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1) Dizion. 5° Ed. .
MARCIO
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pag.927


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MARCIO.
Definiz: Add. Guasto, Corrotto, Putrefatto, e simili; detto di corpo animale, o di sue parti ed umori, ed anche di pianta, frutto, e simili.
Dal lat. marcidus. –
Esempio: Dant. Inf. 30: A te sia rea la sete onde ti crepa.... la lingua, e l'acqua marcia Che il ventre innanzi agli occhi sì t'assiepa.
Esempio: Fior. Virt. 105: Ella (la vecchiezza) infiebolisce il cuore, e fa languire lo spirito, e fa crollare la testa, e la faccia crespa, e gli denti marci, ec.
Esempio: S. Antonio. Lett. 64: Omnis caro foenum. È tutta la gloria sua fiore di fieno, il quale ha un poco di verzura nella sua gioventù, ma subito dal sole è seccato, e cade, e diventa marcio.
Esempio: Cellin. Pros. 164: La cimatura (mescolata colla terra) marcisce; e per essere così marcia, la terra diviene come uno unguento.
Esempio: Flor. Agric. Met. volg. 538: Quel che è di color di rame (parla di serpi), nasce e sta nascosta sotto i legni marci.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 23, 260: Chi, essendo idropico, tisico, itterico, e per ciò pallido, livido, giallo, marcio, pur si dipigne e smalta con due e tre mani di rossetto le guance.
Esempio: Segner. Incred. 159: Un cedro marcio è men abile ad ammorbare quel sano cui sta vicino, che un reo compagno quel buono.
Esempio: Spolv. Colt. Bis. 1, 393: Spedito e franco De' marci strami e de l'inutil paglie Da le stalle a gli colti apre trasporto.
Definiz: § I. Per similit. –
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 112: E ciò intervien perch'egli (l'ago) è un ferraccio Vecchio, d'una miniera marcia e vizza.
Esempio: E Bern. Rim. burl. V. 131: La casa cbe Melampo.... Disse a Ificlo già che cascherebbe.... Con questa casa, che non è ancor mia.... In esser marcia gli occhi perderebbe.
Esempio: Cellin. Vit. 419: La detta [acqua] aveva penetrato tanto, che il detto marmo si era debilitato; e come marcio in quella parte del buco di sopra e' si dimostrò dappoi che ec.
Esempio: Marchett. Lucrez. 114: E di piccioli vermi il suol ribolle, Allor che per tempeste intempestive Divien putrido e marcio.
Definiz: § II. E figuratam. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 175: Disse per rimbroccio: Leggi gli Statuti, popolo marcio.
Esempio: Cell. G. Onest. Vit. volg. 32: Il savio nell'ozio non diventa marcio; alcuna volta ha l'animo retratto, ma non dissoluto nell'ozio.
Definiz: § III. Detto di acqua, vale Infetto da sostanze animali o vegetali putrefatte. –
Esempio: Soder. Op. 1, 117: Le [acque] putrefatte e marcie si risanano.... a cuocerle e ricuocerle tre o quattro volte, colandole sempre.... con fittissimo panno o stamegna, e massime verminose.
Esempio: Vallisn. Op. 1, 8: Moscioni.... ch'escono dalle aurelie di que' verminacci codati, che nascono e crescono nelle acque marcie, e nelle stesse cloache.
Definiz: § IV. Detto del vino, vale Che per difetto di acido è divenuto guasto, ha preso un colore più o meno scuro, e cola, nell'uscire dalla cannella, senza rumore, quasi fosse olio. –
Esempio: Bern. Orl. 21, 3: La malvagìa diventa aceto, Cercone e marcio il delicato mosto.
Esempio: Paolett. Oper. agr. 2, 92: Il vino marcio è insipido, perchè manca più che altro del suo acido naturale.
Esempio: Ridolf. Lez. Agr. 2, 279: Il vino qualche volta diventa filante come olio, e si dice marcio. Cotesto vino è malato senza dubbio, ma è un vino che può guarirsi e tornar qual era, purchè vi si aggiunga dell'acido tartrico, purchè si passi su nuove uve.
Definiz: § V. Detto di concime o letame, vale Molto fermentato, Macero. –
Esempio: Soder. Op. 2, 64: Traspiantandosi (le bietole), se gli impiastri la barba di letame marcio.
Esempio: E Soder. Op. 2, 250: Ama (il prezzemolo) terreno sostanzioso, grasso, stabbiato con letame marcio, e che non sia il luogo troppo umido.
