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1) Dizion. 5° Ed. .
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Definiz: Add. possessivo di prima persona, il cui numero plurale nel mascolino fa Miei, e, per antico idiotismo, oggi comune soltanto nel popolo, anche Mia, così di gen. masc. come femm. E per apocope, di uso familiare, fa Mi' in ambedue i generi e numeri. Esprime l'idea di possessione o di appartenenza.
Dal lat. meus, per mezzo dell'antiquato meo.
Definiz: § I. Denota il possesso di una cosa, e vale Di me. –
Esempio: Dant. Parad. 2: O voi che siete in piccioletta barca, Desiderosi d'ascoltar, seguiti Dietro al mio legno che cantando varca, ec.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 197: Vuo' tu andare a cacciare con coteste scarpette? Quelli guatale e dice: Come! che mala ventura è questa? Elle non paiono le mia.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 170: No.... i mia erano fiorini cinquecento.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 128: Mie sono l'arme.... E la mia insegna testimon ne fia Che qui si vede, se notizia n'hai; E la mostrò ne la corazza impressa.
Esempio: Gell. Sport. 2, 1: E che divisione vuoi tu fare? esciti di casa e siam divisi: chè qui ogni cosa è mio.
Esempio: Dat. Lett. 173: La mia libreriuccia è stata sempre al suo comando.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 31, 1, 25: Trasse la sua pietra un di que' fanciulli, e gridò alto per allegrezza, Ella è mia; e 'n quanto l'ebbe detto, si udì ripeter dall'eco che si tornava da quelle fabriche, Ella è mia.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 4: E verrò a Firenze a licenziare le mie fortune, per mancarmi il fondamento per goderle.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 9, 106: Questo gregge egli è mio, mio questo armento.
Definiz: § II. E figuratam. –
Esempio: Tass. Gerus. 1, 12: Disse al suo nunzio Dio: Goffredo trova, E in mio nome di' lui: perchè si cessa?
Esempio: E Tass. Gerus. 1, 69: Tu, consiglier verace, In mio nome il disponi a ciò che parti Nostro e suo bene.
Esempio: Salv. Spin. 1, 1: C'è intervenuto (all'atto di consenso) ser Asdrubale in nome mio?
Definiz: § III. Riferiscesi anche a cosa non veramente posseduta, ma della quale si abbia soltanto e provvisoriamente l'uso, il benefizio, il gravame, o simile. –
Esempio: Galil. Op. Cart. XVII, 297: Dalla mia carcere di Arcetri, li 20 febbraio 1638 a Nativitate.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 318: Ehi, oste, il mio letto solito è in libertà?
Definiz: § IV. E con idea di appartenenza, riferito a luogo, come patria, città, paese, e simili, vale Proprio di colui che parla. –
Esempio: Nov. ant. B. 28: Messere, a me sovviene di mia gente e di mio paese.
Esempio: Dant. Purg. 24: Ti farà piacere La mia città, come ch'uom la riprenda.
Esempio: Petr. Rim. 2, 269: Non è questo 'l mio nido, Ove nudrito fui sì dolcemente?
Esempio: Bocc. Decam. 2, 55: Partitami da casa mia, al Papa andava che mi maritasse.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 306: Ed io sono venuto dalle mia contrade con settecento cavalli, per trovare ec.
Esempio: Poliz. Rim. C. 31: Mia natal patria è nella aspra Liguria.
Esempio: Car. Eneid. 4, 326: Una che dianzi Ebbe a prezzo da me nel mio paese, Per fondar la sua terra, un picciol sito.
Esempio: Leopard. Poes. 33: O patria mia, vedo le mura e gli archi E le colonne, ec.
Definiz: § V. Pur con relazione di appartenenza, riferiscesi a molti termini, i quali sono nel soggetto stesso, o da esso dipendono strettamente, come il corpo o le sue parti, le proprietà o qualità di esso, ed altresì lo spirito, gli atti, i pensieri, gli affetti, la condizione, le virtù, i vizj, e simili. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 89: Lo viso ver Prudenzia poi girando, ripiena che fu del mi' prego, mi rispose e disse: ec.
