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DISAGIO.
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DISAGIO.
Definiz: Sost. masc. Mancamento di agio, Scomodo, Stato in cui uno trovasi spiacevolmente. ‒
Esempio: Bocc. Decam. 2, 135: Comandò che in diversi luoghi ciascun di loro imprigionato fosse,... e con poco cibo e con molto disagio servati, infino a tanto che esso altro diliberasse di loro.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 533: Certe volte ancora non mi sento molto bene, che non posso estare a quel disagio dello scrivere.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 164: Che son feriti e con disagio stanno.
Esempio: Bemb. Lett. 3, 361: Nè voglio per niente che egli prenda tanto disagio per sì debole cagione.
Esempio: Franz. M. Rim. burl. 2, 109: Che disagio crudele è, quand'io seggio, L'avermi a sollevar volta per volta A sberrettar qualcun di quei ch'io veggio.
Esempio: Cellin. Vit. 255: Io mi stetti con grandissimo disagio, battendomi il cuore continuamente.
Esempio: Grazz. Comm. 138: Io non vo' dar disagio, nè lasciar la casa sola.
Definiz: § I. E in senso particolare, vale Fatica grande e con sofferenze del corpo o dell'animo: nel qual senso usasi più spesso nel plurale. ‒
Esempio: Vill. G. 514: Le genti scampate rifuggiti in Firenze, per li disagj ricevuti v'addussero infermità e mortalità grande.
Esempio: Bocc. Vit. Dant. 224: Non curando nè caldi nè freddi,... nè alcun altro corporale disagio.
Esempio: Machiav. Princ. 53: Fuggire le fatiche e i disagj delle armi.
Esempio: Car. Eneid. 6, 170: Del mio viaggio e del mio esiglio, meco I perigli, i disagj e le tempeste.... soffrendo,... ha me seguito.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 61: Son quattromila, e bene armati, e bene Instrutti, usi al disagio, e tolleranti.
Esempio: E Tass. Gerus. 2, 73: Son le tue schiere or molto sceme Tra le guerre e i disagj, e tu te 'l vedi.
Esempio: Adr. G. B. Stor. 467: A condurvi (a Sarteano) artiglieria, vi voleva molto di tempo e di disagio.
Esempio: Sassett. Vit. Ferr. 496: Mi dispiace che la necessità mi costringa a menarvi a combattere sanza che voi abbiate alcuno ristoro del disagio sofferto.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 116: Per timore che non giungano agiatamente a quello stato, al quale essi sono giunti con disagio.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 68: Cedesti, Madre, ai disagj dell'esiglio.
Definiz: § II. E per Mancanza, Difetto, riferito a cosa necessaria alla vita, o utile a una data condizione, fine, effetto. ‒
Esempio: Malisp. Stor. fior. 152: Con grande disagio di moneta e di vittovaglia.
Esempio: Liv. Dec. 2, 308: L'oste de' Romani non potrebbe essere pervenuta ad Arpi, o avrebbe avuto disagio di tutte le cose.
Esempio: Stor. Pistol. 80: Uguiccione.... v'era stato (a Montecatini) già grande tempo, a grande disagio di vittovaglia.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 203: Acciò che di mangiare non patisse disagio, seco pensò di portare tre pani.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 268: Oimè! disse la donna: dunque hai tu patito disagio di danari?
Esempio: Morell. Cron. 299: E perchè aveano disagio di vivanda, di ferri pe' cavalli e d'altre cose, diliberarono tornare a Siena.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 2, 89: Però raffazzonate el nostro desco, Chè di vostra dovizia abbian (abbiamo) disagio.
Esempio: Vinc. Tratt. Pitt. 17: Molte volte i lettori non leggono se non piccola parte delle loro opere (dei poeti) per disagio di tempo.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 4: Tenea quell'Altaripa il vecchio conte Anselmo, di ch'uscì questo malvagio, Che, per fuggir la man di Chiaramonte, D'amici e di soccorso ebbe disagio.
