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FORCA.
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FORCA.
Definiz: Sost. femm. Istrumento formato di un ramo rimondo, più spesso di olmo o di nocciuolo, lungo circa a un metro e mezzo, che in cima si divide in due o tre rami minori, i quali tagliati, appuntati e curvati leggermente da una parte, diconsi rebbj: e viene adoperato specialmente per rammontare paglia, fieno, e simili.
Dal lat. furca. –
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 82: Con una forcatetta di suoe spine; cioè con poghe spine, quanto ne può pilliare con una piccula forca.
Esempio: Pataff. 8: E' sono a te come la forca al fieno.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 75: Stavano intorno pignatte e padelle, Correggiati, rastrelli e forche e pale.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 8, 310: Prende poi il vecchio la bicorne forca.... E guarda in alto, ed uno uncino inforca, Ch'una spalla di porco alto teneva;... La prende, ec.
Esempio: Soder. Agric. 129: Le forche fienaie [si fanno] d'olmo e di nocciuolo.
Definiz: § I. E per Palo o Pertica fatta a forca, a fine di sostenere checchessia. –
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 8, 206: Altri ripon fra l'uno e l'altro corno Della bicorne forca i lini attorti.
Esempio: E Anguill. Ovid. Metam. 8, 329: In mezzo al lago un'isoletta sorge Che la debil capanna alta sostiene; E mentre questa e quel l'occhio vi porge, Vede ch'in breve un'altra forma ottiene: Farsi le forche sue colonne scorge D'elettissimo marmo, ec.
Esempio: E Anguill. Ovid. Metam. 8, 330: Le corna delle forche cangian foggia, E fansi capitelli di gran pregio.
Definiz: § II. Per similit.; detto anche di Cosa che abbia forma di forca. –
Esempio: Dant. Inf. 17: Nel vano tutta sua coda guizzava, Torcendo in su la venenosa forca.
Esempio: E Dant. Inf. 25: Che il serpente la coda in forca fesse.
Definiz: § III. Forca, dicesi dai contadini Quel grosso pezzo di legno, fatto a forca, a cui si attacca il timone del carro. –
Esempio: Not. Malm. 2, 587: Forca.... quel legno del carro, a cui s'attacca il timone, fatto ancor egli a foggia di forca.
Definiz: § IV. Forca, dicesi altresì Il punto dove il tronco di un albero si divide ne' suoi rami principali, o un ramo in altri rami minori; ed anche I rami stessi nei quali il tronco o un altro ramo si divide: oggi comunemente Inforcatura. –
Esempio: Pallad. Agric. 158: Se vuogli porre le vette de' fichi, tolli il ramo triforcuto e biforcuto, e coglilo dalla parte dell'arbore di verso 'l meriggio, e sotterrali in tal modo, che la terra cuopra sì la forca che paia che tre ramitelli del fico escano dalla terra ispartiti.
Esempio: Soder. Coltiv. 34: In questi [arbori] si può lasciar più rami e forche,... e formargli più larghi e maggiori.
Esempio: E Soder. Coltiv. appr.: Tengasi la vite più rasente al tronco (dell'albero) che si può, e vicino alle prime forche che d'esso surgano.
Esempio: E Soder. Tratt. Arb. 97: Se negli arbori, per essere intarlati o guasti nella forca, l'acqua che piove si fermasse, o facesse lor danno a infradiciargli, tosto avvedutosene, nettisi bene e puliscasi con ferro sin al buono.
Definiz: § V. Forca, vale anche Il punto del corpo umano, dove finisce il busto e incominciano le cosce; detto comunemente Inforcatura. –
Esempio: Bern. Orl. 33, 35: Cantando venne a sommo una sirena: D'una donzella è quel che sopra appare; Quel che sotto nell'acqua si dimena, Tutto è di pesce e non si può guardare; Chè sta nel lago dalla forca in giuso.
Definiz: § VI. E per Il punto dove una strada si divide in due. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 57: Poi appresso ebbe due posterle; l'una alla forca di Campo Corbolino, o l'altra, ec.
