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1) Dizion. 5° Ed. .
IO, e per apocope I'.
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IO, e per apocope I'.
Definiz: Pronom. di num. sing. e di gen. com., che serve ad accennare la prima persona, ma solamente come soggetto, facendo, allorchè è compimento, Me.
Dal lat. ego, per mezzo dell'antiquato eo. –
Esempio: Bemb. Pros. 122: Io eziandio i' si disse nel verso.
Esempio: Buomm. Ling. tosc. 186: Il pronome ha distinte le persone con varietà di caratteri; ma ciò avviene in due sole voci Io e Tu; delle quali l'una è prima, l'altra è seconda.
Esempio: E Buomm. Ling. tosc. 191: Io e Tu variano i casi solo nel singulare, perchè ne' plurali non son dissimili.
Definiz: § I. Usato come soggetto. –
Esempio: Dant. Inf. 1: I' non so ben ridir com'io v'entrai.
Esempio: E Dant. Vit. nuov. 92: Io imaginava di guardare verso il cielo.
Esempio: Petr. Rim. 1, 31: Io, perchè d'altra vista non m'appago, Stetti a mirarla.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 301: Signor mio, io sono la misera sventurata Zinevra, sei anni andata tapinando in forma d'uom per lo mondo.
Esempio: Ar. Orl. fur. 1, 1: Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, Le cortesie, l'audaci imprese io canto.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 2: Ma le calamità d'Italia, acciocchè io faccia noto quale fosse allora lo stato suo ec.
Esempio: Red. Lett. 1, 316: Se il padre Atanasio tratterà meco con quegli stessi termini civili, co' quali ho trattato io con esso lui, io non avrò di che rammaricarmi.
Esempio: Nell. Iac. Vecch. 3, 10: Quand'i' me l'intesto, i' so anche trovar il polso alle gatte.
Esempio: Niccol. Poes. 2, 12: Un magistrato io lodo Che ci salvò.
Esempio: Lambr. Elog. 4: Quando io leggo le storie fiorentine, mi sento compreso di riverenza e di meraviglia al vedere ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 444: Io non mi curo di sapere i fatti degli altri.
Definiz: § II. Io, si rafforza coi pronomi Io Medesimo e Io Stesso. –
Esempio: Dant. Inf. 4: E di questi cotai son io medesmo.
Esempio: Car. Eneid. 2, 11: E qual ne vid'io far ruina e scempio: Ch'io stesso il vidi.
Definiz: § III. Io, sia nelle proposizioni interrogative, ammirative, e simili, sia in costrutto con un gerundio o participio, e specialmente in proposizione assoluta, si suole comunemente porre dopo il verbo di cui è soggetto, o dopo il participio. E se il tempo del verbo sia composto, o se il verbo regga un Infinito, allora Io ordinariamente si frappone tra le due voci componenti quel dato tempo, o prima dell'Infinito. –
Esempio: Dant. Parad. 27: Dicend'io, Vedrai trascolorar tutti costoro.
Esempio: Petr. Rim. 1, 158: I' dicea sospirando: Qui come venn'io, o quando?
Esempio: E Petr. Rim. 2, 4: Che debb'io far? Che mi consigli, Amore?
Esempio: Bocc. Decam. 3, 93: Perchè questo cruccio, messere? ho io crucifisso Cristo?
Esempio: E Bocc. Decam. 4, 7: Se già, non essendo io ancora al terzo della mia fatica venuto, essi sono molti e molto presumono ec.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 7: L'ira, dicea, m'ha dal mio amor disgiunta: Almen ci avessi io posta alcuna mira.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 427: Così non l'udiss'io!
Esempio: Gell. Capr. Bott. 12: Sogno io, o no? Varch. Suoc. 3, 1: Almeno, fussi io affogato in quella tempesta che noi avemmo sì grande.
