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1) Dizion. 4° Ed. .
SAPERE
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SAPERE.
Definiz: Verbo, che anche presso gli antichi si disse SAVERE, e in diversi suoi modi fu usato con varie terminazioni. Aver certa cognizione d'alcuna cosa per via di ragione, o di esperienza, o d'altrui relazione; e si usa, non che nella significazione att. ma nella neutr. e nella neutr. pass. ancora. Lat. scire, sapere. Gr. εἰδέναι.
Esempio: Sen. Pist. 33. Perocch'altra cosa è ricordare, altra è sapere. E ricordare si è, quando la cosa è data a guardare alla memoria; sapere si è dire, e fare del suo proprio sanza sottomettersi all'altrui maestría, e agli esempli, e non dir sempre, secondo ch'è detto di sopra: questo disse costui, e questo disse quell'altro, ma sia alcuna differenza intra te, e l'altro.
Esempio: Coll. Ab. Isac. Non è di lungi dal sapere quegli, che ha incominciato ad intendere quello, che egli non sa.
Esempio: Dant. Purg. 2. Poi d'ogni parte ad esso m'apparío Un non sapea che bianco.
Esempio: E Dan. Purg. 5. Salsi colui, che innanellata pria, Disposando, m'avea colla sua gemma.
Esempio: E Dan. Purg. 31. Non fora men nota La colpa tua, da tal giudice sassi.
Esempio: E Dan. Purg. appresso: Salsi colei, che la cagion mi porse.
Esempio: E Dan. Par. 2. Sicchè poi sappi sol tener lo guado.
Esempio: E Dan. Par. 3. Dio lo si sa qual poi mia vita fusi.
Esempio: E Dan. Par. 23. Fatta più grande di se stessa uscío, E che si fesse rimembrar non sape.
Esempio: Petr. son. 216. Nè so, che me ne pensi, o che mi dica.
Esempio: E Petr. canz. 38. 5. E gli aspidi incantar sanno in lor note.
Esempio: Bocc. nov. 39. 11. La mattina seguente fu saputo per tutta la contrada, come questa cosa era stata (quì Lat. rescire. Gr. μανθάνειν)
Esempio: E Bocc. nov. 42. 9. E non sappiendo ella stessa, che cagione a ciò la si movesse, in se stessa prese buono augurio d'aver questo nome udito, e cominciò a sperare, senza saper che.
Esempio: E Bocc. nov. 77. 19. Ma sai, che è? portatelo in pace, che quello, che stanotte non è potuto essere, sarà un'altra volta.
Esempio: E Bocc. nov. 79. 47. Voi tremavate come verga, e non sapavate dove voi vi foste.
Esempio: E Bocc. nov. 97. 8. Temo morire, e già non saccio l'ora.
Esempio: Guitt. lett. 19. Non saccio vero consiglio alcuno, che il vostro.
Esempio: E Guitt. lett. 34. Questo è mio giuoco, e ad altro giuocare non sappo.
Esempio: E Guitt. lett. appresso: Io più non sappo, che tu oggi nol sappia.
Esempio: Franc. Barb. 196. 3. E sacci, che è maggiore Viltà, se no l'onore.
Esempio: Rim. ant. Dant. Maian. 83. Ogne plager, sacciate, Avanza sofferenza.
Esempio: E Rim. ant. Dant. Maian. 84. Nè altra cosa gradita Alla vostra beltade Manca, donna sacciate, Che pietà.
Definiz: §. I. Esser saputo, in signific. pass. vale Esser nominato, lodato, o riputato savio.
Esempio: Pass. 323. Sono alcuni altri, che vogliono sapere per esser saputi, cioè per esser cognosciuti, e tenuti savj.
Esempio: Cavalc. Frutt. ling. Sono alcuni, che studiano per sapere, e questo studio è curiosità; alcuni per esser saputi, cioè nominati, e laudati, e questa è vanità.
Definiz: §. II. Saper di libro, vale Esser dotto assolutamente, modo basso.
