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1) Dizion. 5° Ed. .
AMMORBIDARE.
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Dizion. 5 ° Ed.
AMMORBIDARE.
Definiz: Att. Far morbido, Tor via la durezza, Ammollire. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 232: Questa arte le ammorbida e matura, e dà lor sapore e velocità a smaltire.
Definiz: § I. E figuratam. per Ammansire, Attutire. –
Esempio: Fiorett. S. Franc. 48: Pregava Iddio, che ammorbidasse i cuori di quelli ladroni, e convertissegli a penitenzia.
Esempio: Strat. Mor. S. Greg. 2, 73: Prima si attese ad ammorbidare le braccia de' superbi, co' legami di piacevolezza.
Esempio: Cellin. Vit. 469: Così io lo ammorbidai, e mi commesse che io facessi i modelli.
Definiz: § II. E per Mitigare, Temperare. –
Esempio: Collaz. SS. PP. R. 55: Lascioe le minaccie e ammorbidoe la sentenzia.
Esempio: Dat. Vegl. 3, 118: Il nesto fatto sopra pianta salvatica, vigorosa e pregna d'umore, la quale abbia assai dell'aspro e del ruvido, ritiene tanto o quanto d'asprezza, perchè la marza o l'occhio non è bastante ad ammorbidare e aggentilire tutta la rozzezza e ignobilità di quell'umore copioso, che viene dalla pianta salvatica.
Definiz: § III. Detto del ventre, vale Ammollire, Rendere lubrico. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 259: Le pesche mature ammorbidano il ventre, e le non mature lo stringono.
Definiz: § IV. Detto delle ferite, vale Disasprire, Togliere malignità. –
Esempio: Strat. Mor. S. Greg. 2, 4 t.: Acciocchè per lo vino le ferite fussino purgate, e per l'olio ammorbidate.
Definiz: § V. Ammorbidare, nelle Arti del disegno, vale Toglier crudezza ai colori, Sfumare. –
Esempio: Cennin. Tratt. Pitt. 101: Mettendo ciascuna incarnazione nel suo luogo delli spazj del viso: non però appressandoti all'ombre del verdaccio, che in tutto le ricuopra; ma a darle con la incarnazione più scura, alliquidandole, e ammorbidandole sì come un fummo.
Definiz: § VI. Neutr. pass. ammorbidarsi Farsi morbido, Ammollirsi.
Definiz: § VII. E per Darsi alle lascivie. –
Esempio: Dav. Scism. 399: E con la sua moglie monaca il buon frate s'ammorbidoe.
Definiz: § VIII. Neutr. Divenir morbido. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 232: Appiccandole sopra il fumo dell'acqua calda, acciocchè ammorbidino.