Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
AVERE
Apri Voce completa

pag.867


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 5 ° Ed.
» AVERE
Dizion. 5 ° Ed.
AVERE.
Definiz: Questo Verbo, oltre il suo particolar significato di Possedere, Tenere, e simili, servendo d'ausiliare per coniugare altri Verbi e se stesso, e di più facendo quasi sinonimia con Essere, si dividerà, per amor d'ordine e di chiarezza, in tre temi. Primo, nel suo senso particolare sopraccennato; Secondo, come sinonimo in qualche modo con Essere; Terzo, come ausiliare a coniugar sè e gli altri Verbi. I modi, di che è assai ricco, gli verremo registrando secondo il metodo per gli altri Verbi tenuto, cioè ponendoli in fine de' respettivi temi. Quelle poi tra le forme antiquate, che son rimaste al linguaggio poetico, le abbiamo registrate qui appresso, facendole precedere ad ogni altra cosa.
Definiz: § I. Al Presente dell'Indicativo. Aggio, Have o Ave, Aggiamo, Avemo. –
Esempio: Rim. ant. F. Rinald. Aquin. 1, 212: Ond'io mi vo' provare Di dir lo mal ch'i' aggio.
Esempio: Dant. Inf. 22: E Libicocco: troppo avem sofferto, Disse, e presegli il braccio col runciglio.
Esempio: E Dant. Inf. 23: Noi gli avem già dietro; Io gl'immagino sì, che già gli sento.
Esempio: E Dant. Rim. 97: Lo cielo, che non have altro difetto Che d'aver lei, al suo Signor la chiede.
Esempio: Petr. Rim. 1, 9: Ma del misero stato, ove noi semo Condotte dalla vita altra serena, Un sol conforto, e della morte, avemo.
Esempio: E Petr. Rim. 1, 21: V'aggio profferto il cor, ma a voi non piace Mirar sì basso.
Esempio: E Petr. Rim. 1, 35: Quanto 'l sol gira, amor più caro pegno, Donna, di noi non ave.
Esempio: Bocc. Filostr. 4, 122: Se di là s'ama, sì come udit'aggio Alcuna volta dir che vi si face.
Definiz: § II. All'Imperfetto. Avia, Avei, Avia, Avieno. –
Esempio: Fr. Guitt. Rim. 1, 12: Quanto Dio, sua mercè, dato m'avia Di senno, di coraggio e di podere.
Esempio: Dant. Inf. 22: Ma però di levarsi era nïente, Sì avieno inviscate l'ale sue.
Esempio: E Dant. Inf. 30: Quando tu andavi Al fuoco, non l'avei tu così presto; Ma sì e più l'avei quando coniavi.
Esempio: Petr. Rim. 2, 197: Quel dolce nodo Mi piacque assai, ch'intorno al core avei.
Esempio: Bocc. Rim. 75: I' non avia provato ancora quanto Le 'nvisibili fiamme son cocenti.
Esempio: E Bocc. Teseid. 9, 4: Ella avia poc'avanti visitati Gli regni scuri dell'ardente Dite.
Esempio: Pulc. L. Morg. 5, 36: E già sei giorni cavalcato avia.
Esempio: Ar. Orl. fur. 10, 22: Al nome di Bireno, Rispondean gli antri, che pietà n'avieno.
Esempio: Alam. L. Gir. 11, 90: Nè da principio volontade avia D'esser seco assai tempo.
Esempio: E Alam. L. Op. tosc. 1, 43: Ma del cinghial che tolse ogni tua pace, Più che d'altro parlar, dolore avei.
Esempio: Varch. Boez. 115: Ritornerà quella che or cerchi strada, Ch'avei smarrita prima.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 41: Ciò che i prischi Suevi e i Reti avieno.
Definiz: § III. Al Perfetto. Ebbono. –
Esempio: Vill. G. 3, 163: Come i Fiorentini assediaro ed ebbono il forte castello di Monte Accianico.
Esempio: Pucc. A. Centil. 16, 66: Ed ebbon per battaglia il castel forte.
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 69: Ove ebbon grato e buono alloggiamento.
Definiz: § IV. Al Futuro. Averò, Averai, Averà, Averemo, Averete, Averanno. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 266: Stringendo ed abbracciando, Sì n'averem sollaccio.
Esempio: Barber. Docum. Am. 354: Ed averete tanto, Quanto cherer saprete.
Esempio: Bocc. Filostr. 4, 153: Ma se tu m'averai liberamente, Tosto si spegnerà l'ardente face.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 21, 80: Che di nobil rossore Ne saran tinti, e n'averanno affanno.
Esempio: E Forteguerr. Ricciard. 23, 78: Nè turbato o rio Averò il mare, nè il vento crudele.
Definiz: § V. All'Imperativo. Aggi, Aggia, Aggiate, Aggiano. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 769: Aggia il cor semplicitate, Ed il corpo castitate.
Esempio: Dant. Purg. 55: Ed aggi a mente, quando tu le scrivi, Di non celar qual hai vista la pianta.
Esempio: E Dant. Rim. sacr. 343: Aggi pietate de' miei gravi errori.
Esempio: Petr. Rim. 2, 258: Però, signor mio caro, aggiate cura, Che similmente non avvegna a voi.
Esempio: Alam. L. Gir. 14, 136: Ma poi ch'esser non può, n'aggian quel duolo, Che aver si può maggior.
Esempio: Car. Eneid. 5, 496: Aggiate voi, generosi garzoni, i pregj vostri.
Definiz: § VI. Al Congiuntivo. Aggia, Aggi, Aggia, Aggiamo, Aggiate, Aggiano. –
Esempio: Dant. Purg. 6: Giusto giudicio dalle stelle caggia Sopra il tuo sangue, e sia nuovo ed aperto, Tal che il tuo successor temenza n'aggia.
Esempio: E Dant. Parad. 5: Ma non so chi tu se', nè perchè aggi, Anima degna, il grado della spera, Che si vela a' mortai con gli altrui raggi.
Esempio: E Dant. Rim. 210: Disvelato v'ho, donne, in alcun membro La viltà della gente che vi mira, Perchè gli aggiate in ira.
Esempio: Alam. L. Colt. 1, 612: Cercando vada Qual han le piante sua patria più cara, Qual aggian qualità.
Esempio: E Alam. L. Gir. 4, 18: E pur ch'aggia di voi novelle liete, M'obbligo ad aspettar bramoso e 'ntento Tre giorni interi.
Esempio: E Alam. L. Gir. 5, 60: Che sì lunge non è la compagnia, Che tosto non l'aggiam per la boscaglia.
Esempio: Car. Eneid. 12, 318: Io vo' ch'ambi del pari Questi popoli invitti aggian tra loro Governo e leggi eguali.
Definiz: § VII. Al Condizionale. Averei, Averesti, Averebbe, Averemmo, Avereste, Averebbero o Averebbono, Averia, Averia, Averiano o Averieno. –
Esempio: Rim. ant. F. Urbic. Bon. 1, 522: Voi n'avereste gran doglienza al core.
Esempio: Dant. Inf. 3: E dietro le venia sì lunga tratta Di gente, ch'io non averei creduto, Che morte tanta n'avesse disfatta.
Esempio: E Dant. Inf. 13: S'egli avesse potuto creder prima,.... Non averebbe in te la man distesa.
Esempio: E Dant. Inf. 19: Sì forte guizzavan le giunte, Che spezzate averian ritorte e strambe.
Esempio: E Dant. Inf. 31: Dal mezzo in giù ne mostrava ben tanto Di sopra, che di giungere alla chioma Tre Frison s'averian dato mal vanto.
Esempio: Barber. Regg. Donn. 74: Non averesti ancora quel che hai.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 15, 11: Risparmiato avereste il pianto vostro.
Definiz: AVERE. Tema primo. Possedere, Tenere in sua proprietà.
Dal lat. habere. –
Esempio: Cavalc. Att. Apost. 27: Argento ed oro non abbo che darti, ma ti do quello che io hoe.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 150: Ordinò con una sua fante, che Federigo le venisse a parlare ad un luogo molto bello che il detto Gianni avea in Camerata.
Esempio: Cellin. Vit. 15: In cambio di darci qualche somma di denari, perchè non n'aveva, ci dette la sua benedizione.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 22: E' mi avvenne Una disgrazia grande: il mio muletto, Che mi si straccò sotto. G. Voi dovete Avere una bestiaccia molto debole.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 149: Oh quanti scudi ha questa Vedova, che ne va così ristretta!
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 248: Dissi che mandassino A veder in sul banco,.... dov'io avevo un credito Di diecimila scudi, e facevo obbligo, Dandomi Livia, di comprarne stabili.
Definiz: § I. E usato assolutam. vale Aver delle facoltà, Posseder de' beni. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 169: Crescendo la pecunia, e' cresce l'amore di piue avere.
