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1) Dizion. 5° Ed. .
CIELO.
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CIELO.
Definiz: Sost. masc. Quella estensione che d'ogni parte vediamo sopra la terra in forma di una gran volta, e dove risplendono il sole e gli altri corpi siderei.
Dal lat. coelum. –
Esempio: Dant. Purg. 2: Da tutte parti saettava il giorno Lo sol ch'avea colle saette conte Di mezzo il ciel cacciato il Capricorno.
Esempio: E Dant. Parad. 30: E come vien la chiarissima ancella Del sol più oltre, così il ciel si chiude Di vista in vista infino alla più bella.
Esempio: Petr. Rim. 1, 22: Ma poi ch'il ciel accende le sue stelle.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 235: Tanto tempo era stato senza vedere il cielo.
Esempio: Zibald. Andr. 150: Se se' in mare, ti pare che il cielo tocchi in ogni parte l'acqua.
Esempio: Ar. Orl. fur. 6, 39: Io vi farò veder ne la mia caccia Di tutti i pesci sorti differenti..... E saran più che non ha stelle il cielo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 35, 18: Tu dei saper che non si muove fronda Là giù, che segno qui (nella luna) non se ne faccia; Ogni effetto convien che corrisponda In terra e in ciel, ma con diversa faccia.
Esempio: Tass. Gerus. 8, 16: D'urli barbareschi udissi Romor, che giunse al cielo ed agli abissi.
Definiz: § I. E per Tutti insieme i corpi celesti, che si muovono nello spazio. –
Esempio: Dant. Parad. 6: Posciachè Costantin l'aquila volse Contra il corso del ciel ch'ella seguio.
Esempio: Vill. G. 555: Mettendo ancora in quel trattato necessità alle influenze del corso del cielo.
Esempio: Petr. Rim. 1, 62: Nella stagion che 'l ciel rapido inchina.
Esempio: Ar. Orl. fur. 13, 72: Ogni virtù ch'in donna mai sia stata Di poi che 'l fuoco scalda e l'acqua bagna E gira intorno il cielo, insieme tutta Per Renata adornar veggio ridutta.
Definiz: § II. E per Sfera, secondo il sistema antico astronomico; nel qual senso si adopera al plurale, ovvero riceve qualche aggiunto, come Primo cielo, Secondo cielo, Terzo ec. Cielo terzo cielo, o Cielo della Luna, di Venere, di Giove ec. –
Esempio: Dant. Inf. 7: Colui, lo cui saver tutto trascende, Fece li cieli e diè lor chi conduce.
Esempio: E Dant. Rim. 187: Voi che, intendendo, il terzo ciel movete.
Esempio: E Dant. Conv. 129: L'epiciclo [di Venere] nel quale è fissa la stella, è uno cielo per sè ovvero spera.
Esempio: E Dant. Conv. 138: Che li movitori del cielo della Luna siano dell'ordine degli Angeli.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 2: Alcuno di loro fu rapito insino al terzo cielo, come san Pagolo.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 65: Natura, madre di tutte le cose ed operatrice col continuo girar de' cieli ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 3: Aveva già l'ottavo cielo d'azzurrino in colore cilestro mutato tutto.
Esempio: Segner. Pred. 166: Lasciato il primo ciel della Luna, passerete a quel di Mercurio, indi a quello di Venere.
Esempio: Marchett. Lucrez. 395: Onde poi ti sovvenga esser profonda La somma delle cose, e vegga quale Picciolissima parte è d'essa un cielo, E qual di tutto il terren globo un uomo.
Definiz: § III. Cielo empireo, si disse Il cielo più sublime di tutti gli altri, per essere creduto luminoso e come di fuoco. –
Esempio: Dant. Inf. 2: Ch'ei [Enea] fu dell'alma Roma e di suo impero Nell'empireo ciel per padre eletto.
Esempio: E Dant. Conv. 176: Lo cielo empireo, per la sua pace, simiglia la divina scienza, che piena è di tutta pace.
Esempio: Passav. Specch. Penit. 209: La superbia nacque in quell'altissimo luogo del cielo empireo.
Definiz: § IV. Cielo stellato, si disse L'ottava sfera, che anche era chiamata Cielo delle stelle fisse. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. D. 194: Cotanto ha di qui al miluogo e non più, ma di qui al cielo stellato ha tanto più di cento milia cotanti.
Definiz: § V. Cielo si dissero anche Tutti i corpi celesti, in quanto credevasi che avessero influenza sulle cose terrestri, e singolarmente sul temperamento, l'ingegno, la volontà e la sorte degli uomini. –
Esempio: Dant. Purg. 16: Voi che vivete, ogni cagion recate Pur suso al cielo, sì come se tutto Movesse seco di necessitate.
