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1) Dizion. 5° Ed. .
LIRA.
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LIRA.
Definiz: Sost. femm. Moneta d'argento, che dividesi in cento parti eguali dette centesimi, e che serve di unità nel sistema monetario decimale. È oggi del peso di cinque grammi, ed ha nove parti di argento fino e una di rame. Chiamasi comunemente anche Franco. È modificazione della forma libra per libbra; nome dato da prima a una moneta, immaginaria, perchè corrispondente alla valuta di una libbra d'argento. –
Esempio: Giord. Op. 2, 40: La lira nuova parmigiana è il franco.
Esempio: E Giord. Op. 2, 444: I posteri.... non giudicheranno lento il lavoro di VIII anni, nè indegna la spesa di VIII milioni di lire nuove.
Esempio: Ridolf. Lez. agr. 2, 493: Noi vedemmo che il prezzo del chilo d'azoto nei nostri concimi, poteva ragguagliarsi a lire 7,77.
Esempio: E Ridolf. Lez. agr. 2, 494: Questa somma accresciuta del frutto, a ragione del 4 e mezzo per cento, diverrà nel quinquennio lire 625, che divisa per 5 ci dà 125 lire d'ammortizzazione.
Definiz: § I. E in Toscana, durante il Granducato, fu Moneta pure d'argento, che dividevasi in venti soldi di rame, e valeva ottantaquattro centesimi della presente lira italiana. –
Esempio: Varch. Stor. 2, 82: Una lira vale venti soldi, cioè dodici crazie, ovvero sessanta quattrini.
Esempio: E Varch. Stor. 2, 83: Un fiorino d'oro (perchè in Firenze sono di molte ragioni fiorini) vale sette lire, e si chiama ancora un ducato, e oggi scudo.
Esempio: Lipp. Malm. 12, 41: Le piastre sono in uno (in uno dei sacchetti), in un fiorini, In un gli scudi d'oro, in un d'argento, Lire in un, giulj in questo, in quel carlini.
Esempio: Segner. Pred. 150: E pure, ah Dio! quanto stentate a dar talora pe' defonti una lira?
Esempio: Not. Malm. 2, 543: Lira. È una moneta fiorentina, che vale un giulio e mezzo, detto anche Cosimo, perchè il nostro gran duca Cosimo I inventò, e fu il primo che battesse in Firenze, questa moneta.
Esempio: E Not. Malm. 2, 857: La lira è moneta d'argento effettiva, e si chiama Cosimo, e vale dodici crazie.
Esempio: Forteguerr. Cap. 296: E giocherei non solo soldi e lire, Ma piastre e doppie molte, s'io n'avessi.
Esempio: Targ. Tratt. Fior. 278: Il granduca Cosimo I nel 1542 principiò a far battere certe monete d'argento col nome di lire, ma queste non avevano di bontà intrinseca, senonchè una quasi sola ottava parte delle antiche.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 72: Io mi presento con un'operetta, Mi sento dir: quanto dovete avere? Una lira.
Esempio: Lambr. Elog. 121: Ella (la Cassa di Risparmio) si aprì con poche migliaia di lire; ora ella maneggia milioni.
Definiz: § II. E per Quella moneta immaginaria, usata dai nostri antichi nei commerci e nei conti, la quale dividevasi in venti soldi d'argento, ed equivaleva a una libbra d'argento, ossia a circa 78 lire italiane o franchi, benchè variasse alquanto secondo i tempi ed i luoghi. Ma fu anche nome di Moneta d'argento di piccol peso e valuta, varia essa pure secondo i tempi. E si usò altresì, specialmente in Firenze, per lo stesso che Fiorino d'oro. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 127: E 'l detto Conte se ne partì; ma prima volle dagli Aretini lire XII mila.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 233: Io mi comperai un gallo delle lire cento.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 40: E se voi mi prestate cinque lire, che so che l'avete, io ricoglierò dall'usuraio la gonnella mia.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 49: Dal quale, udita la cosa come stava, ebbe lire cinquanta; e di queste spese lire cinque in fare onore alla brigata, e con le quarantacinque, preso da loro commiato, tornò al padre; e addomandando misericordia, gli contò ciò che gli era intervenuto, e diègli le lire quarantacinque.
