Lessicografia della Crusca in rete

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OMÈ.
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» OMÈ.
OMÈ.
Definiz: Interiezione ed Esclamazione usata ad esprimere commiserazione di sè stesso, delle proprie condizioni.
Da oh ed il pronome me. ‒
Esempio: Dant. Purg. 19: La mia conversione, omè! fu tarda.
Esempio: Arrighett. Avvers. Fort. volg. 46: Omè, che farò? piangerò: basta questo? no, imperocchè i fati m'apparecchiano piggiori cose.
Esempio: Pulc. L. Morg. 26, 2: O Carlo, omè! quanto sarai meschino, Quando vedrai de' nuovi casi avversi, E morto il tuo nipote e paladino!
Definiz: § Ed usato in forza di Sost., così declinabile come indeclinabile. ‒
Esempio: Bocc. Teseid. 3, 18: A quell'omè la giovinetta bella Si volse destra in su la poppa manca.
Esempio: E Bocc. Teseid. 3, 19: Nè fu nel girsen via senza pensiero Di quell'omè, e benchè giovinetta Fosse, ec.
Esempio: Fag. Comm. 6, 264: Se l'averà letta..., averà sentiti gli smiaci e gli omei, che v'avevate fitto dentro.
Esempio: Salvin. Opp. 357: Niuno Tra gli uomini peggior male si nutre Di gelosia; dà molti ella dolori Ed omei molti.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 49: Giunto del parto il sospirato giorno, Fra le solite doglie e fra gli omei, Fece ec.