parlato.
Esempio: M. V. 10. 75. Il quale a quel tempo era il da più, e il maggiore cittadino di Perugia.
Definiz: §. VII. Co' nomi sust. si cangia in nome add. e vale Molto, o Maggiore. Lat. plus, pluris, maior. Gr. πλείων, μείζων.
Esempio: Bocc. nov. 17. 6. E più giorni felicemente navigarono.
Esempio: Dant. Inf. 18. Più, e più fossi cingon li castelli.
Esempio: E Dan. Par. 25. Sì che m'ha fatto per più anni macro.
Esempio: G. V. 7. 56. 5. Alquanti più caporali fu ordinato per più sicurtà della terra, che certo tempo stessono a' confini.
Esempio: E G. V. 12. 61. 2. E morivvi il Sir di Falcamonte, e più altri gentiluomini.
Esempio: Petr. canz. 19. 6. E l'altra sento in quel medesmo albergo Apparecchiarsi, ond'io più carta vergo.
Esempio: Vit. SS. Pad. 1. 33. Per più fermezza della dottrina, che data v'abbo, e per più vostra utilitade ec. dirovvene alquante delle molte.
Esempio: Fir. As. 120. Baciandolo con quella più tenerezza, ch'ella poteva.
Definiz: §. VIII. Coll'articolo del plurale divien nome in forza di sust. e vale La maggior parte. Lat. plerique. Gr. οἱ πολλοί.
Esempio: Bocc. introd. 8. Quasi tutti infra 'l terzo giorno dalla apparizione de' sopraddetti segni ec. e i più senza alcuna febbre, o altro accidente morivano.
Esempio: E Bocc. nov. 73. 3. Fu da Calandrin domandato, dove queste pietre così virtuose si trovassero; Maso rispose, che per lo più si trovavano in Berlinzone.
Esempio: M. V. 11. 37. Ma il proverbio è pur vero, che li più vincono.
Definiz: §. IX. Col segno del secondo caso frapposto tra esso, e 'l nome, che l'accompagna, ha la medesima forza.
Esempio: Bocc. nov. 97. 18. Se egli si sapesse, che io di voi innamorata mi fossi, la più della gente me ne riputerebbe matta.
Esempio: Lab. 343. La vendetta daddovero, la quale i più degli uomini giudicherebbon, che fosse da fare con ferri, questa lascerò io a fare al mio Signore Dio.
Esempio: Liv. M. Più de' Fidenati, che sapevano il paese, si fuggiro alle montagne (quì coll'articolo sottinteso)
Definiz: §. X. Co' nomi sust. tramezzato dal DI del secondo caso, anch'egli è sust. e denota Maggior quantità.
Esempio: Bocc. nov. 10. 8. Tanto più dalla natura conosciuto, quanto essi hanno più di conoscimento, che' giovani.
Definiz: §. XI. Di più, posto avverbialm. vale il medesimo, che Più, In oltre. Lat. amplius, praeterea. Gr. ἔτι, ἄλλωστι.
Esempio: G. V. 10. 141. 3. Questi fue il maggior tiranno ec. che fosse in Lombardía da Azzolino di Romano infino allora, e chi dice di più.
Esempio: Bocc. nov. 100. 35. Egli m'ha comandato, ch'io prenda questa vostra figliuola, e che io; e non disse di più (cioè: non disse altro)
Definiz: §. XII. Più che più, vale Moltissimo, Vie maggiormente. Lat. quammaxime. Gr. πλεῖστα.
Esempio: Com. Par. 6. Sinigaglia simile, Ancona più che più.
Esempio: Fr. Giord. Pred. Chi perde il cavallo, ben si duole; chi perde una torre, più; chi perde il figliuolo, o padre, più; chi perde gli onori, e le ricchezze, più che più; perchè sono maggior beni, e di maggior valuta.
Definiz: §. XIII. Più che tanto, vale lo stesso, che Molto.
Esempio: Soder. Colt. 45. Nell'autunno non accade più che tanto la considerazione della luna.
Definiz: §. XIV. Più fa, posto avverbialm. vale Molto tempo addietro. Lat. pridem, iampridem. Gr. πρὸ πολλοῦ, πάλαι .
Esempio: Tac. Dav. ann. 14. 197. Capestro, e boia esser levati più fa.
Esempio: E Tac. Dav. stor. 4. 335. Una compagnía di cavalli Batavi acconci più fa segretamente a fuggire in sul combattere.
Definiz: §. XV. Andare tra i più, o Mandare tra i più, vale Morire, o Far morire.
Esempio: Alleg. 229. La quale di gala dandoci la stretta, senza licenza ci manderebbe tra i più senza processo.
Definiz: §. XVI. Più, talora è avverbio di tempo, e vale Quindi innanzi, Da ora in poi, In avvenire. Lat. deinceps, posthac. Gr. ἐξῆς, τοῦ λοιποῦ.
Esempio: Bocc. nov. 23. 15. Chi 'l fece, nol faccia mai più.
Esempio: Dant. Purg. 1. Or che di là dal mal fiume dimora, Più muover non mi può.
Esempio: But. ivi: Partito di questa vita non ha bisogno più, e però non dee esser più vago, nè più muoversi per lei.
Esempio: Vit. SS. Pad. 1. 13. Non potendo più sostenere d'abitare colle genti del secolo.
Definiz: §. XVII. Più più, così replicato ha forza di superl. e talora vi si frappone la copula E. Lat. maxime. Gr. μάλιστα.
Esempio: Bocc. nov. 63. 9. Sotto la corvetta del comparatico più, e più volte si ritrovarono insieme.
Esempio: Lab. 33. E più, e più riguardando ec. diceva meco ec.
Esempio: Fr. Giord. Pred. S. Che non esca più bianchissimo, e più più purgato, che potesse essere (cioè: purgatissimo)