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1) Dizion. 5° Ed. .
FACCENDA.
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FACCENDA.
Definiz: Sost. femm. Cosa da farsi, da compiersi, da sbrigarsi, Ciò che uno deve o vuol fare; e in più largo senso, Affare, Negozio.
Dal lat. facienda, plur. neutr. del participio futuro passivo di facere. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 57: Lasciata ogni altra sua faccenda, quasi correndo n'andò a costoro.
Esempio: S. Antonin. Lett. 99: Alle tue tre petizioni darò brieve risposta, perocchè ho dell'altre faccende.
Esempio: E S. Antonin. Lett. 160: Son testè chiamato ad altre faccende, e però fo fine.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 180: Poni un poco da parte le faccende della compagnia.
Esempio: Robb. Recit. 288: Qui è scritto tutte le mie faccende e la mia volontà.
Esempio: Machiav. Comm. 75: Avendo compartito il tempo, parte agli studj, parte a' piaceri, e parte alle faccende.
Esempio: Gell. Err. 2, 4: Orsù, cominciamo a far prima questa e farem dipoi l'altra: chè chi fa una faccenda per volta, non fa poco.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 290: Sempre tu sudi a tuo detto, ed all'ultimo Tu dai in nonnulla. Orsù, di' su, e escine: Che faccenda hai tu fatto?
Esempio: Sassett. Fr. Notiz. 16: Con una piazza circa a detta loggia, dove si radunavano a cert'ore del giorno per ricreazione o per trattare e deliberare delle loro faccende ed occorrenze.
Esempio: E Sassett. Fr. Notiz. 24: Attendeva alle faccende del suo banco e di casa con gran cura.
Esempio: Ricc. L. Teofr. Caratt. 1, 1: Un sommo filosofante pensò accadere nel mondo universale lo stesso che in un mercato o in altra pubblica festività, allorchè distratto essendo in mille faccende il numeroso popolo, chi nel vendere o comperare occupato, e quale ec.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 209: Orsù, sia che vuole, per ora non anderò a casa. Io ho altre faccende, e la visita s'indugi a domani.
Esempio: Giust. Vers. 180: Amor ci va, sbrigata ogni faccenda, E credo che ci vada a far merenda.
Definiz: § I. Parimente per Affare, Negozio, applicasi a cose pubbliche, o dello Stato. –
Esempio: Stef. March. Istor. 1, 38: Impromesse [Totila] loro,... che volea col consiglio loro fare le loro faccende (de' Fiorentini).
Esempio: E Stef. March. Istor. 7, 2: Tornando gli ambasciadori, e non avendo fatto niente collo re Uberto di loro faccende, i Fiorentini mandarono ambasciadori al Bavero.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 262: E 'l cavaliere, detta la sua faccenda, si partì.
Esempio: Machiav. Pros. var. 8, 255: Ad un principe nelle faccende eccellente, quello che ha perduto in guerra, la pace dipoi duplicatamente gli rende.
Esempio: Nerl. Comment. 233: Erano i Commissarj cresciuti di numero, perchè erano anche cresciute le faccende.
Esempio: Varch. Stor. 2, 455: Le faccende che faceva la Signoria, così civili come dello Stato, furno distribuite e applicate a più magistrati.
Esempio: Segn. B. Polit. volg. 233: Nelle città grandi è lecito e sta bene preporre un magistrato solo a una sola faccenda.
Esempio: E Segn. B. Polit. volg. appr.: Niente vieta che a tali magistrati delle città piccole non si possa a un tempo stesso imporre molte faccende.
Definiz: § II. Pure nel senso di Cosa da farsi o compiersi, dicesi in particolare dei servigj domestici, dei lavori od opere rurali. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 84: Per la qual cosa essi (i lavoratori) così nelli loro costumi, come i cittadini, divenuti lascivi, di niuna lor cosa o faccenda curavano.
Esempio: Pandolf. Gov. Fam. 27: E sapete in che modo e' perderanno (i servi) tempo? C. G. Crediamo, se faranno nulla. A. Certo sì, e ancora.... se a uno o a più sarà data faccenda, alla quale egli sia inutile o disadatto.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 66: Fa' le opre andar, da' un occhio alle faccende, Tieni in regola i conti e le partite.