Esempio: Fr. Gior. Pred. 296: Questi è fuggito sotto le braccia mia.
Esempio: Dant. Purg. 17: Cosi l'immaginar mio cadde giuso, Tosto che il lume il volto mi percosse.
Esempio: E Dant. Parad. 4: Dalli miei dubbj d'un modo sospinto.
Esempio: Petr. Rim. 1, 3: In sul mio primo giovenile errore.
Esempio: E Petr. Rim. 1, 288: Temprar potess'io in sì soavi note I miei sospiri, ch'addolcissen Laura.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 95: Ma tu ti se' molto bene ammendato per li miei gastigamenti.
Esempio: E Bocc. Decam. 4, 54: Ogni mio ufizio verso te è fornito; nè più altro mi resta a fare, se non di venire con la mia anima a fare alla tua compagnia.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 306: Per trovare di buoni uomini d'armi, e provare la mia persona con loro e non con li villani.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 178: De' quali, fiorini cento ho in un luogo a mia petizione, e gli altri ec.
Esempio: Poliz. Pros. 16: Se tutte le mie membra fussin lingue, ec.
Esempio: Ar. Orl. fur. 13, 20: Amor.... Mutò.... Mio conforto in dolor, mio bene in male.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 27, 118: Nè so trovar cagione ai casi miei Se non quest'una che femina sei.
Esempio: Varch. Son. spirit. 55: Ch'io spero di dover vincer la lutta, Non mia virtù, ma del Signor che dramma Non lascia in me che non sia quasi strutta.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 2: Tu spira al petto mio celesti ardori, Tu rischiara il mio canto.
Esempio: E Tass. Rim. 2, 152: Saranno i suoi pensier conformi a' miei, Sarà mia tutta, ed io tutto di lei.
Esempio: E Tass. Lett. 4, 194: Vorrei che per qualche mese venisse a servirmi; e la pazienza sarebbe vicendevole: la sua, di servire un povero ed infelice gentiluomo; la mia, di non potergli comandare tutte le cose ec.
Esempio: Galil. Op. IX, 218: La prima penitenza che ci sia.... È ch'io non posso fare i fatti mia.
Esempio: Red. Son. 51: E sol gode veder dagli occhi miei Sgorgar di pianto un'immortal fontana.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 3: Vi avrà detto il signor Molara, che dalla prima sera del mio arrivo, riconobbi impossibile e disperata l'effettuazione de' miei negoziati.
Esempio: Manfred. Not. Guglielmin. 54: Una tale ipotesi è soggetta a difficultà, al mio parere, insuperabili.
Esempio: Niccol. Poes. 2, 12: La mia È illustre servitù.
Definiz: § VI. E in certi casi, per denotare più efficacemente tale appartenenza, si soggiungono al possessivo i dimostrativi Questo, Cotesto, ec. o l'adiettivo Proprio, od anche ambedue insieme. –
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 4: Ho sentito con questi miei proprj orecchj, in che maniera hanno parlato della mia persona.
Definiz: § VII. E figuratam. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 288: Quante lagrime, lasso, e quanti versi Ho già sparti al mio tempo!
Esempio: Bocc. Decam. 4, 6: Hanno detto che alla mia età non sta bene l'andare ornai dietro a queste cose.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 208: Non mi assicuro che gli uomini, che al tempo mio combattevano a corpo a corpo coi leoni,... non tramortiscano.... tutti in un tratto.
Definiz: § VIII. E riferito in particolare a utile, danno, offese, ingiurie, e simili, denota Che si riceve o si soffre da chi parla. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 12: E 'l viso scolorir, che ne' miei danni A lamentar mi fa pauroso e lento.
Esempio: Cellin. Vit. 238: Lasciatemi stare colli mia dispiaceri e colle mia tribulazione, e non mi date più affanno di quello che io mi abbia.
