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1) Dizion. 5° Ed. .
GRADIRE.
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GRADIRE.
Definiz: Att. Avere a grado, in pregio, Aver caro; Accogliere, Ricevere, e simili, con piacere. –
Esempio: Dant. Purg. 1: Dell'alto scende virtù, che m'aiuta Conducerlo a vederti e ad udirti. Or ti piaccia gradir la sua venuta.
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 22: Or ti piaccia gradir; cioè avere a grado, a te, Catone, la sua venuta; cioè di Dante.
Esempio: Tass. Gerus. 19, 101: Ma pietoso gradisca il mio ritorno, E nell'antica mia prigion m'accoglia.
Esempio: E Tass. Lett. 3, 54: Ma qualunque ella sia (la cagione) gradisco l'effetto, e ve ne ringrazio in quel modo che io posso.
Esempio: Cecch. Comm. ined. Ded. 3: Supplico adunque Vostra Altezza che si degni, quale ella si sia (la Commedia), d'accettarla con quella benignità, che ella è solita di gradire le cose de' suoi fedelissimi servitori.
Esempio: Dat. Vit. Pitt. 108: Se non vogliamo le censure degl'imperiti, perchè gradischiamo le lodi loro?
Esempio: E Oraz. Cr. 29: Imparino questi tali a gradir le correzioni dal re Demetrio.
Esempio: Ner. I. Pres. Samm. 4, 32: Or più che mai riman lassa e conquisa Fille, e gran cose il suo furor gli detta; Pure ha pazienza, e questo ancor soffrisce, Perchè l'altra nol mira (Erodio), e nol gradisce.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 28: Ei replicò, sentite Come li faccio (i versi), so che gli gradite. Risposi, gli gradisco, ma scusate, Adesso non mi posso trattenere.
Esempio: Capp. Econ. 356: Imperocchè ai fastosi mal si farebbe gradire la parsimonia cittadinesca.
Definiz: § I. E per Tenere in gran pregio, conto, stima, Accogliere con particolar benevolenza, Onorare, e simili; anche figuratam. –
Esempio: Dant. Inf. 16: L'altro.... È Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce Nel mondo su dovrebbe esser gradita.
Esempio: E Dant. Conv. 357: Utilissimo e necessario è questo segno vedere, per dirizzare a quello l'arco della nostra operazione: e massimamente è da gradire quegli, che a coloro che nol veggono, l'addita.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 202: Il più del tempo dimorava [in povero stato] per la virtù che poco era gradita da coloro che possono assai.
Esempio: Petr. Rim. 1, 39: Quest'anima gentil, che si diparte, Anzi tempo chiamata all'altra vita, Se lassuso è, quant'esser de', gradita, Terrà del ciel la più beata parte.
Esempio: Urban. 64: Vi prometto tutti i vostri primi e ultimi parenti sino in quarto grado onorare e gradire.
Esempio: Sacch. Batt. 1, 3: Egli è ragion.... che la bellezza, Quando con la virtù si vede unita, Sia glorïata con felice altezza, Acciò che più da tutti sia gradita.
Esempio: E Sacch. Batt. 1, 5: Quest'alte donne di somma potenza, Veggendosi gradire in tale stato, In un burletto (broletto, piccolo verziere) appresso di Fiorenza Fu lor collegio tutto ragunato.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 430: Fu delli Aldobrandi da Fiorenza, uomo molto saputo e valoroso; e però dice: la cui voce, cioè fama, Nel mondo su dovria esser gradita: cioè esser fatta grande ed onorata.
Esempio: Mart. V. Lett. 70: Sì che, se si considererà la intenzione del mio discorso, si conoscerà che.... riguardava da presso il benefizio del padron mio; se se ne vorrà cavar l'effetto, si conoscerà che ha tanto più fatto gradire appresso d'ognuno la sua fatica ed il suo pericolo; poi che ec.
Esempio: Tass. Gerus. 16, 38: E così pari al fasto ebbe lo sdegno, Ch'amò d'esser amata, odiò gli amanti: Sè gradì sola, e fuor di sè in altrui Sol qualche effetto de' begli occhi sui.
Definiz: § II. Poeticam., per Riconoscere, Rimeritare, Ricompensare; ma in questo senso non è oggi comune. –
Esempio: Dant. Parad. 6: E dentro alla presente margherita Luce la luce di Romeo, di cui Fu l'opra grande e bella mal gradita.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 217: Fu l'opra grande.... mal gradita; cioè e mal cognosciuta da quelli Provensali e mal meritata.
Esempio: Pulc. L. Morg. 1, 44: Rispose Orlando: baron giusto e pio, Se questo buon voler terrai nel core, L'anima tua arà quel vero Dio, Che ci può sol gradir d'eterno onore.
Esempio: Alam. L. Avarch. 24, 171: Nè fien voti di pregio gli altri ancora, E sia quanto potrà lunga la schiera; Ch'assai tesor di spoglie mi dimora, Ond'io possa gradir la gloria vera.
Esempio: Chiabr. Guerr. Got. 4, 29: Che tormenti riserba, a chi l'offende, Se gradisce con morte un suo fedele?
Definiz: § III. Si usò per Appagare, Contentare, Sodisfare, Saziare, in modo grato; più che altro figuratam. –
Esempio: Cin. Rim. 21: Io non domando, Amore, Fuor che potere il tuo piacer gradire, Così t'amo seguire In ciascun tempo, o dolce mio Signore.
Esempio: Tav. Rit. 1, 1: Ciascuno ponga cura e sia benigno e cortese ne lo ascoltare, acciò che ognuno ne sia gradito, e l'autore ne riceva in sè diletto e spassamento.
