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FECCIA.
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FECCIA.
Definiz: Sost. femm. Parte più grossa e peggiore di cose liquide o viscose, che rimane in fondo al vaso; Sedimento, Posatura.
Dal lat. faex, mediante l'antiquato fece e fecce. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 184: Alcuni altri una canna intera perforata mandano infino al fondo, sopra le fecce, e richiudendo il foro della canna di sopra col dito grosso, e poi levando il dito, per l'odorato attraggon l'odore inferiore; e poi, succiando, attraggono parte della feccia; e secondo la qualità della feccia, considerano chente è il vino.
Esempio: Pallad. Agric. 256: Se la palma è inferma, scalzala, e mettile a' piedi feccia di vin vecchio.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 171: Il doglio mi par ben saldo; ma egli mi pare che voi ci abbiate tenuta entro feccia, chè egli è tutto impastricciato di non so che cosa sì secca, che io non ne posso levar con l'unghie.
Esempio: Niccol. Cost. Med. Z. 181: Piglia lo grano de la feccia del vino, e mettilo nel succhio della cicuta.
Esempio: Domen. Plin. 751: La feccia dell'aceto è più gagliarda, per rispetto della natura d'esso aceto, e molto più rode.
Esempio: E Domen. Plin. 752: La feccia della sapa guarisce le incotture, e meglio aggiuntovi la lanuggine delle canne. La medesima feccia, cotta e bevuta, guarisce le tossi vecchie.
Esempio: Soder. Coltiv. 102: Tutti i vini che fanno feccia assai nel fondo della botte, è ben tramutargli non solo una volta, ma più. Or sebbene ad alcuni vini giova il tramutargli, tuttavia quegli che senza tramutargli son restati sopra la lor feccia, si conservano più possenti, più coloriti e più piccanti.
Esempio: Vallisn. Op. 3, 6: Le acque marine, solamente col distillarle, possono addolcirsi, lasciando quella residenza o posatura di fecce e di sali non abbastanza tritati in fondo al lambicco.
Esempio: Ginann. Malatt. Gran. 385: Contro le lumache, e le zuccaiuole, dice Carlo Stefano, giova molto la feccia d'olio recente, o la filiggine del cammino sparsa pe' giardini.
Esempio: Galian. B. Vitr. 267: Acciocchè poi non patisca per le gelate la calce che è fra le commessure, si dovrà ogni anno, all'accostare dell'inverno, abbeverare di feccia d'olio, e così non vi potranno le gelate.
Esempio: E Galian. B. Vitr. 293: Si potrà anche avere lo stesso, se asciuttando, e cuocendo in una fornace feccia di vino, si adoperi macinata con colla; perchè farà un amabile color nero, e di quanto miglior vino sarà la feccia, tanto più si avrà, ec.
Definiz: § I. Per similit. –
Esempio: Gell. Lettur. 7, 92: Lo sterco,... che non è altro che la superfluità e la feccia del cibo de l'uomo, gittato da parte da la natura per non essere in lui più cosa alcuna utile a l'uomo, ec.
Definiz: § II. Pure per similit., riferito alla terra, considerata come corpo meno perfetto e men puro degli altri corpi celesti. –
Esempio: Ristor. Comp. Mond. 156: La terra fu lo meno nobile corpo del mondo, quasi come feccia, e per lo meglio ebbe lo suo corpo ottuso.
Esempio: Galil. Op. astronom. 3, 130: Lascio stare l'inconvenienza grande che è nel voler che i corpi celesti sieno così eccellenti e divini, e la terra quasi feccia del mondo imperfetta, impura e vilissima.
Definiz: § III. Figuratam. e in locuz. figur. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 214: Argomento assai evidente che le virtù, di qua giù dipartitesi, hanno nella feccia de' vizj i miseri viventi abbandonati.
Esempio: Savonar. Pred. 5: Uscirà tanta puzza, tanta feccia della città di Roma, che anderà per tutto il Cristianesimo.
Esempio: Ar. Orl. fur. 16, 3: Pianger de' quel che già sia fatto servo Di duo vaghi occhi e d'una bella treccia, Sotto cui si nasconda un cor protervo, Che poco puro abbia con molta feccia.
Esempio: Grazz. Rim. V. 477: L'arte poi scellerata che contiene In sè la feccia ed ogni nostro amaro, Mille modi trovò da darci pene.