Definiz: § IV. Talora è anche anteposto al gerundio. –
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 86: Non arei veduto cogli occhi miei cotanta crudeltà commettere nella persona tua, io non potendone aiutare nè in piccole cose nè in grandi.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 77: Vegnendo egli a me, ed io avendogli fatta la vostra ambasciata, egli ne portò subitamente l'anima mia tra tanti fiori ec.
Definiz: § V. Talora per maggiore efficacia si pospone al verbo anche in proposizioni non interrogative, e con qualsivoglia modo di esso verbo. –
Esempio: Dant. Inf. 22: Malizioso son io troppo, Quando procuro a' miei maggior tristizia.
Esempio: E Dant. Inf. 32: Del contrario ho io brama.
Esempio: E Dant. Parad. 1: Nel ciel che più della sua luce prende Fu' io.
Esempio: Pass. G. Cr. 226: Omè, o dolce figliuol mio, Morto t'ho in braccio dolorosa io!
Esempio: Bocc. Decam. 2, 328: Del mio onore non intendo io che persona.... sia più di me tenera.
Esempio: Manett. A. Op. stor. 20: Oh! questo non arei io mai creduto.
Esempio: Guicc. Op. ined. 10, 85: Essendosi cimentata la elezione più volte, finalmente a dì 17 di ottobre 1511 fui eletto io.
Esempio: Nell. Iac. Serv. padr. 2, 8: La mia intenzione era di far io questo personaggio in commedia.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 13: Son nel nido i figli miei; Or se pascergli degg'io Come mai cantar potrei? (qui per similit.).
Esempio: Leopard. Pros. 2, 36: Son solito e pronto a eleggere di patire piuttosto io, che esser cagione di patimento agli altri.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 102: In quanto al mio onore, ha da sapere che il custode ne son io, e io solo.
Definiz: § VI. Per maggiore evidenza ed efficacia, talvolta si ripete, anche essendo già espresso nella proposizione stessa o nella precedente. –
Esempio: Dant. Parad. 8: S'io fossi giù stato, io ti mostrava Di mio amor più oltre che le fronde.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 115: Io v'enterrò dentro, io.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 130: Io non so perchè io non mi prendo questo buon tempo mentre che io posso.
Esempio: E Bocc. Decam.5, 203: Io non so s'io mi dica che sia accidental vizio ec.
Esempio: Pulc. L. Morg. 17, 87: Sappi ch'io l'uccisi io, santa Corona.
Esempio: E Pulc. L. Morg. 20, 41: Io il gitterò ben io, se tu nol getti.
Esempio: Manett. A. Op. stor. 52: I' m'intendo bene, io.
Esempio: Machiav. Comm. 80: Io ho tanta voglia d'aver figliuoli, che io son per fare ogni cosa.
Esempio: Cecch. Ass. 2, 8: Che ha' tu a far costà? G. I' non lo so, io.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 5: M'incaricò (il padre Fabbri) non che io vi salutassi, che io vi adorassi come le cose sacrosante.
Esempio: Alf. Trag. 1, 3: Desio, timor, dubbia ed iniqua speme, Fuor del mio petto omai. Consorte infida Io di Filippo, di Filippo il figlio Oso amar, io?
Esempio: E Alf. Trag. 2, 316: Mai non perdoni tu? L'error ch'io feci Mio mal grado, il san tutti, io solo il posso Forse emendare; io, sì.
Esempio: Giord. Op. 1, 184: Io liberamente confesso che io amo la conservazione degli edificj.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 29: Ci penserò io, rispose, brontolando, don Abbondio: sicuro; io ci penserò, io ci ho da pensare.
Definiz: § VII. Io, si adopera anche come predicato dopo i verbi Essere io, Parere io, e simili; e in tale ufficio talvolta corrisponde a Me. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 201: La mano mia non è io.
Esempio: Gell. Capr. Bott. 20: Adunque sapendolo tu, tu sei anche tu io.
Esempio: E Gell. Sport. 3, 7: Io vorrei che voi dicessi a questo fattore com'io son io.
Esempio: Grazz. Comm. 454: Tu di' che, dalli anni in fuora, io sarò io.