Esempio: Lenz. Diar. 32: Non ricco è quel che di molto oro è pieno, Ma chi poco ha, e desidera meno.
Esempio: Monald. Diar. 347: Ogni buon cittadino che avesse, sarebbe stato cacciato di casa sua.
Definiz: § II. Onde i proverbj: Chi non ha, non è; Chi più ha, più vuole. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 169: Onde lo proverbio: Chi più ha, più vuole.
Esempio: Nell. Iac. Vilupp. 3, 17: In questo mondo non sono stimati se non i ricchi. C. L'è così la faccenda: Chi non ha, non è.
Esempio: Papin. Lez. Burch. 97: Il sublime cigno di Venosa nobilmente cantò: Tanti quantum habeas sis; lo che risponde al nostro volgar motto: Chi non ha, non è.
Definiz: § III. Riferito alle qualità dell'animo o del corpo. –
Esempio: Dant. Rim. 105: Ed avea seco umiltà sì verace, Che parea che dicesse; io sono in pace.
Esempio: Docum. Miliz. ital. 237: Avendosi da sperare che lo nuovo re di Francia non abbia quello animo (che) avea l'altro re.
Esempio: Cellin. Vit. 58: Questo [cavallo] aveva i peli lunghi più di quattro dita.
Esempio: E Cellin. Vit. 67: Questo ditto giovane aveva maravigliosissimo ingegno poetico, e cognizione di buone lettere latine.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 183: Aveva seco il famiglio, che ha braccia da remi.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 386: Oh! voi avete pur poca pazienza!
Definiz: § IV. E riferito alle affezioni e passioni dell'animo. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. Genes. 30: Non avrà astio l'uno dell'altro.
Esempio: E Fr. Giord. Pred. 1, 290: Così fa Iddio; ha compassione a te, non ti vuole così tormentare.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 23: Nè vaghezza di preda, nè odio che io abbia contra di voi, mi fece partir di Cipri.
Esempio: Libr. Prov. 53: Chi vuole tosto arricchire, ed hae invidia agli altri, non s'accorge che gli viene addosso povertà.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 2, 28: La qual cosa rimettemmo in lui; tanta è la fede che gli portiamo, e l'amore che sappiamo ch'egli ha a noi.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 1, 11: Il padre mio, che d'aver libri ha boria, Comprolla da un pastor del Casentino.
Definiz: § V. E riferito ai bisogni del corpo. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 16, 98: Ma ricerchiamo un po' dell'osteria, Chè ho fame e sete, e mi muoio di sonno.
Definiz: § VI. E riferito ai mali che travagliano il corpo. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 150: Ma la non si riposa dì nè notte, E dice ch'ha un grand'affanno al core.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 194: Dicon ch'e' ci viene Per veder s'una monaca.... il potessi guarire D'un pochetto di lebbra ch'egli ha Così per tutto sotto e' panni.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 261: Se tu avessi mai la febbre o il canchero, Quest'uomo è atto a guarirti.
Definiz: § VII. E usato assolutam., riferendosi sempre a qualunque causa che travagli l'animo o il corpo. –
Esempio: Dant. Inf. 33: Ed Anselmuccio mio Disse: tu guardi sì, padre, che hai?
Esempio: Bocc. Decam. 6, 245: Che avesti, Anichino? duolti così, ch'io ti vinco?
Esempio: E Bocc. Decam. 6, 296: Or che avesti, che fai cotal viso?
Esempio: Cellin. Vit. 94: Dissi al mio amico, che quel che io avevo, che mi dava quel gran travaglio, in modo nessuno non gliel potevo dire.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 219: Che hai tu? tu mi par morto.
Definiz: § VIII. Riferito all'età di persona o di cosa. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 18: Che tempo avea [la bambina]? N. Un duoi anni, vel circa.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 221: Ma io, mosso da compassione Di quel povero putto, che doveva Allora aver circa sett'anni,.... disegnai di fuggirmi Con esso a casa, e salvarlo.
Definiz: § IX. Riferito alle qualità e proprietà delle cose. –
Esempio: Varch. Stor. 2, 55: Le mura di Firenze.... sono grosse tre braccia e mezzo, senza lo spazio lo quale occupano i barbacani, che elleno per maggior fortezza e bellezza hanno dalla parte di fuori.
Esempio: Tass. Gerus. 16, 2: Per l'entrata maggior, perocchè cento L'ampio albergo n'avea, passar costoro.
Definiz: § X. Detto di regni, provincie, città, vale Tenerle sotto il proprio dominio. –
Esempio: Nov. ant. B. 3: Disse [il lapidario all'Imperatore]: Messere, questa pietra vale la miglior cittade che voi avete. Prese l'altra, e disse: Questa vale la miglior provincia che voi avete.
Definiz: § XI. Trovasi usato anche per Abitarle, Dimorarvi. –
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 15: La città di Roma, siccome io ho inteso e trovato, fondarono e ebbono al cominciamento uomini troiani.
Esempio: E Fr. Bart. Sallust. 149: Quali uomini al cominciamento ebbono Affrica, e chi poi vi vennono.
Definiz: § XII. E detto di persona, vale Tenerla in suo potere o dominio, al suo piacere o servigio. –
Esempio: Bocc. Decam. 6, 104: Aveva frate Cipolla un suo fante, il quale alcuni chiamavano Guccio Balena.
Esempio: Ar. Orl. fur. 42, 44: Sempre ha in memoria, e mai non se gli tolle, Ch'averla mille volte avea potuto.
Esempio: Bemb. Rim. 103: Ond'io ringrazio Amore, Che m'ebbe poco men fin da le fasce.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 394: Oltr'a ciò gli ha un famiglio. Lassate ch'e' lo tenga.
Definiz: § XIII. E detto pure di persona, della quale si enunci la qualità o condizione, serve ad esprimere il rapporto tra l'una persona e l'altra. –
Esempio: Cellin. Vit. 41: Aveva questo Paolino una sua sorella,.... qual penso io che mai Faustina fussi sì bella.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 168: Ricordomi.... aver sentitogli Dire che aveva in Forlì, e non in Imola, Un suo cognato; so ben che era medico.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 2, 165: Hai tu sentito dire Mai, che messer Teodoro ebbe già Un fratello?
Definiz: § XIV. Per Portare allato, addosso, Tenere presso di sè. –
Esempio: Dant. Inf. 16: Io aveva una corda intorno cinta.
Esempio: Cellin. Vit. 30: Io che mi trovavo infiammato, messi mano a un piccol coltello che io avevo, dicendo ec.
Esempio: E Cellin. Vit. 108: Saprestimi tu dire chi di quelli me l'ha morto? il ditto Giovanni disse che sì, e che gli era un di quelli che aveva uno spadone a dua mane.
Definiz: § XV. Aver checchessia d'altri, vale Ritenerlo. –
Esempio: Cellin. Vit. 119: Preso il cane, costui mi rese d'oro e di argento e di anelletti quel che gli aveva di mio, e venticinque scudi da vantaggio.
Definiz: § XVI. Per Avere in pronto, o all'uopo. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 17: Io non so che mi fare Di lei; non ho dove metterla, e quando L'avessi ec.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 65: L'arte nostra [la medicina] ha validissimi Remedj circa questo.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 307: Ora s'ha a comparire, e non volendone Venir d'accordo, io ho compagni commodi.
Definiz: § XVII. Per Acquistare, Comprare, Procacciarsi comecchessia. –
Esempio: Sacch. Nov. 2, 174: Poteva avere nel Canestruccio una casa per un pezzo di pane.
Esempio: Rep. Fir. Lett. Istr. 25, 157: Il pregio [del sale] vuole esser quello, per lo quale il nostro Comune lo soleva per l'adrieto avere.
Esempio: Vespas. Vit. Uom. ill. 474: Plinio intero non era in Firenze,.... Nicolao sapeva che n'era uno a Lubecchi,.... e ordinò che Cosimo facesse d'averlo; e così fece.
Esempio: Cellin. Vit. 53: Questi tali cercatori [di cose antiche] da que' tali villani avevano alcuna volta per pochissimi danari di queste cose ditte.
Definiz: § XVIII. Per Conseguire, Ottenere. –
Esempio: Cat. Cost. volg. 153: Abbi a mente di osservare i miei comandamenti;.... se tu non gli avrai in dispregio, molti beni n'avrai.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 246: Darebbe opera a fare che egli il suo piacere avrebbe.
Esempio: Cellin. Vit. 121: Sappi Vostra Santità che io non lo chiesi [l'ufizio del Piombo] con intenzione d'averlo.
