Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
LUSTRA
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LUSTRA.
Definiz: Sost. femm., usato per lo più nel plur. Finzione artificiosa di sentimenti o intendimenti, Falsa apparenza o dimostrazione di ossequio, affetto e simili, per ingannare altrui, o per meglio conseguire alcun fine.
Da lustrare. –
Esempio: Varch. Stor. 1, 102: E sebbene i più affermano che egli con Borbone s'intendesse e fusse a beffare e ingannare il papa con lui d'accordo, e che tutte l'altre fussono lustre e finzioni, noi però l'autorità de' migliori, e quella che più verisimile è, seguitando, crediamo che egli insieme col papa fusse ingannato e beffato da Borbone.
Esempio: Car. Apol. 206: Ritrassi che l'apparenze di questo castello erano lustre, gherminelle e traveggole tutte.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 260: lo vo pensando che questo sia un volersi ritirare in dietro, e che egli abbia messa innanzi questa pratica per iscoprir paese di qua;... sicchè credete a me che questa è stata una lustra.
Esempio: Salv. Spin. 1, 3: Padrone, voi andate cercando il male a danar contanti. Scherzate pure. A dirvi il vero, queste vostre lustre non passano.
Esempio: Dav. Tac. 1, 10: Quelle lustre faceva per aver fama d'essere stato allo imperio dalla republica eletto e pregato, e non traforatovi per lusinghe di moglie e per barbogia adozione.
Esempio: Buonarr. Fier. 5, 5, 6: Questi non son che lezzi. Giov. II. E giuochi, e vezzi, e lezzi, e atti, e scede, E mostre, e finte e lustre per parere.
Esempio: Bott. Stor. Amer. 1, 67: Credevano che, malgrado tante lustre e dimostrazioni in contrario, gli Americani se ne sarebbero contentati, per la confusione, ec.
Esempio: E Bott. Stor. Amer. 1, 124: Alla quale richiesta egli, dopo molte lustre e tergiversazioni, malvolentieri e contro suo stomaco acconsentì.
Definiz: § Fare le lustre, le belle lustre, le lustre per parere, maniere che valgono Dare ad intendere, Ingannare altrui con artifizi, moine, o simili. –
Esempio: Varch. Ercol. 108: Far le forche, è sapere una cosa e negare o infingersi di saperla, o biasimare uno per maggiormente lodarlo; il che si dice ancora far le lustre.
Esempio: Cellin. Vit. 208: Questo ribaldo piagneva e facevami le belle lustre, dicendomi, come ec.
Esempio: Buonarr. Tanc. 2, 3: Eh! tu ha' 'l torto A far le lustre del bianco pe' 'l nero.