Esempio: Rucell. Or. Dial. R. 19: O pure che a simiglianza de' condotti eziandio ben fatti, ivi lo male consuetudini a poco a poco depongano entro del tartaro e delle feccie de' mali costumi, che gli levino dalla lor natural misura e polizia.
Esempio: Magal. Lett. At. 335: In somma ella (l'anima) averebbe a essere anzi la feccia che l'elisire della materia, e come tale distraibile e dissipabile dall'impetuosità e dalla perennità de' suoi terribili movimenti.
Definiz: § IV. E per La parte impura dei minerali. –
Esempio: Domen. Plin. 991: La natura del fior del sale è aspra, calda, e nociva allo stomaco.... Le feccie del fondo si mescolano, accio che tornì il colore del zafferano.
Esempio: E Domen. Plin. 1043: La feccia sua (di certa pietra) è molto piombosa, ed è quello che rimane del fondo del mortaio, e gettasi.
Esempio: E Domen. Plin. 1076: Nel terzo modo si fa [il difrige] nelle fornaci del rame, della feccia che rimane in fondo.
Esempio: Lorin. Fortif. 137: Non fondere bene il metallo, e non lo nettare dalle feccie che egli fa per di sopra, ec.
Definiz: § V. Trovasi per Salamoia; corrispondentemente al lat. faex e faecula. –
Esempio: Domen. Plin. 991: Lodasi.... Clazomene per il garo, e Pompei città, e Lepti, come per la salamoia Antipoli e Turij, e la Dalmazia anch'ella. L'alece è vizio d'essa, cioè la feccia imperfetta e non colata. E nondimeno s'è cominciato a farla in privato d'inutili e minuti pesciolini.
Esempio: Marchett. Lucrez. 87: Piuttosto ponno (certi corpi) Solleticar, che lacerare il senso, Qual può dirsi la feccia, ed i sapori Dell'enula campana.
Definiz: § VI. Feccia usasi pure, e per lo più nel plur., per Escremento del ventre. –
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Porta fuora tutto le fecce alvine.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 345: Schizza.... ciò che avea bevuto di sotto, e tanto più quant'era la lavatura, che erano alquante dramme di feccia.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 66: E compensato l'avere dell'oro della notte con la feccia della gatta, convenne che si desse pace.
Esempio: Ar. Orl. fur. 33, 121: E molta feccia il ventre lor (delle Arpie) dispensa, Tal che gli è forza d'atturare i nasi.
Esempio: Mattiol. Disc. 2, 1515: Il che similmente si vede ne i vomiti loro, e nelle feccie che vanno del corpo.
Esempio: Red. Cons. 1, 39: Si ricuperò l'obbedienza del ventre, le di cui fecce, che prima erano dure e anche filiginose e nere, divennero mollificate e di color naturale de' sani.
Esempio: E Red. Osserv. Vip. 68: Non seppe distinguere, se quel fetore veniva dalle fecce intestinali, o pure dalla suddetta acqua.
Esempio: Algh. Litot. 109: Quando le fecce senz'alcun ritegno involontariamente vengono fuori.
Esempio: Vallisn. Op. 1, 402: Le prime fecce (di alcuni camaleonti) furono liquidastre, ed oscure con mosche rimescolate, materia bianca, ed altra di color di tabacco.
Definiz: § VII. Figuratam. e in locuz. figur. –
Esempio: Bocc. Decam. 6, 277: Col mal anno possa egli essere oggimai, se tu dei stare al fracidume delle parole d'un mercatantuzzo di feccia d'asino, che venutoci di contado, ec.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 94: A questo corpaccio del mondo, Che per esser maggior più feccia mena, Bisogna spesso risciacquare il fondo.
Definiz: § VIII. Feccia del popolo, del volgo, del mondo, d'una città, e simili, usasi comunemente per La parte più bassa e peggiore, o più spregevole, del popolo, degli uomini, dei cittadini, ec. Ed anche dicesi assolutam., Feccia. –
Esempio: Bocc. Decam. 8, 299: Io non son nato della feccia del popolazzo di Roma.
Esempio: Giambull. P. F. Stor. Europ. 20: La vilissima feccia del mondo, il rimasuglio di Totila, il dispregio dello universo.
Esempio: Gell. Lettur. 7, 92: Gli adulatori sono ancor eglino similmente la feccia de gli altri uomini, onde son gittati da parte da quei che son veramente uomini, che sono i savj e i prudenti.
