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1) Dizion. 5° Ed. .
LAZZO, con la doppia z dolce
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LAZZO, con la doppia z dolce.
Definiz: Sost. masc. Atto giocoso che muove a riso; ed altresì Burla, Buffonata, e simili. –
Esempio: Lipp. Malm. 5, 67: E col lazzo del Piccaro spagnuolo, Che dalla mensa vuol tutti lontani.
Esempio: Not. Malm. 1, 436: E questo si dice: Il lazzo del Piccaro Spagnuolo, cioè la invenzione dello spagnuolo furbo. D'onde poi lazzo, lazzeggiare significa qualunque azione che facciano i comici per esprimere il lor pensiero. E lazzo, che in spagnuolo significa laccio, si prende da noi per quel che i Latini direbbero captio, sophisma, commentum.... Ed in questo significato va proferito con la s dolce.
Esempio: Baldin. Decenn. 6, 50: Il Granduca intanto, che sperava d'aver a vedere qualche bel lazzo, di quei che sapeva fare Giovanni, andò ancor esso, ec.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 139: Levamiti d'intorno. L. È un lazzo da commedia.
Esempio: Fag. Comm. 1, 72: Di' un po' di grazia, di chi ghi (gli) è innamorato? L. Ghi (gli) è innamorato di me. C.... Che lazzo è questo? e chi te l'ha detto? L. Lui.
Definiz: § I. E per Caso che ha del comico, Scena, e simili. –
Esempio: Salvin. Lett. IV, 1, 284: Ci è stato un signore,... il quale per lo stupore ammutolì, e non seppe dir parola; che ci ho avuto un gusto matto a veder questo lazzo.
Definiz: § II. Vale anche Detto, Tratto, spiritoso, o simile. –
Esempio: Panciat. Scritt. var. 46: Ognun di voi sa il lazzo di Mezzettino, che all'osteria, non potendo aver del cervello, non dice nè meno all'oste: Scrivi; perchè si vale del proverbio: Chi non ha cervello, abbia gambe.
Esempio: Giobert. Ges. mod. 1, 104: Scherza qualche volta con sale; ma per lo più i suoi lazzi sono volgari, freddi e di cattivo gusto, le sue movenze sono gravicciuole, e sanno troppo del convento e del refettorio.
Esempio: E Giobert. Ges. mod. 1, 297: Se il lettore viene a sospettare che i lazzi siano un palliativo dell'ignoranza, l'ilarità sua muta oggetto e si esercita alle spalle di chi deride.
Definiz: § III. Reggere il lazzo, o Tenere, il lazzo, vale Sostenere la burla, la celia, o simile; Secondarla. –
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 318: Provano, signor sì, (tenete il lazzo) Provano la commedia, Per rendere immortale Di vostre nozze il chiaro giorno.
Esempio: EMonigl. Poes. dramm. 3, 434: Seconda quel ch'io dico, Tieni il lazzo, e vedrai Ch'io ti son buon amico.
Esempio: Fag. Comm. 3, 92: Io fui più dolce del mostacciuolo, e la Menica resse il lazzo.
Esempio: E Fag. Comm. 6, 300: S'è accordata benissimo a regger il lazzo, e a far impaniar maggiormente costui.
Esempio: E Fag. Comm. 7, 84: Vogghio regger il lazzo.
Definiz: § IV. E in locuz. figur. –
Esempio: Fag. Comm. 1, 200: Ch'ho io a reggere? che s'ha a portar qualche peso? C. Reggi il lazzo; o questo è duro!