Definiz: §. III. Saper di geometría, di gramatica, e simili, vale Esser dotto in quelle scienze, o facoltà.
Definiz: §. IV. Sapere a mente, vale Avere impressa alcuna cosa nella memoria in maniera, che si possa ridire. Lat. memoriâ tenere. Gr. παρακατέχειν.
Esempio: Bocc. nov. 70. 10. Sì fu uno, il qual pareva, che tutti i miei peccati sapesse a mente.
Esempio: Cas. lett. 51. Manderò i sonetti con le prime, che il libro è a Murano, e io non gli so bene a mente.
Definiz: §. V. Saper per lo senno a mente checchessia, vale Averne intera scienza, minutissima notizia. Lat. exploratum, perspectumque habere, probe callere. Gr. ἀκριβῶς γινώσκειν, ἐμπείρως ἔχειν.
Esempio: Varch. stor. 12. 449. In Firenze vivono ancora, se non più, diecimila persone, le quali le sanno ec. per lo senno a mente.
Esempio: E Ercol. 97. Non è sì tristo artigiano dentro a quelle mura, che voi vedete ec. il quale non sappia di questi motti, e riboboli per lo senno a mente le centinaia.
Esempio: Gal. Sist. 27. Ci son molti, che sanno per lo senno a mente tutta la poetica, e son poi infelici nel comporre quattro versi.
Definiz: §. VI. Saper alcuna cosa di buon luogo, vale Averne certa, e chiara notizia.
Esempio: Fir. Trin. prol. Questa sera si sa la scritta, ed io lo so di buon luogo.
Definiz: §. VII. Saper fare, si dice dell'Usar modi industriosi per arrivare a' suoi fini. Lat. calliditate uti, callidum esse, astu contendere. Gr. πανουργεῖν.
Esempio: Sen. ben. Varch. 2. 28. Colui non è pari a me nè di virtù, nè di meriti, ma ha saputo fare.
Definiz: §. VIII. Saper tanto fare, vale lo stesso, che Fare in maniera, Adoperarsi, o Ingegnarsi in guisa, modo basso. Lat. efficere, perficere. Gr. ἐπιτελεῖν, διαπράττειν.
Esempio: Bocc. nov. 77. 43. Io seppi tanto fare che io costassù ti feci salire; sappi tu ora tanto fare che tu ne scenda.
Definiz: §. IX. Non saper fare altro, che gridare, o Non sapere altro, che gridare, o simili, vagliono Non far mai altro, che gridare, o simili. Lat. nihil aliud velle, aut posse. Gr. οὐδὲν ἄλλο βούλεσθαι, ἢ δύνασθαι.
Esempio: Petr. son. 208. Nè l'orecchie, che udire altro non sanno Senza l'oneste sue dolci parole.
Definiz: §. X. Non saper, che si fare, Non saper, che si dire, vagliono Essere irrisoluto. Lat. incertum animi esse, rei exitum non invenire, quid quis agat nescire. Gr. ἀπορεῖν.
Esempio: Bocc. nov. 34. 9. Sappiendo, che il Re Guilielmo suo avolo data avea la sicurtà al Re di Tunisi, non sapeva che farsi.
Definiz: §. XI. Saper vivere, vale Aver prudenza.
Definiz: §. XII. Saper di barca menare, modo basso, che vale Avere astuzie per arrivare a' suo' fini.
Definiz: §. XIII. Sapere a' quanti dì è san Biagio, proverbialmente, e in modo basso, vale Esser accorto, o pratico di checchessia.
Esempio: Varch. Ercol. 57. Quando alcuno fa, o dice alcuna cosa sciocca, o biasimevole, e da non dovergli per dappocaggine, e tardità, o più tosto tardezza sua riuscire, se gli dice ec. tu perdi il tempo, tu non sai a' quanti dì è san Biagio, tu farai la metà di nonnulla, tu non sai mezze le messe ec.
Esempio: Segr. Fior. Cliz. 2. 3. Ognun di noi sa a' quanti dì è san Biagio.
