Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
MORO
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MORO.
Definiz: Sost. masc. Uomo di razza mora, e anche Negro; e nel plur. intendesi di gente, o di popolo. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 1, 1: Le cortesie, l'audaci imprese io canto Che furo al tempo che passaro i Mori D'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 18, 165: Duo mori ivi fra gli altri si trovaro D'oscura stirpe nati in Tolomitta.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 43, 138: A questo gli risponde il brutto moro.
Esempio: Baldin. B. Masch. 87: Dopo Zefiro venne Euro, o vero Levante, il quale l'autore finse un moro con le ali nere e le gote gonfiate.
Esempio: Segner. Crist. instr. 3, 362: Che ha da far la bruttezza d'un moro con la bruttezza d'un peccatore sì mostruoso d'avanti a Dio...?
Definiz: § E in senso particolare, per Servo di razza mora, frequente un tempo nelle case signorili. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 599: Quando Alfonso si spopperà, converrebbe avere una ischiavetta che lo guardassi tuttavia, o veramente uno di questi mori.
Esempio: Machiav. Stor. 2, 202: Implicato e ritenuto intra le loro vesti (delle donne), fu da un moro, staffiere del Duca, sopraggiunto e morto.
Esempio: Fag. Comm. 2, 147: Se veniva in forma pubblica, e, come suol dirsi, co' fiocchi, sarebbero stati più di cinquanta tra staffieri, lacchè, ufiziali, damigelle, aiutanti di camera e uomini neri. A. Uh uhi quanta gente mai! Anche i mori?