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1) Dizion. 5° Ed. .
LACERARE.
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LACERARE.
Definiz: Att. Fare in pezzi, in brani, Sbranare; od anche semplicemente Guastare con ferite, con tormenti, o simili, Straziare.
Dal lat. lacerare. –
Esempio: Mirac. Mad. 165, 19: Con parole e con battiture la percosse e duramente la lacerò.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 3, 7: Un esecutore, il quale era stato eletto per raffrenare il movimento del popolo,... lo impiccarono e lacerarono.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 106: Lacerando e stracciando le sue membra su per quei taglienti sassi, seminò le sue interiora per quelle balze.
Esempio: Car. Eneid. 2, 98: Avea quel colpo Già commossi infiniti a lacerarlo (il cavallo di legno), E del tutto a scovrir l'agguato argolico.
Esempio: Tass. Pros. div. G. 1, 10: Molto bene consapevole (Medea) della sua sceleraggine, lacerò i figliuoli.
Esempio: Davil. Guerr. civ. V. 1, 51: Fattolo condurre al luogo della tortura per esprimerli la verità delle cose con la forza, non sofferì d'essere lacerato da' tormenti, e confessò.
Esempio: Segner. Pred. 503: Se talun di voi.... avesse afflitte sempre con istranissime guise di penitenze le propie carni; sì che le avesse ogni dì smunte co' digiuni, piagate co' cilizj, lacerate co' flagelli, ec.
Esempio: Adim. L. Pros. sacr. 201: La cui divina clemenza (del Padre) espose il tuo corpo agli scherni, agl'insulti, a' flagelli, alle ferite; e dall'imo de' sacrosanti piedi, al sommo del maestoso capo, tutto aperse e lacerò.
Esempio: Algh. Litot. 100: La ferita, nell'estrazione della pietra, più e meno si lacera, e quella parte, ch'è lacerata, dee necessariamente marcire.
Definiz: § I. In locuz. figur., e figuratam. –
Esempio: Bocc. Decam. 4, 5: Nè per tutto ciò l'essere da cotal vento fieramente scrollato, anzi presso che diradicato, e tutto da' morsi della invidia esser lacerato, non ho potuto cessare.
Esempio: Guicc. Stor. 2, 405: Ma.... poichè,... due dei membri più nobili erano stati occupati dal re di Francia e dal re di Spagna, doversi riputare minore calamità che amendue vi rimanessero..., che il venire tra loro medesimi alle armi, per le quali, mentre durava la guerra si lacererebbero con depredazioni, con incendj, con sangue e con accidenti miserabili, le parti ancora intere.
Esempio: Tass. Gerus. 10, 6: Ma d'ora in ora a lui si fa più crudo Sentire il duol delle ferite, ed anco Roso gli è il petto e lacerato il core Dagl'interni avvoltoj, sdegno e dolore.
Esempio: E Tass. Lett. 2, 534: Faccia provvisione sovra gli stampatori, che lacerano e stroppiano me, che ec.
Esempio: Metast. Dramm. 4, 9: Figlio è di Roma Cesare ancor. C. Ma un dispietato figlio Che serva la desia; ma un figlio ingrato, Che per domarla appieno Non sente orror nel lacerarle il seno.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 1, 112: Non vi ricorda ancora, ed ancora non udite, i pianti e le querele dei sudditi straziati dai barbari nella fatal guerra che arse l'Europa sul principiar di questo secolo...? Allora la repubblica fu lacerata, perchè inerme.
Definiz: § II. Pur figuratam., per Guastare, Sciupare, Sconciare. –
Esempio: Ar. Comm. 2, 117: Data in preda a gl'importuni ed avidi Stampator fu (la commedia), li quali laceraronla, E di lei fer ciò che lor diede l'animo;... e in modo la trattarono, Che più non parea quella che a principio Esser solea.
Esempio: Tass. Lett. 2, 534: Io sarò costretto di supplicare Nostro Signore, che faccia provisione sovra gli stampatori che lacerano e stroppiano le mie composizioni.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 8: E se vi trovano (nelle commedie dell'Ariosto) Manco nïente di quel che l'aveano Avanti a questa nostra, se già lacere Non gnene avessin (come par che usino) Gli stampatori,... allor gridino ec.
Definiz: § III. E per Straziare, Consumare, Rodere, riferito figuratam. a cuore, anima, e simili, e detto di angoscia, dolore, o di chi n'è la causa. –
Esempio: Metast. Dramm. 177: Che barbaro governo Fanno dell'alma mia, Sdegno, rimorso interno, Amore e gelosia! Non ha più Furie Averno Per lacerarmi il cor.
Esempio: E Metast. Dramm. 6, 235: Io non pensai Che di me stesso a render te maggiore; Non pensi tu che a lacerarmi il core.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 9: Se alcuna pietà senti di questa, Che mi lacera il cor, crudele ambascia, ec.