Definiz: §. XIV. Saper dove il diavol tien la coda, vale Avere esperienza, e notizia, anche delle cose meno note, e non avvertite comunemente, Conoscere gl'inganni, Essere astuto, sagace. Lat. callidum, veteratorem esse. Gr. πανουργεῖν. v. Flos 251.
Esempio: Bocc. nov. 77. 70. La maggior parte (degli scolari) sanno dove il diavol tien la coda.
Esempio: Salv. Granch. 3. 9. So dove il diavol tien la coda, Quand'io non sapess'altro.
Esempio: Ciriff. Calv. 1. 27. Perocch'egli è malvagio, e pien di froda, E sa ben dove il diavol tien la coda.
Esempio: Varch. Ercol. 78. Generalmente d'uno, che conosca il pel nell'uovo, e non gli chiocci il ferro, e sappia dove il diavol tien la coda, si dice: egli ha il diavolo nell'ampolla.
Definiz: §. XV. Non saper mezze le messe. Lat. multa ignorare. Gr. πολλὰ ἀγνοεῖν.
Esempio: Varch. Ercol. 57. Quando alcuno fa, o dice alcuna cosa sciocca, o biasimevole, e da non dovergli per dappocaggine, e tardità, o piuttosto tardezza sua di riuscire, se gli dice ec. tu perdi il tempo, tu non sai a' quanti dì è san Biagio, tu farai la metà di nonnulla, tu non sai mezze le messe ec.
Esempio: Fir. Luc. 4. 6. Voi non sapete mezze le messe; egli è innamorato fradicio di questa cantoniera, che sta quì vicina.
Esempio: Bern. rim. 43. E se fosse qualcun, che gli cocesse, E volesse mangiari in varj modi, Ditegli, che non sa mezze le messe (parla de' cardi)
Definiz: §. XVI. Non saper più là, vale Saper poche cose, Appagarsi della prima apparenza.
Esempio: Circ. Gell. 8. 199. La eloquenza tua è tale, ed ha tanta forza, che chi fusse stato a udirti, e non sapesse più là, crederebbe, che tutto quello, che hai detto, fusse il vero.
Definiz: §. XVII. Ei sa molto, Io so molto, Che so io? Che sai tu? maniere particolari del popolo nostro che vagliono Io non so, Ei non sa. Lat. bene novit, sat scio, qui sciam? nescio.
Esempio: Bocc. nov. 10. 9. Che so io, madonna, se nello eleggere degli amanti, voi vi faceste il simigliante?
Esempio: Fir. Luc. 5. 3. Ei sa molto, dov'e' s'è colui.
Definiz: §. XVIII. Se tu sai, soggiunto a modo di confermazione all'antecedente detto v. g.
Esempio: Esempio del CompilatoreFa', se tu sai, Fate pur, se sapete ec. vale lo stesso, che Quanto tu puoi, Per quant'è dalla vostra parte, dal canto vostro. Lat. quantum vis.
Esempio: Bocc. nov. 79. 21. Sie pur infermo, se tu sai, che mai di mio mestiere io non ti torrò un denaro.
Definiz: §. XIX. Sapavamcelo, disson quei da Capraia; si dice quando alcuno ci narra cosa nota.
Esempio: Salv. Granch. 1. 1. Sapavamcelo, Disson quei da Capraia.
Definiz: §. XX. In proverb.
Esempio: Dep. Decam. 91. Onde è il proverbio: chi di venti non sa, di trenta non ha (e vale, che Quando non si è acquistato il senno a una certa età, è impossibile acquistarlo in avvenire)
Definiz: §. XXI. Pure in proverb.
Esempio: Franc. Sacch. nov. 92. E così avviene spesse volte, che tanto sa altri quant'altri (detto, che accenna, che Talora rimane ingannato chi vuole ingannare altrui)
Definiz: §. XXII. Sapere, per Aver sapore. Lat. sapere. Gr. χυμίζειν.