Esempio: E Dant. Purg. appr.: Lo cielo i vostri movimenti inizia, Non dico tutti; ma posto ch'io il dica, Lume v'è dato a bene ed a malizia, E libero voler, che se fatica Nelle prime battaglie col ciel dura, Poi vince tutto, se ben si notrica.
Esempio: Gell. Err. 4, 2: E' non è dubbio alcuno che i cieli ci governino nella maggior parte delle azioni nostre.
Definiz: § VI. Cielo dicesi Il luogo ove s'immagina la sede di Dio, e degli Spiriti celesti; Paradiso: e in questo senso usasi anche al plurale. –
Esempio: Dant. Inf. 2: Donna è gentil nel ciel, che si compiange Di questo impedimento, ov'io ti mando.
Esempio: E Dant. Purg. 11: O Padre nostro che ne' cieli stai Non circoscritto, ma per più amore Che a' primi effetti di lassù tu hai ec.
Esempio: E Dant. Parad. 11: La cui mirabil vita Meglio in gloria del ciel si canterebbe.
Esempio: Benciv. Esp. Patern. volg. 7: Bastiti che tu li dichi: bello, dolce Padre, che se' ne' cieli.
Esempio: Petr. Rim. 2, 56: Ella 'l se ne portò sotterra, e 'n cielo Ov'or trionfa.
Esempio: Segner. Pred. 163: Al cielo, al cielo, fedeli miei devotissimi, al cielo al cielo!
Definiz: § VII. E intendesi anche per Iddio e tutti insieme i Celesti; e altresì per alcuno degli attributi della Divinità, come la provvidenza, l'onnipotenza, l'amore, la giustizia ec.; e in questo senso adoperasi talora anche al plurale. –
Esempio: Dant. Purg. 6: E' par che tu mi nieghi, O luce mia, espresso in alcun testo Che decreto del cielo orazion pieghi.
Esempio: E Dant. Parad. 6: Ed al mio Bellisar commendai l'armi, Cui la destra del ciel fu sì congiunta, Che segno fu ch'io dovessi posarmi.
Esempio: Bocc. Amet. 58: Queste orazioni toccarono il cielo.
Esempio: Varch. Ercol. 442: Era la cosa ridotta a termine, che se per ordinamento de' cieli non veniva il duca Cosimo, si spegnevano in Firenze, insiem colle scienze, non pur le lettere greche, ma eziandio le latine.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 11: Giù i decreti del ciel porta, ed al cielo Riporta de' mortali i preghi e 'l zelo.
Esempio: Bart. D. Cin. 2, 40: Ricusatine i danari, con dire, che i cristiani non vendono i beneficj e le grazie del cielo, gl'inviava a' Padri.
Definiz: § VIII. E figuratam. per Quella forza ignota e sovrannaturale che chiamasi Caso, o Fortuna, o Destino, ed alla quale si attribuisce l'avvenimento di molte cose; ed anche in questo senso talora si adopera al plurale. –
Esempio: Bocc. Amet. 68: Oh Iddii, oh cieli mal graziosi! oh iniqua fortuna! io vi maladicerei, se sanza danno di me fare lo credessi.
Esempio: Bus. Lett. 171: E lo poteva fare, se i ciel non se gli attraversavano.
Esempio: Tass. Gerus. 7, 15: Se non t'invidii il ciel sì dolce stato, Delle miserie mie pietà ti mova.
Esempio: E Tass. Gerus. 16, 60: Chiudesti i lumi, Armida; il cielo avaro Invidiò il conforto a' tuoi martirj.
Definiz: § IX. E pur figuratam., con gli aggiunti di cielo Materiale , cielo Razionale , cieloIntellettuale ec., si usò nei sensi che sono dichiarati dall'esempio. –
Esempio: Leggend. Quattr. M. 4: Sono quattro cieli. Lo primo è materiale: e questi sono molti, cioè aereo, etereo, olimpo, igneo, sidereo, acqueo ed empireo. Lo secondo è cielo razionale, cioè ogni uomo giusto; e chiamasi cielo l'uomo giusto, imperciò che Dio abita in lui. Onde dice la Scrittura: Anima justi sedes est sapientiae: l'anima dell'uomo giusto è sede di sapienza, cioè Dio; e chiamasi l'uomo giusto cielo, perciò che la conversazione sua è in cielo. Lo terzo è cielo intellettuale, cioè l'Angelo: onde l'Angelo si chiama cielo, perciò che è altissimo quanto alla dignitade e alla eccellenzia.
