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1) Dizion. 5° Ed. .
GOCCIA.
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GOCCIA.
Definiz: Sost. femm. Lo stesso che Gocciola; ma è voce di uso men comune, e propria, più che altro, della poesia.
Dal lat. gutta. –
Esempio: Vinc. Mot. Mis. acq. 291: La goccia fia di più perfetta sfericità, la quale sarà di minor quantità.
Esempio: Ar. Orl. fur. 24, 51: Se di sangue vedessino una goccia, Creder potrian che fosse stato morto.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 43, 155: Fiordiligi sognò che quella vesta Che.... Avea trapunta e di sua man contesta, Vedea per mezzo sparsa e d'ogn'intorno Di gocce rosse, a guisa di tempesta.
Esempio: Red. Cons. 1, 87: Io costumo aggiugnere una o due gocce di balsamo del Perù.
Esempio: E Red. Cons. 2, 33: Spirito di vitriolo gocce VI, ambra gr. II.
Esempio: Riccat. I. Op. 4, 27: Due gocce d'acqua o di olio appena si toccano, che unendosi, e quasi direi abbracciandosi, in una sola goccia si conformano.
Definiz: § I. Figuratam., trovasi per Piccolissima parte o quantità; che propriamente diremmo Stilla. –
Esempio: Salvin. Disc. 1, 426: Il nominare una persona tutta incapace di lode e in cui altri non ha trovato goccia di bene, atomo di lodabilità, è lo stesso che dire il pessimo de' pessimi.
Definiz: § II. Trovasi pure per Gocciola, nel senso in che veniva adoperata tal voce nel linguaggio dell'antica Medicina. –
Esempio: Segner. Pred. 342: Perdè ad un tratto la parola su' labbri, e così insieme ammutolito ed attonito, si morì di goccia improvvisa.
Esempio: E Mann. genn. 9, 1: Quanti accidenti te la possono togliere (la vita), quando anche meno tel eredi? Una goccia, la quale ti caschi dal capo, una soffocazione di catarro, una soppressione di cuore, un solo animaletto pestifero che ti morda.
Definiz: § III. Per similit., La parte pendente di certa foggia di orecchini, che parimente dicesi Gocciola. –
Esempio: Mont. Iliad. 14, 222: Poscia i bei fianchi d'un cintiglio a molte Frange ricinse, e ai ben forati orecchi I gemmati sospese e rilucenti Suoi ciondoli a tre gocce.
Definiz: § IV. È anche usata come Term. di Architettura; nel qual senso pure dicesi oggi comunemente Gocciola. –
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 2, 4: Piovon più sotto quei triglifi a terra Sei rare gocce d'incredibil pregio.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. Intr. 1, 118: Serra l'architrave [dorico] risaltando con una lista i risalti, e da piè fa un pianetto sottile tanto, quanto tiene il risalto; a piè del quale fanno sei campanelle per ciascuno, chiamate goccie dagli antichi.
Esempio: Corsin. B. Torracch. 13, 57: Ma chi delle colonne, e bianche, e rogge, Chi delle basi a scriver mi conforta, Chi delle goccie, e chi de' capitelli, Saldo e vago sostegno a gli archi belli?
Esempio: Galian. B. Vitr. 141: L'altezza dell'architrave, compresa la fascia e le gocce, è di un modulo: la fascia un settimo di modulo: la lunghezza delle gocce sotto la fascia, ed a piombo de' triglifi, sarà, compresovi il regoletto, un sesto di modulo.
Esempio: E Galian. B. Vitr. 143: Sotto la soffitta del gocciolatoio, a piombo de' triglifi e delle metope si hanno a scompartire le direzioni delle vie e delle gocce, in guisa tale, che di dette gocce n'entrino sei in lunghezza e tre in larghezza.
Definiz: § V. A goccia a goccia, posto avverbialmente, vale Una gocciola appresso l'altra, A una gocciola per volta seguitatamente. –
Esempio: Dant. Purg. 20: La gente che fonde a goccia a goccia Per gli occhi il mal che tutto il mondo occupa Dall'altra parte in fuor troppo s'approccia.
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 466: Chè; cioè imperò che, la gente, che fonde; cioè che mette fuora, a goccia a goccia Per li occhi; cioè lagrimando, il mal; cioè la colpa dell'avarizia e de la prodigalità.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 113: Nel voltar che si fa in su la base (un vaso largo di corpo e stretto di bocca), L'umor che vorria uscir, tanto s'affretta, E ne l'angusta via tanto s'intrica, Ch'a goccia a goccia fuore esce a fatica.