Esempio: Tass. Lett. 4, 208: Non voglio esserle molesto nè con le mie calamità, nè con le sue lodi medesime, nè contaminar la sua onoratissima fama e quella de' suoi antecessori con le mie infelicità.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 306: Se non m'aiuto ora, pensò, mio danno!
Definiz: § IX. E in senso oggettivo, vale Di cui chi parla è l'oggetto. –
Esempio: Dant. Purg. 31: Per entro i miei disiri, Che ti menavano ad amar lo bene..., Quai fosse attraversate o quai catene Trovasti, perchè ec.
Esempio: Senec. Declam. 107: Tu, contro alla mia reverenza, udendo che io era morto, non aspettasti il tempo dovuto.
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 758: Per entro i mie' disiri cioè per mezzo dei miei desiderj, cioè desiderj che avei inverso me.
Esempio: Mart. V. Lett. 26: Non resterò però di brevemente rispondere alli tre capi sopra li quali si fondano tutte le mie calunnie, benchè la riverenzia ch'io vi porto mi ammonisca più tosto col tacere, col restar calunniato, a conformarmi col giudizio vostro, che ec.
Definiz: § X. Detto in particolare di qual si sia opera d'arte, o letteraria, o politica, e simili, prodotta, istituita, fondata, dalla persona che parla. –
Esempio: Dant. Inf. 20: Euripilo ebbe nome, e così il canta L'alta mia tragedia in alcun loco.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 7: Non essendo io ancora al terzo della mia fatica venuto, ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 4, 8: Mi piace in favor di me raccontare non una novella intera, acciò che non paia che io voglia le mie novelle con quelle di così laudevole compagnia.... mescolare; ma parte d'una.
Esempio: Ar. Orl. fur. 1, 4: Sì che tra lor miei versi abbiano loco.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 4: Queste mie carte in lieta fronte accogli, Che quasi in voto a te sacrate i' porto.
Esempio: E Tass. Lett. 3, 175: Già il signor Scipione Gentile tradusse in versi latini due libri de la mia Gerusalemme.
Esempio: E Tass. Lett. 4, 251: Io non mi curerei d'averne (del denaro), e mi basterebbe di permutare le mie composizioni con le cose necessarie.
Esempio: Red. Lett. 2, 266: Voglio mandare a V. S. illustrissima due miei sonetti freschi freschi.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 42: Se ne' miei scritti io ricordo alcune verità dure e triste..., io non lascio tuttavia negli stessi libri di deplorare ec.
Definiz: § XI. Si usa, con una certa ridondanza, a rilevare stretta relazione di checchessia con colui che parla. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 131: E poi ho fatte mie picciole mercatanzie, ed in quelle ho disiderato di guadagnare.
Definiz: § XII. Talvolta sta a denotare semplicemente convenienza, opportunità; e vale Adatto a me, Opportuno, Quello che mi ci vuole, che fa al caso mio, e simili. Come per esempio:
Esempio: Esempio del Compilatore Per aiutarmi in quel lavoro, tu sei proprio il mio uomo. Per finir di guarire, un po' di riposo sarebbe la mia medicina; e simili.
Definiz: § XIII. Pure per Opportuno; Quale, o Quanto, si conviene, si addice: detto di tempo, occasione a far checchessia, e simili. –
Esempio: Tass. Lett. 1, 158: Studio le mie ore: il resto del tempo me lo spendo ridendo, cantando, ec.
Definiz: § XIV. Riferito a persone, in quanto sono congiunte di parentela, di maritaggio, di amicizia, di consorteria, di vicinanza, di compagnia, grado, ufficio, e simili, oppure sono l'una all'altra nemiche od avverse. –
Esempio: Dant. Inf. 1: E li parenti miei furon lombardi.
Esempio: E Dant. Inf. 33: Piangevan elli (i figliuoli), ed Anselmuccio mio Disse: ec.
