Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
GLORIA.
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GLORIA.
Definiz: Sost. masc. Inno che, quando il rito non disponga altrimenti, il sacerdote recita nella Messa, dopo il Kyrie eleyson, e che incomincia colle parole Gloria in excelsis Deo. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 6: Se si vuol celebrar qualche vittoria, L'arrivo d'un gran re, cosa si adopera? Si canterà il Teddeum, si canta il Gloria, Ma la gran festa è al teatro dell'Opera (qui figuratam. per tutta intera la Messa cantata).
Definiz: § I. Gloria chiamasi anche quell'Antifona, che incomincia colle parole Gloria Patri, e che si recita dai Cristiani come preghiera. –
Esempio: Dant. Parad. 27: Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo Cominciò gloria tutto il Paradiso Sì che m'inebriava il dolce canto.
Definiz: § II. Alla fin del salmo si canta il gloria; è maniera proverbiale usata a significare che conviene rallegrarsi, o gloriarsi, di una data cosa, solamente quando essa è condotta al suo termine; e dicesi più spesso allorchè dubitiamo che non riesca a bene la cosa di cui altri si vanta.
Definiz: § III. Tutti i salmi finiscono in gloria, e, come anche si disse, Ogni salmo torna in gloria; è maniera proverbiale che si usa quando alcuno riconduce spesso il discorso intorno alle cose di cui parla volentieri, o che brama di ottenere; ed altresì quando alcuno termina sempre nella stessa guisa un'orazione, un'azione drammatica, e simili. –
Esempio: Ar. Comm. 2, 306: Finalmente ogni salmo torna in gloria. Tu non ti scordi, ec.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 8: Ficcan le ariette che sanno a memoria, E a tirarle con gli argani mi tocca, E tutti i salmi finiscono in gloria.