Esempio: Mont. Iliad. 19, 135: E a me pur anco, Quando alle navi Ettór struggea gli Achivi, Lacerava il pensier la rimembranza Di questa Diva che mi tolse il senno.
Definiz: § IV. Usasi riferito ad oggetti di uso continuo, e specialmente a vestiario, per Consumare, Logorare.
Definiz: § V. Figuratam., per Offendere, Ferire, nell'onore, nel buon nome, nell'altrui stima, Vituperare; riferito anche all'onore stesso, alla fama, e simili, di alcuno. –
Esempio: Colonn. Guid. N. 244: Il quale così arditamente, con parole vantevoli e mordaci, non si è peritato di lacerare la vostra maiestade.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 17: Riprenderannomi, morderannomi, lacererannomi costoro,... se voi mi piacete, o se io di piacervi m'ingegno ec.?
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 75: Alcuni, con chiamarlo rapace, amico de' Pisani e dilatore della guerra, il laceravano.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 241: E perchè l'impresa era stata fatta dall'universale, non sapendo i popolani contro a chi volgersi, calunniarono chi l'aveva amministrata, poi che e' non potevano calunniare chi l'aveva deliberata.... Ma più che alcuno era lacero messer Giovanni Guicciardini, accusandolo ch'egli ec.
Esempio: Dav. Tac. 1, 176: Gli scrittori antichi non sono lacerati (il lat. ha: rarus obtrectator).
Esempio: Serdon. Stor. Ind. volg. 21: Con somiglianti calunnie e prodigj, lacerano ogni dì la fama dell'innocente giovane.
Esempio: Galil. Op. II, 519: Invido inimicò non sol di me, ma di tutto 'l genere umano, quello la cui mordace e mendace lingua, apparecchiata sempre a lacerare e dilaniare tutti i buoni,... fa che ec.
Esempio: Segner. Pred. 657: Son oggi stimati insipidi i motti, insoavi le grazie, e fredde le buffonerie, se non si lacera in esse l'onor divino.
Esempio: Bottar. Dion. Ambiz. 50: L'ipocrita o l'ambizioso si sdegna d'esser corretto; anzi se uno ardisce di correggerlo, tosto con la sua asprezza lacera la vita e il costume del correttore.
Esempio: Giobert. Buon. CXVIII: Ma quando ciò non si possa conseguire, e io debba a ogni costo esser lacerato dalle lingue malediche di certi miei provinciali, avverto ec.
Definiz: § VI. E per Censurare aspramente, con animosità, acrimonia, e simili; Dir male di chicchessia o checchessia. –
Esempio: Davil. Guerr. Civ. V. 2, 175: Magnificando le provisioni, le spese e gli aiuti che si prestavano, laceravano all'incontro il mal governo del Duca, che malamente impiegandoli ne cavasse così poco frutto.
Esempio: Dat. Vit. Pitt. 65: Io per me gli prego, se mai s'avvengono in questa mia operuccia..., ad avvertirmi più tosto per la seconda edizione, che a lacerar questa prima.
Esempio: Paolett. Oper. agr. 1, 42: Non mancarono però molti, nel tempo medesimo, di condannare, ed a piena bocca lacerare indegnamente, e me ed i miei scritti.
Definiz: § VII. Poeticam., prendesi per Strappare, Svellere. –
Esempio: Pindem. Poes. 191: L'Italia il crin si lacerò per voi.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 362: Sul figlio estinto Va lacerando le canute chiome.
Definiz: § VIII. E per Squarciare, Rompere. –
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 1, 22: Senza esser rotto e lacerato tutto Dal vomero, dal rastro e dal bidente, Ogni soave e delicato frutto Dava il grato terren liberamente.
Definiz: § IX. Trovasi per Disperdere, Distruggere, riferito a beni o sostanze. –
Esempio: Ottim. Comm. Dant. 3, 143: Agiunse a sè qualunque svergognato taverniero ed adultero, che avesse lacerato li suoi beni patrimoniali o col dado, o con la mano, o col ventre.
Definiz: § X. Neutr. pass. lacerarsi Infliggersi strazj, tormenti, e simili, o Sottoporsi ad essi. –
Esempio: Segner. Pred. 558: Anzi egli (Iddio) si è consumato, si è insanguinato, si è impiagato, si è lacero, per averci.
Definiz: § XI. E figuratam., Sentire, Provare, internamente strazio o dolore fierissimo. –
Esempio: Metast. Dramm. 1, 71: Come potesti Farti giudice mio? Come conservi Così intrepido il volto, e non ti senti L'anima lacerar?
Definiz: § XII. E per Affliggersi gravemente, Angustiarsi, di checchessia. –
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 342: Oltre a infiniti rispetti che mi fanno affligger della sua morte per conto mio, me ne scoppia il cuore per amor vostro. E mi lacero infinitamente, ch'io non sono potuto intervenire a prestargli quegli ultimi officj che ec.