Definiz: § X. Cielo prendasi anche per Aria, Atmosfera, ove si formano le meteore. –
Esempio: Dant. Purg. 5: Indi la valle, come il dì fu spento Da Pratomagno al gran giogo coperse Di nebbia, e il ciel di sopra fece intento Sì, che il pregno aere in acqua si converse.
Esempio: E Dant. Purg. 9: In sogno mi parea veder sospesa Un'aquila nel ciel con penne d'oro, Con l'ale aperte ed a calare intesa.
Esempio: Strat. Mor. S. Greg. 2, 34 t.: Alcuna volta per lo nome del cielo noi intendiamo questo aere el quale è disopra a noi.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 162: Perciò che oscurissimo di nuvoli.... era il cielo.
Esempio: E Bocc. Decam. 5, 145: Avvenne.... che subitamente il cielo si chiuse d'oscuri nuvoli.
Esempio: Rucell. G. Ap. 583: Com'escon la mattina de le porte, Non restan mai perfin che 'l ciel s'imbruni.
Esempio: Tass. Gerus. 7, 11: Così men vivo... veggendo.... spiegar gli augelletti al ciel le piume.
Esempio: Marchett. Lucrez. 204: Altre [immagini] si creano ancora Per lor medesme in questo ciel, che detto Aere è da noi.
Definiz: § XI. E per Temperatura dell'aria, Clima. –
Esempio: Dant. Inf. 32: Nè il Tanai là sotto il freddo cielo.
Esempio: E Dant. Purg. 28: E l'altra terra, secondo ch'è degna, Per sè o per suo ciel concepe e figlia Di diverse virtù diverse legna.
Esempio: Petr. Rim. 1, 222: Trem'al più caldo, ard'al più freddo cielo.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 85: Luoghi.... al caldo cielo sottoposti.
Definiz: § XII. E Per quel tratto di cielo che sta sopra a un paese, e quindi per il Paese medesimo. –
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 18: Sotto il nativo cielo.
Esempio: Chiabr. Rim. 2, 329: Cercano toga sotto il ciel romano.
Esempio: Forteguerr. Cap. 163: Liborio, io non so più quel ch'io mi voglia. Ogni cosa m'annoia; e se potessi, Lascerei questo ciel di buona voglia.
Definiz: § XIII. Cielo dicesi per similit. La parte superiore e alquanto convessa di un'opera murata, come Stanza, Forno, Chiavica e simili; ed è lo stesso che Volta. –
Esempio: Bocc. Filoc. 525: Mirando il cielo della camera, dove i maestrevoli compassi d'oro.... si veggono senza novero.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 233: E la cappa di cielo tornò, che non arebbe coperto un ciel d'un piccol forno.
Esempio: Zibald. Andr. 150: Se se' in mare, ti pare che il cielo tocchi in ogni parte l'acqua, siccome il cielo del forno si posa in su tutto il piano del forno; e in ogni luogo è orizzonte.
Esempio: Ghibert. Comment. XI: In detto tempo fu trovata [una statua] in una chiavica, sotto terra circa di braccia otto; per cielo della detta chiavica era il piano di detta scultura.
Esempio: Biring. Pirotecn. 103: Fate un'intonicatura di cennare (cenere) da bucato, che defenda [le pareti del forno] dalle fiamme, e così anco al cielo.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 8, 17: Ma finita oramai la volta, cioè il cielo di quella stanza, resta ec.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 8: Intrigatissima è la spiegazione di questo verso, Spirto del ciel, che tra noi in terra, per non si sapere qual cielo s'intenda, essendovene sette, come sapete; cioè il cielo della carrozza, il cielo del forno, il cielo dov'è il sole e la luna, il ciel del cortinaggio, il ciel dell'acqua, che è quello quando piove.
Definiz: § XIV. Ed anche La parte superiore del cortinaggio, che cuopre il letto; oppur quella di un baldacchino, padiglione e simili. –
Esempio: Alam. L. Gir. 1, 121: Erano i letti in tal guisa ordinati, Che 'l ciel di sopra, e i lor pendenti intorno, Di dentro son di spessi ferri armati.
Esempio: Tass. Gerus. 17, 10: E sotto l'ombra d'un gran ciel d'argento Porpora intesta d'or preme col piede.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 8: Il cielo del forno,... il ciel del cortinaggio, il ciel dell'acqua.
Esempio: Panant. Epigr. 96: A quell'uom.... Rovinò sulla testa il ciel del letto.
Definiz: § XV. Ed anche La parte superiore che cuopre la carrozza chiusa. –
Esempio: Panciat. Scritt. var. 8: Il cielo della carrozza, il cielo del forno, il cielo dov'è il sole e la luna.
