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LABBRO, e poeticam$. anche LABRO
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LABBRO, e poeticam. anche LABRO.
Definiz: Sost. masc., che nel plur. fa anche Labbra, e talvolta Labra, di gen. femm. Quella parte esteriore e carnosa che forma il contorno della bocca, e ricuopre i denti: e distinguesi in Superiore ed Inferiore.
Dal lat. labrum. –
Esempio: Dant. Inf. 25: Di quel soverchio fe' naso alla faccia, E le labbra ingrossò quanto convenne.
Esempio: Vill. M. 445: Nacque in Firenze al Poggio de' Magnoli una fanciulla.... sanza naso e sanza il labbro di sopra.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 234: Con una boccuccia piccolina, le cui labbra parevan due rubinetti, sorridendo rispose: ec.
Esempio: Poliz. Rim. C. 58: Con desire aggiugnendo labro a labro, Come tutta d'amor gli ardesse l'alma.
Esempio: Ar. Orl. fur. 7, 13: Quivi due filze son di perle elette, Che chiude ed apre un bello e dolce labro.
Esempio: Tass. Gerus. 10, 2: Avido pur di sangue anco fuor tiene La lingua, e 'l sugge dalle labbra immonde (si parla di un lupo).
Esempio: Vallisn. Op. 3, 417: Labbro.... Con proprietà s'intende l'estremità della bocca, colla quale si cuoprono i denti, e si formano le parole, e s'imprimono nella faccia all'amico in segno d'amore.
Esempio: Leopard. Poes. 137: Fervidi sonanti Baci scoccavi nelle curve labbra De' tuoi bambini.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 99: Col capo alzato, con gli occhi fissi, con le labbra strette, esprimeva molto più che non avrebbe potuto far con parole.
Definiz: § I. Per estensione, e poeticam., denota la Bocca. –
Esempio: Metast. Dramm. 1, 93: O mentisci, o t'inganni, o questo labbro Senza il voto dell'alma Per uso favellò.
Esempio: E Metast. Dramm. 4, 200: Ò già deciso Del suo destin. Non si rivoca un cenno Che uscì da regio labbro.
Esempio: Parin. Poes. 229: Intanto il vago labro.... Gίa modulando i lepidi Detti nel patrio suon.
Esempio: Pindem. Poes. 196: Tra i Cherusci Prime a gridare un re fur le tue labbra.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 136: Eppur vivi contento e lieto appieno, E il riso ognor sul labbro tuo si vede.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 316: Attacca il voto e chiamala una grazia, Se d'uman labro non ascolti il suono.
Esempio: Niccol. Poes. 2, 8: Nè suoni Sopra labbro stranier vero l'oltraggio Che ec.
Esempio: E Niccol. Poes. 2, 26: Sol dal tuo labbro Il giovine infelice udir potrebbe Il consiglio fedel.
Definiz: § II. Pur figuratam., e poeticam., prendesi per Favella, Parlare. –
Esempio: Metast. Dramm. 224: Colpa è del tuo sembiante La libertà del labbro, La servitù del cor.
Esempio: E Metast. Dramm. 2, 279: Mi scopre, m'accusa, Se parla, se tace, Il labbro seguace De' moti del cor.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 115: Un reo talor dallo spavento è colto, E se il labbro negò, confessa il volto.
Esempio: Pindem. Poes. 57: Lo sguardo in sè raccolto, il parco labbro.
Esempio: Niccol. Poes. 2, 25: Mille parole intesi Che ti dettava Amore, E quel che sente il core E il labbro non può dir.
Definiz: § III. Labbra, per similit., dicesi la Estremità della vagina delle donne. –
Esempio: Cocch. R. Lez. anat. 51: L'apertura esterna della vagina è in mezzo alle due ninfe, cioè due piegature di cute sotto all'orifizio dell'uretra, e tutte queste parti poi sono rinchiuse nei labbri esterni.
Esempio: E Cocch. R. Lez. anat. 53: Nelle donne di Europa rade volte le ninfe ed il clitoride son grandi a segno d'uscire fuori delle labbra esterne.
