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Dizion. 5° Ed. .
MARCIA
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MARCIA. Definiz: | Sost. femm. Umore marcio, ossia corrotto, il quale si genera negli enfiati, nelle ulceri, e in altre piaghe, Putridume. – | Esempio: | Cresc. Agric, volg. 325: A rompere l'apostema, quando fosse convertita in marcia e 'l capo fosse duro, si dee la detta erba pestar con olio, e por di sopra. | Esempio: | Virg. Eneid. 127: E vidi quand'elli manicava i membri gocciolanti con iscura marcia. | Esempio: | Mattiol. Disc. 2, 1519: Da cui (dalla morsura della vipera) esce alle volte una marcia grassigna, alle volte sanguinolenta, ed altre volte senza color veruno. | Esempio: | Marchett. Lucrez. 422: Essi avean d'un fervore acre infiammata
La testa..., entro le fauci Colavan marcia, ec. | Esempio: | Bicchier. Bagn. Montecat. 220: Nel settimo (giorno) sortivano pochissime marce..., si ristringevano gli spazj ulcerati, la durezza era affatto abolita, nè più si presentavano i segni d'infiammazione. |
Definiz: | § I. Per similit. – | Esempio: | Bart. C. Archit. Albert. 42: Altri vogliono che gli arbori, così lasciati in su' lor ceppi, si intacchino intorno insino a mezzo il midollo; acciò che distillandosi la marcia e il cattivo sugo, se ne esca via. |
Definiz: | § II. In locuz. figur., e figuratam. – | Esempio: | Bart. D. Op. mor. 24, 2, 47: Colate da capo a piè putredine e marcia di vergognose lascivie; puzzate e inverminite: la vostra coscienza non ne sente rimordimento nè dolore. |
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