Esempio: E Dant. Purg. 8: Di' a Giovanna mia, che per me chiami Là dove agl'innocenti si risponde.
Esempio: Senec. Pist. 201: La vecchiezza del mi' padre, che molto m'amava, mi ritenne.
Esempio: Petr. Rim. 2, 154: Questa mia prima, sua donna fu poi, Che per scamparlo d'amorosa morte Gli diedi, e 'l don fu licito fra noi.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 270: E d'un ragionamento in altro travalicando, pervennero a diro delle lor donne, le quali alle lor case avevan lasciate; e motteggiando cominciò alcuno a dire: io non so come la mia si fa; ma questo so io bene, che ec.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 316: Io son pur pagato di buona moneta da questi mie' Signori.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 178: E gli altri [fiorini] ho dati in serbanza a più mia parenti, che in otto dì gli averò.
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 257: E per questa sentenza furono giudicati esser miei debitori di detta somma da' sei di detta mercatanzia che furono: Iacopo di Francesco Venturi, Girolamo di Filippo Rucellai ec.
Esempio: Poliz. Pros. 16: Fratelli miei dolcissimi, se ec.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 79: Onde ti sei Sul buon destrier del mio fratello assiso?
Esempio: E Ar. Orl. fur. 46, 18: Annibal Malaguzzo, il mio parente.
Esempio: Gell. Sport. 2, 1: Dio vi dia il buon dì, mia madre, che dite voi?
Esempio: Mart. V. Lett. 26: Quando voi discorrevate col giudizio vostro puro, e non macchiato da l'emulazioni e malignità de gli avversarj miei.
Esempio: Cecch. Dot. 5, 6: Io venivo per voi, chè vostro padre e 'l mio mi mandavano a chiamare.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 101: Quando io mi trovavo le mia monache senza pane e senza olio, e cercando di comperarne non trovavo chi potessi accomodarmi di danari, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 69: Tu, nunzio mio, tu consiglier verace.
Definiz: § XV. In quanto denota relazione di parentela, si può, anteponendolo, omettere l'articolo, più spesso nel numero singolare. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 249: Voi, dalla povertà di mio padre togliendomi, come figliuola cresciuta m'avete.
Esempio: Ar. Orl. fur. 9, 50: Mio padre e miei fratelli mi son stati Morti per lui.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 332: Mio fratello ha fatto alcune partite de' grani della mia commenda con cotesti Spoletini.
Esempio: E Car. Lett. fam. appr.: Io non ho voluto che mio fratello gli cavi il contratto.
Esempio: E Car. Eneid. 2, 895: Or va' tu dunque Messaggiero a mio padre.
Esempio: E Car. Eneid. 2, 1213: Qui mio figlio, mio padre e i patrii numi Lascio in guardia ai compagni.
Esempio: Giannott. Op. 2, 218: Ed ogni cosa torna bene. Perchè mia mogliera.... è in villa, dove io ho ec.
Esempio: Tass. Lett. 4, 10: Per lettere di mia sorella e per altre scritture ho inteso ec.
Definiz: § XVI. Apposto a nome, sia proprio di persona, sia qualificativo di essa, usasi a denotare intrinsechezza o speciale affezione o relazione, amore, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 3: Figliuol mio, disse il maestro cortese ec.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 128: Al qual ser Ciappelletto sospirando rispose: padre mio, di questa parte mi vergogno io di dirvene il vero.... Al quale il santo frate disse: ec.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 118: Rinaldo risponde: Fra' mio, son concagador di boccali.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 114: Questa per avvisarvi, Baccio mio, Se voi andate alla prefata Nizza, Che, con vostra licenza, vengo anch'io.
Esempio: Bemb. Lett. 1, 37: Non l'ho visitato questi tre di passati, che sono stato tutto fuor di me per uno disgraziatissimo caso avvenuto al mio messer Andrea Tedaldi.