Definiz: § III. E per Opera, Lavoro, di qualsivoglia specie, Operazione materiale, e simili. –
Esempio: Firenz. Pros. 2, 116: Veduta la incredibile esecuzione della maravigliosa opera, disse: Non tua faccenda è questa,... nè delle tue proprie mani, ma di colui ec.
Esempio: Cellin. Vit. 34: Teneva la bottega un suo figliuolo. Questo non lavorava, ma faceva fare le faccende di bottega tutte a uno giovane che si domandava Luca Agnolo da Iesi.
Esempio: E Cellin. Vit. 114: Tenevo cinque bonissimi lavoranti, e fuora di questa opera facevo di molte faccende.
Definiz: § IV. E per Traffico. –
Esempio: Varch. Stor. 3, 25: L'arbitrio era una gravezza che si pose.... in sulle faccende che facevano i cittadini.
Esempio: E Varch. Stor. 3, 29: Quando la città è travagliata da guerre, sedizioni, e da qualche altro affanno,... i mercanti scemano le lor faccende.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 531: Garzoni e giovani licenziati da padroni di bottega, che.... vivevano stentatamente de gli avanzi e del capitale; de' padroni stessi, per cui il cessar delle faccende era stato fallimento e rovina.
Definiz: § V. Faccenda usasi con senso generico a denotare Cosa; e più spesso applicasi a Ciò che è argomento del discorso. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 402: Stimasi costerà questa faccenda, tra l'andare e 'l tornare, fiorini 25 mila o più.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 64: Io ho sentito dir tante faccende Della traduzïon di quel secondo Libro, ec.
Esempio: E Bern. Orl. 67, 13: Queste Naiade ne l'acqua si stanno; Van per essa sguazzando come il pesce; E per incanto gran faccende fanno, Ch'ogni disegno a lor voglia riesce.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 107: Ammettasi che egli arditamente rispondesse, ciò potere esser benissimo nei corpi celesti, che sono altre faccende che questi nostri elementari, impuri e fecciosi.
Esempio: Rucell. Or. Dial. Sagg. 96: La quale [Provvidenza divina] distratta a più eccelse cure delle celestiali faccende,... a sè solamente serbando l'alto dominio delle cose terrene, ec.
Esempio: Red. Lett. 1, 5: Chi legge questa faccenda, cuculia i Fiorentini, e dice che non s'intendono del buon pesce.
Esempio: Riccat. I. Op. 2, 442: Senza punto badare dove vada a riuscir la faccenda.
Esempio: Nell. Iac. Vilupp. 3, 17: In questo mondo non sono stimati se non i ricchi. C. L'è così la faccenda: Chi non ha, non è.
Esempio: Capp. Pens. Educ. 325: In fondo del cuore e dei pensieri dell'uomo stanno le cose d'un'altra vita; e quindi è necessità che i preti abbiano sempre, com'essi ebbero in ogni tempo, gran parte nelle faccende di questa.
Definiz: § VI. Poeticam., per L'affaccendarsi, L'operare, di molti nello stesso tempo. –
Esempio: Mont. Poes. 2, 187: Era ne' porti Un subbuglio, una pressa, una faccenda Mirabile a vedersi.
Definiz: § VII. Si usò nel sing. anche per Carico, Incombenza, Cura, e simili, di cose da fare, negozj da sbrigare. –
Esempio: Dat. Gor. Stor. 134: Ciascuna [Arte minore] è distinta e ordinata secondo sua faccenda.
Esempio: Morell. Cron. 243: Visse regolatamente, e sanza trasandare sopra a tutto de' bisogni della comunità della famiglia in ispezialtà a ciascuno,... tenendo dirittamente il conto di ciò che spendea. Ora come questa paia loda di piccola faccenda, i' dico, che chi sapesse la incomportabile e isconcia famiglia, e la poca concordia, ec.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 2, 295: I Priori, che solevano essere il supremo magistrato della città, non gli levò via in tutto,... ma privati d'ogni autorità, con poca faccenda e compagnia, gli lasciò quasi come un acerbo e miserabile spettacolo negli occhi de' cittadini.
