Lessicografia della Crusca in rete

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Definiz: serve a reggere l'infinito di un verbo dipendente da un altro verbo, o da una maniera verbale. –
Esempio: Cic. Opusc. 437: Io medesimo dissi nel Senato come tu avevi ordinato d'uccidere ec.
Esempio: Petr. Rim. 2, 7: Non fa per te di star fra gente allegra.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 59: Intendo di raccontare cento novelle.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 178: Ed a' compagni imposto che sembianti facessero di non esser con lui nè di conoscerlo ec.
Esempio: S. Antonin. Lett. 59: Cercò [Santo Pietro] maggiore tormento, cioè d'essere crocifisso ec.
Esempio: Machiav. Stor. 2, 180: Il quale (il Turco) con le sue imprese seguiva di combattere i Cristiani.
Esempio: Bern. Orl. 52, 17: Onde disponsi ciascuno e destina Di non parer del suo cugin minore.
Esempio: Guicc. Stor. 4, 163: Mentre che Malatesta tarda prima a risolversi, poi a mettere in ordine di dare l'assalto, i soldati ec.
Esempio: Bemb. Rim. 19: Amore, io non mi pento D'esser ferito ec.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 18: Ma vantandosi Teseo, per conforto del padre, di domare il Minotauro ec.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 2, 34: Quindi l'armata movendo, facevan procaccio di ricovrare le città ribellate, o di conservare le avanzate alla loro giurisdizione.
Esempio: Guiducc. Lett. Bisenz. 213: Si tratta di drizzare il nuovo letto per mezzo i suoi beni.
Esempio: Segner. Lett. 38: Per dimostrare quanto da noi si proceda con candidezza, pigliai sicurtà di far vedere come ec.
Esempio: Monet. Poes. 334: Finito ch'egli poi ha di mangiare, Chiama l'oste.
Esempio: Targ. Viagg. 7, 485: Nell'andare da Pancole a S. Gemignano mi sovviene d'aver veduti moltissimi alberi di cornioli.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 59: In cosa di tanto momento io non poteva tacere; e tu non dovresti avere a male di conferirla con persona che ti vuol tanto bene.
Definiz: § I. Serve altresì a reggere l'infinito di un verbo dipendente da sostantivo o da adiettivo. –
Esempio: Nov. ant. B. 70: Ciascheduno ne venne al luogo dove era usato di stare ad accattare.
Esempio: Dant. Parad. 6: Gli concedette, in mano a quel ch'io dico, Gloria di far vendetta alla sua ira.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 261: Acciocchè quegli vedendosi costretto di pagare li predetti danari, non fosse ec.
Esempio: Bemb. Rim. 127: E tempo era ben d'uscir di vita.
Esempio: Sassett. Fr. Notiz. 30: Nientedimeno da' segnali che [il Vasari] vi pone, d'essere stata (una tavola dipinta) molt'anni all'altare maggiore,... si vede che ec.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 264: Porse occasione a' malvoglienti di dire, che ec.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 1, 365: Non potè Damone tener celato questo suo avvedimento di usar la lira per velo.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 2, 18: Fu questo nondimeno un gran fatto di partire in questa guisa e scuotere il Peloponneso quasi tutto.
Esempio: Forteguerr. Cap. 295: Se il ciel mai drammi la ventura Di venirti a trovar, nostro discorso Sarà di cacce.
Definiz: § II. Talvolta la particella Di reggente un infinito trovasi separata da esso per l'anteposizione del compimento dell'infinito stesso. –
Esempio: Dant. Inf. 23: Già non compío di tal consiglio rendere, Che ec.
Esempio: E Dant. Purg. 5: Che del disio di sè veder n'accuora.
Esempio: Fr. Guidott. Fior. Rett. 2: La quale (la Rettorica) avanza tutte le altre scienzie per la bisogna di tutto il giorno parlare.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 237: E credimi che non fa per te di qui stare.
Esempio: Ar. Orl. fur. 8, 16: Li rimandò Melissa in lor paesi, Con obligo di mai non esser sciolto.
Definiz: § III. Tacesi non di rado, e specialmente nella poesia, dinanzi a un infinito dipendente da un altro verbo, od anche da una maniera verbale. –
Esempio: Cas. Rim. 1, 5: E se talor, contra l'antica usanza, Mi fermo, e seguir voi forza non aggio.
Esempio: E Cas. Rim. 1, 11: Ond'escon le faville, Che sole hanno vigor cenere farmi.
Esempio: E Cas. Rim. 1, 32: Deh come seguir voi miei piè fur vaghi!
Definiz: § IV. Tacesi talora, specialmente nel linguaggio poetico, dinanzi al verbo, allorchè gli vien preposto il suo proprio compimento retto dalla medesima particella. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 6, 31: Io farò con parole e con effetto, Ch'avrai giusta cagion di me lodarte.
Definiz: § V. Talvolta, specialmente in poesia, la preposizione Di, che appartiene a un infinito, si unisce all'articolo della voce retta dall'infinito medesimo, quando essa gli venga anteposta. –
Esempio: Bocc. Ninf. Fiesol. 1, 26: Saziare Non si potea della ninfa mirare.
Esempio: E Bocc. Ninf. Fiesol. 6, 9: Nè son più degna del dardo portare.
Definiz: § VI. Di regge il termine che è compimento di un nome verbale. –
Esempio: Dant. Inf. 4: E vidi il buono accoglitor del quale, Dioscoride dico.
Esempio: E Dant. Parad. 29: Non per avere a sè di bene acquisto.
Esempio: Collaz. SS. PP. 123 t.: Offeso per assaggio di poco cibo.
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Sia il maestro molto pratico nello assaporamento delle medicine.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 176: Furono ordinate [le cappe] strette, e misere,... e dimostratrici dello animo.
Esempio: E Bocc. Rim. 147: Alla bella cultura Degli orti suoi sollecita si muove.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 2, 73: Nè io, in corroborazione dei Stati miei, potevo desiderar cosa che mi fosse più utile.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 18: Mandarono gli Ateniesi la nave con vele nere in significanza di duolo.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 1, 267: Onde l'inviarono con l'armata ad Artemisio per guardia dello stretto.
Esempio: Dav. Tac. 1, 52: Nè si lasciò, come il Senato voleva, giurare l'approvazione de' fatti.
Esempio: Baldin. Vit. Bern. 3: Gli fu di tanto ella (la natura) cortese nell'apprendimento delle paterne arti.
Esempio: Pindem. Poes. 7: La conoscenza di sè stesso.
Esempio: Giust. Vers. 113: A cui confondersi Col canagliume Non è che un cambio Di sudiciume.
Definiz: § VII. Regge altresì il compimento di un comparativo o di un superlativo, ovvero di una locuzione comparativa o superlativa. –
Esempio: Dant. Conv. 150: L'uomo è perfettissimo di tutti gli animali.
Esempio: Colonn. Guid. N. 51: O gentilissima delle donne, io umilmente voglio essere vostro marito.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 138: Licabas, arditissimo di tutto il numero,... viene con grande furore.
Esempio: Bocc. Filoc. 540: E fra sè disse: nobilissimo e cortesissimo giovane è costui, di quanti io mai ne vedessi.
Esempio: Ar. Orl. fur. 11, 3: Con la qual [Angelica] non saria stato quel crudo Zenocrate di lui più continente.
Esempio: Bemb. Rim. 21: In questo hai tu di lei men fero stile.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 95: Io non credo che si trovi in tutte le memorie dell'antichità voce più lacrimevole e spaventosa, e con tutto ciò, parlando umanamente, più vera, di quella che ec.