Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
FINIMONDO.
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FINIMONDO.
Definiz: Sost. masc. Fine del mondo: usato specialmente coi verbi Essere finimondo o Venire finimondo. –
Esempio: Chios. Dant. 232: Gli scanni, i quali rimasono voti degli angioli che caddono di cielo, son presso che ripieni; e tutti che saranno ripieni, dicie che allora sarà finimondo.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 606: Credo che noi siàno presso a finimondo.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 57: Rispose la putta: Con ciò sia che tutta notte io sia stata in tanto travaglio, tra tanti tuoni,... che non pareva se non che e' fusse venuto finimondo.
Esempio: Gell. Capr. Bott. 61: Io per me dubito che noi non siam presso a finimondo.
Esempio: Nard. Amic. 5, 1: Io sento Pamfila che plora: La casa di sospir piena e lamento: Diavol, siàn noi a finimondo ancora? Dissi io, ec.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 109: Credom'io per tanto, che noi siàn quas'arrivati a finimondo.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 63: Oramai noi siam giunti a finimondo.
Definiz: § I. Per similit. e in linguaggio familiare, Grande sciagura, Gran rovina, Gran precipizio, che si tema, si annunzi, si minacci; ed altresì Qualsivoglia manifestazione di spavento, sgomento, o simili, di tali sciagure o precipizj. –
Esempio: Dav. Tac. 1, 137: Tiberio que' giorni passò al solito, per grandezza d'animo o per sapere tanti finimondi non ci essere.
Esempio: E Dav. Tac. 1,3 49: Donne infuriate, che gridavano finimondo.
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 4, 16: Ma 'l popolo per poco alza le grida, E viene a i finimondi e agli Anticristi.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 68: Io l'intendo così: Senza pensieri i dì passo giocondi; Non vo' tanti finimondi, E pigliarla come viene.
Definiz: § II. Onde figuratam. Finimondo vale anche Persona che di tutto si spaventi o si sgomenti, e sia facile a prevedere ed annunziare i maggiori guaj. –
Esempio: Crusc. Vocab. IV: Finimondo, diciamo anche a Chi si mostra assai suggetto a timore di sciagure.
Definiz: § III. Pure scherzevolmente trovasi usato per Estremità del mondo, Ultimi confini della terra. –
Esempio: Red. Ditir. 42: Gitta spere omai per poppa, E rintoppa, o marangone, L'arcipoggia e l'artimone, Chè la nave se ne va Colà dove è il finimondo, E forse anco un po' più in là.