Esempio: E Soder. Op. 2, 263: Di maggio si ha a seminare (il panico) nei luoghi freddi ed umidi, nei caldi più oltre, tagliato il grano e l'orzo, in quel luogo medesimo, subito ben lavorato e letamato di letame marcio.
Definiz: § VI. Marcio, Term. del Giuoco. È aggiunto che comunemente si dà a quei giuochi o partite, e più specialmente di carte e di dadi, nei quali l'avversario non arriva a far data, o a far quei punti, tiri, o mosse, che le regole del rispettivo giuoco prescrivono, ond'egli deve pagare al vincitore posta doppia. Adoperasi più che altro nelle maniere Perdere il giuoco marcio, o Vincere, il giuoco marcio, e assolutam. Perderla marcia, o Vincerla, marcia, usate spesso in locuz. figur., o figuratam. –
Esempio: Crusc. Vocab. I: Marcio.... Quando non se ne vince (del giuoco) mai posta, si dice esser marcio.
Esempio: Fag. Rim. 1, 150: Quivi un boccone all'altro non dà sosta; Ed in un solo più sapori assaggio: Mangio in somma in compendio, e per la posta. Chi non è mangiatore di vantaggio, La perde marcia.
Esempio: E Fag. Gomm. 4, 154: Andiamo un po' a casa dello sposo. A. Sì, andiamo un po' a cena da lui. C. Intanto papperemo a ufo. A. Finalmente scialeremo a spese d'altri. C. Quest'è quailcosa. A. La non si perde marcia.
Esempio: Monet. Poes. 175: Mancò l'ardire all'affricana gente Col valor dell'eroe Cartaginese, Che con l'asso di spade nelle mani Già vinse un gioco marcio coi Romani.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 453: Perdere il giuoco marcio, significa Perdere il giuoco puro.
Definiz: § VII. Usasi come aggiunto di cosa, e più spesso di quattrini, ragioni, principj, e simili, a denotarne in modo dispregiativo la somma penuria, o il pochissimo valore, conto, importanza. –
Esempio: Magal. Lett. At. 194: Qual è quel marcio principio dell'una o dell'altra (della fisica o della medicina), sul quale si accordino i lor professori?
Esempio: Casott. A. Celid. 1, 15: Nè c'è restato un povero o un signore Con un marcio quattrin da litigare?
Definiz: § VIII. Marcio, unito ad un sostantivo, ne accresce il significato, prendendo forza di Grandissimo; e più spesso nelle locuzioni avverbiali A marcia forza, A marcio dispetto, e simili. –
Esempio: Cavalc. Discipl. Spir. 153: Se egli non è occupato in bene, bisogna a marcia forza che pensi male; dicendo l'Ecclesiastico: Molta malizia insegna all'uomo l'ozio.
Esempio: Bern. Orl. 56, 2: L'oro è quel che marito e donna toglie, Non il giudicio nè la elezїone, Ma l'avarizia marcia e l'ambizione.
Esempio: E Bern. Rim. burl. V. 113: Può far la nostra donna, ch'ogni sera Io abbi a stare a mio marcio dispetto Infino all'undeci ore andarne a letto, A petizion di chi giuoca a primiera?
Esempio: Firenz. Rim. 2, 423: E giocolava, con tal maraviglia, Che quasi a marcia forza e lor dispetto In sul vergon gli fea balzar di netto (qui per similit. detto di uccelli).
Esempio: Varch. Stor. 2, 401: E ciò faceva il poveraccio,... necessitato a marcia forza di così fare.
Esempio: Valorian. L. Cap. 289: Egli han tanti frenegli a sdilacciare, Che per la marcia forza lor bisogna Lasciarla nelle calze al primo andare.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 4, 9: Ma suo marcio grado, Un signor giusto e saggio.... ne li porse Non poca parte ec.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 293: L'esperienza m'insegna che è marcio sproposito mandar l'acqua al mare.
Esempio: Red. Lett. 1, 381: Questa volta bisognerà che ella lo confessi a suo marcio dispettaccio, e che, come la Corte torna a Firenze, ella se ne venga a baciar manipolo infino alla mia casa nella via de' Bardi.
Esempio: Baldov. Comp. dram. 6: Si pensa il pisellone Che la Livia abbia male; io che ci bado, L'ho per marcia finzione.
