Lessicografia della Crusca in rete

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Definiz: regge altresì il termine di qualsivoglia affetto o passione, espresso da un sostantivo o da un adiettivo. –
Esempio: Dant. Inf. 14: Pregai che mi largisse il pasto, Di cui largito m'aveva il disio.
Esempio: E Dant. Purg. 19: Nè più salir poteasi in quella vita, Perchè di questa in me s'accese amore.
Esempio: Petr. Rim. 1, 66: I' ho invidia di quel vecchio stanco, Che fa con le sue spalle ombra a Marocco.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 222: Quello ti concederò che forse alcuno altro non farebbe, inducendomi ancora la paura del nigromante.
Esempio: Esop. Fav. M. 91: Vi prego per amor di Dio mi diate termine ec.
Esempio: Bemb. Rim. 16: Ond'io che tema e cura Non ho mai d'altro ec.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 11: Altri raccontano questa Fea essere stata donna, e che assassinava alla strada, vaga di sangue.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 1, 261: La madre rinunziò volontariamente al vivere, per dolore della vita.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 2, 16: Anzi, se v'avea città greca desiderosa dell'amicizia e confederazione, ec.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 2, 35: Non restava più speranza di salute alla città.
Esempio: Dav. Tac. 2, 210: Chiedevano i pericoli, chi per virtù chi per ferocità, o agonia di premj.
Definiz: § I. Serve a reggere l'obietto designante l'altrui professione, istituto di vita, esercizio, studio, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 27: I' fui uom d'arme, e poi fui cordigliero.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 219: Ed oltre a ciò, son dottore di medicina.
Esempio: Nard. Stor. 1, 86: Messer Francesco Pepi dottore di legge.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 261: Il quale [Mnesifilo] non faceva professione nè d'eloquenza nè di filosofia naturale, ma ec.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 1, 365: Dicono i più, che Damone fu suo maestro di musica.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 251: In Roterdam non veggo d'aver potuto avere questa lezione nè da uomini di marina, nè da persone o dotte o curiose.
Definiz: § II. Ed altresì regge il termine designante la specie di un'arte, professione, esercizio, ufficio, e simili; ovvero di un lavoro, opera, e simili. –
Esempio: Giamb. Vegez. 23: In tutte le battaglie.... che quegli della fonda siano stati cavalieri, non è dubbio neuno.
Esempio: E Giamb. Vegez. 66: Coloro de' corni, per quante volte eglino suonano.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 141: Sonava ancora di flauti, di liuto e di tutti gli altri istrumenti.
Esempio: Cellin. Pros. 8: Lavorava di niello, e di smalto, e di cesello.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 285: Pregò Epicle,... sonator di cetera stimato in Atene, che venisse a sonare in casa sua.
Definiz: § III. E figuratam., invece del nome denotante una data professione, ufficio, ministero e simili, ponesi il nome di veste, insegna, arnese o altro, che abbia attinenza con essa professione, ufficio ec., retto parimente dalla preposizione Di, come: Uomo di toga, per Uomo appartenente alla curia, Prete di stola, per Quel prete che in una Cattedrale o Collegiata ha particolari ufficj; e simili.
Definiz: § IV. E serve altresì a reggere l'obietto designante l'ufficio, il servigio, e simili, che alcuno adempie o presta temporaneamente. –
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 2, 5: A te, che se' di guardia, fa mestieri D'assistere alla porta.
Esempio: E Buonarr. Fier. appr.: Comparsa è tanta gente Verso la porta, che chi v'è di guardia Non basta per reprimer la gran calca.
Esempio: E Buonarr. Fier. 2, 4, 4: E siati ricordato Che no' andiam pur talor soli e sbandati, Nè sempre siam di guardia o di pattuglia.
Esempio: Giust. Vers. 211: Anzi, di sentinella alla piletta, Dàgli, quand'entra, l'acqua benedetta.
Definiz: § V. E reggente il termine denotante la pena, a cui altri è condannato, o che meriterebbe. –
Esempio: Lanc. Comp. Eneid. 302: Son quelli, i quali furono condannati.... di morte.
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 160: Furono sentenziati e condannati di pena capitale.
Esempio: Ar. Orl. fur. 33, 111: E condannò lui di perpetua notte.
Esempio: Forteguerr. Cap. 233: Ma reo di forca, in udir suo processo, Non così stassi con la faccia china, Come ec.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 312: I rei.... erano veramente tutti degni di morte.