Esempio: E Cellin. Vit.133: Sicchè, monsignori, fate tutto quel che voi potete, chè altro non arete da me che e' cinquecento scudi.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 40: Se bene Egli ed ella m'avevano pregata Ch'io gli lasciassi ragionare insieme, Io nol volli mai far, se non quand'io Viddi che Lando l'arebbe [la fanciulla], e ch'io intesi Che la padrona non era contenta.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 243: Di già procuravasi Di farmi aver in Pisa un'ordinaria (una lettura ordinaria) Di medicina in Sapïenza.
Definiz: § XIX. Per Avere in sorte. –
Esempio: Machiav. Disc. 178: Sendo oltra di questo gli appetiti umani insaziabili, perchè hanno dalla natura di potere e volere desiderare ogni cosa, e dalla fortuna di poter conseguirne poche.
Esempio: Bald. Vers. 78: O te felice, o fortunato a pieno D'augusto genitore augusto figlio, Ch'avrai dal ciel col cenno e con la destra Non sol regger l'Iberia ec.
Definiz: § XX. Per Conquistare, Occupare. –
Esempio: Vill. G. 747: Venne diritto a Lungara,.... credendola avere per battaglia.
Esempio: Ar. Orl. fur. 16, 37: Che s'altre volte quelli uscendo fuori Di Zibettaro e dell'erculeo segno, Riportar prede dall'isole vostre, Che faran or, s'avran le terre nostre?
Esempio: Car. Eneid. 7, 451: Ecco han del Tebro La desiata foce.
Definiz: XXI. E detto di persona, vale Impadronirsene, Averla in suo potere. –
Esempio: Cellin. Vit. 144: Il Papa infuriato commesse al Governatore, ch'era quivi alla presenza, che mi pigliassi,.... e che facessi ogni diligenza per avermi.
Esempio: E Cellin. Vit. 175: Per la qual cosa il bargello cognobbe di non mi poter avere in altro modo che quel che io avevo detto.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 208: A me bisogna (Volendo averli tutt'a duoi a man salva) Mostrar di non aver notizia alcuna Di questo fatto.
Definiz: § XXII. Per Ricevere. –
Esempio: Docum. Miliz. ital. 35: E che essi capitani niuno salario abbiano da le dette Leghe, o vero da alcuna di esse.
Esempio: E Docum. Miliz. ital. 420: Però non gli raccozzerai mai insieme [i soldati], se tu non hai nostre lettere.
Esempio: Cellin. Vit. 43: Gli donò in un fazzoletto cento scudi d'oro di Camera, e disse: partigli in modo, che lui ne abbia la sua parte.
Esempio: E Cellin. Vit. 90: Iscavalcato a casa sua, ce n'andammo in piazza, dov'io ebbi nuove che il mio fratello era vivo.
Esempio: Red. Lett. 3, 13: Se avanti al serrar delle lettere io l'averò [la lettera], la includerò qui.
Definiz: § XXIII. E detto d'un colpo, d'una percossa, d'un insulto qualunque. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 334: Intrò dentro, e volendo dividere i ciechi, ebbe d'una mazza nel viso.
Definiz: § XXIV. Per Aver notizia, avviso, Sapere, Intendere; usato più spesso assolutam. –
Esempio: Vill. G. 892: Per lettera di nostri cittadini degni di fede, che erano in que' paesi, si ebbe come a Sibastia piovvono grandissima quantità di vermini.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 199: Donna, io ho avuto da lui, che egli non ci può esser di qui domane.
Esempio: Capp. N. Comment. 52 t.: Risposi loro, che al fatto del danaio io avevo avuto dai Dieci, che fra tre dì pagherebbono Micheletto.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 13, 14: Abbiamo di buon luogo, e' nostri nimici volere venire in quello luogo per vincerlo.
Esempio: E Rep. Fir. Lett. Istr. 30, 178: Essendo presente, più facilmente ora per ora arai il vero d'ogni mutazione, e potera'ne dare notizia alli nostri successori.
Definiz: § XXV. Per Annoverare, Contenere, Accogliere in sè. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 202: Il quale si crede che sia il più ricco prelato di sue entrate, che abbia la Chiesa.
Esempio: Cas. Rim. 1, 37: L'aspra sua doglia al corpo insano, Poi ch'Adria m'ebbe, è men noiosa in parte.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 240: La dolcissima Favella vostra ha oggi e scuole pubbliche, Ed accademie favorite e nobili.
Definiz: § XXVI. Per Tenere. –
Esempio: Cellin. Vit. 142: Avevo la bottega in Banchi.
Esempio: Car. Eneid. 4, 746: Silvia, una giovinetta sua figliuola, L'avea [il cervo] per suo trastullo, e con gran cura Di fior l'inghirlandava, il pettinava, Lo lavava sovente.
Definiz: § XXVII. Per Trovare, Incontrare. –
Esempio: Monald. Diar. 341: Punirono col fuoco le dette case, ove non ebbero alcun contrasto.
Esempio: Docum. Miliz. ital. 437: Ci maravigliamo assai che.... ci abbiate mostro tanto disagio e tante difficultà che voi sete per avere, mediante questa ordinanza.
Definiz: § XXVIII. Avere alcuno, e più spesso Avere a sè alcuno, vale Chiamarlo, Farlo venire presso di sè. –
Esempio: Nov. ant. C. 11: Mandò per questo Greco, ed ebbelo in loco secreto.
Esempio: E Nov. ant. B. 69: Il re cominciò a ridere, e incontanente ebbe uno della sua famiglia, e mandò a sapere della contenzione di questi due ciechi.
Esempio: Fr. Giord. Pred. 82: Allora Gostantino ebbe il papa a sè, e dissegli questo fatto.
Esempio: Cronichett. Mannell. 13: Egli ebbe gli strolaghi suoi, e disse loro questi sogni.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 230: Una sera ebbe due contadini, e pregolli fussino con lui.
Definiz: § XXIX. Avere, detto più comunemente di denari per rispetto a cosa venduta, vale Ritrarre, Ricavare. –
Esempio: Capit. Comp. Orsam. 2, 11: Debbiano scrivere [i camarlinghi] ad intrata in uno libro da una parte tutti li danari..... che s'avranno delli candelotti.
Esempio: Cellin. Vit. 66: Fu talvolta che di uno di questi anelletti, solo delle mie fatture, ne ebbi più di quaranta scudi.
Definiz: § XXX. E per rispetto alla propria opera, o ad un servigio qualunque, vale Guadagnare, Aver di mercede, di salario. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 360: I' non vo' metterlo [il figliuolo] A bottega, so dir, ad aver dodici Quattrini, e far dodici mesi l'asino, E Dio sa a chi.
Definiz: § XXXI. Avere, vale anco Reputare, Stimare. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 75: Quando nel verno si trovasse una rosa, e fosse in mezzo del verno, sarebbe avuta preziosa.
Esempio: S. Bern. Cosc. 80: Come nel conversare con lo prossimo è necessario la esaminazione de' suoi difetti, e sempre avere altrui migliore di sè.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 159: Quale avete voi che sia la più preziosa pietra?
Esempio: Bern. Orl. 34, 66: Quella gente villana; Che ci ha sì vili e ci stima sì poco.
Definiz: § XXXII. Avere un'arte, una professione, una lingua e simili, vale Conoscerla, Saperla. –
Esempio: Dant. Conv. 80: Lo latino molte cose manifesta concepute nella mente, che il volgare fare non può, siccome sanno quelli che hanno l'uno e l'altro sermone.
Esempio: Fr. Giord. Pred. 15: Quegli che ha l'arte del saettare, tutto dì darà nel segnale;.... ma quegli che non ha l'arte, di mille colpi non farà uno bene.
Esempio: Cic. Ufic. 48 t.: Questi Catuli si stimava che avessino ottimamente la lingua latina.
Esempio: Cellin. Vit. 6: Volendo fare bene detta arte, bisogna avere alquanto di musica e buon disegno.
Esempio: Ambr. Cofan. 2, 2: Ascoltami: Ha' tu la lingua spagnuola?
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 9, 258: Non avendo molto disegno, tutto quello che fece fu con invenzione e disegno di Sandro Botticello.
Definiz: § XXXIII. Avere, congiunto ad un Infinito per mezzo della preposizione A o Da, accenna tempo futuro nell'azione significata da quell'Infinito. –
Esempio: Dant. Purg. 24: Non hanno molto a volger quelle ruote, (E drizzò gli occhi al ciel), ch'a te fia chiaro Ciò che il mio dir più dichiarar non puote.
Definiz: § XXXIV. Avere avere, o ad avere, o da avere, vale Dover avere, Essere creditore; ed usasi anche assolutam. –
Esempio: Stef. March. Istor. 7, 3: Per pagare chi avea avere, convenne loro vendere, anzi non vendere ma gittare, la mercanzia loro.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 87: Lasciatevi pensare a chi ha avere.
Esempio: Cellin. Vit. 143: Quel mio compagno più e più volte gli aveva chiesto certi denari, ch'egli aveva aver da lui.
