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Definiz: Pronome di genere maschile e di terza persona, che nel plurale fa I, affatto caduto dall'uso, valendoci in luogo suo di Li o Gli, plurale di Lo. Tale pronome usasi a denotare l'oggetto del verbo riferente una persona, od una cosa, ed è proprio del nobile linguaggio.
Dal lat. ille, per via d'apocope. –
Esempio: Dant. Inf. 2: Non vedi tu la morte che il combatte, Su la fiumana ec$?
Esempio: E Dant. Inf. 5: Chinai 'l viso, e tanto il tenni basso, Finchè ec.
Esempio: E Dant. Inf. 33: Il corpo suo l'è tolto Da un dimonio, che poscia il governa.
Esempio: Cavalc. Poes. 453: E sia costante e ami 'l fortemente.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 133: Assai volte la notte pietosamente il chiamava.
Esempio: Bemb. Pros. 131: Questa voce del maschio del quarto caso nel numero del meno si dice parimente Il.
Esempio: E Bocc. Rim. 50: Ma chi poria tacer, quand'altrui il chiama Sì dolcemente?
Esempio: Tass. Gerus. 8, 24: Cade il garzone invitto (ahi caso amaro!) Nè v'è fra noi chi vendicare il possa.
Esempio: Bart. D. Cin. 1, 202: Noi Cinesi altresì conosciamo questo Autore e Governatore dell'universo, e 'l chiamiamo Sciantí.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 323: Novella sposa Oggi lieto il farà. Manz. Poes. 860: E in più spirabil aere Pietosa il trasportò.
Definiz: § I. E denotante l'oggetto riferente un concetto. –
Esempio: Dant. Inf. 2: Ma io perchè venirvi? o chi 'l concede?
Esempio: E Dant. Inf. 25: Chè io, che il vidi, ec.
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 1, 17: E quanto a colui, sotto cui ha bisogno di cognoscere la maestà, sicchè 'l sappia averla in debita riverenza.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 325: Il che come voi il faciavate, ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 177: Se coloro che le fanno (le elemosine), vedessero a cui le fanno, o il conoscessero, più tosto o a sè il guarderiano, o dinanzi ad altrettanti porci il gitterieno.
Esempio: Bemb. Pros. 131: E oltre a ciò, che a queste voci Il e La e Lo si leva loro bene spesso la vocale, quando hanno altre vocali innanzi o dopo la loro: Si 'l dissi mai, in vece di dire Se io il dissi ec.
Esempio: Segner. Pred. 3: Ditemi dunque: Mi concedete voi pure d'esser composti di fragilissima polvere: non è vero? lo conoscete? il capite? lo confessate?
Esempio: Niccol. Poes. 2, 13: Il so. Tu pur la muta Felicità dei popoli soggetti Argomenti dai vizj.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 31: Amo tranquilla e queta Vita, il ridico, fra gli scherzi, ec.
Esempio: E Niccol. Poes. 2, 37: Il debbo più di tutto al mio Sovrano Che a me distese la benigna mano.
Definiz: § II. In tale significato, talora e disgiunto dal proprio verbo, mediante una particella pronominale. –
Esempio: Dant. Inf. 25: Chè io, che il vidi, appena il mi consento.
Esempio: Vill. G. 137: Per la qual cosa lo imperadore il si recò a contrario.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 325: Il che come voi il faciavate, voi il vi sapete.
Definiz: § III. Riferisce altresì una proposizione poco innanzi espressa. –
Esempio: Cas. Pros. 3, 304: Ciascuno appetisce di essere stimato, ancora che egli noi vaglia.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 297: Mi ricordo e mi rcorderò sempre di voi, e v'amo e v'amerò sempre, perchè son così tenuto, e voi il valete.
Definiz: § IV. E dipendente dal verbo Essere, riferisce un predicato. –
Esempio: Alam. L. Gir. 2, 17: Io fui pur sempre alle vili opere tardo;... Ed or son più che mai, s'ancora il fui.
Esempio: E Alam. L. Gir. 20, 18: Se mai pietoso fu, se disioso Di cose far a maraviglia altere, Allor il fu Giron.
Esempio: Bart. D. Cin. 1, 46: I mercatanti si pregiano di leali e veramente il sono.
Esempio: E Bart. D. Cin. 125: Se anche il nominan santo, egli, per quanto ragion vuole che si presti fede alle memorie che di lui son rimaste, il fu, e ben glie ne sta il nome, in quel che significa la santità appo i Cinesi, cioè, rettitudine di costumi entro all'ordine naturale, che è il per fin dove arrivano, e più avanti non sanno.
Esempio: Alf. Trag. 4, 12: Alfin padre tu fosti; e il sei, Come il son io pur troppo.... Ah! così stato Noi fossi io mai!
Esempio: Pindem. Poes. 197: Ribelle or sei. T. Tu il sei.
Definiz: § V. Il, si compone con le particelle pronominali Me, Te, Se, Ce, Ne, Ve, col pronome Gli, e con la negativa Non, facendosi Mei, Tel, Sei, Cel, Nel, Vel, Gliel, e Nol. –
Esempio: Dant. Inf. 10: Io ch'era d'ubbedir disideroso, Non gliel celai.
Esempio: E Dant. Inf. 7: Che dir nol posson con parola integra.
Esempio: E Dant. Parad. 1: Io nol soffersi molto nè sì poco, Ch'io, ec. Passav.
Esempio: Specch. Penit. 19: E ch'elli ci chiami,... chiaramente cel dice ne Proverbj di Salamone.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 91: Questa mattina mel fe' sapere una povera femina.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 54: Il che quando avveniva, costui in grandissima grazia sel reputava.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 29: Avvenne che ella una notte vel fece venire.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 328: Alla sua donna.... nel mandò a Pavia.
Esempio: Alf. Trag. 1, 9: Intera aprirti L'alma pria d'or, mai noi potea.
Esempio: Cesar. Vit. Crist. 3, 446: Ma i Farisei ed i Scribi nol poteano patire.
Definiz: § VI. Trovasi posposto alla particella pronominale Si. –
Esempio: Leggend. SS. M. 4, 12: Il quale [vestimento] egli.... credendo che fosse il suo, si il gittò addosso.