Definiz: § VIII. Io, talvolta è usato anche dopo la particella Come, e simili, in proposizioni comparative, dove più comunemente dicesi Me. –
Esempio: Nov. ant. B. 29: Altre donne, che non sono così belle, come io.
Esempio: Dant. Parad. 16: Voi mi levate sì, ch'i' son più ch'io.
Esempio: E Dant. Parad. 22: Se tu vedessi, Com'io, la carità che tra noi arde, ec.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 89: Voi potete, così come io, molte volte avere udito, che ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 6, 148: Se così son l'altre, com'io, paurose.
Esempio: E Bocc. Amet. 132: Vidi il pallido giovane.... ferito siccome io.
Esempio: Nard. Riv. fel. Prol.: La fama non son io, Benchè a lei mi assomigli, Ch'essa non ha li artigli, Come io.
Esempio: E Nard.Amic. 4, 4: Puossi trovare un uom sotto la luna Che come io vadi voluntario a morte?
Definiz: § IX. Io, per figura d'ellissi, lascia spesso sottintendere il verbo dopo di sè, anche di modo Infinito. –
Esempio: Dant. Inf. 1, Ed io a lui: Poeta, io ti richieggio ec.
Esempio: Passav. Specch. Penit. 61: Io ricco, io sano, io bella donna, assai figliuoli, grande famiglia.
Esempio: E Passav. Specch. Penit. 139: Io sono apostata della religione: io rubatore di strade: io micidiale di molti uomini; io arse molte case: io sforzatore di moglie e di figliuole d'altrui, e altri mali assai ho fatto nella vita mia.
Esempio: Car. Rim. 16: Miravan elle (le Ninfe) il pargoletto (Amore): io loro.
Esempio: Nell. Iac. Serv. padr. 2, 15: Chi mi ha dato dell'impertinente..., se non tu? B. Io? Eccoti l'altra!
Esempio: E Nell. Iac. Vecch. 1, 13: Che vi perdete d'animo per questo? Str. Io sì, vedi, perchè.... Serp. E io punto nè poco.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 76: A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo? V. Io? Non saprei.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 326: Io paura? non siam mica in Turchia!
Esempio: Manz. Prom. Spos. 121: Io qui senza di voi, e lui a casa del....
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 326: Io fare il diavolo! Io ammazzare tutti i signori! Un fascio di lettere, io!
Definiz: § X. Pure ellitticamente usato dopo Non io, rispondendo a una domanda, per Io no. –
Esempio: Manett. A. Op. stor. 50: Dich'io: Non mi vedesti tu iersera? Dice colui: Non io.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 414: Aspetti tu lo Sparecchia? L. Non io.
Esempio: Cecch. Ass. 5, 6: Ha' mi tu veduto entrare in casa persona? G. Non io, non io, madonna, no.
Definiz: § XI. Io, trovasi talvolta adoprato come oggetto, ed anche come compimento indiretto, costruito con preposizioni, invece di Me. –
Esempio: Bocc. Ninf. Fiesol. 142: Da io in fuor, nessuna non sapea Questo peccato, chè a me sola il disse.
Esempio: Varch. Lez. Pros. var. 2, 256: Non se ne truova nessun altro da io in fuori.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 56: In quanto a io, non son cotto spolpato: Non può cuocere il vino ch'è diacciato.
Esempio: Fag. Rim. 3, 205: Pur fate a vostro modo: in quanto a io Al più starò a legger le gazzette, Per saper chi la vince, o chi va a Scio.
Definiz: § XII. Io, si usa come nome, nelle frasi Quell'io, Un altro io. –
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 303: L'amico è un altro io.
Esempio: Car. Eneid. 1, 1: Quell'io che già tra selve e tra pastori Di Titiro sonai l'umil sampogna.
