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Dizion. 4° Ed. .
D
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Definiz: | Lettera, che ha gran parentela colla T, e perciò molte voci latine nel farsi nostrali hanno mutato il T in D, come
più dolce di suono, siccome Latro, LADRO: Potestas,
PODESTÀ: Litus, LIDO. Ammette dopo di se solamente la R (oltre alle vocali) tanto in
principio, quanto in mezzo della dizione, e nella stessa sillaba, con perdere alquanto di suono, come DRAGO,
SALAMANDRA. Riceve avanti di se , nel mezzo della parola, ma in diversa sillaba, la L, N, R, S, come GELDRA, BANDO,
VERDE, DISDICEVOLE. Ma la S avanti la D si trova di rado in mezzo di parola, e quasi sempre ne' verbi composti dalla
particella DIS, come DISDIRE. Nel principio si trova più spesso, come SDEGNO, SDENTATO; e deesi sempre profferire la S,
avanti nel secondo suono, e più rimesso, come nella voce ACCUSA, siccome si dice nella lettera S. Raddoppiasi nel
mezzo, quando egli occorre, come FREDDO, ADDURRE. |
Definiz: | §. Per Numero Romano comunemente usato, significa Cinquecento. |
Esempio: | But. Purg. 33 Nel quale un cinquecento diece, e cinque Messo di Dio anciderà la
suia, E quel gigante, che con lei delinque. La lettera D rileva cinquecento, sicchè per questo intende uno D.
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Esempio: | Ar. Fur. 35. 4. Che vent'anni principio prima avrebbe, Che coll'M, e col D fosse
notato. |
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