Esempio: E Sacch. Nov. 165: Trovò aver guadagnato lire quattro e soldi otto, e trovò avere speso in lui e nel consigliero lire quarantasette e soldi.
Esempio: Borgh. V. Disc. 2, 152: Se bene ne' contratti di locazioni, fitti, conti, vendite e compere de' nostri, infino al detto tempo del 1150, accade necessariamente far menzione, ne' pagamenti, delle monete, elle vi sono sotto nomi generali, come si usa ancora e s'è fatto e farà sempre, di lire, soldi, danari, intendendo della moneta corrente e comune del suo paese e città dove i contratti si fanno.
Esempio: E Borgh. V. Disc. 2, 213: Io ho ben trovato, oltre a le nostre toscane, assai a buon'ora nominate monete di lire, soldi e piccioli, di Ravenna e di Milano.... e di Pavia.
Esempio: E Borgh. V. Disc. 2, 232: Contavasi dunque la libbra, con la quale comunemente si tenevano i coati, soldi 20, e ciascun soldo 12 danari piccioli: preso questo nome.... non per peso, come comunemente suona, e in 12 once si divide, ma per una propria valuta della sopraddetta maniera; onde si poteva dire, e si dice tuttavia con ragione, e par cosa nuova e forse strana, che una libbra d'ariento vaglia lire 72 pur d'ariento; e tuttavia si dice bene; il primo del peso, il secondo della valuta.
Esempio: E Borgh. V. Disc. 2, 235: Quando ci era anche l'oro, durò più di 200 anni a tenersi i conti sotto i medesimi nomi di lire e soldi e danari, e assai ben tardi s'introdusse il nome di fiorino nelle scritture de' conti nostri. Anzi alcuni hanno ostinatamente fino a questi tempi durato a tenere i lor conti a lire.
Esempio: E Borgh. V. Disc. 2, 237: E che le lire di que' tempi corrispondessono a punto al nuovo fiorino dell'oro, chi non lo cavasse a sua piena satisfazione delle sopraddette parole del Villani, che pur lo dicono assai chiaro, basti per ora l'autorità del Villani medesimo, dove, parlando della compera del castello di Montemurlo l'anno 1209, dice ec.
Esempio: Targ. Tratt. Fior. 278: La lira antica fiorentina si divideva in venti soldi effettivi e palpabili di argento, e ciascheduno di essi soldi si suddivideva in dodici danari, anch'essi effettivi e palpabili, ma di rame mescolato con piccola porzione di argento. Questa suddivisione della lira o libbra moneta in venti soldi, ovvero in 240 danari contanti, era comune a tutti i paesi, particolarmente d'Italia; ma la lira d'un paese non era, senonchè per mero caso, uguale appunto in valuta alla lira di un altro paese, poichè ciascheduna comprendeva sotto di sè un certo peso d'argento o maggiore o minore.
Definiz: § III. E con un compimento retto dalla particella Di, e indicante altre monete, denotava la Valuta di essa lira, alla ragione della moneta specificata dal compimento. –
Esempio: Vill. M. 216: Fece ordine che chi non vi volesse andare pagasse lire III di bolognini.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 220: Io ho roba che costò, contata ogni cosa, delle lire presso a cento di bagarini.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 35: Dico che egli avvenne che una zia di Calandrin si morì, e lasciògli dugento lire di piccioli, contanti.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 50: Un giorno innanzi desinare si mise allato lire venti di bolognini d'ariento ed una pera mézza.
Esempio: E Sacch. Nov. 1, 156: E lasciò il valer di due mila lire di bolognini, il quale avere tutto si tolse il signore.
Esempio: Borgh. V. Disc. 2, 234: Ancor ne' tempi vicini necessariamente da' nostri e da gli altri, secondo i paesi ove sono i negozj, si sono fatti i conti a lire, o grossi, di tornesi, o di steriini, e a marchi, ec.