Definiz: § XXXV. Avere, parimente congiunto ad un Infinito per mezzo della preposizione A o Da, come Avere a fare, a dire, e simili, vale Dovere, Essere in obbligo, Esser costretto, di far checchessia. –
Esempio: S. Gir. Grad. 11: San Basilio disse che l'anima di ciascuno, in quanto può, interamente hae ad amare lo suo prossimo.
Esempio: Docum. Miliz. ital. 415: Le quali cose e armi hanno a servire ad armare la podesteria di Poggibonsi.
Esempio: Guicc. Stor. 2, 154: Con i danari nostri, con i quali avremo a supplire a tutte le prodigalità e disordini suoi [del Re].
Esempio: Cellin. Vit. 54: Questo [cammeo] era di tanta bellezza e di tanta virtù ben fatto, che il nostro gran Michelagnolo ebbe a dire, non aver mai veduto cosa tanto maravigliosa.
Esempio: E Cellin. Vit. 221: No, disse Crespino; tu sei il virtuoso Benvenuto, e benissimo ti cognosco, e ti ho a menare in Castel Sant'Agnolo.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. volg. 13, 56: Se l'arme s'han da dare al proprio erede,.... La parte mia già si ritira e cede.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 25: Facendo le viste che avessimo da scrivere a Roma.
Esempio: E Car. Lett. fam. 1, 27: Non parlavano, per non aver a dar conto della loro ignoranza.
Definiz: § XXXVI. E congiunto con l'Infinito di Verbi neutri. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 1, 57: Ma io per imitarlo già non sono, Che lasci tanto ben che m'è concesso, E ch'a doler poi m'abbia di me stesso.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 122: Ciò ch'io ho alla fine Ha da esser di lei e dei figliuoli.
Esempio: Soder. Cult. Ort. 253: Si può ancora del mese d'ottobre porre il ramerino,.... avendo ben vangato e tritato il terreno dove ha a stare.
Esempio: E Soder. Cult. Ort. 264: Ed in capo a due anni cavati con diligenza, si traspongano a dove hanno a stare.
Esempio: Red. Lett. 3, 8: Credo fermamente, che V. S. Illustrissima abbia da rimaner consolata.
Definiz: § XXXVII. Avere, nella medesima forma, vale anche Esser vicino, Essere in procinto, Poco mancare che una cosa avvenga o si faccia; ed usasi per lo più al passato. –
Esempio: Carl. Svin. 11: Al nominar ch'ei fece il dio degli orti, Tutti quei svinatori Ebbero per le risa a cader morti.
Esempio: E Carl. Svin. 18: Fama è che in quell'istante La gran brigata desse in cotal riso, Che le nascose stelle N'ebbero ad assordir.
Definiz: § XXXVIII. Avere, congiunto parimente ad un Infinito per mezzo della preposizione A, vale talora Avere in sorte, Imbattersi. –
Esempio: Bellinc. Rim. 75 t.: Simonide poeta ebbe a trovare Un corpo morto al mar in su la riva, E per pietà lo volse sotterrare.
Esempio: Bemb. Rim. 108: Se stata foste voi nel colle ideo Tra le dive che Pari a mirar ebbe.
Definiz: § XXXIX. Avere, precedente agl'Infiniti de' Verbi colla particella Che, come Aver che fare, Aver che leggere, Aver che mangiare ec., forma locuzione significante Aver cose da fare, cose da leggere, cose da mangiare. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett.: Intendete che non vi scrissi, perchè non ebbi che scrivere.
Esempio: Fr. Giord. Pred. R.: Erano cotanto poveri, che gran parte del tempo non aveano che mangiare.
Esempio: S. Bern. Contempl. 23: Se tu sei savio, molte cose avrai che dire agli discepoli ed al Signore.
Esempio: Docum. Miliz. ital. 289: Attendiamo li maestri di murare chiesti, perchè questi, che ci sono, hanno che fare ancor qualche giorno alle cose drento.
Definiz: § XL. Avere, posto avanti agl'Infiniti de' Verbi colla preposizione Da, forma certa frase; come Aver da fare, da leggere, da mangiare, da vivere, da mantenersi; e vagliono quanto Avere che, di che, con che, fare, leggere, mangiare, vivere, mantenersi, e simili. –
Esempio: Machiav. Comm. 326: Fermati alquanto; a che fin tanta fretta? D. Io ho da far.
Esempio: Cellin. Vit. 48: Da tutti avevo da fare in modo che io guadagnavo molto bene.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 400: In somma e' fece debito (Perchè e' fu fin quando gli aveva da spendere) Con questo tessitor assai, e speseli Tutti in costei.
Definiz: § XLI. Avere a fare, o da fare, o che fare, con alcuno, vale Aver da trattare, Avere interessi, faccende di qualsivoglia sorta con esso. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 121: Avendo tra gli altri a fare con Borgognoni, uomini pieni d'inganni, non so cui io mi possa lasciare a riscuotere il mio da loro più convenevole di te.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 31: Ben tengo ancor io assai leggier cosa il mettere ad esecuzione simil pensieri, quando quello con chi hai da fare è uno sciocco.
Esempio: Car. Lett. var. 107: Quanto all'altra partita [di medaglie].... avendosi a fare con mercanti e con persone che non se ne 'ntendono, è un fastidio.
Definiz: § XLII. Avere a fare o da fare con alcuno, vale anche Avere da contendere, da combattere, con quello. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 25: Conciossiacosachè abbiamo a fare con nimici astuti ed esperti e crudeli.
Esempio: Ar. Orl. fur. 31, 97: Se d'aver meco a far non ti dà il core, E vedi già che non puoi starmi a petto ec.
Esempio: Bern. Orl. 10, 23: Abbiamo spesso insieme avuto a fare, E a mezzo inverno gli ho fatto aver caldo.
Esempio: Cellin. Vit. 50: Benvenuto mio, se tu avessi da fare con Marte, io son certo che ne usciresti a onore.
Esempio: E Cellin. Vit. 160: Ricordatevi che voi avete a fare con un uomo, il quale si difenderebbe da cento.
Definiz: § XLIII. Quindi il modo familiare Averla a fare con uno.
Definiz: § XLIV. Vale anche Avere interesse, relazione, parentela. –
Esempio: Marc. Pol. Mil. 2, 323: Questo arcivescovo non ha che fare col Papa di Roma, ma è sottoposto all'arcivescovo che sta a Baldac.
Esempio: Cas. Pros. 2, 65: Perchè non avendo S. S. che far con esso noi più che pochissimo, non si dovria pigliare impaccio di voler far concludere i nostri disegni prima o poi.
Esempio: Cecch. Diss. 2, 1: Non è ella lor figliuola? S. Niente;.... non ha che far con loro niente, e capitò loro in mano in questo modo.
Definiz: § XLV. Avere che fare in alcun luogo, o in una cosa qualunque, vale Avervi interesse, faccenda, giurisdizione, e simili. –
Esempio: Marc. Pol. Mil. 2, 263: Di queste isole non vi conterò più, perocchè non vi sono istato, e il gran Cane non v'ha che fare.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 20: Or perchè se' entrato ne' nostri abitacoli? che hai tu che fare nel diserto?
Definiz: § XLVI. Non aver che fare in una cosa, vale Non influirvi, Non prendervi parte. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 105: Nella volontà e nell'opere della volontà, nulla natura o stella ci ha che fare.
Definiz: § XLVII. Avere a fare, vale Aver commercio carnale. –
Esempio: Cess. Scacch. volg. 103: Lotto castissimo, addormentato per troppo vino,.... ebbe a fare con le figliuole.
Esempio: Petr. Vit. volg. 2 t.: Corruppe molte nobili donne romane, ed ebbe a fare eziandio con molte reine.
Esempio: Med. Apol. 287: Dubitasi se il Duca Lorenzo, in quel tempo ch'egli era fuoruscito, ebbe a fare con questa serva.
Esempio: Baldell. F. Filostr. 503: Egli aveva in Roma purgato il tempio della dea Vesta di tre vergini,.... perchè erano incolpate di aver avuto a fare con uomini.
Definiz: § XLVIII. Aver da fare, o che fare, una cosa con un'altra, vale Aver relazione, proporzione, somiglianza con essa. –
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 266: Produce un contratto che fa menzione di non so che terra, che tanto ha da fare con questa che si litiga, quanto il gennaio con le more.
Esempio: E Car. Lett. fam. 3, 139: Questi [ritratti] tanto hanno ora da far con me, quanto è la differenza.... da due diversissimi in diverse età.
Esempio: Sassett. Lett. 285: Nel resto della persona e dell'abito hanno che fare molto con Mercurio, avendo loro cappelletti, ma senza talari.
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 153: Che cosa ha che fare l'orso col leone, e poi in camera di S. Girolamo?