Definiz: § XIII. Io, pure usato come nome, è Term. dei Filosofi, e vale L'uomo interiore, in quanto ha coscienza di sè, distinta dagli oggetti esteriori e da' suoi proprj atti, qualità ed accidenti, La persona dell'uomo, La persona umana. –
Esempio: Magal. Lett. At. 301: Contro quel che mi detta il senso e la ragione dell'assoluta unità di quest'io e di questo me, che sempre mi si rappresenta come un solo, e sempre mi parla di sè come d'un solo, voglio ch'ei si apra in due ec.
Esempio: E Magal. Lett. At. 425: Quest'io, quella parte di me, che non sa o non s'avvede d'esser in me, perchè ell'è l'istesso me, ma operante in un altro modo,... e però irreconoscibile a me medesimo.
Esempio: Giust. Vers. 259: Sanno (i Chimici) come si volve Nell'animata polve La sostanza dell'Io?
Esempio: Giobert. Introd. 3, 379: I moderni chiamerebbero questa cognizione (di sensibili ec.) la scienza del Me, o dell'Io, per esprimere con queste voci, secondo l'uso degli oltramontani, l'unità e la personalità dell'animo nostro.
Esempio: E Giobert. Introd. 3, 380: Se nella filosofia moderna l'Io ha le prime parti, ed esercita le funzioni più nobili, queste, secondo gli ontologisti, appartengono all'Essere sovrano.
Definiz: § XIV. E per similit., e scherzevolmente. –
Esempio: Leopard. Paralip. 7, 42: E quella terra calpestar che inghiotte Puro e semplice l'io d'ogni animale.
Esempio: E Leopard. Paralip. 8, 9: Chè spiccato che fu de' topi l'io Non si rappicca alle corporee some.
Definiz: § XV. Me, serve ad accennare la prima persona singolare come oggetto, ed altresì come compimento indiretto, costruito con le varie preposizioni. –
Esempio: Dant. Parad. 2: Non vi mettete in pelago; chè forse, Perdendo me, rimarreste smarriti.
Esempio: Arrighett. Avvers. Fort. volg. 56: Neuna è più potente di me nel mondo.
Esempio: Petr. Rim. 1, 69: Non pur qual fu, ma pare a me che cresca.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 23: A niun caglia più di me che a me.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 138: Io avea giurato di mai nè per me, nè per altrui, d'adoperarla (la negromanzia).
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 231: Vollono lasciare a me solo che io leggessi ec.
Esempio: Bemb. Rim. 25: Sen venne a me stranier cortese e fido.
Esempio: Gell. Circ. 14: Che vuoi tu da me, Ulisse?
Esempio: E Gell. Capr. Bott. 122: Sono solamente atta a imparare mediante un certo lume che io ho in me.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 258: Quando sarà quel giorno.... D'un po' di marituccio anco per me?
Esempio: Gozz. Op. scelt. 1, 119: L'opera loro ha giovato a me.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 46: Che importa cotesto a me?
Esempio: Manz. Prom. Spos. 680: Non ringraziar me, disse il frate, è roba de' poveri.
Definiz: § XVI. Talora si unisce coi pronomi Me Medesimo e Me Stesso per maggiore efficacia. –
Esempio: Dant. Inf. 4: Che di vederli in me stesso n'esalto.
Esempio: Petr. Rim. 1, 3: Di me medesmo meco mi vergogno.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 72: Per le quali cose io più che me stessa l'amo.
Esempio: E Bocc. Decam. 4, 23: Giusta direi la loro riprensione, e d'ammendar me stesso m'ingegnerei.
Esempio: Gell. Capr. Bott. 19: Domattina.... io mi ritirerò, come ora, in me medesima.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 36: Non mi vergogno a dire che non amo nessuno, fuorchè me stesso.
Esempio: Giust. Vers. 254: Io, di me stesso diffidando, poso Dal metro audace, e rimango pensoso.
Esempio: Lambr. Elog. 99: Consentite e tollerate con pazienza ch'io parli alquanto di me stesso.