Esempio: Targ. Viagg. 1, 454: Si vede nella cantonata l'aggetto e qualche tratto della volta reale, fatta a cielo di carrozza, come comunemente dicesi.
Definiz: § XVI. Cielo tirato, dicesi L'atmosfera purgata di ogni vapore e umidità, e che per conseguenza ha un colore azzurro limpidissimo. –
Esempio: Panant. Civett. 16: Amo quel ciel tirato, il dì sereno, E quando corre il piè sopra l'asciutto.
Definiz: § XVII. Cappa di cielo. –
V. Cappa.
Definiz: § XVIII. Cateratte del cielo. –
V. Cateratta.
Definiz: § XIX. Occhi del cielo, vale poeticam. Gli astri, le stelle; e I due occhi del cielo, il sole e la luna. –
Esempio: Dant. Purg. 20: Certo non si scotea sì forte Delo Pria che Latona in lei facesse il nido A parturir li due occhi del cielo.
Esempio: Ar. Orl. fur. 14, 99: E per quant'occhi il ciel le furtive opre Degli amatori a mezza notte scuopre.
Esempio: Tass. Gerus. 12, 22: N'arde il marito, e dell'amore al foco Ben della gelosia s'agguaglia il gelo.... Che da ogni uom la nasconde: in chiuso loco Vorria celarla a i tanti occhi del cielo.
Definiz: § XX. Nè in cielo nè in terra, vale In nessun luogo, In nessuna parte del mondo. –
Esempio: Grazz. Comm. 382: Può far la fortuna ch'io non possa trovar messer Mario nè in cielo nè in terra?
Definiz: § XXI. Re del cielo, Padre del cielo, Rettore del cielo, Signore, del cielo, vale Iddio. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 76: Padre del ciel, dopo i perduti giorni, Dopo le notti vaneggiando spese ec.
Esempio: E Petr. Rim. 2, 266: Rettor del ciel, io cheggio Che la pietà che ti condusse in terra ec.
Esempio: Ar. Orl. fur. 4, 3: Disse la donna: O gloriosa Madre, O Re del ciel, che cosa sarà questa?
Esempio: E Ar. Orl. fur. 41, 100: Padre del ciel, da' fra gli eletti tuoi Spiriti luogo al martir tuo fedele.
Esempio: Bart. D. Cin. 2, 90: Quegli [disse] adorar gli idoli, egli abbominarli, nè altro Dio riconoscere nè avere in venerazione, che solo il Signore del cielo.
Definiz: § XXII. Regno del cielo o de' cieli, e trovasi anche Reame del cielo, dicesi nel linguaggio scritturale Il Paradiso. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 1: Il tesoro de' monaci era il guadagno del regno del cielo.
Esempio: E Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 82: Spero che ci vedremo nel regno del cielo.
Esempio: Leggend. Quattr. M. 5: Tu, Cristo, avendo superato e vinto lo tormento della morte, apristi lo reame del cielo a coloro che credono in te.
Definiz: § XXIII. Sotto il cielo, co' verbi Essere sotto il cielo, Trovarsi sotto il cielo e simili, vale In tutto il mondo, Su tutta la terra; ma è maniera che adoperasi per lo più in proposizione negativa. –
Esempio: Crudel. Rim. 44: Non è ben sotto il cielo, Che ti paresse, o bella, a quello eguale.
Definiz: § XXIV. A cielo, e trovasi anche Infino a cielo, posto avverbialm. coi verbi Celebrare a cielo, infino a cielo, Esaltare a cielo, infino a cielo, Lodare a cielo, infino a cielo e simili, vale Sommamente, Con lodi straordinarie. –
Esempio: Liv. Dec. 1, 200: I Fabj furono a cielo esaltati per le laudi del popolo.
Esempio: Machiav. Stor. 2, 246: Celebravasi Lorenzo infino a cielo.
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 6: Lodovico è tutto vostro e vi celebra a cielo.
Esempio: Dav. Tac. 1, 273: Lodò [Cesare] a cielo questo allievo di Roma.
Esempio: Salvin. Disc. 2, 119: Niccolò Heinsio e Egidio Menagio.... hanno celebrato a cielo il nostro gran fondatore Agostino Coltellini.
Definiz: § XXV. A cielo, pure avverbialm., col verbo Gridare a cielo, o come anco trovasi, con Chiamare a cielo usato nel medesimo senso, vale A voce assai alta. –
Esempio: S. Bern. Medit. Pass. 24: Oh quante volte a terra si gittavano, ed a cielo chiamavano!