Esempio: Ner. P. Prezz. Monet. 48: Circa l'anno 1200, in Italia, Francia e Inghilterra, si usava una specie di lira d'oro, che per tutto era uniforme nella divisione in soldi 20 di argento e con poca differenza nel peso, la quale fu detta lira di grossi, e in Venezia fu detta lira aureola, e in Inghilterra lira sterlina.
Esempio: E Ner. P. Prezz. Monet. 49: L'inclinazione, che sempre si è veduto regnare a depravare la moneta facendo ogni giorno uscire dalle zecche monete inferiori in peso o in bontà delle solite, cominciò in oltre a usarsi, per distinguere una classe di moneta dall'altra, diverse categorie di lire, onde nacquero dopo le lire di grossi, le lire di piccioli e le lire di terzoli, ciascheduna delle quali aveva diversi gradi di valore, perchè veniva composta di monete di diverso metallo.
Esempio: Targ. Tratt. Fior. 273: Le Arti minori nello scritturare i loro libri si servivano d'un'altra minore moneta immaginaria..., cioè della lira, soldo e danaro di piccioli.
Definiz: § IV. Lira, vale anche Imposta, Balzello, Gravezza, e propriamente Imposta sull'estimo; nel qual senso vive anche oggi nel contado. Talvolta si prese pure per l'Estimo stesso; onde Mettere a lira, Trovarsi a lira, valevano Sottoporre, od Essere sottoposto, a gravezza. –
Esempio: Legg. Tosc. 6, 64: Vogliono ed intendono che tali beni restino e di nuovo si descrivino tali estimi, catasti o lire, respettivamente sotto il nome e la posta di tali cittadini pisani.
Esempio: E Legg. Tosc. 6, 93: Debbino contribuire a dette spese le persone ecclesiastiche.... per li beni che avessino acquistati o che per lo avvenire acquisteranno in alcuno de' detti comuni del contado di Pisa..., e per li beni solamente che nel tempo dello acquisto si trovassino a catasto, a estimo o lira.
Esempio: Legg. Band. Leop. 8, 65, 2: Con includere.... i nomi dei possessori di beni stabili situati nel territorio di ciascheduna respettiva Comunità, da desumersi provvisionalmente e fino a tanto che in ciascuna comunità non sarà fatta la lira o estimo, dai campioni della tassa prediale esistenti nell'Ufizio generale delle strade di Siena, volendo che ec.
Definiz: § V. Lira sterlina; Moneta d'oro inglese, pari a venti scellini, e che equivale a circa venticinque lire italiane. –
Esempio: Baldin. Decenn. 4, 59: Ritrasse la regina Maria, seconda moglie del re Filippo, dalla quale ebbe in una volta, oltre ad una collana d'oro, cento lire sterline.
Esempio: Murat. Dissert. Antich. ital. 1, 590: Dal poco finora osservato nasce sospetto che anche anticamente vi fossero monete ideali, come oggidì è in Inghilterra la lira sterlina, che ne' secoli precedenti fu specie di effettiva moneta.
Esempio: Ner. P. Prezz. Monet. 48: In Venezia fu detta lira aureola e in Inghilterra lira sterlina; ove nel primitivo suo valore, benchè ridotta a moneta ideale, anco in oggi si conserva.
Esempio: Galian. Mon. 112: Poichè essi (gli Inglesi) numerano con lire sterline, che è la maggior moneta di conto che usisi da alcuna nazione, da questo incontro accidentale se n' è fatta una massima generale.
Esempio: Paolett. Oper. agr. 2, 169: Dall'enunciata colletta si ebbe un'entrata di 4614 lire sterline.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 221: Non è già lira sterlina! È una lira fiorentina.
Definiz: § VI. A lira e soldo, avverbialm., vale lo stesso che Per rata, Con la debita porzione per ciascuno. Quindi Andare a lira e soldo con alcuno, vale Concorrere a pagamento o riscossione proporzionatamente. –
Esempio: Machiav. Pros. stor. pol. 4, 453: Siano tenuti tutti quelli che sotto la sua bandiera saranno descritti, a dargli e donargli a lira e soldo, per infino alla somma di fiorini dieci.