Esempio: Dant. Par. 17. Tu proverrai, siccome sa di sale Lo pane altrui.
Esempio: But. ivi: Siccome sa di sale, cioè come è amaro.
Esempio: Mor. S. Greg. 1. 14. Sapere è aver sapore delle cose. Ora molti hanno sapore delle cose eterne, e nientedimeno non le intendono.
Definiz: §. XXIII. Per Avere odore; onde Saper di muschio, Saper di rose, e simili. Lat. redolere, olere. Gr. ὄζειν.
Esempio: Morg. 19. 131. E sapeva di vin, come un arlotto.
Esempio: Lor. Med. canz. 71. 3. Ella sa proprio di cuoio, Quand'è in concia, o di can morto.
Definiz: §. XXIV. E per similit.
Esempio: Libr. Son. 117. Sì ch'io so, Poggio mio, troppo di povero.
Definiz: §. XXV. Sapere, per metaf. Lat. sapere, olere, redolere. Gr. ποτόσδειν, Teocr.
Esempio: But. Purg. 16. 2. È in loro alcuna cosa di virtù, perchè sanno ancora dell'antico.
Esempio: Salv. Spin. Tant'è, non mi dite a me, che a ogni modo, ella non sappia un poco di non so com'io debba chiamarmela.
Definiz: §. XXVI. Saper di mille odori, in modo proverbiale si dice di Checchessia, che spiri gran fragranza. Lat. totam spirare Arabiam. Gr. τὸν ἀραβίαν ἀποπνεῖ. v. Flos. 294.
Definiz: §. XXVII. Saper buono, vale Aver buono odore; e figuratam. Parer buono. Lat. placere, perplacere. Gr. ἀρέσκειν.
Esempio: Fr. Giord. Pred. S. Nondimeno sono dell'anima, che gli ama, e vuole, e sannole buoni.
Esempio: Cant. Carn. 271. Il dolce nostro suono Vi saprà tanto buono, Che non ci parrà in vano esser venuti.
Definiz: §. XXVIII. Non saper di buono, vale Aver cattivo odore; e figuratam. Dare indizio di malvagità. Lat. pravitatem redolere. Gr. μοχθηρίαν ὄζειν.
Definiz: §. XXIX. Saper bene, vale Esser gradito. Lat. placere. Gr. ἀρέσκειν.
Esempio: Car. lett. 1. 100. Al ritorno ci sapranno meglio le nostre camere, e i nostri lettini.
Definiz: §. XXX. Saperne male, Saper reo, e simili, vagliono Parere strano, Dispiacere. Lat. displicere. Gr. ἀπαρέσκειν.
Esempio: Nov. ant. 55. 1. Messer Brancadoria il vide; seppegli reo.
Definiz: §. XXXI. Saper grado di checchessia, vale Averne obbligazione. Lat. habere gratiam. Gr. εἰδέναι χάριν.
Esempio: Gr. S. Gir. 17. Egli non ti saperrebbe grado delli tuoi doni.
Esempio: Bocc. nov. 99. 12. Signori, di ciò, che iersera vi fu fatto, so io grado alla fortuna.
Esempio: Sen. ben. Varch. 2. 5. Così ci sa migliore il dono, e ne sapemo maggior grado, quanto meno ne saremo stati in pendente.
Definiz: §. XXXII. Non ne saper grado; che anche si dice Non ne saper nè grado, nè grazia; vale il contrario, cioè Non si riconoscere obbligato, Non averne gratitudine. Lat. gratiam non habere. Gr. ἀχαριστεῖν.
Esempio: Liv. M. Non ne seppono nè grado, nè grazia allo 'mperadore.
Esempio: Vit. Plut. Se essi non passarono Gange, non ne sapeva loro nè grado, nè grazia.
Esempio: Fir. Luc. 5. 3. Io ho fatto bene alla fe, ella non me ne sa grado, nè grazia.
Esempio: Morg. 18. 182. Quel, che si ruba, non s'ha a saper grado.