Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
MEZZO, pronunciato con l'e chiusa e la z aspra
Apri Voce completa

pag.218


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
MEZZO, pronunciato con l'e chiusa e la z aspra.
Definiz: Add. Che è eccessivamente maturo e vicino a marcire; e dicesi più comunemente di frutta. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 241: Le nespole da serbare si colgono che non sien mézze.
Esempio: Pallad. Agric. 109: Conoscesi la lor maturitade al color fusco; e alla mollezza, che sono mézze.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 55: Fece scrivere al notaio, che lasciava che i suoi figliuoli ed eredi dovessino ogni anno, il dì di San Iacopo di luglio, dare un paniere di tenuta di uno staio di pere mézze alle mosche.
Esempio: Ricett. fior. G. 11: Il tempo di corgli (i frutti) è quando e' sono maturi, avanti che comincino a diventare mézzi.
Esempio: Mattiol. Disc. 1, 281: Ricolgonsi le sorbe immature l'autunno, e legansi in mazzi ed appiccansi in casa, overo che si distendono in terra sopra la paglia, imperocchè così maturano e diventano mézze, nò altrimenti si possono mangiare.
Esempio: Lipp. Malm. 3, 53: Fatta più bolsa d'una pera mézza.
Esempio: Paolett. Oper. agr. 2, 350: Ve ne sono (delle pere) di alcune specie, che presto, come si dice, ammézziscono; ma se non si lascino trapassare di troppo, non solo non perdono così mézze il sapore, ma si trovano anzi dolci smaccate.
Definiz: § I. In locuz. figur. –
Esempio: Ar. Sat. 1, 172: Quel che acerbi non fêr, maturi e mézzi Fan poi con biasmo: trovan nelle ville, E nelle cucine anco, a chi far vezzi.
Esempio: Soldan. Sat. 31: Quel ch'acerbo non fè, maturo e mézzo Vuol far or Giulio.
Definiz: § II. E figuratam. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 7, 55: Non era in lui di sano altro che 'l nome, Corrotto tutto il resto, e più che mézzo.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 229: E sì gli dette in pegno I libri, e gli promesse di pagare Li cento scudi a certo tempo, che È mézzo non che maturo.
Definiz: § III. Mézzo, e più comunemente Fradicio mezzo, che si disse anche Mézzo e fradicio, Umido e mézzo, e simili, detto di persona, vale Molto bagnato, Inzuppato. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 22, 31: Tu fusti il primo dì fracido e mezzo Di tradimenti (qui figuratam.).
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 5, 2: Per rivestir color che mézzi e fradici Stanno al fuoco di state.
Esempio: Corsin. B. Torracch. 12, 98: Quando ecco, d'ostil sangue umidi e mézzi, Il valoroso Nini e 'l gran Riccione.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 463: Mezzi, coll'e stretta, inzuppati d'acqua.
Definiz: § IV. In forza di Sost. La parte mézza di checchessia. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 51: Quando volea vincere elli, e 'l bolognino gli era posto innanzi, spesse volte il polpastrello del dito toccava il mézzo della pera.
Definiz: § V. E poeticam., Luogo molliccio, Belletta. –
Esempio: Dant. Inf. 7: Così girammo della lorda pozza Grand'arco, tra la ripa secca, e il mézzo.
Definiz: § VI. Mézzo di vino, vale Ubriaco. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 2, 25: Morgante in qua e in là per casa andava, E non ritraeva dell'uscio i confini: Diceva Orlando: Saremo noi mézzi Di vin, che l'uscio non si raccapezzi?