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D,
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D,
Definiz: lettera dentale, la quarta dell'alfabeto e la terza delle consonanti, che i grammatici dicono mute; ed è di genere tanto masc. quanto femm. Pronunziasi Di, ed ha suono molto affine al T; onde in non poche parole latine, divenendo volgari, si è sostituito il D al T, come ad esempio, Mater Madre, Pater Padre, Litus Lido, Latro Ladro, e via discorrendo. Permutasi pure in alcune parole col doppio G, come Chiedo e Chieggo, Siedo e Seggo, Vedo e Veggo, Adiettivo e Aggettivo, ed altre. Delle consonanti ammette dopo di sè la sola lettera R, così in principio come in mezzo della parola e nella stessa sillaba, con perdere per altro alquanto di suono, come Drago, Salamandra. Innanzi di sè e pur nella medesima sillaba non riceve che la S, e ciò più comunemente nel principio delle parole, come Sdegno, Sdentato, Disdire e simili. Nel mezzo della parola, ma in diversa sillaba, riceve la L, N, R; come Caldo, Bando, Verde. –
Esempio: Buomm. Ling. tosc. 28: Battendo la lingua ne' denti [si forma] D, T, Z.
Esempio: Bart. D. Cin. 3, 4: Non ha.... l'alfabeto cinese nè l'R, nè la B, nè la D.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 483: Lo sdegno, o dea, di', del Pelide Achille; verso criticatomi per li troppi d; onde fui costretto di mutarlo.
Definiz: § I. E per il Segno o Carattere, che rappresenta la lettera D. –
Esempio: Dant. Parad. 18: Sì dentro a' lumi sante creature Volitando cantavano, e faciensi Or D, or I, or L, in sue figure.
Definiz: § II. Il D affiggesi ad alcune voci per lo più monosillabiche, a fine di evitare l'incontro di due suoni vocali, facendosi per esempio Ad per A, Ed per E, Od per O, e anticamente Ched per Che, Ned per Nè, Sed per Se e Benched per Benchè, come notasi sotto le respettive voci. –
Esempio: Buomm. Ling. tosc. 81: Per fuggir quella cadenza e languidezza che nasce dall'incontro di due vocali, quelle [parole d'una sola lettera] si crescon d'una consonante, che per l'ordinario è il D, e dicesi ad usare, ed amare, od io.... Talora in luogo del D si mette un T.... Abbiamo Benched ella, ched è novello, sed egli è troppo;... ma oggi non s'usan molto.
Definiz: § III. D, Numero de' Romani, significa Cinquecento. –
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 813: La lettera D rilieva 500, sicchè per questo intende uno D.
Esempio: Dat. L. Sfer. 4, 23: È vicina Famagosta a Baruth per due C, Insino ad Alessandria per un D.
Esempio: Ar. Orl. fur. 35, 4: Che venti anni principio prima avrebbe, Che col M e col D fosse notato.