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1) Dizion. 5° Ed. .
INVITO.
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INVITO.
Definiz: Sost. masc. L'atto dell'invitare, Preghiera cortese che altrui si fa di venire presso di noi, a fine, per lo più, di feste, di banchetti, di ricreazione, di ospitalità, e simili. –
Esempio: Bocc. Vit. Dant. M. 26: Senza aspettare più inviti che 'l primo, se n'andò a Ravenna, dove onorevolmente dal signore di quella ricevuto fu.
Esempio: Pulc. Luc. Ciriff. Calv. 1, 85: E poi ch'egli ebbe accettato l'invito, Che non si fece anche troppo pregare, Fabio ordinò di subito il convito.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 76: Se n'era ito Con Orrigille, ove una giostra farse Dovea solenne per reale invito.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 10, 300: Non seppe contradire il re Ciprigno Al liberal di quel signore invito.
Esempio: E Anguill. Ovid. Metam. 12, 103: Già in ordine ogni mensa era e 'l convito, E vi fumavan sopra le vivande: Dov'era corso al liberale invito Ogni propinquo principe più grande.
Esempio: Giannott. Op. 2, 303: Voglio accettar simile invito Sanza far dello schifo o dello avaro.
Esempio: Giust. Vers. 25: Amici, a crapula Non ci ha chiamati Uno dei soliti Ricchi annoiati, Che per grandigia Sprecando inviti, Gonfia agli applausi De' parasiti.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 282: Varj furono in seguito i biglietti, Varj gl'inviti, varie le promesse.
Definiz: § I. In locuz. figur. –
Esempio: Dant. Purg. 13: E verso noi volar furon sentiti, Non però visti, spiriti, parlando Alla mensa d'amor cortesi inviti.
Definiz: § II. Figuratam., e poeticam., per Festa, Spettacolo, o simile, a cui si va invitati. –
Esempio: Ar. Sat. 1, 174: Non la vuo' tal che di bellezze avanze L'altre, e sia in ogni invito, e sempre vada Capo di schiera per tutte le danze.
Definiz: § III. E per Il foglio, Il biglietto, con cui s'invita alcuno. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 2: Sul camminetto ben distribuiti Rendez-vous, billets-doux, chicchere, inviti.
Definiz: § IV. E per Profferta, ed altresì Esortazione, Incitamento, Lusinga, Stimolo, e simili. –
Esempio: Dant. Purg. 17: Questi è divino spirito che ne la Via d'andar su ne drizza senza prego.... Ora accordiamo a tanto invito il piede.
Esempio: Ar. Sat. 1, 192: Già mi fur dolci inviti a empir le carte I luoghi ameni ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 157: Prevenendo le mie preghiere, con sì gentile invito m'avete assecurato, e di vostro proprio moto sete venuta incontro alla temenza ed all'indegnità mia.
Esempio: Tass. Gerus. 15, 65: La polve in queste acque deporre Vi piaccia, e 'l cibo a quella mensa torre. L'una disse così: l'altra concorde L'invito accopagnò d'atti e di sguardi.
Esempio: E Tass. Gerus. 17, 67: Mostragli.... quando ripassa il varco noto, Agl'inviti d'Onorio, il fero Goto; ec.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 4: Qui, le disse, salvar te stessa, e illese Le bianche lane conservar tu puoi. Ella accettò l'invito.
Esempio: E Fiacch. Fav. 2, 51: Al lusinghiero invito La mammola rispose: Sien pur mie doti ascose, Lagnarmene non so.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 91: Non volendo resistere a un'invito tanto pressante dell'uomo che gli premeva tanto di farsi propizio, non esitò a mescere, e si mise a sorbir lentamente il vino.
Definiz: § V. E figuratam. –
Esempio: Dant. Parad. 11: Questa (la Povertà), privata del primo marito, Mille e cent'anni e più dispetta e scura Fino a costui si stette senza invito.
Esempio: Menz. Poes. 1, 114: Ritorna Amore, e muove Con invito cortese ogn'aurea cetra.
Definiz: § VI. Per similit., e poeticam., vale anche Richiesta di venire alle armi, Sfida guerresca. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 8, 59: Vide dov'è Mattafolle il signore Che rifaceva col corno lo 'nvito.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 85: Come può il Saracin ritrovar sesto Di finir con suo onore il fiero invito?