Esempio: Varch. Stor. 1, 301: Se tutta la somma dell'imposizione gettava più che settemila fiorini, dovevano levare; e se gettava meno, aggiungere a ciascuna posta a lira e soldo, tantochè in tutto restasse settantamila fiorini in circa.
Esempio: E Varch. Sen. Benef. 115: D'uno che ci sia debitore, ce ne possiamo (venuto il tempo) richiamare: e se egli avesse fatto cedo bonis, andremo a lira e soldo con gli altri creditori.
Esempio: Legg. Band. C. 9, 21: Da distribuirsi e risquotersi nel contado di Fiorenza, sopra la decima e teste, secondo che si risquoteno li altri debiti e spese di esso contado, e nel distretto fiorentino sopra l'estimo a lira e soldo, siccome si osserva per li altri debiti e spese del distretto.
Esempio: Instr. Cancell. 6, 252: Le spese correnti si ripartiscano giustamente, e vi concorrano tutti gli abitanti a lira e soldo, secondo gli ordini.
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 5, 20: Col fare una massa Delle vostre ragioni, calculata A occhio e croce la valuta loro, Ve ne farò poi la distribuzione Rata per rata, giusta a lira e soldo.
Esempio: Papin. Lez. Burch. 149: Symbolae erano chiamati i conviti fatti a lira e soldo, ovvero con una porzione di vivande per ciascheduno de' commensali.
Definiz: § VII. A quindici soldi per lira, vale Con una certa approssimazione, ed altresì Con qualche discrezione, Senza molto rigore, e simili. –
Esempio: Guicc. Op. ined. 1, 103: Non mi piacque mai ne' miei governi la crudeltà e le pene eccessive, e anche non sono necessarie; perchè, da certi casi esemplari in fuora, basta, a mantenere il terrore, il punire e' delitti a 15 soldi per lira, pure che si pigli regola di punirgli tutti.
Definiz: § VIII. A tanti soldi per lira, avverbialm. usato, si disse familiarmente, e più che altro nelle scommesse, nelle congetture, per Con maggiore o minore probabilità. –
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 1, 160: E tanto più è da credere che non lo faccia, quanto più facilmente si può discorrere e stimare, a 14 soldi per lira, che o l'accordo di Napoli seguirà, o la 'mpresa si differirà buon tempo.
Esempio: E Machiav. Leg. Comm. 3, 308: Soggiungono (vostre Signorie) che lo faccia (del profferire una somma all'Imperatore) quando io creda il passar suo a quindici soldi per lira.... Credo a ventidue soldi per lira, che tenterà di passare di nuovo con maggior forza non ha tentato fino a qui.
Esempio: Grazz. Comm. 177: Si pensa per ognuno, a diciotto soldi per lira, che egli sia annegato e morto.
Definiz: § IX. Da paoli e lire, trovasi detto scherzevolmente di prete, per Di poco conto, Che vive alla giornata e coll'elemosina della messa. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 30, 88: Un prete da pavoli e lire Faceva da curato, ed al meschino Piacevan troppo le femmine e il vino.
Definiz: § X. Avere venticinque soldi, o più di venticinque soldi, per lira, vale Avere buon partito in qualche negozio. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 336: Quando la togliessi, voi aresti più di venticinque soldi per lira.
Esempio: Grazz. Comm. 18: E 'n un certo modo, parendomi aver venticinque soldi per lira, glie la impromessi.
Definiz: § XI. Far pagare a uno la lira ventuno o più soldi, o Pagare uno, la lira ventuno o più soldi, vale Vendergli, o Comprare esso, per più del giusto prezzo.
Definiz: § XII. Mancare ad alcuno diciannove soldi a fare una lira, dicesi in ischerzo a significare che egli è poverissimo.
Definiz: § XIII. Pagare a lire, soldi e denari, dicesi per Pagare effettivamente, a pronti contanti.
Definiz: § XIV. Rendere soldi venti per lira, vale Pagare per l'intero. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 354: Sento che renderanno soldi 20 per lira del debito hanno qua.
Definiz: § XV. Spendere la sua lira per venti soldi, vale Non pagare le cose niente più del giusto, Spender bene i suoi denari.
Definiz: § XVI. Tristo a quel soldo che peggiora la lira. –
V. Soldo.