Definiz: § IL. Non aver che fare, o a fare, una cosa con un'altra, vale Esser molto differente da quella, Non esser comparabile a quella. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 19: Tutte le frutte in tutte le stagioni.... Son buone, a chi le piaccion, secche e fresche; Ma se avessi a esser giudic'io, Le non hanno a far nulla con le pesche.
Esempio: Salvin. Annot. Murat. 3, 254: Moltissimi la corporale bellezza, che pure di dignità e di pregio non ha che fare colla sua [con quella della virtù], solamente van cercando ed amando.
Definiz: § L. Aver che fare, o da fare, vale anche Avere, Incontrare difficoltà grande in fare una cosa. –
Esempio: Adr. G. B. Stor. 115: Il cardinal di Carpi vicepapa, e li altri signori, i quali avevano avuta la sicurtà, ebbero che fare a tenere il popolo fermo.
Definiz: § LI. Avere, in forma di Neutr. pass. aversi, è raramente usato, e solo trovasi nel significato di Starsi, Tenersi in una data proporzione, condizione, attitudine. –
Esempio: Dant. Vit. nuov. 124: Conciossiachè il nostro intelletto s'abbia a quelle benedette anime, come l'occhio nostro debole al sole.
Definiz: § LII. E più comunemente in quello di Reputarsi, Stimarsi. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 32: E per questo si mostra quanto s'aveva a vile.
Definiz: § LIII. Avere, anteposto a nomi senza articolo, viene in qualche modo a immedesimarsi con quelli, ed esprime l'azione, di cui quei nomi denotano la sostanza. Ne noteremo alcuni, che potranno servire d'esempio.
Definiz: § LIV. Avere animo, ardire, coraggio, vale Essere animoso, ardito, coraggioso. –
Esempio: Dant. Inf. 2: Perchè ardire e franchezza non hai?
Esempio: Bocc. Decam. 2, 131: Ma Giannotto già d'età di sedici anni, avendo più animo che a servo non s'apparteneva ec.
Esempio: Dav. Tac. 2, 173: Che Demetrio.... avesse difeso con più saccenteria che onestà un tristo manifesto, che non ebbe animo a dire una parola.
Definiz: § LV. Avere ammirazione, meraviglia, stupore, vale Meravigliarsi, Stupirsi. –
Esempio: Belc. F. Pros. 2, 73: E venendo il medico, e trovandolo senza febbre, ebbe gran maraviglia.
Esempio: E Belc. F. Pros. 2, 115: E noi di questo tutti, che eravamo ivi, n'avemmo gran maraviglia.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 130: Nè si debbe averne ammirazione.
Definiz: § LVI. Avere avvertenza, considerazione, pensiero, vale Avvertire, Accorgersi, Considerare, Pensare. –
Esempio: Buson. Gubb. Avvent. Cicil. 23: Avendo considerazione che questa parte del mondo, cioè Italia,.... vuole alcuno..... sottomettere.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 13: Avendo nondimeno pensiero tuttavia come trarre il potessero delle mani del popolo.
Esempio: Baldell. F. Filostr. 544: I primi inventori del fabbricar le case non pare che avessero avvertenza che eglino cingevano se medesimi in un'altra prigione.
Definiz: § LVII. Aver bando, esilio, vale Esser bandito, esiliato. –
Esempio: Comp. Din. Cron. 40: Diè l'entrata a Gherarduccio Buondelmonti, che avea bando.
Esempio: Morell. Cron. 307: Ed ebbe bando Salvestro e Tommaso di messer Rosso de' Ricci.
Esempio: Tass. Gerus. 2, 4: Gli angeli che dal cielo ebbero esilio Costringerò delle fatiche a parte.
Definiz: § LVIII. Aver battaglia, guerra, contrasto, vale Battagliare, Guerreggiare, Contrastare. –
Esempio: Vill. G. 48: Questo Narses ancora ebbe battaglia in Italia col re de' Gotti.
Esempio: E Vill. G. 54: Questo Lottieri regnò 21 anno, ed ebbe guerra co' Fiamminghi.
Definiz: § LIX. Aver bisogno, miseria, vale Esser bisognoso, miserabile, dicendosi:
Esempio: Esempio del Compilatore Egli ha molto bisogno, ha grande miseria ec.
Definiz: § LX. Aver confacenza, conformità, somiglianza, vale Confarsi, Conformarsi, Assomigliarsi. –
Esempio: Benciv. Cur. Malatt. volg.: S'appella ciparissio, perchè hae molta confacenza coll'albero del cipresso nella sua figura.
Definiz: § LXI. Aver consiglio, consulta, vale Consigliarsi, Consultarsi. –
Esempio: Albertan. Tratt. volg. 40: Non aver consiglio con ogni uomo, ma di mille ti eleggi un consigliere.
Esempio: Senec. Declam. 83: Essa riceve la lettera, ed hanne consiglio col fratello.
Esempio: Car. Eneid. 9, 345: E nel mezzo del campo altri a gli scudi, Altri a l'aste appoggiati, avean consulta Di che far si dovesse.
Definiz: § LXII. Aver cura, vale Curare, Aver pensiero, diligenza; e con la negativa vale Trascurare. –
Esempio: Dant. Inf. 23: Come la madre,.... Che prende il figlio, e fugge e non s'arresta, Avendo più di lui che di sè cura.
Esempio: Vill. G. 260: E lo re Piero, tornato a Villafranca, non abbiendo cura di sua ferita,.... ne morìo.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 42: Va', E abbi cura; chè coteste genti Intascan come zingani.
Definiz: § LXIII. Aver discorso, ragionamento con alcuno, o tra l'uno e l'altro, vale Discorrere, Ragionare insieme. –
Esempio: Bocc. Decam. 8, 204: I gentili uomini, fra sè avuti varj ragionamenti ec.
Esempio: Cellin. Vit. 190: Questi ragionamenti noi gli avemmo più e più volte, ma infra l'altre un dì dell'Epifania.
Definiz: § LXIV. Aver fede, fidanza, speranza, vale Confidare, Affidarsi, Sperare. –
Esempio: Leggend. Tob. V. 5: Ahi! istolti e semplici, quanto siete vani, che avete speranza nelle cose terrene! Aviate speranza in Dio, di cui sono tutte le cose.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 5: Benedetto adunque Iddio, che provvede a chi in lui ha fidanza.
Esempio: Cas. Pros. 3, 250: E ho fede che S. M. non me lo negarà.
Esempio: Cellin. Vit. 442: Il vostro Benvenuto, in chi voi avete tanta fede meritamente, m'ha ditto ec.
Definiz: § LXV. Aver fine, termine, vale Finire, Terminare. –
Esempio: Dant. Parad. 16: Udir come le schiatte si disfanno, Non ti parrà nuova cosa nè forte, Poscia che le cittadi termine hanno.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 55: Diede per legge incommutabile a tutte le cose mondane aver fine.
Esempio: E Bocc. Decam. 4, 138: La giovane, non restando di piagnere, e pure il suo testo addimandando, piagnendo si morì; e così il suo disavventurato amore ebbe termine.
Esempio: Ar. Orl. fur. 34, 84: Ma voglio questo canto abbia qui fine.
Definiz: § LXVI. Aver male, vale Esser malato. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 162: Dico che come la non ha più male, Che la sarà guarita.
Definiz: § LXVII. Aver memoria, rimembranza, vale Rammentarsi, Ricordarsi. –
Esempio: Leggend. SS. M. 4, 406: Acciocchè questi santi monaci abbiano rimembranza di pregare Iddio per voi.
Esempio: Esop. Fav. S. 138: Ed avendo memoria delle parole del Giudeo, di ciò che gli aveva detto che le starne l'accuserebbono,... uscì dalla sua bocca un matto riso.
Definiz: § LXVIII. Aver nome, vale Essere appellato, nominato. –
Esempio: Cellin. Vit. 41: Aveva questo Paolino una sua sorella che aveva nome Faustina.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 220: Messer Teodoro ebbe già Un fratello che avea nome Flamminio.
Definiz: § LXIX. Aver parole con alcuno, vale Altercare, Questionare, con quello. –
Esempio: Nadd. Ricord. 5: Avvenne che alcun cittadino di Cesena, beccaio, ebbe certe parole con alcuno de' Brettoni ch'erano in Cesena, e dalle parole vennono a zuffa.
Esempio: E Nadd. Ricord. 19: Il gonfaloniere di giustizia ed uno che hae nome Lioncino, il quale è del novero de' Signori, ebbero parole insieme.
Definiz: § LXX. Aver paura, timore, sospetto, spavento, vale Temere, Sospettare, Spaventarsi. –
Esempio: Vill. G. 927: E pochi dì appresso i Ghibellini della Terra, avendo sospetto de' Guelfi,.... gli cacciarono di Spuleto.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 125: Io non voglio che voi di alcuna cosa di me dubitiate, nè abbiate paura di ricever per me alcun danno.
