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1) Dizion. 5° Ed. .
DISGRAZIA.
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DISGRAZIA.
Definiz: Sost. femm. Sinistro accidente, Disavventura, Infortunio; ed altresì la Condizione stessa, o lo Stato, di chi è colpito da qualche disgrazia, Infelicità.
Da grazia e dal prefisso dis. ‒
Esempio: Bocc. Decam. 8, 120: Sì come tu hai una disgrazia, così n'ho io un'altra. Io sono ricco giovane, e spendo il mio in mettere tavola ed onorare i miei cittadini; ed è nuova e strana cosa a pensare, che per tutto questo io non posso trovare uom che ben mi voglia.
Esempio: Castigl. Corteg. V. 97: Infiniti rispetti astringono chi è gentiluomo, poi che ha cominciato a servire ad un patrone, a non lasciarlo; ma la disgrazia consiste nel principio.
Esempio: Ambr. Bern. 1, 1: Io credeva che In Cicilia tornassi a dar notizia A' parenti di lei della disgrazia Intervenuta.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 79: Non perder tempo in raccontarmi, Nebbia, Tante disgrazie.
Esempio: Salvin. Disc. 2, 531: Chi è quegli così disperato nelle disgrazie, che mentre vive non isperi nè si sostenti?
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 450: L'esser poveri e falliti È una disgrazia al mondo senza pari.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 28: Voi con l'Imbratta? ‒ Per disgrazia mia.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 70: E se qualche disgrazia m'intravviene, Tutti diranno: è morto? gli sta bene.
Definiz: § I. Usasi anche, in senso men grave, per Cosa spiacevole, molesta, incomoda, o simili. ‒
Esempio: Franz. M. Rim. burl. 2, 116: L'oste pur si dolea della disgrazia Più mia che sua, ch'avea voluto ch'io Giugnessi tardi un'ora verbigrazia.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 145: Qui ad evitar la solita disgrazia Di non farsi capire, ha da sapersi Che ec.
Definiz: § II. Vale altresì Perdita dell'altrui grazia, Disfavore, e simili. ‒
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 165: Uscirono con disgrazia di tutto questo popolo del detto magistrato.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 372: Sotto pena della nostra disgrazia, indignazione e balìa.
Esempio: Machiav. Scritt. ined. 368: Facciendo bandire che sotto pena della disgrazia nostra non s'innovi cosa alcuna per tutto il presente mese.
Esempio: Car. Lett. Farn. 2, 269: Quanto a dire ch'io cerchi la grazia o fugga la disgrazia dell'Imperatore, crederei che per infinite altre cose potesse esser chiaro dell'animo di tutti noi.
Esempio: Grazz. Comm. 298: Ne restò turbato, malcontento; e a me fece comandamento che, sotto la disgrazia sua, non ne ragionassi mai più.
Definiz: § III. E in tal senso costruiscesi con la prep. In, e per lo più coi verbi Venire in disgrazia, Cadere in disgrazia, Incorrere in disgrazia, Essere in disgrazia, Mettere in disgrazia, e simili. ‒
Esempio: Vill. G. 48: Venne in disgrazia della imperadrice Sofia.
Esempio: Gio. Fior. Pecor. 1, 157: Questo non è vero; e colui che ve lo dice, è qualch'uno che mi vuol male, che cerca di mettermi nella disgrazia vostra.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 106: Venne in disgrazia del Comune.
Esempio: Ar. Orl. fur. 14, 19: Caduto era in disgrazia al re Agramante.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 14, 32: Furo in disgrazia al Re del sommo Coro, Per lo pergiuro e per la fraude loro.
Esempio: Cellin. Vit. 405: Io spero mostrarle, perchè questo male omaccio cerca mettermivi in disgrazia.
Esempio: Pallav. Vit. Aless. 1, 148: La duchessa di Longavilla, esule di Francia e in disgrazia di quella Corte, passò per Aquisgrana.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 127: Diventato agli occhi del mondo quasi reo di qualche misfatto, venuto in disgrazia degli amici ec.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 4, 509: Erano [alcuni popoli d'Italia] venuti in disgrazia dei Milanesi, perchè ec.
Definiz: § IV. È anche usato come contrario di Grazia, a significare Disavvenenza, Bruttezza, Deformità, Sconcio, e simili, parlandosi più specialmente di cose d'arte. ‒
Esempio: Firenz. Pros. 1, 251: Al cammello lo scrigno fa grazia, alla donna disgrazia.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 204: Son risoluto che.... sia.... disgrazia e bruttezza de le scritture a fare altrimenti.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. Intr. 1, 133: L'occhio.... ha poi con il giudizio a levare e ad aggiungere secondo che vedrà la disgrazia dell'opera, talmente ch'e' le dia giustamente proporzione, grazia, disegno e perfezione.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 3, 144: Fece Parri le sue figure molto più svelte e lunghe che niun pittore che fusse stato innanzi a lui;... nè perciò avevano disgrazia, comecchè fossero sottili.
Esempio: Borgh. R. Rip. 119: Volendo che la testa guardi verso quella parte, bisogna far girare il torso, acciocchè la spalla s'alzi; altramente la figura arebbe non poca disgrazia.
Esempio: Baldin. Vocab. Dis. 135, 1: Alla pittura non pare che altro si tolga che quel difetto che, quantunque piccolo, par che le dia molta disgrazia e discredito.
