Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 1° Ed. .
VILE
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VILE.
Definiz: Di poco pregio, di poca stima. Lat. vilis.
Esempio: Cr. 10. 122. 5. Iddio puote fare del caro vile, e del vile caro, secondo sua volontade.
Esempio: Bocc. n. 95. 7. E per questo vi potete render sicura, che niuna cosa avete, qualche ella si sia o cara, o vile, che, ec.
Esempio: Bocc. n. 77. 42. Perciocchè io ucciderei una vile, e cattiva, e rea femmina.
Esempio: E Bocc. nov. 93. 18. Quanto più la guarderò, di minor pregio sarà, e però, anzi ch'ella divenga più vile, prendila, io tene prego.
Esempio: E Bocc. nov. 94. 18. Come cosa vile, e più non utile, nel mezzo della strada gittata.
Esempio: Petr. Son. 226. Quasi vil some egualmente dispregi.
Definiz: Avere a vile, riputare vile, o tener vile, dispregiare. Lat. despicari, contemnere.
Esempio: Bocc. n. 99. 15. Che di spezial grazia mi facciate un dono, di non rifiutare, ne avere a vile il piccol dono, ec.
Esempio: Cr. 1. 13. 2. Anche si prenda guardia di non avere a vile l'altrui dottrina.
Esempio: Conv. c. 1. Che per quello ogni cosa tiene a vile.
Esempio: M. V. 5. 25. Le fanno riputare a vile nel cospetto de' savi.
Definiz: E per timido, pauroso. Lat. timidus, pavidus.
Esempio: Fior. Vir. A. Mon. Puossi appropiare il vizio del timore alla lepre, che ella è il più vile, e 'l più pauroso animale del Mondo.
Esempio: Passav. 19. Non voleva mostrare d'aver paura, ne esser tenuto codardo, ne vile.