Esempio: Bern. Orl. 2, 45: Dipoi che Serpentin tant'ebbe fatto, Il danese Oggïer non ha spavento.
Esempio: E Bern. Orl. 13, 28: Aveva solo il principe paura Di non veder la bestia che volava.
Definiz: § LXXI. Avere stanza, sede, dimora, vale Risedere, Dimorare. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 5, 6: La fedeltade ancora in Persia ha stanza (qui figuratam.).
Definiz: § LXXII. Questo Verbo si unisce a nomi, mediante diverse particelle, come A, Di, In, Per, ec., e prende così diversi significati, secondo la natura di que' nomi, e secondo i costrutti che se ne formano. Ne daremo alcuni esempj, che potranno servir di regola per tutti i casi.
Definiz: § LXXIII. Avere a caro, a grado, vale Tenere, Reputar checchessia come cosa cara, gradita. –
Esempio: Cas. Pros. 3, 198: La prego che si sforzi di darmene più piena informazione che potrà,.... che l'arò molto a caro.
Esempio: Cellin. Vit. 183: Per paura che non si ritrovassi il furto, avrebbe auto molto a caro che io fussi morto.
Esempio: Red. Esp. nat. 71: Per favorire la mia curiosità nell'esperienze, ebbe a grado di donarmi una di quelle pietre.
Definiz: § LXXIV. Avere a capitale, trovasi per Tenere in istima, Far conto. –
Esempio: Cavalc. Discipl. Spir. 121: Onde veggiamo che essi sono comunemente poco avuti a capitale in ogni affare.
Esempio: Cell. G. Lett. 23: Se colui che ci manda non ci riputasse vilissime, non a così vili uomini ci manderebbe; se ci avesse punto a capitale, non così agevolmente ci partirebbe da sè.
Definiz: § LXXV. Avere a cuore, a petto, vale Tenere in gran cura checchessia, Esserne premurosamente sollecito. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 21, 43: Del mio onor altrimenti sarà tratto, E di quel del mio Argeo, che già m'hai detto Avere o tanto o più che 'l proprio a petto.
Esempio: E Ar. Sat. 1, 182: Ora nessuno Abbia a cor più di me la cura mia.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 334: Padrone, lasciatene il pensiero a me, ch'io non ho manco a cuore le cose vostre, che voi stesso.
Esempio: Segner. Crist. instr. 3, 446: Le donne non hanno quasi tutte cosa più a cuore che l'adornarsi.
Definiz: § LXXVI. Avere a male o Aversi a male, vale Recarsi ad offesa, Sentir dispiacere. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 37, 16: Sceglieronne una, e sceglierolla tale, Che superato avrà l'invidia in modo Che nessun'altra potrà avere a male Se l'altre taccio, e se lei sola lodo.
Esempio: Bemb. Stor. 15 t.: Papa Alessandro avendo a male che il signor Virginio Orsino, capo di quella famiglia, avesse avuto ardire di comperare.... la Terra dell'Anguillara ec.
Esempio: Maff. G. P. Vit. Confess. 1, 2: E chi dovrà avere a male ch'io di nuovo l'accosti?
Definiz: § LXXVII. Avere a mano, vale Avere in pronto. –
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 173: Suole far più pro se tu abbi pochi detti di sapienza in pronto e in uso, che non fa se tu hai apparate molte cose, e non le abbi a mano.
Definiz: § LXXVIII. Avere a mente, a memoria, vale Tenere a mente, a memoria, Rammentarsi, Ricordarsi. –
Esempio: Dant. Purg. 18: La nobile virtù Beatrice intende Per lo libero arbitrio, e però guarda Che l'abbi a mente, s'a parlar ten prende.
Esempio: Bocc. Comm. Dant. M. 1, 369: La quale, se io ho bene a memoria, ho già letto o udito che è, non in Macedonia, ma in Trazia.
Esempio: Cas. Pros. 2, 68: È dunque necessario di far sì con diligenza, che uomo abbia a memoria le dizioni e le figure che si leggono negli autori.
Definiz: § LXXIX. Avere a noia, a schifo checchessia, vale Sentir noia, schifo, fastidio di checchessia. –
Esempio: Vill. G. 275: Dispregiandoli, e dicendo che si lisciavano come donne e pettinavansi le zazzere, aveanli a schifo.
Esempio: Ar. Orl. fur. 21, 70: Se prima l'avea a noia e a dispiacere, Or l'odia sì, che non la può vedere.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 86: Tanto l'han proprio i suoi figliuoli a noia.
Esempio: Segner. Crist. instr. 3, 115: Alcuni hanno tanto a noia un tal pane,.... che se stesse in loro balìa, lascerebbono scorrere gli anni intieri senza cibarsene.
Definiz: § LXXX. Avere a sdegno, a disdegno, a dispetto, vale Disdegnare, Dispettare, Dispregiare. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 89: S'egli è superbo, l'hanno in odio; e s'egli è umile, l'hanno a dispetto.
Esempio: E Giamb. Tratt. mor. 279: La natura di poche cose si chiama contenta, e se le darai di soperchio, o faralle male, od averallo a dispetto.
Esempio: Dant. Inf. 10: Colui che attende là, per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Esempio: Pulc. L. Morg. 21, 82: Questa persegue i buon, perchè gli ha a sdegno, Infin che v'è delle barbe sol una.
Definiz: § LXXXI. Avere a vile, a nulla, a niente, vale Tenere in nessun conto, Vilipendere. –
Esempio: Passav. Specch. Penit. 33: Costoro sono, i quali tempo fu avemmo a vile e in dispregio.
Esempio: Esop. Fav. M. 131: Niuno.... prenda ardire di villaneggiare e arrogantare i miseri e piccolini, e averli a niente.
Esempio: Scal. Claustr. 437: Non credere che egli ti schifi, nè ch'egli t'abbia a vile, perchè egli non ti mostri la faccia sua.
Esempio: Cavalcant. B. Retor. 180: Ci commuove ad ira,.... come contra a persone che ci hanno a vile.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 23, 3: E il marito fra tanto avrebbe a vile I cilizj, le lane, e le penurie.
Definiz: § LXXXII. Avere alcuno dalla mia, dalla tua, dalla sua ec., vale Averlo dalla sua parte, cioè Averlo favorevole, parziale. –
Esempio: Cas. Pros. 3, 107: Certo è che gl'Imperiali faranno ogni sforzo, così nella creazione [del Papa] come dopo, di averlo dalla loro.
Esempio: Salv. Spin. 2, 2: Avendo lei dalla mia, non sarà chi possa farmi contrasto.
Esempio: Salvin. Iliad. 569: Certo ancor poi ti finirò scontrando, S'io dalla mia ancora ho qualche iddio.
Definiz: § LXXXIII. Avere di checchessia, detto di persona, come Avere del buono, del tristo, dell'umano, del bestiale ec., significa Partecipare delle qualità accennate da quel nome. –
Esempio: Grazz. Rim. 2, 94: E le persone, ch'hanno dell'astuto, Ne vanno a comperar [de' poponi].
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 123: Voi aveste del dolce, perdonatemi, A fidar cosa di tanta importanza A chi ec.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, Introd.: Dunque ell'avea del satiro costei?
Esempio: E Buonarr. Fier. 1, 2, 4: Io vo' vedere Di dargli nell'umore, e dire 'l vero, Ch'egli ha del galantuomo.
Esempio: E Buonarr. Fier. appr.: Che così pazzo ha pur tanto del savio, Che 'l tien sempre svegliato al proprio scampo.
Definiz: § LXXXIV. E figuratam. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 15: Infin quest'amor proprio ha del bestiale, E l'ignoranza, che va sempre seco, Fa che 'l mal bene, e 'l ben si chiama male.
Esempio: Coppett. Rim. burl. 2, 30: Ma sento un che mi dice: tu hai del tondo.
Definiz: § LXXXV. E detto di cose, come Aver dell'aspro, del dolce, dell'amaro ec. –
Esempio: Ross. B. Prel. Salv.: Giudicando i censori che ella [la farina] avesse anzi che no alquanto dell'amarognolo, o per lupini, o per altro, di che fosse mischiato il grano, non vollono ec.
Definiz: § LXXXVI. E figuratam. –
Esempio: Bianchin. Sat. ital. 13: Vorrei.... che [i concetti della satira] avessero in sè, chi dell'amaro, chi del torbo, chi del risentito, chi del fiero.
Definiz: § LXXXVII. Avere in animo, in cuore, in disegno, vale Avere intenzione, voglia, Far disegno. –
Esempio: Albertan. Tratt. volg. 23: Se domanderatti ove tu andrai, rispondi che tu vadi più a lunga che tu non hai in cuor d'andare.
