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CUCINA
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CUCINA.
Definiz: Luogo, dove la vivanda si cuoce. Lat. culina. Gr. μαγειρεῖον.
Esempio: Bocc. Introd. 52. Misia mia fante, e Licisca di Filomena, nella cucina saranno continue.
Esempio: E Bocc. nov. 7. 8. E veduta la gran moltitudine delle tavole messe, e 'l grande apparecchio della cucina, ec.
Esempio: Sen. Pist. Le cucine de' ghiottoni son piene di cuochi, e di garzoni, che apprendono l'arte di cucina.
Definiz: §. I. Per la Vivanda stessa. Lat. epulae, dapes.
Esempio: Vit. Crist. Li mandóe un poco di cucina, ch'ella avea apparecchiata.
Esempio: Vit. SS. Pad. Quello suo ministro ciò udendo, per grandi nozze cosse della cucina, e quando fu cotta, mangiarono.
Esempio: Fior. S. Franc. 151. Frate Ginepro ec. viensene in refettorio con quella cucina sua tutto rubicondo per la fatica.
Definiz: §. II. Oggi in questo significato è rimasa in contado, e più comunemente vale Minestra, Brodo, o Peverada. Lat. ius. Gr. ζωμός.
Esempio: Fr. Iac. T. 1. 16. 12. Recamisi la cucina Messa in una mia catina.
Esempio: E Fr. Iac. T. num. 14. La cucina manducata, Ecco pesce in peverata.
Definiz: §. III. Di buona cucina, vale Atto a ben cuocersi, Cocitoio, Cottoio. Lat. coctibilis. Gr. πεπτός.
Esempio: Pallad. In bagnandole con acqua immirrata, diventano di buona cucina.
Esempio: Cr. 3. 13. 3. La grande, e nuova (lente) e che sia di buona cucina ec. è migliore e se la lente si mescoli tra la cenere, meglio si serba, che non gorgoglia, e diventa di buona cucina.
Definiz: §. IV. Di mala cucina, vale il contrario. Lat. non coctibilis. Gr. ἀτέραμνος.
Definiz: §. V. Onde per metaf. Esser di buona, o mala di cucina, vale Essere di buona, o di cattiva condizione, Pieghevole, o Non pieghevole a' voleri altrui.
Esempio: Morg. 20. 27. Quest'era tanto dolce, ch'egli è sciocco, Quell'altro è tristo, e di mala cucina.
Esempio: E Morg. E Filiberta ha l'occhio del ramarro, E stata è sempre di buona cucina.
Esempio: Bern. Orl. 1. 28. 34. Orlando, ch'era di buona cucina, Chinossi in terra riverentemente.