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CERO.
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CERO.
Definiz: Candela grossa di cera. Lat. cereus. Gr. κηρίον.
Esempio: Maestruzz. 1. 25. All'accolito s'appartiene apparecchiare i lumi in sagrestía, e portare il cero.
Esempio: Cavalc. disc. spir. Sarebbe stolto chi per cercare un ago, o uno spillo ardesse un cero d'una libbra.
Esempio: Sen. Pist. Assai sono presso della morte quelli, che vivono e a torchj, e a ceri.
Esempio: G. V. 11. 41. 2. Dando li detti castelli un cero alla festa di san Giovanni ciascun anno.
Esempio: Dant. Par. 10. Appresso vedi il lume di quel cero.
Definiz: §. I. Dicesi Cero, o Bel Cero, a Uomo stupido, o balordo, a cui si dice anche Fantoccio, o Bel fusto. Lat. fori statua.
Esempio: Morg. 26. 73. E sette braccia il pagano era giusto: Berlinghier vide venir questo cero, E non guardò, perch'e' fusse gran fusto.
Esempio: Ambr. Bern. 3. 3. Io ho preso pratica D'una fanciulla, della quale Albizo Fratel di quella proprio, di cui spasima Questo bel cero, è innamorato.
Esempio: Buon. Tanc. 4. 3. Mio pa' poteva pur darmi a quell'altro, E levarmi dinanzi questo cero.
Definiz: §. II. Dicesi in proverb. Avere scopato più d'un cero.
Esempio: Varch. Ercol. 78. Quando alcuno per esser pratico del mondo non è uomo da essere aggirato, nè fatto fare, si dice: egli se le sa, egli non ha bisogno di mondualdo, o procuratore, egli ha pisciato in più d'una neve, egli ha cotto il culo ne' ceci rossi, egli ha scopato più d'un cero, egli è putta scodata.