Esempio: E Bemb. Rim. 29: Assai mi tenni fortunato un tempo, Mentre non m'ebbe la mia donna in ira.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 133: Che anche suor Bernarda mia ci pensava.
Esempio: Red. Lett. M. 35: Ma, signor Iacopo mio, questo interviene a coloro che non si vogliono lasciar consigliare.
Esempio: E Red. Lett. M. 57: Ma, dottor mio, mi conviene menar le mani, perchè son solo e senza aiuto veruno.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 4: Signor Vincenzio mio, se non ne ritrarrò dell'utile, ne riporterò del disinganno.
Esempio: Leopard. Poes. 80: O donna mia, Già tace ogni sentiero.
Esempio: E Leopard. Pros. 1, 262: Oh potess'io rivedere la mia Leonora!
Definiz: § XVII. E per Devoto, Aderente strettamente, o simile, alla persona che parla. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 9, 37: Dui fratelli, Di grande ingegno e di gran cor dotati, Ma più di vera fede.... E tanto miei, che poco lor parria La vita por por la salute mia.
Definiz: § XVIII. E per Non dipendente da altri, Padrone degli atti e fatti miei. –
Esempio: Bocc. Laber. 254: Alla quale disposizione fu la divina grazia sì favorevole, che infra pochi dì la perduta libertà racquistai; e come io mi soleva, così sono mio.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 136: Per iscusa di non avervi scritto fino a ora, non voglio dir altro se non che, non essendo stato quasi mio, non poteva manco esser vostro.
Definiz: § XIX. E denotante relazioni speciali della persona che parla, rispetto ad altro termine o agente. –
Esempio: Fr. Guid. Fior. Ital. 32: Lo Dio d'Israel manda a dire che lassi lo populo mio.
Esempio: Bibb. N. 5, 255: Tu sei mio aiutore e defensore; tu sei il mio Iddio, priegoti, non tardare.
Esempio: Pulc. L. Morg. 1, 47: Il tuo Dio mio sempre omai sarà.
Esempio: E Pulc. L. Morg. 24, 69: Combatto per la fede e pel mio Dio, Per cercar fama, ec.
Esempio: Martin. T. V. 10, 73: Il mio Dio, mio soccorso, e in lui spererò.
Definiz: § XX. Usato talora, con relazione sia a persone sia a cose, senza necessità, ma per maggiore efficacia, spesso con accompagnamento di Caro, Bello, e simili. –
Esempio: Tav. Rit. 1, 313: Bello mi' oste, io sono uno cavaliere di lontano paese.
Esempio: Red. Lett. 1, 346: Si assicuri, signor dottore mio caro, che vorrei ec.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 236: Dunque, Luna mia bella, con tutto che io ti sono stata vicina per tanti secoli,... io non ti ho fatto mai parola insino adesso, perchè ec.
Definiz: § XXI. E riferito a lettera, biglietto, o simili, si usa con l'ellissi di detti nomi. –
Esempio: Tass. Lett. 2, 554: Per non rimanere affatto senza consolazione, vengo io a visitar lei con questa mia e 'l signor ambasciatore con l'inchiuso sonetto.
Definiz: § XXII. E per Di me; con proprietà di contenere in sè l'antecedente a cui si riferisce il relativo che segue. –
Esempio: Manett. A. Op. stor. 34: Lascia andare queste frascherie:... fa' a mio modo, che ti consiglio del bene.
Esempio: Varch. Stor. 2, 156: La verità è, secondo il giudizio mio,... ch'egli era di natura anzi altiero che no.
Esempio: Lett. Pros. Fior. IV, 1, 121: Io non ho potuto satisfare allo 'ntento vostro nè al mio, che pure assai desideravo parlare a un sì eccellente uomo.
Esempio: Galil. Op. VI, 388: Volete dunque farvi lecito voi di metter il nome e la persona mia in campo, che mai non fiatai di voi,... e non volete ch'io mi risenta?