Definiz: § VIII. Da faccende, o Di faccende, usato come aggiunto di persona, vale Atto alle faccende, Valente nel maneggio degli affari, ed altresì Che attende molto alle faccende, ai negozj, Occupato in essi, Affaccendato. –
Esempio: Machiav. Comm. 290: La madre sua come usa star ne' templi? M. Non molto, perchè donna è da faccende, E sa appunto ove il diavol tien la coda.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 110: Che se Pierin Carnesecchi lo 'ntende, Nol terrà, come prima, uom da faccende.
Esempio: Giambull. P. F. Stor. Europ. 153 t.: Oltre a questo conoscendolo da faccende, e nella milizia massimamente,... gli dette per donna una sola figliuola, che aveva, detta Lucarda.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 286: Non essendo questo complimento necessario agli uomini di faccende.
Esempio: E Car. Lett. ined. 1, 127: Con esso Dandino va il Commendone,... gentiluomo vero e di faccende.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 31, 2, 5: Il graziosissimo Plauto fa nelle sue Commedie venir più d'una volta in palco qualche Curculione, qualche Ergasilo, uomini da gran faccende, i quali, prima che si veggano comparire, se ne odono le gran voci avvisar da lontano.
Definiz: § IX. Quindi in particolare Donna da faccende, dicesi Quella che si tiene nelle case per fare i servigj più ordinarj.
Definiz: § X. In faccende, e talora anche In faccenda, usato a modo di aggiunto, vale Affaccendato, Molto occupato in checchessia; ed usasi più spesso col verbo Essere in faccende. –
Esempio: Dat. Gor. Stor. 85: Tutta la città si vede in faccenda.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 338: Sicchè i' son tutto in faccende, e affogo, e do ordine tuttavia; e se voi non faceste nozze anche voi, io direi, venite alle nostre.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 37: Frà Cavicchio è in grandissime faccende; Posa i piatti, a' fiaschetti leva l'olio, ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 218: Povero Griso! In faccende tutto il giorno, in faccende mezza la notte.
Definiz: § XI. E usato con un termine o compimento. –
Esempio: Pandolf. Gov. Fam. 27: E sapete in che modo e' perderanno (i servi) tempo? C. G. Crediamo, se faranno nulla. A. Certo sì, e ancora se a quello, che può fare uno, vi saranno in faccenda due o più.
Definiz: § XII. Andare alle sue faccende, vale Andare ad accudire ai proprj interessi, a quel che uno ha da fare. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 339: Non mancherò di niente, vi dico; andate alle faccende vostre.
Esempio: Grazz. Comm. 230: Orsù andatevene alle vostre, e io me ne andrò alle mie faccende.
Esempio: Salv. Spin. 2, 1: E anch'io andrò alle mie faccende.
Definiz: § XIII. Andare per le sue faccende, vale Andarsene, Partirsi; che comunemente diciamo Andare pe' fatti suoi: usato più, spesso nel modo Imperativo, per accomiatare alcuno. –
Esempio: Buonarr. Tanc. 2, 8: Va' per le tue faccende, e fa' che mai Non t'abbia a veder più presso a costei.
Definiz: § XIV. Aver faccenda, si disse per Aver cose o affari da sbrigare, Aver da fare, Essere molto occupato. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 152: Se Matteo n'è il gastigatore (delle schiave), arà faccenda, e non piccola.
Esempio: Savonar. Pred. 12: Se io avessi principiato a studiare questa Scrittura da principio nella mia infanzia, io avrei anche faccenda in sino alla decrepita età della mia vecchiezza.
Esempio: E Savonar. Pred. 20: Uno cancelliere per rispondere alle lettere; perchè el Generale ha pur faccenda assai.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 47: E se fossi un dottor di medicina Che le volessi tutte quante dire, Avria faccenda insino a domattina.
Esempio: Guicc. Op. ined. 10, 13: Dove oltre a non avere faccenda, era sospetto e esoso allo Stato che reggeva.
Esempio: Grazz. Comm. 126: Non odi tu ch'i'ho faccenda e fretta?
Esempio: Cecch. Incant. 1, 1: Deh, Ermellino, se tu non hai faccenda, vien meco.
Esempio: E Cecch. Ass. 2, 2: Messer Ambrogio, io ho un poco di faccenda. Questa è una lettera di madonna Anfrosina, addio.