Definiz: § XVII. Si usa a modo di predicato coi verbi Essere me, Parere me, Sembrare me, e simili, in proposizioni significanti la identità della persona di cui si parla. –
Esempio: Firenz. Pros. 1, 245: Tanto posso disporre di lui, ch'io uso dire che certo e' sia un altro me.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 8: Io son qui con uno che, per avere il mio nome, vuole esser me in ogni cosa, o più tosto ch'io sia lui.
Definiz: § XVIII. Si usa pure in proposizioni comparative, dopo le particelle Come me, Quanto me, Siccome me, Dove me, e simili. –
Esempio: Bocc. Fiamm. 16: O figliuola, a me, come me medesima, cara, quali sollecitudini da poco tempo in qua ti stimolano?
Esempio: Firenz. Comm. 1, 396: È cuoco in corte, o monaca in monastero, che faccia un erbolato come me?
Esempio: Gell. Circ. 184: Tu ancora lo diresti, se tu l'avessi provato come me.
Esempio: Cecch. Diss. 1, 1: Egli è ricco più di me; egli ha un figliuol maschio come me.
Definiz: § XIX. E usato in locuzione eccettuativa. –
Esempio: Gell. Capr. Bott. 20: Questo so io, che non lo sa persona altri che me.
Definiz: § XX. Si usò, invece d'Io, come soggetto d'un gerundio, in proposizione assoluta; posposto al gerundio stesso. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 214: A costui, come a santo e esperto monaco, essendo me fortemente tentato di carne, andai.
Esempio: E Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 217: E io medesimo ne provai questo, che andando me insieme con lui e col beato Albano in Sciti, lo quale era di lungi ben quaranta miglia, non mangiò nè bevve.
Definiz: § XXI. E talvolta, taciuto il gerundio Essendo, si costruisce con un aggettivo o un sostantivo in proposizione pure assoluta. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 73: Poi che, securo me di tali inganni, Fece (l'arbor gentil) di dolce sè spietato legno, I' rivolsi i pensier ec.
Definiz: § XXII. Me, e talora A me, si adopra insieme con un aggettivo nelle esclamazioni esprimenti contentezza, felicità, dolore, e simili, posponendolo, per lo più, all'aggettivo stesso. –
Esempio: Dant. Inf. 27: O me dolente! come mi riscossi, Quando mi prese!
Esempio: Petr. Rim. 1, 85: Lasso me, ch'i' non so in qual parte pieghi La speme, ch'è tradita omai più volte.
Esempio: E Petr. Rim. 1, 86: O me beato sovra gli altri amanti!
Esempio: Passav. Specch. Penit. 20: Quando mi visitaste e consigliastemi della mia salute, che, misero a me, ancora era tempo di trovare misericordia.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 140: Io, misera me, già sono otto anni, t'ho più che la mia vita amato.
Esempio: E Bocc. Decam.3, 171: La qual morte io ho tanto pianta, quanto dolente a me.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 90: Oimè, cattiva me, vedi quel che io faceva!
Esempio: Gell. Capr. Bott. 11: Orsù, meschinella a me, io posso ora mai promettermi di non aver avere mai riposo.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 665: Oh povero me! Aspetti.
Definiz: § XXIII. Me, si usa talora, con una certa enfasi, e specialmente in poesia, con un verbo, dove più comunemente userebbesi la particella pronominale Mi, anteposta, o affissa, al verbo medesimo. –
Esempio: Ug. Pac. Rim. Z. 466: Volgi la mente, dunque, e me rimira.
Esempio: Dant. Inf. 29: Lamenti saettaron me diversi, Che di pietà ferrati avean gli strali.
Esempio: E Dant. Inf. 30: Che disiava scusarmi, e scusava Me tuttavia.
Esempio: E Dant. Purg. 1: Un poco me volgendo all'altro polo.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 16: Dicono adunque..., o giovani donne,... che voi troppo piacete a me. Le quali cose io apertissimamente confesso, cioè che voi mi piacete.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 304: Domandandola se ella me per marito volea, a che ella rispose di sì.