Definiz: § XXIII. Con pleonasmo e in ischerzo, aggiunto Di me a Mio, per dar risalto al sentimento e all'intenzione del discorso. –
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 4, 20: Mettersi con vergogna del mestiero, E con irreverenza mia di me, Contro all'ubbidienza, con periglio Proprio, ec.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 495: E con irreverenza mia di me. Quello di me, aggiunto a mia, possiede una graziosa comica energia e forza. I Greci usano molto l'enclitica μου, benchè abbiano ἐμός, ἐμή, ἐμόν.
Definiz: § XXIV. In forza di Sost., Ciò che è mio, che appartiene a me, che è proprietà della persona che parla; e in senso particolare, Il denaro, I beni, Le sostanze, Le possessioni, Il territorio, di essa. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 121: Non so cui io mi possa lasciare a riscuotere il mio da loro più convenevole di te.
Esempio: E Bocc. Decam. 207: Io ho dato mangiare il mio,... a chiunque mangiare n'ha voluto.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 60: Io voglio innanzi, che costoro dicano male di me a corpo voto, che a corpo satollo del mio.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 95: Sono rimasti pupilli sanza nulla di quel del babbo loro; e 'l mio non ci è.
Esempio: Bemb. Asol. 65: Madonna, e' mi giova molto, che in sul vostro oggimai passi quella gragnuola, la quale pur ora cadde in sul mio (qui in locuz. figur.).
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 161: Ma io so bene che del mio io non ò fatto più parte a uno che a un altro.
Esempio: E Buonarr. M. V. Lett. Ric. 162: Fa' d'essere uomo da bene; altrimenti io ti fo intendere che tu non goderai niente del mio.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 97: S'io dovessi lasciar ciò ch'io ho A uno spedale, io non vo' che tu goda Tantin del mio.
Esempio: Bald. Vit. Feder. 2, 138: Chi vorrà guadagnarsi del mio, bisognerà che vi ponga del suo.
Esempio: Galil. Op. Cart. XIII, 289: Quanto al mandato, non lo mando, perchè voglio procurar, se sarà possibile, di venire sul mio di qua, senza la perdita di 4 o 5 per 100.
Esempio: Fag. Comm. 1, 89: Ho finto d'accordarmi, per vedere se per via di questo innamoramento potevo riavere il mio.
Esempio: E Fag. Comm. 3, 274: Da po' che tu non se' più sul mio, sei diventato molto creanzuto!
Esempio: E Fag. Comm. appr.: Gli vo' pigliare (i galletti) a buon conto di quanto ho avere da questo ribaldone, che quand'era sul mio faceva del ben bellezza.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 261: Io pagarlo con il mio? Io pagarlo? pagarlo io?
Definiz: § XXV. E in correlazione e contrapposto di Tuo, usasi quasi proverbialmente, a denotare la proprietà individuale, Ciò che proprio è nostro e non d'altri. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 10: Pacifichi li uomini viveriano, se via fusse tolto mio e tuo.
Esempio: Bocc. Com. Dant. M. 2, 95: Ma poichè tra tanta semplicità, tra tanta innocenza, nella vita piena di tranquillità, essendone operatore il nemico dell'umana generazione, furono questi due pronomi mio e tuo seminati, tanto il santo ordine si turbò, che ec.
Esempio: Dav. Tac. P. 1, 126: Viveano gli uomini in questo vero secolo d'oro. Non v'era mio nè tuo, cagione di tutti i mali.
Esempio: Marchett. Lucrez. 337: Il mio e 'l tuo quind'inventossi, E l'oro si trovò, che facilmente ec.
Esempio: Salvin. Disc. 1, 19: Quando non vi erano confini sopra la terra, che 'l mio e 'l tuo distinguessero.
Esempio: Murat. Dif. Giurispr. 10: Da che il mondo saltò fuori dalle mani onnipotenti di Dio, e nacque il tuo e il mio, fino a' di nostri, sempre ei sono state liti fra gli uomini, e finchè il mondo avrà fine, ei saran genti che litigheran per la roba.