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 208: In questo istava tutto il suo disiderio (di san Giovambatista), e di questo si pasceva e gradiva l'anima sua, e 'l corpo suo pasceva, come si dice nel Vangelo.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 14, 129: Poi ch'ei gradì la donna iniqua e bella Di quel piacer che più s'ama in amore, Con l'eloquente sua dolce favella Cercò di novo a lei placare il core.
Definiz: § IV. Riferito ad atto, e costruito con un compimento denotante persona, retto dalla particella A, si usò per Operare, Compiere, Concludere, e simili, a grado della persona espressa dal compimento, per compiacere, o per far cosa grata, ad essa. –
Esempio: Barber. Docum. Am. 25: E se l'alteza tanto Mostra durar, che non poca ti paia, Muta sì, che non paia Che tu li voglia gradir lo mutare.
Esempio: Vill. M. 130: Il re d'Ungheria...., già sodisfatto in parte non piccola della vendetta del fratello, agevolmente si dispose a volere la pace, gradendola al Papa e Cardinali che con istanzia ne pregavano.
Definiz: § V. Trovasi poeticam., riferito a persona, per Procacciarsene il favore, la grazia, Rendersela propizia, Gratificarsela; e riferito ad alcun sentimento o affetto di essa, per Meritarlo, Guadagnarselo con modi accettevoli. –
Esempio: Rim. ant. F. Dant. Maian. 2, 483: Poi vi fui dato, in cui tutt'ora agenza (risiede bellamente) Pregio e valore più che in donna mai, Ne 'l meo coraggio (cuore) non considerai Mai, che gradir la vostra benvoglienza.
Esempio: Bemb. Rim. 39: Or ch'ho le mie fatiche tante e gli anni Spesi in gradir Madonna, e lei perduto Senza mia colpa, ec.
Definiz: § VI. Neutr. Essere a grado, Essere o Riuscire grato, caro, accetto, conforme al desiderio, e simili; anche figuratam. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 51: Per tal pro tal onta mi gradiria.
Esempio: Petr. Rim. 2, 6: Più che mai bella, e più leggiadra donna Tornami innanzi, come Là, dove più gradir sua vista sente.
Esempio: Bart. D. Ital. 1, 30: Avendo veramente, chi il vuole, quel più e quel tutto che solo è degno di volersi: cioè il gradire a Dio, il glorificarlo, il piacergli.
Esempio: Segner. Mann. magg. 27, 4: E non vedi tu quanto gradirai a Gesù Cristo, se con tutto il tuo studio procurerai, ec.?
Esempio: Riccat. V. Dial. Forz. 209: Se questa risposta non vi gradisce, gradite almeno quella dell'ingegnosissimo padre Boskovik, ec.
Definiz: § VII. E per Piacere, Dilettare, Andare a genio, e simili. –
Esempio: Bocc. Fiamm. 85: Il rimirare il cielo più non mi gradiva, siccome a colei che incerta era della tornata allora, siccome certa ne le pareva essere avanti.
Esempio: E Bocc. Teseid. 4, 51: Tra le altre donne Emilia fe' venire; La qual più ch'altra leggiadra ed onesta, Piacevol, bella, e molto da gradire, ec.
Esempio: Rucell. G. Ap. 199: Quanto gradisce il vederle (le api) ir volando Pe i lieti paschi e per le tenere erbe!
Definiz: § VIII. E costruito, per mezzo della particella Di, espressa o sottintesa, con l'Infinito di alcun verbo, vale Aver piacere, o desiderio, Esser contento, ed altresì Compiacersi, di fare ciò che il verbo significa. –
Esempio: Rim. ant. F. Onest. Bol. 2, 152: Se 'n piacere gli è ch'eo senta morte, A me forte gradisce esser morto.
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 48: Mandai recherendo voi essa moneta; e comecchè voi foste impedito d'altro, non vi gradío di darla.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 31: Tobia che non gradía d'averlo intorno,... Gli fè con la sua mano un picciol vento.
Definiz: § IX. Poeticam., per Far cosa grata, piacevole, Compiacere, ad alcuno, Renderglisi grato, accetto; anche figuratam. –
Esempio: Rim. Ant. Incert. G. 122: E per gradire a Dio in ciò ch'ei vole, A lei s'inchina e falle riverenza.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 3, 262: Di' pur dove vuoi gir, prendi conforto, Chè per gradirti prenderem quel porto.
Esempio: E Anguill. Ovid. Metam. 8, 40: Ond' io, ch'altro non cerco e non desio Che di gradirti, contentar ti volsi.
Esempio: E Anguill. Ovid. Metam. 14, 127: Ferisci pure, e fammi in mille pezzi, Che non avrai da me quel che t'aggrada: Ch'io gradir soglio ad un che m'accarezzi, E non a chi m'assalti con la spada.
Definiz: § X. Si usò per Saper grado, Esser grato, ad alcuno, di checchessia. –
Esempio: Senec. Pist. 196: Questo che tu fai, sarà tosto dimenticato; le genti del paese te ne gradiranno poco.
Definiz: § XI. E usato poeticam., a modo di Sost., per Appagamento, Compiacimento, Sodisfazione, di animo che sa grado altrui di checchessia. –
Esempio: Dant. Parad. 10: Cuor di mortal non fu mai sì digesto A divozione, ed a rendersi a Dio Con tutto il suo gradir cotanto presto, Com'a quelle parole mi fec'io.
Definiz: § XII. Gradisca; Vuole gradire?, o Volete, gradire? e simili, sono maniere familiari, con le quali s'invita alcuno a compiacersi di accettare qualche cibo, e più specialmente cibi gustosi. E altresì Per gradire, o Tanto per gradire, dicesi così da chi insiste nell'offrire, come da chi accetta per compiacere.