Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
GRACIDARE.
Apri Voce completa

pag.451


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 5 ° Ed.
GRACIDARE.
Definiz: Neutr. Mandar fuori che fanno la propria voce la rana o il ranocchio e la botta.
Dal lat. glacidare, ovvero da glacitare o gratitare, o forse è affine a crocitare, verbi imitativi del suono che respettivamente mandano fuori la gallina, l'oca, il corvo. –
Esempio: Dant. Inf. 32: E come a gracidar si sta la rana Col muso fuor dell'acqua, quando sogna Di spigolar sovente la villana; ec.
Esempio: Passav. Specch. Penit. 36: Io lascio alle rane il gracidare, e a' corbi il crocitare.
Esempio: Varch. Ercol. 80: I serpenti fischiar, gracchiaro i corvi, Le rane gracidar, baiaro i cani.
Esempio: Guerr. Top. Ran. 1, 17: Dal cantar dolce e gracidar sonoro Gonfiagote il gran re detto sono io.
Esempio: Menz. Poes. 306: Sento in quel fondo gracidar la rana, Indizio certo di futura piova.
Esempio: Vallisn. Op. 1, 442: Gracidavano dunque e quelle e questi gli 15 di maggio a ore 16 strepitosamente in un vicino lago, dove celebravano le loro nozze, laonde colà mi portai per attentamente osservarle.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 72: Un gracidar di rane È la musica antica alle persone.
Definiz: § I. E per similit. –
Esempio: Lipp. Malm. 6, 31: E perchè Martinazza v'è novizia, E non intende il gracidar ch'e' fanno, L'interpetre fa egli, e il torcimanno.
Esempio: Not. Malm. 2, 469: Gracidare. È proprio delle ranocchie; ma qui intende Il parlar de' diavoli, che forse se lo figura come quello delle ranocchie.
Definiz: § II. E figuratam., Parlare senza sapere quel che un si dica; ed altresì, Parlare assai, e per lo più in pregiudizio altrui, Gracchiare. –
Esempio: Pataff. 5: Ed io stommi..., Perchè mi dilettai senza diletto, A secco gracidando con dannaggi.
Definiz: § III. E per estensione, detto di volatili, per Gracchiare, Chiocciare, e simili; o genericamente per Stridere, Schiamazzare. –
Esempio: Benciv. Esp. Patern. volg. R. 16: Fanciulli, che non ardiscono andare per via, per l'oche che gracidano.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 244: Ecco subitamente un corbo venne volando, e gracidando sopra la predetta pecora.
Esempio: E Dial. S. Greg. 85: Il corvo con lo becco aperto, e con l'ale distese cominciò ad andare d'intorno a questo pane, e gracidava.
Esempio: Fior. Virt. 113: La gallina per un uovo, che ella faccia, gracida tanto, che ella fa risentire le volpi.
Esempio: Sacch. Op. div. 258: Venendo gli uccelli, e gracidandoli intorno (alla volpe), credendo essa esser morta.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 191: Una gallina.... gracidando come se pur allora far volesse l'uovo.
Esempio: Vallisn. Op. 3, 375: Veggendo il gallo quest'uovo piccolo, e nella sua spezie diffettoso, gracida e strepita, quasi che fosse maravigliato, o incollorito, sopra il medesimo.
Esempio: Targ. Viagg. 4, 424: Quivi tutta la notte svolazzano [i gabbiani, margoni, ec.], e col gracidare fanno un gran romore.