Esempio: Borgh. V. Disc. 2, 496: Grida a cielo della poca cura de' Gentili inverso i lor poveri (qui figuratam.).
Definiz: § XXVI. E col verbo Dolersi a cielo, vale Sommamente, Gravissimamente; ma è maniera oggi disusata. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 337: Dolgonsi di voi a cielo, e hanno ragione in verità.
Esempio: E Firenz. Pros. 2, 125: Mi doleva a cielo di non avere i fogli e la penna, che io potessi notar così bella novella.
Definiz: § XXVII. E nelle maniere Avere di una cosa un dispiacere o un'allegrezza a cielo, si trova usato in forza di aggiunto, per Grandissimo, Sommo. –
Esempio: Varch. Suoc. 1, 4: Rispetto a mio padre,... n'arebbe un dispiacere a cielo.
Esempio: Grazz. Pros. 223: Il Magnifico.... n'ebbe un'allegrezza a cielo.
Definiz: § XXVIII. A ciel rotto, e A ciel dirotto, col verbo Piovere a ciel rotto, a ciel dirotto, vale Dirottamente.
Definiz: § XXIX. A cielo scoperto, od aperto, A ciel sereno, coi verbi Dimorare a cielo scoperto od aperto dimorare a ciel sereno, Stare a cielo scoperto od aperto stare a ciel sereno, Rimanere a cielo scoperto od aperto rimanere a ciel sereno, Vivere a cielo scoperto od aperto vivere a ciel sereno, Dormire a cielo scoperto od aperto dormire a ciel sereno e simili, vale Senza esser difesi da tetto, o da altro qualsiasi riparo. –
Esempio: Bemb. Stor. 1, 89: Quella notte con gran timore, a cielo scoperto, senza padiglioni, senza accamparsi, passarono.
Esempio: E Bemb. Stor. 2, 39: La rocca ne' Litti caduta essere; tutti i padri di famiglia con le mogli e co' figliuoli a cielo scoperto dormire, da quel pericolo impauriti.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 7, 72: Ma per gli boschi, e sempre a cielo aperto, Passare il rimanente dell'etade.
Definiz: § XXX. A ciel notturno, detto poeticam., vale Di notte. –
Esempio: Marchett. Lucrez. 253: Quindi la plebe de' minuti augelli Suol repente fuggirsi, e paurosa Turbar con l'ali a ciel notturno i boschi Sacri ai rustici Dei.
Definiz: § XXXI. Apriti cielo! esclamazione del linguaggio familiare, ed usasi allorchè si vuole accennare a qualche atto o effetto, che abbia del violento, dell'impetuoso e del subitaneo. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 21: Per due minuti fissi Stansi a squadrare; e dopo la quiete, Apriti ciel, si spalancâr gli abissi.
Definiz: § XXXII. Caschi giù il cielo o Rovini giù il cielo; maniere con le quali si suol significare, Checchè avvenga, nulla c'importa.
Definiz: § XXXIII. Faccia il cielo, Piaccia al cielo, Voglia il cielo; maniera deprecativa, con la quale si augura che una cosa desiderata o temuta avvenga o non avvenga. –
Esempio: Vai Rim. 14: Costui, che par che stia Col viso e gli occhi bassi, Piaccia al ciel che non sia Di quei piccioni da pelar co' sassi!
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 3, 6: Sarà la vostra paura che ve lo farà parer così. C. Volesselo il cielo!
Esempio: Fag. Comm. 1, 77: Or su, io vo a dipanar la matassa. C. Il ciel vogghia (voglia) ch'ella non s'arruffi.
Esempio: Metast. Dramm. 3, 156: Ah voglia il cielo Che un'opra sia del caso!
Definiz: § XXXIV. Giuro al cielo, maniera adoperata familiarmente allorchè si minaccia altrui alcuna vendetta o gastigo. –
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 3, 22: Ah iniqui traditori! giuro al cielo....
Definiz: § XXXV. Giusto cielo! Santo cielo! maniere esclamative, significanti dispiacere, rimprovero, od anche sdegno.
Definiz: § XXXVI. Grazie al cielo, Lode al cielo; maniere con le quali sogliamo manifestare il piacere che alcuna cosa sia quale di presente è, oppure che sia avvenuta nel modo che si desiderava. –
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 3, 5: A vestiti come stai? V. Competentemente.... B. E la salute? V. Grazie al cielo, la godo perfettissima.
Esempio: E Nell. Iac. Mogl. 3, 11: Questo, grazie al cielo, non può più nuocerci.