Definiz: § XXVI. Nel numero plurale, vale I parenti di colui che parla; ed altresì Persone a lui strettamente attenenti o aderenti. –
Esempio: Dant. Inf. 10: Dimmi, perchè quel popolo è si empio Incontro a' miei in ciascuna sua legge?
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 142: I parenti, gli amici prossimani e tutti altri de' miei, quai per un modo e qual per un altro, ha fatto morire e ucciso.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 175: Ma io ti priego che tu abbi misericordia de' miei, li quali tu vedi gittati nel grande mare Jonio.
Esempio: E Simint. Ovid. Metam. 2, 101: O tu mi rendi gli miei, o tu mi fa' sotterrare con loro insieme.
Esempio: Ar. Orl. fur. 9, 46: Quei tutti che sapeva e gli era detto Che mi fossino amici, o di quei miei Che m'aveano aiutata a far l'effetto, Uccise, o lor beni arse, ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 305: Questa le scrivo ora, perchè i miei di Civitanova mi fanno intendere che sono vessati dalla comunità per conto dell'esenzion mia.
Esempio: E Car. Eneid. 2, 962: Col fiato e col sangue Di lei placherò l'ombre e farò sazie Le ceneri de' miei.
Definiz: § XXVII. Dal mio e dal tuo, si disse un tempo, nel giuoco della palla, L'alternare tra i due giocatori il mandarsi e rimandarsi la palla senza interruzione. –
Esempio: Varch. Sen. Benef. 34: Io voglio usare una similitudine di Crisippo nostro, cavata dal giuoco della palla, quando si fa con ella a quel giuoco che si chiama oggi Dal mio e dal tuo: perchè non è dubbio, che la palla cade o per errore di chi la manda, o per errore di ehi la riceve; ma allora dura il giuoco, quando ella, tra le mani dell'uno e dell'altro, va or di qua ed ora di là, bene da questo mandata, e bene da quello ricevuta. (Si avverta che il testo lat. ha semplicemente: uti similitudine de pilae lusu. L'inciso che segue è tutto del traduttore).
Definiz: § XXVIII. Dalla mia, sottinteso Parte, o simile, e per lo più costruito coi verbi Avere, Essere, e simili, vale In conformità, o In favore, della opinione, o dell'interesse, di colui che parla. E si disse anche Dal mio. –
Esempio: Salv. Spin. 2, 1: Per lo contrario, avendo lei dalla mia, non sarà chi possa farmi contrasto.
Esempio: Galil. Op. Cart. XI, 345: E benchè il signor Lagalla nomini per stolti quei filosofi che veramente tenessero per veri gli eccentrici e gli epicicli, io mi contento esser riposto in tal numero, avendo la sensata esperienza e la natura dal mio, più presto che negar quel che io toccherò con mano, col seguito di gente infinita.
Definiz: § XXIX. Delle mie! usasi familiarmente, e a modo di esclamazione, a denotare che la cosa di cui si tratta è una di quelle che sogliono essere fatte, o dette, da me, ovvero che sogliono avvenire a me; ed ha sempre senso non buono. –
Esempio: Lett. Pros. Fior. IV, 1, 121: Intendemmo lui esser partito la mattina per la volta di Piacenza, onde io non ho potuto satisfare allo 'ntento vostro nè al mio, che pure assai desideravo parlare a un sì eccellente uomo. Pazienza! delle mie!
Definiz: § XXX. Di mio, o Del mio, usasi comunemente a significare Di denari, o Con denari, miei; Spendendo, Mettendoci, denari miei. –
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 260: E aggiunsivi di mio fiorini 2 larghi, come si può vedere al conto della Marietta.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 182: E in caso che del suo non vi fussi tanto, che si potessi fare quello che lascia e questo, vo' lo faro di mio, o vo' fare del tuo; chè tanto è una medesima cosa.
Esempio: Poliz. Pros. 36: E spenderei volentieri di mio XX ducati, ed avere l'avviso oggi della rianta d'Otranto (il lat. ha: ex aere meo).