Definiz: § XXIV. Ponesi pleonasticamente, più che altro nel parlar familiare, per maggiore evidenza od efficacia, essendovi pure nella proposizione la particella Mi. –
Esempio: Bocc. Laber. 164: Esso me con voce assai soave per lo mio proprio nome chiamandomi, disse: ec.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 344: Ma ditemi un poco una cosa a me.
Esempio: Cecch. Ass. 2, 6: O, i' non starei con voi, se voi mi pagassi a doppio. M. E io non vi terrei, se voi mi pagaste me.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 10: Non si potrebb'egli procurar di ripigliarglieli (i calzoni)? F. A forza di bastonate, a me mi darebbe l'animo.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 314: A me mi par di sì.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 669: Dammelo qui a me, disse uno di quelli che venivano a piedi accanto al carro.
Definiz: § XXV. Secondo proprietà latina, regge il verbo nell'Infinito, anteposto per lo più, ma talora anche posposto, ad esso. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 4: Chiamo per testimonio Iddio,... avere me veduto.... due monaci ec.
Esempio: Petr. Rim. 1, 30: Com'io sentii me tutto venir meno.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 416: Non m'è perciò uscito di mente, me avere questo mio affanno offerto alle oziose e noia all'altre.
Definiz: § XXVI. Usato come nome, per L'individuo umano, L'uomo in quanto ha coscienza di sè, La persona umana, L'io. –
Esempio: Panzier. Tratt. 54: Parlando a voi come ad un altro me medesimo.
Esempio: Bellin. Cap. Matr. 297: Benedetta la mestica e 'l pennello, Fra voi direte, d'onde imbozzimossi Per entro me un altro me sì bello.
Esempio: Filic. Poes. tosc. 83: E tant'alto levommi, e sì le basse Forme antiche mi tolse, e quel ch'i' era Nell'età mia primiera, Che indarno in me l'antico me cercai.
Esempio: Magal. Lett. At. 425: Quella parte di me, che non sa o non s'avvede d'esser in me, perchè ell'è l'istesso me, ec.
Esempio: Giobert. Introd. 3, 379: I moderni chiamerebbero questa cognizione (di sensibili ec.) la scienza del Me, o dell'Io, per esprimere con queste voci, secondo l'uso degli oltramontani, l'unità e la personalità dell'animo nostro.
Definiz: § XXVII. A me e Di me, si usano talora per il possessivo Mio. –
Esempio: Bocc. Laber. 177: Con tanto piacer di me che alle loro parole teneva gli orecchi, che dir nol potrei, la dimandò: ec.
Esempio: Pulc. L. Morg. 21, 8: E questo è Ricciardetto mio fratello, E Aldinghieri è a me cugino e a quello.
Esempio: Bemb. Rim. 89: Ella è l'alma di me; ch'ogni sua voglia Ne fa.
Definiz: § XXVIII. Da me. –
V. Da, §§ IV, V, XI.
Definiz: § XXIX. Da me a me, o Da me da me. –
V. Da, §§ VIII e IX.
Definiz: § XXX. Da per me. –
V. Da, § X.
Definiz: § XXXI. Fra me. –
V. Fra, § XI.
Definiz: § XXXII. In me, usasi per Nel mio interno, Dentro di me. –
Esempio: S. Cater. Lett. 2, 469: Io godo ed esulto in me della buona fortezza che infin a qui avete avuto.
Definiz: § XXXIII. Io per me, ed anche solo Per me, vale lo stesso che Quanto a me, Per quanto riguarda me, Io in particolare, e simili. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 203: Non è per mio merito fatto questo, ch'io per me sono neente.
Esempio: Petr. Rim. 1, 86: Vedete, che Madonna ha 'l cor di smalto Sì forte, ch'io per me dentro nol passo.