Definiz: § XXXVII. Il ciel mi guardi, e per maggiore efficacia ma in linguaggio familiare, Il ciel mi guardi, scampi e liberi; dicesi ad esprimere una ferma risoluzione di non fare o pensare alcuna cosa, mostrandone quasi un senso d'aborrimento. –
Esempio: Fag. Comm. 1, 317: Mi guardi il cielo, che abbia mai potuto dubitare di vostra fede!
Definiz: § XXXVIII. O cielo! esclamazione di maraviglia, ed anche di spavento e di orrore. –
Esempio: Fag. Comm. 1, 178: O cielo! se io mi vestirò da donna, io diventerò la mia zia.
Esempio: Metast. Dramm. 6, 258: O ciel! che tenti? Quel nudo acciar ec.
Esempio: Alf. Trag. 1, 100: Vera è la fama dunque? Oh cielo! in armi Al suol natìo ec.
Definiz: § XXXIX. Per amor del cielo; maniera efficace, con la quale si prega che alcuno faccia, o non faccia, una data cosa. –
Esempio: Nell. Iac. Serv. 1, 12: Non mi far bestemmiare, per amore del cielo.
Esempio: E Nell. Iac. Vecch. 2, 27: Per amor del cielo, non vi ammazzate.
Definiz: § XL. Poffare il cielo!
V. Poffare.
Definiz: § XLI. Sa il cielo; maniera usata per affermare che una cosa è, quasi chiamando il cielo a testimonio di essa; come:
Esempio: Esempio del Compilatore Sa il cielo se io ti voglio bene, Sa il cielo se ho sofferto per te, e simili.
Definiz: § XLII. Sia lodato il cielo, Sia ringraziato il cielo, e semplicemente Lodato il cielo! Ringraziato il cielo! maniere esclamative, con le quali si manifesta il piacere che alcuna cosa desiderata sia stata fatta, o sia avvenuta. –
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 3, 2: Sia ringraziato il cielo! pur una volta vi siete raggirato intorno casa.
Esempio: E Nell. Iac. Serv. 2, 14: Sia lodato il cielo! Ora avete mostrato d'aver giudizio.
Esempio: Fag. Comm. 1, 102: O sia ringraizato (ringraziato) il cielo, ecco la Lena che torna.
Esempio: Baldov. Am. Scart. 249: Pur m'avete una volta, Lodato il ciel, da voi sbandito affatto.
Definiz: § XLIII. Tolga il cielo, ed anche Cessi il cielo; maniera esprimente desiderio vivissimo che una cosa non accada. –
Esempio: Bart. D. Op. mor. 31, 2, 145: Cessi il cielo, che mai gli venga in cuore o in mente desiderio nè pensiero d'una sì vergognosa e vile malvagità.
Esempio: Metast. Dramm. 5, 21: Ah tolga il cielo, Che alcuno in questo lido Non venga a ricercarlo.
Esempio: Alf. Trag. 2, 93: Il cielo Cessi, ch'io mai crudel mi mostri a segno, Che un sì dovuto affetto a error ti ascriva.
Definiz: § XLIV. Alzare al cielo, ed anche a' cieli e insino al cielo, una cosa o una persona, Inalzare al cielo, ed anche a' cieli e insino al cielo, una cosa o una persona, Levare, e simili, al cielo, ed anche a' cieli e insino al cielo, una cosa o una persona, vale Lodarla sommamente, in modo straordinario. –
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 104: La virtù del suo animo levarono al cielo.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 213: Era già stato messer Gentile con somme lode tolto infino al cielo.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 27: Hanno esaltato insino al cielo il nome e la maestà de' re di Francia?
Esempio: Alam. L. Op. tosc. 1, 135: O Francesco, a colui ch'al ciel ti leva Dian latte i fiumi, e gli aspri roghi amomo.
Esempio: Dav. Tac. 1, 341: Poscia vi fu chiamato il popolo romano, che lo alzava al cielo.
Definiz: § XLV. E nello stesso senso, ma con maggiore efficacia, Alzare fin sopra il cielo, o di là dal cielo, Portare e simili, fin sopra il cielo, o di là dal cielo; però sono maniere che hanno più del familiare. –
Esempio: Bemb. Lett. 2, 60: Arestemi con quella vostra maravigliosa eloquenza lodato, e sopra 'l cielo portato.
Esempio: Alam. L. Nov. 107: Se il giorno avanti l'aveva molto lodata, allora l'alzava fin sopra il cielo.
Esempio: Varch. Stor. 3, 210: Lo portavano con sommissime lodi di là dal cielo.