Definiz: § IV. Labbro di fessura, di ferita, piaga, e simili, dicesi, pure per similit., il Margine, o l'Estremità, di esse. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 94: De' labbri della fessura (del tronco da innestare a marza) tolta via ogni lanugine, se vi fosse, con la punta d'un piccolo coltello aguto ficcheravi entro il rampollo.
Esempio: Bart. D. Vit. Bellarm. 1, 99: Trovò.... la piaga già rincarnata e con le labbra sì da presso ad essere interamente unite, che in meno di quattro giorni appresso l'ebbe.... saldata.
Esempio: Zamb. Esper. 9: Ripuliti i labbri della ferita con una spugna molle d'acqua fresca, la ricucii.
Esempio: Targ. Viagg. 3, 386: In queste croci osservai che le labbra, per dir così, della ferita, erano per tutti quanti i versi rigonfiate.
Definiz: § V. Labbro, altresì per similit., denota l'Orlo estremo di molte cose, come di vaso, pila, fiore, fosso, valle, e simili. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 180: Altri il vaso, come detto è, d'entro e di fuori impeciato, in pozzo pongono, sì che solamente le labbra soprastieno.
Esempio: Vinc. Mot. Mis. acq. 294: La superficie dell'acqua nel vaso più vicino al centro del mondo è più elevata sopra li labbri del suo vaso, che ec.
Esempio: Dav. Colt. 508: Spicca le labbra della buccia dall'osso, che, essendo in succhio, sarà agevole.
Esempio: Bentiv. G. Guerr. Fiandr. 1, 354: Pioveva intanto dalla città una fiera tempesta di moschettate, di fuochi e di cannonate contro di loro, fermati allo scoperto con gli squadroni su 'l labro del fosso.
Esempio: Baldin. Decenn. 5, 375: I labbri delle medesime pile [dell'acquasanta] per la gran frequenza de' popoli eran rimasi alquanto consumati.
Esempio: Magal. Sagg. nat. esp. 50: Sia lavorata in modo (la bocca della canna di cristallo), con orlare o spianare il taglio de' labbri, che si possa sicuramente chiudere colle dita.
Esempio: Salvin. Esiod. 113: Sola ivi la Speranza nelle celle Infrangibili dentro si rimase Sotto le labbra del coppo, nè fuore Svolò.
Esempio: Vallisn. Op. 3, 417: Labbro. I botanici l'applicano alle parti rivoltate e rilevate del fiore. S'intende anche per l'orlo o per l'estremità superiore di qualche vaso.
Esempio: E Vallisn. Op. appr.: Si chiamano labbri pure i margini o le ripe dell'estrema bocca di una fossa, di un fonte, di un fiume, ec.
Esempio: Grand. Relaz. Fucecch. 7, 163: I fiumi, che dalle pendici de' monti si portano al labbro del padule con una tale velocità, ec.
Esempio: Perell. Relaz. Cont. 6, 219: Si fossero valuti del beneficio delle torbide, per rialzare i terreni situati nel labro delle valli.
Definiz: § VI. Labbro di Venere, è il nome di una Specie di cardo che nasce lungo i fiumi, detto anche Cardo salvatico, e dai Botanici Dipsacus silvestris; ma trovasi anche pel Cardo da cardare, o da lanaiuoli, detto dai Botanici Dipsacus fullonum. –
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: E la piaga si lavi con decozione di labbro di Venere, fatta in vino bruschetto.
Esempio: Mattiol. Disc. 2, 698: Il dissaco, il qual chiamano labro di Venere, è notissimo in tutta Italia, e massime in tutti quei luoghi dove si lavora di lana. Imperochè con la ricciuta testa, che produce egli con ritorte spine nelle sommità de i fusti, si cardano i panni e le berrette per trarne fuori il pelo. Chiamasi volgarmente in Toscana cardo.
Esempio: Vallisn. Op. 3, 417: Labbro di Venere dicono i Botanici ad una sorta di erba che ha le foglie spinose e ruvide.