Esempio: E Petr. Rim.2, 256: Io per me prego il mio acerbo dolore, Non sian da lui le lagrime contese.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 132: Disse allora il frate: figliuol mio, cotesta è buona ira; nè io per me te ne saprei penitenzia imporre.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 90: Io per me non intendo di più comportargliene.
Esempio: Machiav. Comm. 141: Io per me la torrei per moglie, per amica, e in tutti quei modi che io la potessi avere.
Esempio: Varch. Lez. Verb. 1, 48: Non so io per me qual cosa, o maggiore, o migliore vi si possa dentro, o vi si debba, disiderare.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 189: Io per me non mi posso persuadere che.... intendano l'equità per altra via.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 91: Io per me mi voglio andare Con Dio, innanzi ch'il romor si lievi.
Esempio: Forteguerr. Cap. 179: Per me, gli darei una pensione, E non l'esilio, o pena altra più dura, Siccome s'usa con le ree persone.
Esempio: Nell. Iac. Serv. padr. 2, 2: Fate dunque quel che volete; io per me vi so dire che a voi ed a lui avrò tutta la sommissione che si conviene (male la stampa commissione).
Esempio: Leopard. Pros. 2, 81: Io per me.... rido del genere umano innamorato della vita.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 128: Io per me ne godo.
Esempio: Capp. Longob. 127: Come dottrina generale.... io per me non la intesi mai quella sentenza del Machiavelli.
Definiz: § XXXIV. Meco e Con meco, per Con me. –
V. Con, § III.
Definiz: § XXXV. Nel mio me, vale Nel mio interno, Fra me, Secondo vie, e simili. –
Esempio: Viv. Lett. 28: Nel mio me sono molte e molte le determinazioni, le distinzioni e i casi che possono darsi.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 241: Ho letta, riletta e sempre con dir nel mio me: gran tentennone che è il signor Francesco [Redi], la sua nobile, gentile e nervosa lettera.
Esempio: Papin. Lez. Burch. 149: Ho deliberato nel mio me di non mangiare senza costo, e di non passare, come appunto far vorreste voi altri, a bardotto.
Esempio: Tocc. Parer. 57: In tal guisa dunque nel mio me discorrendola, andava io pensando come potesse star la faccenda.
Definiz: § XXXVI. Non son io se ec., adoprasi per accennare con forza ad un proposito fisso, da cui non si vuol recedere. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 27, 25: Io m'apparecchio A far qualche bel colpo, e i' non son io,... se non resta il mostro fiero Piagato a morte, o morto daddovero.
Definiz: § XXXVII. O me! si usò invece di Ohimè! ed Oimè! –
Esempio: Dant. Inf. 25: O me, Agnel, come ti muti!
Esempio: E Dant. Inf$ 28: E quei mirava noi, e dicea: O me!
Definiz: § XXXVIII. Poffar io, si trova per evitare il modo irriverente Poffardio. –
Esempio: Fag. Rim. 3, 118: Dite, che s'ha egli a dire? O poffar io! Se materia non ha da aprir la bocca, Però mutola sta madonna Clio.
Definiz: § XXXIX. Quanto a me, o Quant'è a me, In quanto a me, valgono A mio parere, Per mio giudizio, Per quanto mi riguarda, e simili. –
Esempio: Bocc. Decam. 4, 14: Io non so.... perchè queste sien mala cosa: quanto è a me, non n'è ancora paruta vedere alcuna così bella, ec.
Esempio: Nell. lac. Mogl. 1, 9: Eh, io, in quanto a me, non ci replico.
Definiz: § XL. Corpo di me!
V. Corpo, § LXXII.
Definiz: § XLI. Secondo me, vale Secondo il giudizio mio, Per quanto a me pare. –
Esempio: Machiav. Comm. 160: Quando si possa, sarebbe meglio, secondo me, lasciarla stare così.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 42: Ma queste (la civiltà moderna e la filosofia), secondo me..., non molto dopo sollevati da una barbarie, ci hanno precipitati in un'altra, non minore della prima.
Definiz: § XLII. Essere in me. –
V. Essere, § CXXXI.