Definiz: § XLVI. Alzare le mani al cielo per una cosa, o solamente Alzare le mani al cielo, vale Esser contentissimo di quella cosa, quasi ringraziandone Iddio. –
Esempio: Varch. Sen. Benef. 19: Allora ci dilettano i benefizj, e n'alziamo le mani al cielo, quando chi gli dà, gli dà con discorso, e a chi gli merita.
Esempio: E Varch. Suoc. 4, 6: Io arei creduto che egli avesse alzato le mani al cielo, quando gli dissi che trovava da maritar l'Agnoletta a un giovane ricco, nobile,... ed egli non parve se ne movesse punto.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 29: Se i denti vi cascassin come il pelo,... non sol non v'affliggete, Ma alzatene ognor le mani al cielo.
Definiz: § XLVII. Andarne in cielo, o insino al cielo, per cagione di checchessia, trovasi detto per Essere sommamente lodato di esso. –
Esempio: Machiav. Disc. 76: Ne vanno con la fama infino al cielo.
Esempio: Dav. Tac. 2, 285: Tutte quelle secchezze d'Ermagora e d'Apollodoro parevano il secento, e chi avea fiato di filosofia e metteale in qualche luogo accattato nella sua diceria, n'andava in cielo per la nuova cosa.
Definiz: § XLVIII. Attaccarsi alle funi del cielo, ed anche Appiccarsi, alle funi del cielo; dicesi proverbialm. per Appigliarsi a qualsivoglia partito, anche men che ragionevole, a fine di ottenere un intento, o uscire d'un pericolo; ed anche Ricorrere alle più sofistiche e cavillose ragioni per sostenere la propria opinione. –
Esempio: Varch. Stor. 3, 239: Era tutto di Baccio Valori; il quale Baccio, che si sarebbe appiccato, come si suol dire, alle funi del cielo, andava sempre ghiribizzando qualche arzigogolo.
Esempio: Cecch. Mogl. 5, 9: Per uscir di questo pericolo e' si sarebbe attaccato alle funi del cielo.
Definiz: § XLIX. Essere come dare un pugno in cielo, parlandosi di alcuna operazione, usasi familiarm. per Essere impossibile. –
Esempio: Grazz. Rim. 1, 180: Perch'altrimenti a volergl'ire a pelo, Sarebbe come dare un pugno in cielo.
Esempio: Cecch. Dot. 3, 3: Ch'è a me come dare un pugno in cielo.
Esempio: Salv. Granch. 2, 5: Ogni altro modo era Un come voler dare un pugno in cielo.
Esempio: Vai Rim. 31: Nel resto il mondo apprenda, Che il volere una femmina ostinata Del proposito suo muovere un pelo, È proprio come dare un pugno in cielo.
Definiz: § L. Far cadere, o cascare, una cosa dal cielo, proverbialm. vale Esagerarne il pregio o la difficoltà, Metterne in grande aspettazione, coll'indugio e la difficoltà del concederla, mostrarla e simili. –
Esempio: Dat. Vegl. 222: Le quali [rarità] attrassero gran gente a rimirarle, perocchè cortesissimo era, e senza alcuna mercede alle persone civili e di qualche intelligenza non facea carestia di mostrarle; al contrario di ciò che spesso usano di fare cert'uni, che ogni loro bagattella fanno cadere dal cielo.
Definiz: § LI. Mettere in cielo una cosa o una persona o Porre in cielo una cosa o una persona, e, per maggiore efficacia di discorso, Mettere sopra i cieli una cosa o una persona, vale Lodarla sommamente, in modo straordinario. –
Esempio: Ar. Comm. 2, 132: Quando si sente lodar troppo e mettere, Come si dice, in ciel beltà di femmina,... Non si potrebbe mai fallir a credere Poco.
Esempio: Car. Lett. var. 59: Tutto il mondo discorre, e chi ci mette in cielo, e chi nell'abisso.
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 436: Cerca quanto e' può di metterle ben suso in cielo.
Esempio: Dav. Tac. 2, 285: La malignitade umana sempre le cose antiche mettere in cielo, e le presenti farle afa.
Esempio: Buonarr. Fier. 5, 5, 1: Voi celebra la gente, Voi mette 'n ciel, voi grida.
Esempio: Fag. Rim. 6, 212: Nè occor che me la metta sopra i cieli, Perchè a persuadermi tu non vali.
Definiz: § LII. Mettere alcuno nel cielo de' balordi e smemorati, trovasi detto in ischerzo per Annoverarlo tra' più grandi balordi e smemorati. –
Esempio: Bracc. R. Dial. 100: O questa sì ch'è da pigliar colle molle! E' bisognerà in questo caso mettere anche maestro Imbratta nel ciel de' balordi e smemorati.