Definiz: § VII. Labbro leporino. –
V. Leporino.
Definiz: § VIII. A fior di labbra. –
V. Fiore, § XLIX.
Definiz: § IX. Aprire il labbro, Schiudere, il labbro, usasi poeticam. per Rompere il silenzio, Mettersi a parlare; anche con un compimento. –
Esempio: Niccol. Arnal. 1, 4: Schiuder lo veggo A tremenda risposta il labbro audace, Che incenerisce colla sua parola.
Definiz: § X. Arricciar le labbra. –
V. Arricciare, § IV.
Definiz: § XI. Avere il cuore sulle labbra. –
V. Cuore, § LXVII.
Definiz: § XII. Avere sempre sulle labbra, e poeticam. anche avere sempre fra i labbri o fra le labbra, riferito a parola, nome, e simili, vale Ripetere ad ogni momento. –
Esempio: Metast. Dramm. 2, 91: Ognor piangendo Il suo Megacle chiama: a tutti il chiede, Lo vuol da tutti: e fra' suoi labbri, come Altro non sappia dir, sempre à quel nome.
Esempio: E Metast. Dramm. 3, 212: Quell'infelice T'amò più di se stesso; avea fra' labbri Sempre il tuo nome: impallidia qualora Si parlava di te.
Definiz: § XIII. Bagnare le labbra, o Bagnarsi, le labbra. –
V. Bagnare, § V.
Definiz: § XIV. Brunire co' labbri i sassi. –
V. Brunire, § V.
Definiz: § XV. Chiuder le labbra a qualche cosa, vale, poeticam., Tacerla, Non dirla. –
Esempio: Dant. Inf. 16: Sempre a quel ver ch'ha faccia di menzogna De' l'uom chiuder le labbra quant'ei puote, Però che senza colpa fa vergogna.
Definiz: § XVI. Mettere le labbra in molle, vale Bevere di un liquido. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 22, 12: Non avea messo ancor le labra in molle, Ch'un villanel che v'era ascoso appresso, Sbuca fuor d'una macchia.
Definiz: § XVII. Morder le labbra, e, più spesso, Mordersi le labbra, dicesi figuratam. per Corrucciarsi, Adirarsi, fortemente, di qualche cosa, Mostrarne dispetto. –
Esempio: Tass. Gerus. 4, 1: Il gran nemico dell'umane genti Contra i Cristiani i lividi occhi torse; E lor veggendo alle bell'opre intenti, Ambo le labbra per furor si morse.
Esempio: E Tass. Gerus. 7, 87: Le labbra il crudo per furor si morse.
Esempio: E Tass. Lett. 1, 268: Le quali (scritture) chiariranno il mondo, ch'io non sono nè tristo nè matto nè ignorante, e faranno morder le labbra a quel tristo ferrarese che con tante falsità ha proccurato d'infamarmi.
Esempio: Parin. Poes. 29: Fisa i lumi allo speglio, e vedrai quivi Non di rado il Signor morder le labbra Impaziente, ed arrossir nel viso.
Definiz: § XVIII. Spiccare le labbra, trovasi per Aprirle a fine di parlare. –
Esempio: Nov. ant. B. 135: Più tosto morto che vivo dimostrava, ed a pena potendo le labbra spiccar, disse: ec.
Definiz: § XIX. Stringer le labbra, vale Comprimerle fortemente insieme, per effetto di maraviglia, di stupore, o di profonda attenzione. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 10, 4: Io vi vo' dire, e far di maraviglia Stringer le labra ed inarcar le ciglia.
Definiz: § XX. Tenere i labbri chiusi, stretti, e simili, vale Tacere. –
Esempio: Bern. Orl. 41, 2: Dirò che quando egli hanno anche ciarlato, Meglio era lor tenere i labbri stretti.
Esempio: Tass. Gerus. 13, 30: Chiamato da Goffredo, indugia, e scuse Trova all'indugio.... Pur va, ma lento e tien le labbra chiuse.