Esempio: Bern. Orl. 59, 46: Dall'altra parte ancora i Saracini Tenner l'invito molto ben del gioco; Correndo, già a' nimici son vicini (qui in locuz. figur.).
Esempio: Tass. Gerus. 6, 7: E perchè accetti ancor più volentieri Il capitan de' Franchi il nostro invito, L'arme egli scelga, ec.
Esempio: E Tass. Gerus. 20, 31: Fer le trombe cristiane il primo invito: Risposer l'altre, ed accettar la guerra.
Esempio: E Tass. Rinald. 4, 19: E gli disfida a giostra in detti arditi, Il maganzese Oren nato in Bajona, Allor sentendo i perigliosi inviti, Ad Alda dice, ec.
Esempio: Manz. Poes. 45: La posta È alle chiuse dell'alpi.... Al re de' Franchi Questo invito riporta.
Definiz: § VII. In locuz. figur. –
Esempio: Giobert. Ges. mod. 2, 381: Supponete infatti che quando i radicali si allestivano alla pugna, i Gesuiti avessero rinunziato pubblicamente l'invito, chi non vede che quelli erano costretti a por giù le armi, mancando l'unico motivo che aveano preteso al pigliarle?
Definiz: § VIII. Invito, usato assolutam., vale anche Invito a bere o mangiare, Brindisi; donde la frase Bere a inviti, Tracannare, a inviti. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 7, 23: E poi che di confetti e di buon vini Di nuovo fatti fur debiti inviti, E partir gli altri,... Ruggiero entrò ne' profumati lini.
Esempio: E Ar. Sat. 1, 163: E il vin fumoso, a me viepiù interdetto Che 'l tosco, costì a inviti si tracanna, E sacrilegio è non ber molto e schietto.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 42: Usa a temprar ne' caldi alberghi il verno, E celebrar con lieti inviti i prandi.
Definiz: § IX. Vale anche Preghiera che fanno i comici ai loro uditori, perchè vogliano intervenire a una recita successiva. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 27: So venir fuora con un'aria franca, Famosissimo son per far l'invito; Per salutar, per fare il complimento, E poi per ringraziar sono un portento.
Definiz: § X. E Term. di Giuoco, e più specialmente della Primiera. Il proporre che alcuno de' giocatori fa di giocare una data somma in una partita, Pòsta; anche in locuz. figur. Onde la maniera Giuochi d'invito, con la quale si designano genericamente Tutti quei giuochi di carte, nei quali si propone la posta. –
Esempio: Pulc. L. Son. 13: Non ti paia aver dato matto scacco, Ch'i' ho il quattrino in man per altro invito.
Esempio: E Pulc. L. Son. 16: Sie savio chè s'i' 'mbriglio, Io t'uscirò con tanti inviti addosso, Che posta n'anderà di più d'un grosso.
Esempio: Bern. Comm. Cap. Prim. 392: Uno della compagnia, al quale si abbatte a venir qualche carta buona, sopra la quale gli par poter fondar l'invito ec.
Esempio: E Bern. Comm. Cap. Prim. 393: A differenzia adunque delli altri inviti che si fanno nelle terze e quarte carte, e poi di mano in mano secondo occorre, diremo che la prima posta che si mette sopra le due si chiamerà propriamente vada e non invito, ma le altre si chiameranno poi inviti e non vada.
Esempio: Galil. Op. VI, 356: Imitando quel giocatore che, vedendosi d'aver a carte scoperte perduto l'invito, tenta con altro soprinvito maggiore di far credere all'avversario gran punto quello che piccolissimo vede egli stesso, onde, cacciato dal timore, ceda e se ne vada.
Esempio: Menz. Sat. 8: E se sul sette e l'asso il sei non viene, Da una volta in su addio Casino, Chè all'altro invito il borsellin non tiene.
Esempio: Not. Malm. 1, 287: In questa (nella primiera buona) corrono molti inviti, perchè ciascuno che tiene il primo invito, fatto sulle prime due carte,... può, tornategli bene le seconde carte, rinvitare d'altra somma, che suol esser sempre maggiore: e così andare rinvitando, fintantochè non s'accordano o a scartare o ad accusare il lor giuoco.... Quando alcuno non vuol tenere più inviti,... perde tutti gl'inviti antecedenti.
