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CANTARO, con l'accento sulla penultima
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CANTARO, con l'accento sulla penultima.
Definiz: Sost. masc. che al plur. fa anche Cantara, di gen. femm. Nome che si diede a una Misura di diverse sorte di cose, di peso or maggiore or minore, secondo la diversità dei tempi, dei paesi e delle robe.
Forse è forma contratta di centenarius, che trovasi in Plinio per Peso di cento libbre. Altri invece lo deriva da cantharus, Vaso per bevere. –
Esempio: Cresc. B. Naut. Medit. 1, 76: Per fargli cantara [i 2100 rotoli] basti levar i due ultimi 00.... atteso che ogni cento rotola fa un cantaro di Napoli.
Esempio: Marc. Pol. Mil. 1, 135: Le nave sono coverte, e hanno un àlbore (albero); ma sono di gran portare, che bene portano quattromila cantari.
Esempio: Pegolott. Prat. Merc. 80: Cantara 1 di Famagosta fae in Gostantinopoli libbre 438,... cantaro 1 di Famagosta torna in Pera libbre 720 genovesche.
Esempio: E Pegolott. Prat. Merc. 202: Cantaro uno di Genova fa in Firenze libbre 138 e 1/3.
Esempio: Pulc. L. Frott. 133: Quattro cantar d'allume, Tra gentile e di piume.
Esempio: Magal. Lett. scient. 112: La prudenza v'è a libbre, il disinteresse a cantara, e la pietà quasi sempre a tonellate.