Esempio: Ar. Orl. fur. 27, 95: Anzi più giorni son che l'odia molto, E spesso d'impiccarlo ha avuto in cuore.
Esempio: Cas. Pros. 3, 117: Io intendo da diversi miei amici, che VS. Illustrissima ha in animo di proponere a Nostro Signore a Natale un numero di servitori suoi.
Esempio: E Cas. Pros. 3, 193: Vi andrò pure, poichè ne sono sollecitato; e ho in animo di esporli quel ch'io dissi al magnifico M. Ieronimo.
Esempio: Segn. B. Vit. Capp. 7: Perciocchè si diceva che Pier Ridolfi aveva in disegno di dargli una delle sue [figliuole].
Definiz: § LXXXVIII. Avere in bocca un detto, un fatto, una persona, vale Ripeterlo frequentemente, Parlarne di sovente. –
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 84: Il Marescial di Turena aveva spesso in bocca questa risposta, come quegli che.... vi riconosceva un fondo di ragione.
Esempio: Salvin. Senof. 18: Quando passava la moltitudine delle fanciulle, niuno altra cosa che Anzia aveva in bocca.
Definiz: § LXXXIX. Avere in costume, in uso, in usanza, e simili, vale Costumare, Esser solito. –
Esempio: Comp. Din. Cron. 36: Pessimamente aoperava per la sua città, e avea in uso che le cose facea in segreto biasimava, e in palese ne biasimava i fattori.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 203: Or avea Panuzio in usanza, quando trovava alcuno de' monaci del detto monistero alla città, di menarlo a casa sua, e farli onore.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 23: Nondimeno ho sempre avuto in costume, camminando, di dir la mattina quando esco dell'albergo, un paternostro ed un'avemmaria.
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 99: Avendo in consuetudine i Romani di scrivere abbreviati i loro primi nomi.
Definiz: § XC. Avere in cura, in custodia, in governo, vale Custodire, Governare. –
Esempio: Dant. Purg. 16: A maggior forza ed a miglior natura Liberi soggiacete, e quella cria La mente in voi, che il ciel non ha in sua cura.
Esempio: Docum. Miliz. ital. 449: Noi abbiamo commesso a tutti e' rettori, dove sono le bandiere che tu hai in governo, che faccino ec.
Definiz: § XCI. Avere in essere alcuna cosa, vale Averla effettivamente e nella forma conveniente, ed anche Possederla nella sua natura. –
Esempio: Cas. Pros. 3, 75: Speriamo di poter mettere in campagna diciottomila fanti, sei del Duca d'Urbino, quattro del duca Ottavio, quattro ne abbiamo in essere.
Esempio: Cecch. Servig. 1, 1: Se io veggo che egli abbia gli trecento Ducati, che voi dite che egli ha in essere, Io gli darò costei.
Definiz: § XCII. Avere in mano, vale Avere il modo o il potere di far checchessia. –
Esempio: Vill. G. 357: Io ho in mia mano di poterti far Papa, s'io voglio.
Definiz: § XCIII. Avere in mano una persona o cosa, vale Tenerla in suo potere, Esserne padrone. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 42: Ov'è colei che mia vita ebbe in mano?
Esempio: Bern. Orl. 66, 27: Ed a lui grida: traditor pagano, Ancor non m'hai, come ti credi, in mano.
Definiz: § XCIV. Avere in ordine, in pronto, in punto, vale Tener preparato, Tener pronto checchessia all'uopo, alla occorrenza. –
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 173: Suole fare più pro se tu abbi pochi detti di sapienzia in pronto e in uso, che non fa se tu hai apparate molte cose, e non le abbia a mano.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 121: E se per disgrazia egli non avesse così in pronto la moneta, nessuno lo lascerebbe finir di morire.
Esempio: Cellin. Pros. Oref. 60: Avendo la terra umida in ordine, si dee spolverizzare con un poco di spolverezzo di carbone sottilissimo.
Esempio: Red. Lett. 2, 371: Le viscere degli animali.... ogni ora si possono avere in pronto.
Definiz: § XCV. Avere in sè, vale Comprendere, Contenere. –
Esempio: Cronichett. Mannell. 4: La sesta provincia si è l'India, la quale ha in sè molti reami e molte provincie.
Esempio: E Cronichett. Mannell. 6: Ha in sè [l'Europa] venti provincie, tra le quali si ha provincie che hanno in loro altre provincie e reami.
Definiz: § XCVI. Avere in tasca alcuna cosa o persona, modo basso che vale, Disprezzarla, Averla a noia o in uggia. –
Esempio: Nell. Iac. Alliev. 3, 1: Ho in tasca la sua conversazione e la sua amicizia, quando fosse d'uno sguaiato, per non dir d'un birbone, come sarebbe lui.
Esempio: Fag. Rim. 1, 27: E quella voce sua di gazzerotto Potrebbe diventar forse di cigno, E in tasca avria le nove suore e l'otto.
Esempio: Bertin. A. F. Risp. Gio. Paol. 182: Chi mi sentisse esser lodato da voi, penserebbe subito che tutti m'avessero in tasca.
Definiz: § XCVII. Avere in vista, in veduta, alcuna cosa, vale Tenervi rivolta la mente, Pensarvi. –
Esempio: Salvin. Annot. Murat. 1, 229: Ciò però non mi lusinga, talch'io non creda che il Petrarca avesse in vista lo stame vitale, e il filo della Parca.
Esempio: E Salvin. Annot. Murat. 1, 283: Questo epigramma, portato da Agellio per contrapporre alla delicatezza d'Anacreonte, ebbe in veduta il Tesauro, ma non l'applicò bene.
Definiz: § XCVIII. Più comunemente Avere in, seguìto da nomi esprimenti alcun affetto o disposizione dell'animo, prende il significato del verbo, cui quei nomi appartengono; come per es. Avere in ira, in odio, in disdegno, in orrore, in pregio, in onore, in stima ec. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 253: Ma solamente.... desideri di vivere in povertade, e abbia in dispregio e in disdegno i beni della ventura e la gloria del mondo.
Esempio: Dant. Inf. 23: O Tosco, ch'al collegio Degl'ipocriti tristi se' venuto, Dir chi tu sei non avere in dispregio.
Esempio: E Dant. Purg. 5: Quel da Esti il fe far, che m'avea in ira.
Esempio: Petr. Rim. 1, 22: A qualunque animale alberga in terra, Se non se alquanti c'hanno in odio il sole, Tempo da travagliare è quanto è 'l giorno.
Esempio: Bern. Orl. 3, 37: Era quell'acqua di questa natura, Che chi amava faceva disamare; E non sol disamar, ma in odio avere Quel ch'era prima diletto e piacere.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 146: Tale è la natura dei popoli, inclinata.... ad avere sempre in fastidio le cose presenti.
Esempio: Alam. L. Colt. 3, 46: Molti ne vidi ancor, ch'ebbero in pregio La quercia annosa, ed hanno avuto in grado Quel selvatico odor che porta seco.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 434: Avete in orrore cosa, che nulla tiene in sè di spaventoso.
Definiz: § IC. Aver per arme, per insegna, checchessia, vale Portarla rappresentata nel campo dell'arme o dell'insegna. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 8, 24: Avea per arme due lion dorati Nel campo azzurro, e ciascun par rampante.
Esempio: Cellin. Vit. 79: Questa osteria aveva per insegna un sole, dipinto in mezzo dua finestre, di color rosso.
Esempio: E Cellin. Vit. 111: Si vede in Ravenna.... i nostri Cellini, onoratissimi gentiluomini, e' quali hanno per arme un leone rampante di color d'oro in campo azzurro.
Definiz: § C. Aver per bene, vale Recarsi a bene, Gradire, Prendere in buona parte; come il suo contrario Aver per male, vale Recarsi ad offesa, Prendere in mala parte. –
Esempio: Cavalc. Med. cuor. 146: Come dunque l'uomo, se gli arde la casa, ha per bene chi vi reca e versa dell'acqua; così noi abbiamo aver per bene, e a grazia riputarci, quando Dio ci manda quest'acqua santa.
Esempio: E Cavalc. Esp. Simb. 2, 160: Ogni artefice e maestro ha molto per male che l'uomo biasimi le sue opere.
Esempio: Bern. Orl. 3, 55: Qual è animal sì fiero e sì ostinato, Che non abbia per ben l'essere amato?
Esempio: Gell. Vit. Alfons. volg. 174: Avvegna che egli avesse molto per male una tanta estrema scelerataggine.
Esempio: Cellin. Vit. 16: Quel Pierino piffero, già stato allievo di mio padre, l'ebbe molto per male.
Esempio: Deput. Decam. 141: Altri arebbero avuto per bene che noi ci fussimo un po' più allargati.