Definiz: § XV. Aver faccenda con chicchessia, o con checchessia, vale Impacciarsi con esso, e figuratam. Occuparsene; che oggi diciamo comunemente Aver che fare. –
Esempio: Dant. Conv. 333: Di costoro dice il Filosofo, che non è da curare, nè d'avere con essi faccenda, dicendo nel primo della Fisica, che contro a quelli che niega li principj, disputare non si conviene.
Esempio: Sassett. Lett. 184: Perdonateci se per la via non ci daremo un bel tempo, e non avremo faccenda con i zenit e nadir, e altre girandole della mattematica.
Definiz: § XVI. Aver più faccende che un mercato. –
V. Mercato.
Definiz: § XVII. Dare altrui faccenda, si disse per Dargli da lavorare. –
Esempio: Cant. Carn. 185: Dateci pur faccenda, Ma non lavoro stazzonato e vecchio.
Definiz: § XVIII. Far faccende, o delle faccende, e anche si usò Far le faccende, dicesi de' mercanti e degli artisti, e vale Vender molto delle proprie mercanzie, de' proprj lavori, Avere molto spaccio, molti avventori: e dicesi anche delle botteghe stesse. –
Esempio: Cant. Carn. 113: Il guadagno consiste in far faccende.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 2, 185: E' si trova qui un messer Gabriello da Bergamo, el quale portò danari da Vinegia, e fa le faccende assai.
Esempio: Cellin. Vit. 29: Erano nell'arte degli orefici tre grosse botteghe di costoro, e facevano di molte faccende.
Definiz: § XIX. E figuratam. –
Esempio: Lipp. Malm. 1, 16: In terra Veggiam ch'all'armi più nessuno attende; Onde il nostro mestiere, idest la guerra, Che sta in sul taglio, non fa più faccende.
Definiz: § XX. Pur figuratam. e in ischerzo, per Essere in auge, Aver credito, buona fortuna, e simili. –
Esempio: Panciat. Scritt. var. 79: Questo mondo è un giuoco d'ombre: Faglia a danari chi al merto attende; Solamente chi ha il basto fa faccende.
Definiz: § XXI. Far faccende, si disse per Far fatti, Operare; contrario di Starsi. –
Esempio: Bern. Orl. 16, 20: Le percosse ognun numera e misura, Chè ben giudica i colpi a chi non duole: Ma quei due cavalier senza paura Fanno faccende, e non dicon parole.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 75: Scelto appunto il tempo accomodato a far faccende, se n'era uscito dalla gabbia, e con un suo coltello aveva ammazzate tutte le guardie.
Definiz: § XXII. Fare una faccenda, usasi familiarm. a significare, con una certa decenza, Fare i suoi bisogni, Andare del corpo, e anche solo Orinare. –
Esempio: Fag. Comm. 7, 106: In fondo alla ragnaia Ch'è divisa dal fosso, Che con quello d'Anselmo è confinante, Per gire io m'era mosso A far una faccenda, e apposta v'entro.
Definiz: § XXIII. Si usò anche con un compimento, per Far cosa grave, grossa; però in mal senso. –
Esempio: Grazz. Pros. 341: È un peccato per certo, che rimanga morto nella memoria delle persone, sì che per tanto il Villano e Lionardo Aretino fecero una faccenda a dimenticarselo.
Definiz: § XXIV. Mettere alcuno in faccende, o anche in faccenda, vale Dargli molto da fare, Commettergli parecchie faccende. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 82: La giovane,... a casa tornata, mise la vecchia in faccenda per tutto il giorno, acciò che ad Andreuccio non potesse tornare.
Definiz: § XXV. Ser faccenda, o anche Il faccenda, vale Uomo che volentieri s'intriga in ogni cosa, o che s'impaccia delle cose altrui; Faccendiere, Faccendone. –
Esempio: Fag. Comm. 5, 219: Chi t'ha detto, che tu appena giunto, faccia il suda e il faccenda in casa mia?
Definiz: § XXVI. Dio mi guardi da chi non ha se non una faccenda; dicesi proverbialmente, perchè quel tale mai non parla d'altro, e sempre con essa importuna altrui.