Esempio: Salvin. Pros. tosc. 1, 195: Convenendomi bere o affogare, io sono, come vedete, nel marcio impegno di fare qui la seconda cicalata.
Esempio: E Salvin. Pros. tosc. 2, 118: Bisognava per marcia necessità ricorrere a lui.
Esempio: Fag. Comm. 3, 109: Io che credevo d'averne più di loro (della ragione), ho il torto marcio.
Definiz: § IX. E unito ad un adiettivo, ne rinforza pure il significato, prendendo valore di Grandemente, Estremamente; e per lo più usasi in cattivo senso. –
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 59: El quale fa dire di lui per tutto Roma, e dicesi ched è eretico marcio.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 273: E sì la dà (una fanciulla) a quel vecchio? A. A quel vecchio in malora, che n'ha a essere Geloso marcio.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 374: Che credete? è fradicia Marcia di voi.
Esempio: Tasson. Secch. rap. 5, 31: Fu scritto al Papa, ch'egli avea mandata Una persona marcia ghibellina.
Esempio: Bentiv. G. Nunz. 2, 556: Dicendo l'ambasciatore, che il guardasigilli solo è buon francese, e che tutti gli altri sono spagnuoli marci.
Esempio: Dat. Vit. Pitt. 91: Facevale scorta una figura.... vivace ed acuta nel guardo, nel resto simigliantissima ad un tisico marcio.
Definiz: § X. Marcio, in forza di Sost. Ciò che è marcio, Parte marcia di checchessia.
Definiz: § XI. E figuratam., Stato o Condizione cattiva, pericolosa, e simili. –
Esempio: Machiav. Pros. stor. pol. 2, 289: Il commissario..., trovati più pezzi di scala per terra presso a Cortona, conietturò come i nimici venivano per entrare; e dall'un canto lo spaventò questa cosa, veggendo esser dentro qualche malore, dall'altro se ne riposò assai, pensando che chi venne avesse poco fondamento, poi che non avevano avuto ardire di farsi vivi; pure pensando che vi fusse del marcio, pensava a' rimedj.
Definiz: § XII. E Term. di Giuoco. Giuoco marcia o Partita marcia, ed altresì Rischio di giuoco marcio e di posta doppia. Quindi le maniere Campare il marcio, o Scampare, il marcio, Uscire del marcio, che valgono Uscire del rischio di perderla doppia, e che sono usate più spesso in locuz. figur., o figuratam.; ma oggi non sono comuni. –
Esempio: Varch. Suoc. 5, 3: Oggi bisogna dare ad altri, perchè non sia dato a te; dir male d'ognuno, perchè le brigate abbian paura a dirne di te, o al meno non ti sia marcio.
Esempio: Francesch. Cical. III, 2, 36: Allora cominciarono (i Romani) per opera di Marcello a uscir del marcio, ed acquistar forze, ed appresso.... finirono di riaversi interamente.
Esempio: Buomm. Cical. 33: Del popone credo che trenta fette possan bastare, quando però elle sien di grandezza recipiente; chè s'elle fossero, come talora le taglian certe bacheche, sottili sottili, si potrebbe mandare il marcio e raddoppiar la posta.
Esempio: Monet. Poes. 18: Ma questo giuoco voglio che fra noi Finisca, e vada il marcio a doi a doi.
Definiz: § XIII. Cavare il marcio d'una cosa, e simili, vale figuratam. Spacciarla, Cavarne le mani. –
Esempio: Bern. Lett. fam. V. 326: Alla cui santità (del Papa) sarete contento dire che lunedì, al nome di Dio, sarò addosso al Giamburlari e caverò il marcio dell'uno e dell'altro negozio; dico del libro di filosofia e dello Ippocrate.
Definiz: § XIV. Rompere il marcio, vale figuratam. Cominciare a fare una cosa dopo lungo indugio o esitazione, o per la prima volta. –
Esempio: Casott. A. Celid. 1, 63: Avvezzo alle bozzime il polmone, Per pranzo non vuol men d'un ferragosto; E quando il marcio al fin egli abbia rotto, Trist'e guai al boccon che va di sotto.
Definiz: § XV. Uscir del marcio, detto di mercante, con metafora tolta dal giuoco, vale figuratam. Cominciare a vender qualcosa, Fare, come oggi dicesi, fare la prima. –
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 2, 9: Ed è stata ventura ora la mia Il trovar voi scolari, Per vendervi qualcosa, e uscir del marcio.