Definiz: § CI. Aver per le mani checchessia, vale Star lavorando o occupandosi intorno a quella tal cosa.
Definiz: § CII. Vale anche Averlo pronto, all'uopo. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 23: Io sono uomo di queste cose materiale e rozzo, e poche orazioni ho per le mani.
Definiz: § CIII. Avere alcunchè per non detto, per non fatto, per non avvenuto, vale Tenerlo, Ritenerlo per tale.
Definiz: § CIV. Aver per poco, per nulla, per niente, vale Stimar poco o nulla, Tenere in poco o in nessun conto. –
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 2, 15: E se non sono obbediti, hanno per niente di uccidere e dimembrare, cacciare e condannare.
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 27: Cominciarono a rapire, a consumare, ed avere per poco il loro, e desiderare l'altrui.
Esempio: Vill. G. 275: Dispregiandoli e dicendo che si lisciavano come donne e pettinavansi le zazzere, aveanli a schifo e per niente.
Esempio: S. Bern. Miser. 16: Deh! non aver per nulla tanto prezzo, il quale il Figliuol di Dio degnò di pagare.
Definiz: § CV. Aver per uso, usanza, costume, vale Usare, Costumare, Esser solito. –
Esempio: Fiorett. S. Franc. 178: Li pessimi dimoni hanno per usanza di correre e tentare l'uomo quando egli è in alcuna infermità.
Esempio: Cas. Rim. 1, 39: Ov'è 'l silenzio, che 'l dì fugge e 'l lume? E i lievi sogni, che con non secure Vestigia di seguirti han per costume?
Esempio: Vett. Colt. 13: Avendo i medesimi per costume d'entrar nella stufa,.... e quivi lavati, ugnersi.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 15: E porgea mattutini i prieghi suoi Goffredo a Dio, com'egli avea per uso.
Definiz: § CVI. Più comunemente Avere per, seguìto da un adiettivo ed anche da un sostantivo, vale Tenere, Reputare checchessia tale, quale il detto nome significa; come per esempio Aver per amico, fratello, santo, matto, certo, impossibile ec. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 145: E avendo per certo, che quegli era passato di questa vita,.... con più fervore si studiava di crescere in virtù.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 139: Diedegli la sua benedizione, avendolo per santissimo uomo.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 193: Abbigli per fratelli e per amici.
Esempio: Varch. Rim. burl. 1, 24: Chi ha cervel non gli avrà mai per matti.
Esempio: Cellin. Vit. 68: Alle quali parole lui mi disse: oimè, Benvenuto mio, voi mi avete adunque per un insensato.
Esempio: Rusp. Son. 3, 203: Un ch'io non ho per buon, non che per santo.
Definiz: § CVII. Avere sulle corna alcuna cosa o persona, modo basso che vale Averla in odio. –
Esempio: Sigol. Viagg. Sin. 4: Tutte le navi che passano per quello mare, conviene si rappresentino in questo luogo, per tale che i Genovesi l'hanno molto in sulle corna; e dicesi che una fiata.... il vollono pigliare di furto.
Esempio: Bern. Orl. 1, 20, 53: Non era al mondo coppia di persone, Che su le corna avesse più Rinaldo.
Definiz: § CVIII. Aver sopra, sotto, dietro, accanto ec. una persona o una cosa, significa che quella persona o cosa, resta, sta, sopra, sotto ec. al soggetto del discorso. –
Esempio: Dant. Inf. 23: I' ho pavento De' Malebranche; noi gli avem già dietro; Io gl'immagino sì che già li sento.
Esempio: Cellin. Vit. 84: Noi avevamo sotto le trincee degli inimici nostri a manco di un trar di mano.
Definiz: § CIX. Aver sulla cuccuma alcuno, vale Averlo a noia, o a sdegno; modo basso.
Definiz: § CX. Aver sullo stomaco un'ingiuria, un insulto, o checchè altro di spiacevole, vale Non saperlo tollerare pazientemente, Non saperlo dimenticare.
Definiz: § CXI. Parecchie maniere di dire si formano col verbo Avere, alcune delle quali porremo qui appresso, rimandando per le altre alla voce che più predomina.
Definiz: § CXII. Aver dell'amaro con alcuno, o dell'amaro in corpo contro alcuno, vale Aver mal animo o rancore contro di esso. –
Esempio: Lett. Pros. Fior. IV, 1, 184: So che di esso l'uomo si può fidare interamente, oltrechè ha ancora esso dell'amaro in corpo contro alla medesima persona.
Definiz: § CXIII. Avere dell'amarognolo, o un po' d'amarognolo con alcuno, significa Avere qualche grossezza d'animo con esso.
Definiz: § CXIV. Aver di catti, un dicatti, o di catto, vale Aversi a reputar fortunato di conseguire o poter far checchessia, Aver di grazia. –
Dal lat. de capto. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 22, 6: Lo stesso vento avuto avria di catto (di correr sì forte).
Esempio: Fag. Rim. 1, 108: Il bassà di Belgrado, il poveraccio, Ebbe di catti di baciargli i piedi.
Esempio: E Fag. Rim. 2, 184: L'uomo in tal dì viene a tacer costretto, Ed ha di catti di star cheto e zitto, Se non vuole esser messo in un calcetto.
Definiz: § CXV. Aver di grazia, vale Avere checchessia in luogo di favore, Reputarlo a gran favore. –
Esempio: Grazz. Comm. 22: Sarà sforzato mio padre darla [la sorella] a Pierantonio; e arallo di grazia.
Esempio: Salv. Granch. 4, 1: Proponendo io questo partito a Duti, Egli avrà di grazia d'accettarlo.
Definiz: § CXVI. Aver l'occhio a, o Aver l'occhio che, vale Riguardare attentamente, Star con avvertenza, Considerare. –
Esempio: Rep. Fir. Lett. Istr. 24, 143 t.: Vuolsi aver l'occhio che il termine non passasse; chè passando, non sarebbe poi in tua balìa poterlo rivocare.
Esempio: E Rep. Fir. Lett. Istr. 24, 169: Però ci si vorrebbe aver l'occhio con altra diligenzia e con altra forma, che tu e gli altri non avete.
Esempio: Firenz. Pros. 178: Purchè tu ti ricordi che egli si vuole aver l'occhio agli emuli tuoi.
Esempio: Segn. B. Stor. fior. 24: Nondimeno avendo l'occhio all'obbligo ch'ella ha colla Corona di Francia, è deliberata ec.
Esempio: Adr. M. Plut. Opusc. 2, 252: Comandò a' suoi capitani, che avvertissero ed avesser l'occhio che più non si macchiasse una cosa nobile con somigliante eccesso.
Definiz: § CXVII. Aver l'occhio alla penna, ed anche al pennello, vale Stare attento, vigilante. –
Esempio: Giambull. B. Ciriff. 1, 25: Sicchè pertanto, Povero mio bello, E' ci bisogna aver gli occhi al pennello.
Esempio: Bandell. Novell. 1, 143: Le tenne dietro, ma non però sì destro, che ella, che l'occhio aveva al pennello, non se ne accorgesse.
Definiz: § CXVIII. Averla con alcuno, ed anche Aver qualcosa con alcuno, vale Avere avversione, rancore, odio, e simili, con alcuno. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 74: Or se costei l'ha finalmente meco, Questa rinnegataccia della Mea, Di grazia fa' ancor ch'io l'abbia seco.
Esempio: E Bern. Orl. 4, 13: Egli è venuto in Spagna un Satanasso,.... Cristiani e Saracin gli son tutt'uno, Halla con noi, con Carlo, e con ognuno.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 228: Io non so con chi ve l'abbiate, e volete ch'io combatta per voi.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 145: Io so che vi voglio meglio che mai, e non sento aver nulla con voi che mi dia perturbazione.
Definiz: § CXIX. Aver luogo, vale Avere effetto, Accadere, Seguire. –
Esempio: Guicc. Stor. 2, 361: La quale [pace] non poteva aver luogo, se i Veneziani non gli restituivano tutto quello che ec.
Esempio: Cas. Pros. 3, 251: Piaccia loro che la volontà del cardinal Bembo abbia loco, e che lo utile di esse [istorie] sia il vostro.
Definiz: § CXX. Vale anche Esser necessario, Far di bisogno, Occorrere. –
Esempio: Dant. Parad. 24: Se quantunque s'acquista Giù per dottrina fosse così inteso, Non v'avria luogo ingegno di sofista.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 123: Rispose che quivi non avea falconi al presente, perchè guanto v'avesse luogo.
Esempio: Ar. Orl. fur. 9, 70: Duolsi Cimosco, che la canna e il fuoco Seco or non ha, quando v'avrian più loco.
Definiz: § CXXI. Chi ha avuto ha avuto, modo familiare che usasi a significare che La cosa è omai finita e decisa, che non si può più domandarne ragione.