Definiz: § LIII. Mettere la bocca in cielo o Porre la bocca in cielo, si disse per Ragionare di cosa che sorpassi la condizione umana; ovvero di cosa, della quale uno non è o non si crede competente a giudicare. –
Esempio: Mart. V. Lett. 62: Ecco per ubbidire ho posta la bocca in cielo: ora sia vostro officio di non palesare, o di scusare almeno la mia arroganza.
Definiz: § LIV. Muover cielo e terra, o Metter sottosopra il cielo e la terra, dicesi familiarmente per Adoperarsi con ogni sforzo, Adoperare ogni mezzo a fine di ottenere una cosa.
Definiz: § LV. Non dare nè in ciel nè in terra, dicesi familiarmente per Operare ed anche Discorrere senz'alcun costrutto. –
Esempio: Lipp. Malm. 5, 50: Ma quella, ch'a sentirlo è forse avvezza, Lo 'ntende un po' così per discrezione: E qui finiscon le lezion di guerra, Perch'ella non dà più nè in ciel nè in terra.
Esempio: Not. Malm. 1, 423: Non dà più nè in ciel nè in terra. È fuori di sè. Non sa quel che ella si faccia.
Esempio: Baldov. Comp. dram. 63: Infin quand'i' lagoro, Vo tra me buzzicando: Ora la rigoverna, ora la staccia; E 'n tanto in ciel nè 'n terra Non do, nè so per me quel ch'i' mi faccia.
Definiz: § LVI. Non stare nè in cielo nè in terra, detto di cosa, racconto, opinione, vale Essere strano, impossibile, contro ragione.
Definiz: § LVII. Non toccare nè ciel nè terra, lo stesso che Non dare nè in ciel nè in terra. –
Esempio: Not. Malm. 1, 423: Non dà più nè in ciel nè in terra. È fuori di sè. Non sa quel che ella si faccia. Non tocca nè ciel nè terra.
Definiz: § LVIII. Rinnegare il cielo, vale Faticare, Stentare assai in fare una cosa, per modo quasi da prorompere in bestemmie. –
Esempio: Grazz. Comm. 23: Rinnegai il cielo a condurvela.
Esempio: E Grazz. Comm. 59: Perciò che oltre all'avere a rinegare il cielo prima che mi conoscessino, non vo' dar lor di me sì tristo esempio.
Definiz: § LIX. Salire in cielo, vale Venire in somma potenza, in grande stato. –
Esempio: Albizz. R. Commiss. 2, 302: Il tempo molte cose acconcia.... Non voglia [Francesco Sforza] in questo principio salire in cielo, ma col tempo governarsi.
Esempio: Machiav. Stor. 2, 271: Il che fu una scala da poter fare salire la sua casa in cielo.
Esempio: Dav. Tac. 1, 261: Strinse due sue molto usate femmine a darle l'accusa, donando, promettendo, mostrando che, cacciata questa moglie, salirebbono in cielo.
Definiz: § LX. Toccare il ciel col dito, e trovasi anche con mano; dicesi proverbialmente per Sentire grandissimo contento d'avere ottenuto alcuna cosa fuori della propria aspettazione. –
Esempio: Franc. Son. 13: Ben ti pare aver tocco il ciel col dito.
Esempio: Cont. Rim. ined. 51: E' fu già tempo, bench'io nol mostrasse, Che il ciel toccare mi parea col dito.
Esempio: Pulc. Luc. Ciriff. Calv. 1, 96: Per veder Ilïon per veder Delo, A me parea con man toccar già il cielo.
Esempio: Gell. Sport. 2, 6: Si contenterà d'ogni cosa, anzi le parrà toccare il ciel col dito.
Esempio: Varch. Boez. 46: Quanti pensi tu, che siano quegli, a i quali parrebbe di toccare il cielo col dito, se una minima parte de' rimasuglj ed avanzaticci della tua fortuna toccasse loro?
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 2, 7: Tal riguardar che prodigo s'avventi Nuovo pesce invaghito e voglioloso Sgangheri la scarsella e piastre ruzzoli.... Dove un sultan ben scarso era soverchio, E n'avrebbe toccato il ciel col dito.
Definiz: § LXI. Raglio d'asino non arriva in cielo, o I ragli degli asini non arrivano, in cielo; proverbio adoperato a significare, che le maldicenze o imprecazioni degli uomini stolti o di niun conto non sono ascoltate, non fanno effetto. –
Esempio: Baldov. Am. scart. 250: Ed al destino Penso, che nulla importi, S'altri lo chiama autor del suo travaglio; Chè degli asini al ciel non giugne il raglio.