Esempio: Caran. Polien. 126: Fossero constretti a fare qualche cosa onorata per lo disagio del denaro.
Definiz: § III. E talora usato assolutam. ‒
Esempio: Bocc. Com. Dant. M. 194: Il quale [avaro] per non diminuire l'acquistato, non ardisce toccare; e così in cose assai patisce disagio, potendosene adagiare.
Esempio: Morell. Cron. 312: I nimici non acquistavano di fuori niente, e non era possibile la stanza loro potesse essere lunga, perchè aveano disagio.
Esempio: Bern. Orl. 2, 20: E non avendo lancia il Paladino, Chè nel cader la sua era spezzata, Si guarda intorno, e a un ramo d'un pino Quella dell'Argalia vide appoggiata,... E per disagio quella quivi prende, Non per vantaggio alcun, ch'egli n'attende.
Definiz: § IV. Figuratam., riferito a luogo. ‒
Esempio: Dant. Inf. 34: Non era camminata di palagio Là 'v'eravam, ma natural burella, Ch'avea mal suolo e di lume disagio.
Definiz: § V. Disagio si usò anche per Incomodo di salute, Difetto di sanità. ‒
Esempio: Vill. G. 6, 71: Messer Mastino, per alcuno disagio di sua persona preso a Colornio, se n'era ito a Verona.
Definiz: § VI. A disagio, posto avverbialm., vale Con grave scomodo, Disagiatamente, per rispetto così al corpo come all'animo; e usasi più spesso col verbo Stare a disagio. ‒
Esempio: Nov. ant. B. 109: Dissegli come li pesava che gli era stato tanto rinchiuso a disagio sanza ragione.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 218: Stando anzi a disagio che no nell'arca, che era piccola, e dogliendogli il lato in sul quale era ec.
Esempio: Bern. Orl. 7, 80: Parmi veder Rinaldo in quel palagio, Ancor che sia sì bel, stare a disagio.
Esempio: Med. Aridos. 5, 5: Manderemo domattina a levarla di là, ch'ella vi sta a disagio.
Esempio: Cecch. Dot. 4, 2: S'io lo sapessi, credi tu che io Stessi a disagio per udirlo?
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 179: Vi priego a non patire di star costì a disagio, per esser solo.
Esempio: Lipp. Malm. 10, 21: Quando il nimico, ch'ivi sta a disagio, A tal pigrizia grida ad alta voce ec.
Definiz: § VII. E Tenere a disagio alcuno, vale Farlo aspettare con suo incomodo, molestia, e simili. ‒
Esempio: Machiav. Comm. 216: Voglio andarmene, e lasciarvi, perchè ancora non ho desinato; e so ch'io tengo a disagio molte persone.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 327: Lasciamo andar questo, per non vi tenere più a disagio.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 67 t.: Pregando egli che nol tenessero più a disagio, essendo stracco per la fatica e per le ferite, fu licenziato.
Esempio: Cellin. Vit. 246: Aveva tenuto a disagio un monte di gran gentiluomini e signori che mi venivano a visitare.
Esempio: Rondin. F. Relaz. 141: Alla fine, per non tenere a disagio il Gran Duca, un di loro parlò in questa forma.
Definiz: § VIII. Chi dà spesa, non dia, o non dee dar, disagio. Proverbio col quale si avverte, che la persona invitata all'altrui mensa non dee farsi aspettare. ‒
Esempio: Cecch. Esalt. 1, 3: Chi dà spesa, non dee dar disagio.
Esempio: Lipp. Malm. 9, 47: Va innanzi il General dentro al palagio: Chi dà spesa, dic'ei, non dia disagio.
Esempio: Not. Malm. 2, 719: Chi dà spesa, non dia disagio; cioè, se io son causa che egli spende, non è dovere che io dia il disagio col farmi aspettare.