Esempio: Cas. Pros. 2, 63: Non voglio perciò che tu ti avvezzi a favellare sì bassamente, come la feccia del popolo minuto, e come la lavandaia e la trecca.
Esempio: Tass. Gerus. 9, 76: O vil feccia del mondo, Arabi inetti, Ond'è ch'or tanto ardir in voi s'alletti?
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 75: Riprese agramente quelli che proponevano di beneficare la plebe, nominandogli lusinghieri della feccia del popolo, e traditori della nobiltà.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 4, 396: Menò in Roma la vita sua, come se fusse vissuto nella repubblica di Platone, e non nella feccia di Romolo.
Esempio: Montecucc. Op. 1, 76: Si assoldano gli uomini non già della feccia del volgo,... ma si vogliono scegliere d'infra i migliori, che siano sani, arditi, robusti, sul fiore dell'età.
Esempio: Bart. D. Cin. 2, 122: Ella è.... tutta feccia d'uomini, indegni di farne conto.
Esempio: E Bart. D. Cin. 2, 131: Sono.... [i bonsi] tutta feccia di popolo e gente mal nata.
Esempio: Marchett. Lucrez. 338: Il governo Tornava alla vil feccia e all'ime turbe.
Esempio: Martin. T. V. 13, 387: Piccola cosa ell'è, che tu mi presti servigio a risuscitare le tribù di Giacobbe, e a convertire la feccia d'Israele.
Esempio: Mont. Poes. App. 118: Feccia di corte infame,... ad un bel modo in vero Tu festeggi sì raro avvenimento!
Esempio: Pindem. Poes. 110: Sdruscita plebe, D'una immensa città feccia e rifiuto.
Esempio: Giust. Vers. 42: Talchè vedea la feccia andare agli astri.... Nel cervellaccio imbizzarrito e strambo Sentì ronzar di versi una congerie.
Definiz: § IX. Pure in costrutto con la prep. Di, reggente un nome di significato vituperoso o dispregiativo, dicesi, in modo alquanto basso, per ingiuria a persona. –
Esempio: Tasson. Secch. rap. 6, 14: Roldano, che l'udì, si voltò ratto, E 'l percosse del calcio de la lancia, Dicendo: Codardon, feccia di matto, Non ti si tigne di rossor la guancia?
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 194: Chi ti domanda Di questi sette soldi, Feccia di manigoldi?
Definiz: § X. Feccia del calice, usasi figuratam. a significare L'estremo dei dolori, delle afflizioni, dei mali: onde Bevere il calice sino alla feccia, dicesi per Soffrire estreme amarezze. Ed è maniera scritturale. –
Esempio: Bibb. N. 6, 578: Lievati, Ierusalem, la quale hai bevuto della mano del Signore lo calice della sua ira, e bevesti insino al fondo del calice dello sopore, e bevestilo insino alla feccia.
Esempio: Martin. T. V. 13, 409: Hai bevuto il calice dell'ira sua, hai bevuto il calice sonnifero sino al fondo, lo hai succhiato sino alla feccia.
Definiz: § XI. Allume di feccia si disse La feccia del vino, o La gruma di botte, bruciata per formarne il carbonato di potassa. –
Esempio: Tratt. Vetr. 160: Piglia allume di feccia seccata al fuoco lib. jj.
Esempio: Pulc. L. Frott. 132: Duo carrategli.... Pien d'allume di feccia, Per rimbiondar la treccia.
Esempio: Mattiol. Disc. 2, 1437: La feccia del vino è notissima, e noto parimente come ella s'abbrusci, e se ne faccia l'alume di feccia.
Definiz: § XII. Rimbottare sopra la feccia; maniera proverbiale, che significa Aggiunger danno a danno; ovvero Fare il secondo errore per riparare al primo, Far peggio una seconda volta che la prima. –
Esempio: Machiav. Pros. var. 8, 164: In modo che gli andò sottosopra ciò che vi era, e me ne seppero il malgrado. Ora, se in quest'altra commissione io rimbotto sopra la feccia, pensate che viso di spiritato e' mi faranno.
Esempio: Fag. Rim. 7, 121: In vano un nuovo conto a far si freccia, Se prima non gli vien saldato il vecchio, E non vuol rimbottare in sulla feccia.