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1) Dizion. 5° Ed. .
MINACCIA
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MINACCIA.
Definiz: Sost. femm. Qualsivoglia atto col quale si manifesta altrui la ferma intenzione di recargli danno, sia per vendetta, sia per gastigo, o per altra ragione.
Dal lat. minaciae minaciarum. –
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 163, 14: Colui, che le parole lusinghevoli da una mano usava e da l'altra producea il signore sopra noi,... lasciò le lusinghe e usò le minacce.
Esempio: Cavalc. Pungil. 239: Conciossiecosachè la minaccia venga da cuore comunemente pieno d'ira e d'odio, certa cosa è che questo è peccato mortale.
Esempio: Passav. Specch. Penit. 171: Dicendo parole villane, ingiuriose, oltraggiose, soperchievoli, con minacce, con rimproveri, dispettando altrui.
Esempio: Vill. M. 1, 19: Per giovanile incostanza, alcuna volta con la reina, alcuna volta con i baroni, usò parole di minacce.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 134: Sì come savio, il qual sapeva niun'altra cosa le minacce essere che arme del minacciato, serrò dentro al petto suo ciò che ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 293: Conoscendo costume esser de' Greci tanto innanzi sospignersi con romori e con le minacce, quanto penavano a trovar chi loro rispondesse, ed allora non solamente umili ma vilissimi divenire, pensò ec.
Esempio: Ar. Orl. fur. 4, 70: E come se n'accorse, Con alti gridi e gran minacce accorse.
Esempio: Guicc. Stor. 3, 113: Benchè si lamentasse che il Pontefice avesse mescolato tacitamente le minacce con le persuasioni, ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 112: Tanto siàn (siamo) stati con minacce attorno Alla Franzese, che l'ha confessato Che la serva di casa ec.
Esempio: Metast. Dramm. 5, 145: Le tue minacce Atterrir non mi sanno. Uccidimi, tiranno.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 2, 453: Qui nascevano dalla parte degli affollati minacce e derisioni. Seguitava una mischia confusa, ec.
Esempio: Niccol. Poes. 2, 28: 0 chi ti strinse all'abborrito nodo, Certo sapeva ritrovar minaccia Più tremenda di morte.
Definiz: § I. Per similit. –
Esempio: Tass. Gerus. 12, 29: Vidi una tigre, che minacce ed ire Avea negli occhi, incontr'a me venire.
Definiz: § II. E figuratam. –
Esempio: S. Ag. C. D. 5, 119: Ma ciò che è morte, infino all'ultima che si chiama seconda, che non è più oltre, tutto comprese quella minaccia (di Dio).
Esempio: Petr. Rim. 2, 107: Nè minacce temer debbo di Morte, Che 'l Re sofferse con più grave pena, Per farine a seguitar costante e forte.
Esempio: Varch. Boez. 49: Ma dentro allegro e fuori, Colle sue scorte fide, L'ira del cielo e le minaccie ride.
Esempio: Pallav. Perfez. crist. 603: Godevano come d'onori,... di tutte l'onte di cui può far sue minacce il mondo.
Definiz: § III. Per estensione e poeticam. Ammonimento severo dato altrui, facendogli presentire alcun grave danno o pericolo. –
Esempio: Dant. Inf. 17: Vergogna mi fer le sue minacce.
Esempio: Cavalc. Dial. S. Greg. 54: Al quale lo santissimo Fortunato gettò una cortese minaccia, dicendo: Figliuolo, tu mi contristi, e non esaudisci me padre tuo. Non mi contristare, chè non fa per te.
Esempio: Vill. G. 6, 220: Parlò a' con giurati con savie parole, e con cortesi minacce gli con dusse la notte sotto la sua sicurtà e guardia a partirsi.
Definiz: § IV. Familiarmente e figuratam., usasi a significare Cenno, Segno, che faccia temere come prossima qualche grave malattia in alcuno.
Definiz: § V. Di minacce non temere, di promesse non godere; dicesi in proverbio, a significare che Non sempre le minacce, e le promesse hanno il loro effetto.