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1) Dizion. 5° Ed. .
DIGRIGNARE.
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DIGRIGNARE.
Definiz: Att. Mostrare e arrotare rabbiosamente in atto di mordere; riferiscesi ai denti, e dicesi propriamente del cane, e per estensione anche di altri animali.
Probabilmente è voce onomatopeica, nella quale può avere influito il rignare o ringhiare. Secondo altri deriverebbe dall'anglosassone grinian, che vale lo stesso. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 2, 5: Come soglion talor dui can mordenti, O per invidia o per altro odio mossi, Avvicinarsi digrignando i denti Così ec.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 17, 89: Dieci passi [il cane] gli va dietro (al lupo) o venti, E poi si ferma, ed abbaiando guarda Come digrigni i minacciosi denti, Come negli occhi orribil foco gli arda.
Esempio: Bern. Orl. 55, 9: Come? non vedi che i denti digrigna (una serpe), Che paion fatti a posta a spiccar nasi?
Esempio: Rucell. Or. Dial. 4, 9, 92: Il quale [padrone] se l'un di loro (de' cani) accarezza, l'altro digrigna i denti.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 8, 66: Se [il cagnolino] ode il fischio usato, a quel s'invia, Nè del nuovo signor più si ricorda; Anzi, se vuol fermarlo, d'ira ardente, Rabbuffa il dorso e a lui digrigna il dente.
Esempio: Leopard. Paralip. 2, 15: Digrignando per paura i denti, Vennero [i topi] agl'inimici alloggiamenti.
Definiz: § I. E per similit., dicesi di persona; e propriamente di chi dimostri ira o rabbia contro alcuno, o per checchessia. –
Esempio: Dant. Inf. 21: Non vedi tu ch'ei digrignan li denti, E colle ciglia ne minaccian duoli?
Esempio: Car. Eneid. 3, 1048: De l'occhio la sanguigna cispa [Polifemo] Lavossi, ad or ad or per ira i denti;... Digrignando e fremendo.
Esempio: Vai Rim. 25: E doppo avere alquanto E sospirato e pianto, Crollando il capo e digrignando i denti, Proroppe al fine in così fatti accenti.
Esempio: Mont. Poes. 2, 208: Digrignò i denti spaventosi, e roco Muggì, come spezzata onda, lo spetro.
Definiz: § II. E figuratam. –
Esempio: Bart. D. Op. mor. 30, 189: Contro cui (contro Filippo) anche oggidì nelle famose Filippiche abbaia [Demostene], ringhia, digrigna i denti, e 'l morde.
Esempio: Segner. Paneg. 2, 595: Volume, per cui gloria dir basti, che contro d'esso tutti i moderni eretici han digrignati rabbiosi i denti e le zanne.
Definiz: § III. Trovasi riferito a bocca, per Allargarla sforzatamente, mostrando i denti, a modo di chi li digrigna. –
Esempio: Machiav. Comm. 112: Io voglio che tu ti storca il viso, che tu apra, aguzzi o digrigni la bocca, chiugga un occhio.
Definiz: § IV. In forma di Neutr. Digrignare i denti. –
Esempio: Pulc. Luc. Ciriff. Calv. 6, 67: E come can che in catena digrigna, Gli fecion tutti viso di matrigna.
Definiz: § V. E per similit., detto di persona. –
Esempio: Dant. Inf. 21: Ed egli a me: non vo' che tu paventi; Lasciali digrignar pure a lor senno, Ch'ei fanno ciò per li lessi dolenti.
Esempio: E Dant. Inf. 22: O me! vedete l'altro che digrigna.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 577: Digrigna, cioè apre la bocca in traverso storcendola.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 88: Quando messer Francesco vede che non lo può cacciar fuori, eziandio avendo preso la spada, e come Ferrantino digrigna con la sua, disse ec.
Esempio: Segner. Op. 4, 653: E là dove i dannati vorrebbono al fine mordere quella mano che gli flagella, essi (i bestemmiatori), peggior de' dannati, digrignare contro quella che gli benefica ec. (qui in locuz. figur.).
Definiz: § VI. Figuratam., detto così di persona, come di animale, si usò in senso di Battere i denti per la fame. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 458: Darengli (allo Sparecchia) tanto da mangiare, che ristori la perdita del desinare di stamattina.... Quelli scortesi di que' Menemmi non usarono alcuna di quelle gentilezze;... e quel povero Peniculo dovette digrignare, che non lo chiamarono a nulla.
Esempio: Lipp. Malm. 10, 11: Perciò fa comandare a' barbereschi Che lo menin (il cavallo) 'n un campo di gramigna, Acciocch'ei pasca un poco, e si rinfreschi, Perchè per altro il poverin digrigna.
Esempio: Not. Malm. 2, 747: Ci serviamo del verbo digrignare, per intendere Stentar per la fame, quasi Dirugginare e arrotare i denti, per non aver altro in che adoperargli; traslato da' cani ec.