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LAZZO, con la doppia z aspra.
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LAZZO, con la doppia z aspra.
Definiz: Add. Di sapore acido, aspro. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 45: Quello del frutto nel suo principio è più lazzo e terrestro, ed ha bisogno di molta digestione.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. 224: Le cornie di lor natura son molto afre e lazze, e quanto meno son nere, tanto più sono afre.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. 233: Le foglie, i rami e le cortecce (del melo), perocchè sono lazze e acetose, confortano lo stomaco, e saldano le ferite; e i mali umori, che ad esse concorrono, rimuovono.
Esempio: Bocc. Amet. 91: L'eccelso ciliegio, e il lazzo sorbo, e il fronzuto corbezzolo, ec. Pataff. 6: Non va dal gozzo 'n giù la sorba lazza.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 12, 56: In quella guisa appunto che una lazza Sorba chiunque per la fame ingozza, Quella a mezzo il palato s'imbarazza, ec.
Definiz: § I. In locuz. figur., e figuratam. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 885: Chi contempla te, sollazzo, Tutto 'l mondo li par lazzo.
Esempio: Dant. Inf. 15: Tra li lazzi sorbi Si disconvien fruttare al dolce fico.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 410, var.: Non si conviene al fico che è dolce fruttificare tra i sorbi che sono lazzi.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 14, 73: Fansi le fantasie distorte e lazze.
Esempio: E Nom. Catorc. Angh. 15, 36: To', to', disse Roberto, oh questa è lazza!
Esempio: Salvin. Disc. 1, 352: Chiama (Dante) con elegante traslato quei, per così dire, della nobiltà nuova, lazzi sorbi, che tanto è a dire quanto acidi.