Definiz: § XXXI. E per Mio, Di mia proprietà. –
Esempio: Grazz. Pros. 100: Ah ribaldo giuntatore! egli se ne va con tre lire di mio: e sai che non gliene prestai di contanti!
Definiz: § XXXII. E anche per Fatto da me, Composto da me, parlandosi di lavoro, componimento, o simili. –
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 16: Non vorrei che questa fosse la prima cosa che si vedesse a stampa di mio.
Esempio: Tass. Lett. 1, 8: O pur gli riconoscono (i versi) a lo stile che sian miei, se mai altra cosa tale del mio non s'è vista...?
Esempio: E Tass. Lett. 2, 422: E vi prego che dove mancano le bellezze e gli ornamenti de' miei versi, non manchi la vostra cortesia e la benevolenza; la qual può farvi parer bello e leggiadro tutto ciò che leggerete del mio.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 5: Al signor Principe scrivo per ragguagliarlo dell'operato infin qui in esecuzione de' suoi ordini; non ve la mando sotto coperta, essendochè nulla vi è di mio, e tutto è del padre Fabbri, come sentirete.
Definiz: § XXXIII. E in particolare, detto di lettera, tanto per Scritta da me, quanto per Indirizzata a me. –
Esempio: Grazz. Comm. 299: La fanciulla ha già di mio avuto due lettere. A. E ha risposto sempre? F. Sempre.
Esempio: Fag. Comm. 2, 7: Poco fa gli ho ricevuti (i foglietti o avvisi). F. Da chi? da uno de' miei lacchè, o da uno de' miei staffieri? C. Sì signore, da Meo suo servitore.... F. Aveva lettere di mio? C. Credo di sì.
Esempio: E Fag. Comm. 2, 16: Hai lettere di mio? M. N'ho una. F. Da' qua. M. Eccola.
Esempio: E Fag. Comm. 5, 206: La vostra sorella stava bene; ma da poco in qua è in letto, che gli è venuto male a un tratto.... O. Sapete che abbia avute lettere di mio? M. Non so, so che ne ebbe una, che me la diede il signor Lelio vostro amico. O. Ho inteso; ell'ha messo in operazione quanto le scrissi.
Definiz: § XXXIV. Di mio, avverbialm., vale Spontaneamente, Di proprio moto; specialmente coi verbi Fare, Dire, e simili.
Definiz: § XXXV. Mio Dio, Dio mio. –
V. Dio, § X.
Definiz: § XXXVI. Per mio, dicesi familiarmente come esclamazione, ad evitare di dire Per Dio. –
Esempio: Nell. Iac. Dottoress. 3, 7: Per mio! Le ti sanno sguizzar di mano più d'un'anguilla, quando le si senton prese, queste donne.
Esempio: Fag. Rim. 7, 219: Per mio, che ce ne son certe cavate, Che ec.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 275: Se piace a taluni improvvisare,... Il Baccelli per mio! non improvvisa.
Definiz: § XXXVII. Fare col mio, o Fare co' miei, usasi familiarmente per Spendere interamente del proprio in fare una data cosa. E Non fare col mio, o Non fare co' miei, lo dice chi spende largamente e inconsideratamente, cioè più del bisogno, denari d'altri in far checchessia.
Definiz: § XXXVIII. Fare col mio, usasi per Bastare da se medesimo a fare una data spesa.
Definiz: § XXXIX. Fare sul mio, pur familiarmente, vale Operare comecchessia su cosa propria, sia poi essa il corpo, sia un possesso, o simili; e adoperasi quando uno fa cosa arrischiata o inconsulta. E Non fare sul mio, si dice quando uno, agendo per altri o su cosa d'altri, procede senza le debite cautele, senza la debita misura, avventatamente, senza riguardi, e simili.
Definiz: § XL. Far come la civetta, tutto mio. –
V. Civetta, § XVII.