Definiz: § V. Gran disgrazia, susseguito dalla particella Che reggente una proposizione, ha forza di esclamazione e di maraviglia. ‒
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 2, 315: Gran disgrazia di que' Dottori, ch'essendo colà convenuti da sì lontane parti del mondo per conferir di materie tanto gravi,... non si fossero abbattuti in queste ed in altre assaissime testimonianze ec.
Definiz: § VI. Per disgrazia, posto avverbialmente, vale Disgraziatamente, Per mala sorte, e simili. Ma spesso nel linguaggio familiare usasi semplicemente a significare Per caso, A caso, Per sorte, e simili. ‒
Esempio: Firenz. Pros. 1, 171: Deh, don Giovanni mio, guardate.... se per disgrazia voi aveste a canto quelli pochi quattrinelli che io vi ho chiesti.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 117: Quando è nugolo o nebbia, idest la maggior parte del tempo, c'è notte perpetua: quando è sereno, che è per disgrazia, s'è di notte, non si veggono altre stelle, che quelle che sono o vengono nel nostro zenit.
Esempio: Grazz. Pros. 276: Lasciami andare, rispos'ella, prima che la si levi, acciocchè per disgrazia la non mi vedesse.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 130: Se e' mi accadesse per disgrazia Tossir, come talora avviene, scusami.
Esempio: Red. Lett. 1, 453: Non gli dia fastidio il pericolo, che per disgrazia si potrebbe correre, di esser fatto schiavo in mare da' corsari.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 562: E se pigliate 'l ben, voi v'abbattete: è un caso, è per disgrazia.
Esempio: Giord. Op. 2, 284: La poliza per disgrazia cadde in mano del popolo: e divulgata lo mise in tanto furore, che ec.
Esempio: Giust. Vers. 227: Quel prete, per disgrazia, infarinato D'algebra,... Era sempre a raspar sulla lavagna.
Definiz: § VII. Aver disgrazia, o Averci disgrazia, dicesi familiarmente parlandosi di cosa nella quale la fortuna ci si mostri contraria. ‒
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 304: Tira, e la pistola non fa fuoco. Tira la seconda. Dopo un altro piccolo contrasto, tira, e non fa fuoco nè anche questa. Tu hai avuto disgrazia; adesso tocca a tirare a me.
Definiz: § VIII. Aver la disgrazia addosso, dicesi familiarmente per Essere disgraziatissimo, Avere avversa fortuna.
Definiz: § IX. Essere checchessia una disgrazia, una gran disgrazia, e simili, usasi familiarmente a denotare condizione pericolosa. ‒
Esempio: Targ. Viagg. 7, 179: Per le povere martore è una gran disgrazia l'avere la pelle tanto buona e comoda per farne pellicce, manicotti ec.
Definiz: § X. Essere checchessia una disgrazia, o Essere stato, checchessia una disgrazia, usasi per Accadere, o Essere accaduto, per mero caso o senza colpa d'alcuno.
Definiz: § XI. Non far checchessia in tanta disgrazia, si usò a significare Non voler fare alcuna cosa per qualsivoglia danno che possa risultare dall'astenersene; Non farlo a patto di qualsivoglia danno che venir ne possa. ‒
Esempio: Magal. Notiz. Chin. 62: I Tartari, sì come non trafficano, non son gente da muoversi per mera curiosità, e finalmente i Chinesi non uscirebbono dal loro paese in tanta disgrazia.
Definiz: § XII. Le disgrazie non vengon mai sole, o Le disgrazie vanno a coppie, o Le disgrazie fanno come le ciliegie; proverbj che significano: Una disgrazia tira l'altra; Alla prima ne vanno per lo più succedendo molte altre. Onde anche dicesi, a modo di proverbio: Ben venuta, se se' sola; a conforto d'alcuna disgrazia, rispetto alle altre possibili. ‒
Esempio: Cecch. Servig. 2, 6: In ogni modo le venture, quando Comincion, fanno come le disgrazie: Le non vengan mai sole.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 49: Le disgrazie non ci vengono Mai sole.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 146: Le disgrazie vanno a coppie, e non finiscon per poco.
Esempio: Nell. Iac. Torment. 1, 15: Ah! dice bene il proverbio, che le gran disgrazie non vengon mai sole.
Esempio: E Nell. Iac. Suoc. 3, 23: Che non lo sapevi che in questo mondo ogni felicità ha la sua disgrazia, e che ben spesso queste fanno come le ciliegie, che una tira l'altra?
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 33: Le disgrazie mai non vanno sole.
Definiz: § XIII. Le disgrazie sono sempre pronte, o apparecchiate; Le disgrazie son come le tavole degli osti, sempre apparecchiate: proverbj coi quali o si ammonisce alcuno a voler essere più cauto di quel ch'e' non si mostri, o si lamenta la condizione dell'uomo, che ad ogni istante può incorrere in qualche non pensata disgrazia. ‒
Esempio: Ambr. Bern. 1, 1: Ma di che dubiti In questa cosa? F. Dice, di che dubiti! Di quel che è da dubitar, non perdere I miei denari. N. Vo' dire, dove va l'animo Tuo, quel che ne pensi. F. Le disgrazie Son sempre apparecchiate; e poi, il comodo Fa spesso l'uomo ladro.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 17, 52: Disgrazie e spie sempre son pronte.