Definiz: § VII. Trovasi detto anche per Rebbio della forca o d'altro istrumento fatto a guisa di forca. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 3, 75: Quelli avea prima portato lo ramo con due forche, in vece di lancia.
Definiz: § VIII. Forca, chiamasi Quella specie di patibolo, composto di due travi fitte in terra, sopra le quali se ne posa un'altra attraverso, a guisa di architrave; al qual patibolo si appiccano i condannati a morte. E usasi più spesso nel numero plurale. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 64: E in quello campo, fatto le forche, feciono giustizia.
Esempio: Colonn. Guid. 107: E quello Paris commettitore di tanti mali,... sì come malvaggio ladro appiccato alle forche, amarissime pene sosterrae.
Esempio: Vill. G. 95: Ed in quello rizaron le forche, e feciono la iustizia.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 153: Pietro condennato, essendo da' famigliari menato alle forche frustando, passò ec.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 42: E così andando per cammino, un giovane de' suoi che la seguìa, parea che andasse alle forche, pensando che costei era maritata in luogo straniero, e che senza lei gli convenia tornare a Pisa.
Esempio: Ar. Orl. fur. 14, 20: E se 'l fratel di Ferrau.... Non facea fede inanzi al Re del vero, Avrebbe dato in su le forche un crollo.
Esempio: Giambull. P. F. Stor. Europ. 3, 688: Quantunque questo omicida meriti veramente varj e gravi supplicj, io nientedimeno avendo in considerazione la viltà della forca, e quanto abbominevole e brutto sia il pender da quella per una fune, per una morte vituperosa non mi so immaginar la maggiore, che ec.
Esempio: Papin. Lez. Burch. 221: Campo s'appella il luogo, dove piantate sono le ignominiose travi, che forche si dicono; onde le forche d'oggi si chiamano il pratello, il campo, e 'l paretaio del Nemi.
Definiz: § IX. E per La pena, Il supplizio, della forca. –
Esempio: Bocc. Decam. 5, 88: Poichè l'uno dalle forche ha campato, e l'altro dalla lancia.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 358: E così questo cattivo uomo non capitò alle forche, come era degno.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 536: Il detto Lorenzo diè lor bando delle forche.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 130: Nè le fiere, nè la forca, nè fuoco, nè tormenti, nè frettolosa morte caccin costei nel baratro infernale.
Esempio: E Firenz. Pros. 2, 131: E la forca e i grandissimi tormenti proverà, quando i cani e gli avvoltoj la stracceranno tutta a pezzi a pezzi.
Esempio: Cellin. Vit. 128: Essendo giudicato alla forca ed al fuoco, ne fu parlato al ditto Legato.
Esempio: E Cellin. Vit. appr.: Era condannato alle forche ed al fuoco per essere lui falsario di monete.
Definiz: § X. Onde Da forca o Da forche, Degno della forca, e simili, detto di persona, vale Che commette pessime azioni, Che ha costumi viziosissimi. –
Esempio: Bern. Orl. 26, 35: Ch'io ti farò, per Dio, caro costare Quelle parole discortesi e sporche Ch'hai detto di colei, ghiotto da forche.
Esempio: Monet. Poes. 39: Ciascun in far de'fatti altrui gli annali Con satirico stil quivi s'ingegna: Questi son qua, quelli son là, e i tali Sono di razza che di forca è degna.
Definiz: § XI. E Da forche, detto di cosa, significa Tale da mandare un uomo alle forche. –
Esempio: Cecch. Diss. 2, 5: Tu mi vorrai insegnar qualche cosa da forche.
Definiz: § XII. Forca, figuratam., dicesi per ingiuria a Ragazzo tristo, malizioso, o semplicemente cattivo e indisciplinato. –
Esempio: Varch. Suoc. 1, 2: Giannino, o Giannino, questa forca non se ne leva mai la mattina.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 134: Eh forca! forca! tu vuoi il dondolo del fatto mio.
