Lessicografia della Crusca in rete

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CESTA
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CESTA.
Definiz: Sost. femm. Arnese per lo più di forma quadrilunga o tonda, intessuto di vimini, salci, stecche di castagno o simili materie, per uso di tenervi o portarvi entro robe, come polli, uova, frutta e altro.
Dal lat. cista. –
Esempio: Bocc. Decam. 5, 221: S'avvenne per me' la cesta, sotto la quale era il giovinetto. Il quale avendo, perciò che carpone gli conveniva stare, alquanto le dita dell'una mano stese in terra fuor della cesta ec.
Esempio: Savonar. Pred. 7: Lo misse in una cesta di giunchi appresso al fiume.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 4: Pareva il vino una minestra mora; Vo' morir, chi lo mette in una cesta, Se 'n capo all'anno non ve 'l trova ancora.
Esempio: Alam. L. Colt. 3, 138: Poi la famiglia sua con ceste e corbe, E con altri suoi vasi innanzi sproni, Alle vigne spogliar de i frutti suoi.
Esempio: Lipp. Malm. 1, 60: Da questa schiera qui s'è provveduto Gran ceste piene d'uova e di capecchio.
Definiz: § I. E per Quello che è contenuto nella cesta. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 106: E gittò la prima cesta di calcina.
Esempio: Pallad. Agric. 235: Là ove nel piano ne poni [del letame] 18 ceste, nel colle ne poni 24.
Esempio: Car. Arist. Rett. 239: Egli pensò che fusse una cesta di more.
Definiz: § II. E per un Arnese intessuto di vimini a guisa di cesta, per uso di pescare. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 533: I pesci si pigliano con ceste di vimini, che da capo son larghe mezzolanamente, e da piede strette, le quali i pescatori, stanti nell'acqua, per lo fondo le menano a modo delle reti ripali: e alcuna volta cotali ceste, ma più leggieri, si pongono ne' capi delle pertiche, e tiransi per l'acqua torbida, standosi in terra.
Definiz: § III. Cesta dicesi anche una Sorta di veicolo, tirato a mano o con bestia, ed intessuto di stecche, il cui piano si profonda al di sotto delle stanghe, e serve a trasportar robe, come fiaschi di vino e altro.
Definiz: § IV. Ceste, al plurale, si dissero Due arnesi composti di vimini a modo di cesta, che adattavansi di qua e di là al dorso di cavallo o di mulo, a fine di trasportarvi persone viaggiando. –
Esempio: Morell. Cron. 347: Di Firenze in Romagna fui nelle ceste trasportato, e in Frullì (Forlì) ridotto.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 25: Io vi voglio ir, s'io dovess'irvi in ceste.
Esempio: Car. Lett. ined. 3, 132: Però, se vi basta l'animo, venite; che mi pare lo possiate far comodamente in ceste.
Esempio: Cellin. Vit. 185: Mi messi in ordine, e in un paio di ceste, il mio caro Felice ed io ce ne andammo alla volta di Firenze.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 7, 186: Dando la colpa all'aria di quel luogo, si fe' portare a Firenze in ceste.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 179: Se volete il nostro mulo colle ceste, che le porta molto bene, ve lo manderò; e quando sarete qui, potrete poi montare in cocchio e ire a Firenze: e se ancora volete una lettiga, penso l'arei dal Vescovo di Pavia.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 22: Iermattina Lasciò la vostra donna in ceste e 'l vostro Figliuolo alla Sambuca.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 23: Il venire Diguazzando in le ceste, aveva dato Un po' d'alterazione a lei.
Definiz: § V. A ceste, posto avverbialm., vale In gran quantità, specialmente parlandosi di cose che sogliono tenersi in ceste. –
Esempio: Cas. Pros. 2, 74: Ti priego di nuovo, che tu ti astenga.... di mangiare, come tu suoli, le fave a staia e le ciriege a ceste.