Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
CONTO.
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CONTO.
Definiz: Add. Noto, Ben conosciuto; ma è voce propria di nobile scrittura.
Dal lat. cognitus. –
Esempio: Albertan. Tratt. volg. 23: Non intrare in via con alcuno, se prima non lo conosci: e se alcuno uomo non conto a te in via s'accompagnerà,... rispondi ec.
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 73: Umbreno avea trattata mercatanzia in Francia, ed era conto a molti de' Baroni franceschi, e conoscea loro.
Esempio: Petr. Rim. 1, 30: E parlo cose manifeste e conte.
Esempio: E Petr. Rim. 1, 56: Pianse morto il marito di sua figlia, Raffigurato alle fattezze conte.
Esempio: Car. Eneid. 1, 735: E conosciuti a le fattezze conte Prima il troiano re, poscia l'argivo, E 'l fero d'ambidue nimico Achille, Fermossi.
Esempio: Tass. Gerus. 17, 96: Sicuri d'ogni intoppo e d'ogni oltraggio Io scorti v'ho sin qui per vie non conte.
Esempio: Pindem. Poes. 63: Tra quel lume le fattezze conte Giunsi a scoprir de la gran Dea.
Definiz: § I. Per Noto universalmente, Illustre, Famoso; detto anche di cosa. –
Esempio: Tass. Gerus. 14, 42: Nè in virtù fatte son d'angioli stigj L'opere mie meravigliose e conte.
Esempio: E Tass. Gerus. 15, 19: Tunisi ricca ed onorata sede A par di quante n'ha Libia più conte.
Esempio: E Tass. Gerus. 17, 62: T'alzò natura in verso il ciel la fronte, E ti diè spirti generosi ed alti, Perchè in su miri, e con illustri e conte Opre te stesso al sommo pregio esalti.
Esempio: Bart. D. Miss. Mog. 12: Famiglie amendue per antichità e chiarezza di sangue, e per gloria d'antenati, conte fra le più illustri d'Italia.
Definiz: § II. Per Palese, Manifesto; nel qual senso è usato più specialmente nelle maniere, oggi non comuni, Essere conto ad alcuno, per Sapersi o Conoscersi da esso; Fare conto, per Riferire, Palesare, Far conoscere; e Avere checchessia conto, per Conoscerlo, Averne esperienza. –
Esempio: Nov. ant. B. 4: Maestro, avvisa questo destriere, che mi è fatto conto che tu se' molto saputo.
Esempio: Dant. Inf. 3: Ed egli a me: le cose ti fien conte Quando noi fermerem li nostri passi Sulla trista riviera d'Acheronte.
Esempio: E Dant. Inf. 21: E per nulla offension che a me sia fatta, Non temer tu; ch'io ho le cose conte, Perchè altra volta fui a tal baratta.
Esempio: E Dant. Purg. 13: Se tu se' quelli che mi rispondesti, Fammiti conto o per luogo o per nome.
Esempio: Bemb. Lett. 2, 259: Per tutte quelle cagioni che vi sono ben conte, senza che io le commemori.
Esempio: Varch. Boez. 16: Non è egli assai conto per sè medesimo quanto mi sia la fortuna e crudele ed avversa?
Esempio: Tass. Gerus. 8, 19: E nel buio le prove anco son conte A chi vi mira, e l'incredibil possa.
Esempio: Mont. Poes. 1, 348: A lui (Giapeto) portate le mie voci, e conto Gli fate, o venti, il mio destin crudele.
Esempio: E Mont. Poes. 1, 388: Dinne, misero, dinne, se pur conto T'è il suo destin, dov'è la madre? dove Atlante nostro?
Definiz: § III. Si usò per Conoscente, Familiare, Amico; più che altro in forza di Sost. –
Esempio: Albertan. Tratt. volg. 21: E talora sie largo di dar mangiare alli tuoi conti e cari amici.
Esempio: Dant. Parad. 25: Nella fede, che fa conte L'anime a Dio, quivi entra' io; e poi Pietro per lei sì mi girò la fronte (qui figuratam.).
Esempio: Fr. Giord. Pred. 1, 124: Chi più è amico di Dio, e più suo conto, è più esaudito.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 121: Onde lo molto famigliare, perchè è sempre presto, perde la riverenzia de' suoi conti.
Esempio: E Fr. Bart. Sallust. 81: Vulturzio,... scongiurando molto Pontino del suo salvamento, perocchè era suo conto, alla perfine, timoroso, e diffidandosi di sua vita, siccome si desse a' suoi nemici, si diede a' detti pretori.
Esempio: Collaz. SS. PP. 47: Se coloro che mi odiano, avesson parlato sopra di me grandi cose, forse che io mi sarei celato da lui; ma tu uomo d'uno animo, mia guida e mio conto, il quale prendei insieme meco i dolci cibi, andammo nella casa di Dio contevolmente.
Esempio: Fr. Guidott. Fior. Rett. 102: Gli mena a uno bellissimo albergo d'alcuno suo conto, il quale e' sa che fa convito grande la mattina, e menagli là entro per contezza che hae con coloro della casa.
Esempio: Bocc. Filoc. 467: Con ogni ingegno e con ogni sollecitudine dovria ciascuno che a lui non è conto e servidore, procacciare e affannare d'aver la grazia di tanto Signore.