Definiz: § XI. Invito, figuratam., e come Term. d'Architettura, denota Quel segnale, consistente in uno o più scalini posti esternamente al di sotto della soglia di porta o arco, nei vestiboli, cortili, portici, il quale serve a mostrare a chi entra da qual parte è l'ingresso agli appartamenti, o la scala per salir su. –
Esempio: Baldin. Decenn. 4, 50: Questa (la scala) conduce al pian di sopra in due branche: ma perchè, volendola tenere in tal sito, fu inevitabile l'inconveniente del muro che essa scala divide, che, per essere a dirittura del portico, viene a tagliare in mezzo l'ingresso che da questo conduce alla medesima, l'ha egli alzato sopra l'orizzonte naturale dell'occhio con i primi scalini dell'invito, e i secondi del vestibolo che ha fatto tra l'ingresso predetto ed il principio della scala.
Definiz: § XII. Invito sacro, chiamasi l'Avviso o il Manifesto che si suole affiggere alle porte delle chiese, e col quale si annunzia al popolo la celebrazione di qualche festa o funzione religiosa.
Definiz: § XIII. Attener l'invito, si usò per Tenere, Accettare, l'invito. –
Esempio: Stor. S. Silv. 4: Or avenne che in quela mattina Traquino fu invitato a un desinare da un gran suo amico, ed eli attenne lo 'nvito allegramente.
Definiz: § XIV. Fare invito, lo stesso che Invitare, nei suoi varj sensi; anche figuratam. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 601: Non si può passare a tavole posta di uno grossone; nè a carte,... posta di uno soldino; nè fare inviti ec.
Esempio: Red. Ditir. 14: Se la druda di Titone Al canuto suo marito Con un vasto ciotolone Di tal vin facesse invito, Quel buon vecchio colassù Tornerebbe in gioventù.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 43: Vedeva il tronco, e la pendente fune.... Vedea la carne abbandonata in terra. Una faceali orrore; e all'appetito L'altra facea cortesemente invito.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 98: Bisogna che il mercante faccia invito Al compratore con loquace incanto.
Definiz: § XV. Farsi l'invito da sè, vale Invitarsi da sè. –
Esempio: Buonarr. Aion. 2, 4: Avea quella brigata stabilito D'andar da un lor prete a desinare, E da per sè s'eran fatto lo 'nvito.
Definiz: § XVI. Pigliar l'invito, trovasi per lo stesso che Tenere l'invito. –
Esempio: Bern. Orl. 68, 61: Il romito prudente assai l'invita A medicarla, perch'era ferita, E tanto ben la seppe confortare, Che pur al fin ella pigliò l'invito.
Definiz: § XVII. Tenere l'invito, vale Accettare l'invito, Fare quello a che altri c'invita, nei varj sensi della voce. –
Esempio: Bocc. Decam. 3, 201: Ed essi liberamente della sua fè sicurati tennero lo 'nvito.
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 24: Ancor che quivi non venne Grifone A questo effetto, pur lo 'nvito tenne.
Esempio: Bern. Orl. 47, 37: Ma il Conte aveva già diliberato, Se l'invitava, l'invito tenere.
Esempio: E Bern. Rim. burl. V. 48: Stare a flusso, a primiera, e dire: A voi,... Chè se tu vuoi tener l'invito, puoi; Se tu nol vuoi tener, lasciarlo andare.
Esempio: E Bern. Comm. Cap. Prim. 396: Se non ti piace di tenere l'invito che fa il compagno, per non aver così buono in mano che ti dia animo di farlo, puoi non lo tenere.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 422: Trovandovi poi con gli altri a tavola, Voi tenghiate l'invito, e da uom vero E leale facciate lor ragione Per non fallire o non perdere il credito.
Esempio: Serdon. Stor. Genov. volg. 79: I Lucchesi.... tennero volentieri l'invito, e subitamente mossero guerra a' Pisani.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 1, 100: Pareali grand'ignominia della fede ortodossa, che Martino con sì frequente baldanza invitasse ogni contradittore a far prova della sua dottrina in letterario steccato, e non tenendo verun l'invito, quasi un temuto Golia insultasse tutto il popol di Dio.
Definiz: § XVIII. Figuratam., e in locuz. figur. –
Esempio: Pop. Disc. Ragn. 617: È più facile incamminare una pianta giovane e tenerella nel modo che tu vuoi che stia, che ridurre una vecchia e trasandata; il che bene spesso non si può fare senza una estrema violenza di pennato, per non dire di scure, alla quale molte volte non tenendo l'invito, se la passano rimettendo poco o niente.