Definiz: § XIII. Forche caudine, dicesi, con figura presa dal luogo dove i Romani furono dai Sanniti fatti passare sotto il giogo, per Condizione grave e umiliante; e usasi più spesso nelle maniere Passare sotto le forche caudine o Far passare sotto le forche caudine, ed anche Uscire di sotto alle forche caudine.
Definiz: § XIV. Andare alle forche, vale Esser condannato alla pena delle forche. –
Esempio: Cecch. Mogl. 4, 8: Tu anderai alle forche, se tu non parli altrimenti.
Definiz: § XV. Avvezzare su per le forche o Tirar su per le forche, riferito a fanciullo, dicesi familiarmente per Dargli pessima educazione.
Definiz: § XVI. Essere tra le forche e Santa Candida, o Canida o Stare tra le forche e Santa Candida, o Canida, si disse in Firenze, con maniera proverbiale, per Essere, Trovarsi, in condizione tale, da dovere in qualsiasi modo ricevere gravissimo danno. Maniera derivata dallo alludersi al luogo nel quale si faceva giustizia, e allo essere in quello, anticamente, vicini da una parte il campo dove si alzavano le forche, dall'altra il convento di S. Candida, dov'erano le carceri. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 364: Alcuno traffico, che io avea di fuori, m'ha disfatto, e posso dire che io sono tra le forche e Santa Canida.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 382: I danar sono i principi de' principi, E' signor de' signori; e perciò i poveri Stan sempre tra le forche e Santa Candida.
Definiz: § XVII. Far forca, dicesi di scolare, il quale, invece di andare alla scuola, come finge di fare, va a divertirsi. –
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 187: Il ferraiol dov'è? D. Giocato e perso. F. Ch'è roba di rubello? Presto a scuola. D. Non gridi, E le luci non torca. Vo, vo, voglio far forca. F. A questa fatta si replica al tutore?
Esempio: Not. Malm. 2, 733: Ha fatto festa, vuol dire ha presa la vacanza da per sè, senz'ordine del maestro; che altrimenti si dice, Ha fatto forca.
Definiz: § XVIII. Far le forche, si disse per Usare infingimenti, malizie; ed altresì per Far moine, lusinghe, e simili, con istudiata finzione, a fine di ottenere checchessia. –
Esempio: Firenz. Pros. 1, 219: E fra l'aiuto del prete, e fra ch'ella seppe far le forche bene, il buon uomo le promesse la limosina.
Esempio: Varch. Ercol. 108: Far le forche, è sapere una cosa, e negare; o infingersi di saperla, o biasimare uno per maggiormente lodarlo: il che si dice ancora: Far le lustre, e talvolta le marie.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 23: Oh come fa ben le forche!
Esempio: Lipp. Malm. 7, 58: Intorno ti farà per questo fine Un million di forche e di moine.
Esempio: Not. Malm. 2, 587: Un milione di forche e di moine. Una quantità grandissima di finte carezze e lezi. I latini dissero blanditiae. Ed in questo proposito tanto è dire Far le forche, quanto lezi, quanto moine, significando tutte tre una sorta di lusinghe, fatte con gesti o con parole, e sono quasi lo stesso che adulazione.
Definiz: § XIX. Va' alle forche, ed elliticam., Alle forche, è maniera volgare d'imprecazione, più grave che Va' alla malora; e corrisponde alla maniera latina, abi in malam crucem. –
Esempio: Ar. Comm. 2, 276: Va' alle forche; lievati Di qui.
Esempio: E Ar. Comm. 2, 411: Col dïavolo Va', ladroncello; va' alle forche, impiccati.
Definiz: § XX. Chi ruba per altri, va alle forche per sè. Si disse in proverbio, per significare Che chi commette un misfatto per compiacere ad altri, ne porta le pene egli stesso. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 435: Egli è ver che e' si dice: Che chi ruba per altri, va alle forche Per sè; e che e' bisogna pelare La gazza in mo', che non si faccia stridere.
Definiz: § XXI. E pure in proverbio: Prego di ladro non passa le forche; si usò per significare Che il male desiderato dagli stolti, non coglie; che oggi dicesi I ragli degli asini non arrivano al cielo. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 236: Priego di ladro non passa le forche.