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Dizion. 3° Ed. .
MARCIO
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MARCIO.
Definiz: | Putrido, fracido, pien di marcia. Latin. tabidus. |
Esempio: | Dant. Inf. 30. Disse il Greco la lingua, e l'acqua marcia. |
Esempio: | Lab. n. 245. E se niuno mai marcio fu di quella nascenza putrida, e villana, tu
se, senza niuno dubbio, desso. |
Definiz: | §. Marcio: Vile, e abietto. Lat. vilis, abiectus. |
Esempio: | G. V. 7. 48. 2. Disse per rimproccio: leggi gli statuti, popol marcio. [da
questo diciamo Marciúme: che vale Abbiettitudine, e pretta viltà] |
Definiz: | §. Marcio: Aggiunto a forza, ec. vale Forzatissimamente. L. velit, nolit.
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Esempio: | Cavalc. Disc. Spirit. E perciocchè il cuore umano non può stare, che non pensi
alcuna cosa, s'egli non è occupato in bene, bisogna, a marcia forza, ch'e' pensi male. |
Esempio: | Fir. Canz. Sì ch'a lor marcia forza, e a lor díspetto, In sul veron gli fea balzar
di netto. |
Esempio: | Bern. Rim. Io abbia a stare, a mio marcio dispetto, Infino all'undici ore a andare
a letto. |
Definiz: | §. Marcio sustantiv. Termine di giuoco: e val Posta doppia; onde Campare il marcio: Uscir del
rischio del perderla doppia. |
Esempio: | Varch. Suoc. 5. 3. Oggi bisogna dare ad altri, perchè non sia dato a te, dire male
d'ognuno, perchè le brigate abbian paura a dirne di tale, meno non ti sia marcio (qui per
metaf.) |
Definiz: | §. Marcio sustantiv. Figur. Cavare del marcio, e uscir del marcio:
diciamo, del Conseguire, o esser fatti conseguire, la prima volta, qualche cosa disiderata . |
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