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1) Dizion. 5° Ed. .
FAVOLA.
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pag.689


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FAVOLA.
Definiz: Sost. femm. Breve e vivace componimento narrativo, in versi o in prosa, i cui attori e interlocutori sono esseri animati o cose inanimate; ed il fine è di far comprendere praticamente, e in modo facile e piano, una verità morale.
Dal lat. fabula. –
Esempio: Dant. Inf. 23: Volto era in su la favola d'Isopo Lo mio pensier,... Dov'ei parlò della rana e del topo.
Esempio: Esop. Fav. S. 51: Ammaestraci l'Autore nella presente favola: Quando fai alcuna cosa, falla saviamente e con grande provvedenza, e sempre guarda la fine.
Esempio: E Esop. Fav. S. 149: Due versi notabili, i quali dichiarano la favola e l'intenzione.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 590: Isopo è uno libello che si legge a' fanciulli che imparano grammatica, ove sono certe favole moralizzate per arrecarli a buoni costumi.
Esempio: Segn. B. Rettor. volg. 141: Favola o apologo è come quella di Stisicoro contro a Fallari, e quella d'Isopo in favore d'un capopopolo.
Esempio: Cavalcant. B. Retor. 119: Favole di quella maniera, che da Esopo tra gli altri antichi furono scritte, nelle quali si racconta una cosa finta.
Esempio: E Cavalcant. B. Retor. 120: Tale è la favola della congiura de i membri contra il ventre, raccontata da Menenio Agrippa alla plebe romana, come si vede in Tito Livio; e queste così fatte favole sono nominate apologi.
Esempio: Car. Apol. 215: Fin de le favole v'hanno composte contra: io n'ho già tre ne le mani, che tutte fanno a vostro proposito. Una d'un certo somiero che andò con quella pelle di lione indosso, ec.
Definiz: § I. Per estensione, Narrazione fittizia e piacevole; Novella, Racconto. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 59: Intendo di raccontare cento novelle, o favole, o parabole, o istorie, che dire lo vogliamo, raccontate in diece giorni da una onesta brigata, ec.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 361: Come la donna l'ode, comincia a dire: Doh! tristo sventurato, trovossi mai più questo o in favola o in canzone?
Esempio: Alam. L. Gir. 1, 106: Nè canti e suoni e favole amorose Ci son, come all'ippocrite, noiose.
Esempio: Segn. Agn. Lez. 13: Come le favole del Boccaccio e di Luciano.
Esempio: Grazz. Pros. 4: Queste.... sono le favole di messer Giovanni Boccaccio.
Definiz: § II. E genericamente per Narrazione immaginata, inventata, finta; od anche semplicemente, derivata dalla tradizione, e come tale generalmente ricevuta; ed è l'opposto di Storia. –
Esempio: Colonn. Guid. N. 554: Avvegnadio ch'elli (Virgilio, Ovidio ed Omero) ornassero, ovvero tessessero le loro opere secondo le favole degli antichi, ec.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 774: Le favole.... sono in molte spezie: imperò che o elle sono di cosa finta, o fittiziamente narrata, o elle sono di cosa vera fintamente narrata.
Esempio: Cavalcant. B. Retor. 120: Da questi (dagli apologhi) pare che le favole de i poeti siano alquanto dissimili:... nientedimeno ci pare che anche queste in qualche modo possano servire all'esempio, e più commodamente alcune tanto celebrate da i poeti, che per istorie più tosto che per favole sono tenute; come l'amicizia di Pilade e d'Oreste, e d'altri.
Esempio: E Cavalcant. B. Retor. appr.: Sono ancora alcune favole, le quali,... si possono usare.... accommodatamente per esempio: come volendo confortare qualcuno alla pratica delle cose umane, potrai allegargli Ulisse finto da Omero.
Esempio: Segn. Agn. Lez. 20: Cotali sono la maggior parte delle favole degli Iddii d'Esiodo e d'Omero, come le battaglie tra loro e con gli uomini, l'insidie, le nimicizie e gli odj, e l'essere feriti dagli uomini combattendo: come ancora gli adulterj, le rapine, i furti e l'altre sceleratezze attribuite licenziosamente a gli Iddii: tutte sono favole queste e novelle del medesimo genere. Simili alle quali sono molte di quelle degli eroi, ec.
Esempio: Salv. Stacc. I. Crusc. 5 t.: Si legge d'Omero, che per sostegno della sua vita andava attorno cantando in banca per le piazze i versi della sua Iliade e Odissea, novelle o forse favole udite da lui raccontar dalle antiche femine del suo paese.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 3: Ma uopo ci fia di nettare e purgare il nostro scritto dalla sconvenevolezza delle favole per darle faccia di storia.
Esempio: Fiorett. B. Proginn. 3, 303: La favola è sempre stata tenuta in poesia, o per cagion di novità, e diletto e giovamento, cosa mirabile e lodevole. E io altresì la desidero e la onoro quando ella serve per condimento, cioè per digressione, e non per nutrimento, cioè per suggetto.
Esempio: E Fiorett. B. Proginn. 5, 34: Universale.... si dee intendere quel suggetto, che dal poeta secondo il suo beneplacito è traspiantato o da storia scritta, o da favola creduta, o da fama divulgata.
Esempio: Adim. A. Pind. 35: E qui distingue, altro essere le favole, altro la vera poesia; poi che se bene si dice mentiuntur multa cantores, pare che Omero intendesse di quei citaredi che, ec.
Esempio: Vallisn. Op. 1, 130: Ma senta, se hanno alcuni superata la calda immaginazione de' poeti, e gl'inventori stessi di favole.
Esempio: Capp. Lez. 244: Che Omero ne' suoi poemi mescesse quasi per vanagloria di ricchezze tutti i dialetti di Grecia, è favola dei grammatici, discreduta da' critici, ec.
Definiz: § III. E in particolare diconsi Quelle che appartengono alla Mitologia. –
Esempio: Dant. Conv. 328: E non è contro a ciò che si dice Dardano essere stato figlio di Giove (che ciò è favola, della quale, filosoficamente disputando, curare non si dee): e pur se volesse alla favola fermare l'avversario, di certo quello che la favola cuopre, disfà tutte le sue ragioni.
Esempio: E Dant. Conv. 389: Ovidio, nel settimo di Metamorfoseos, in quella favola ove scrive come Cefalo d'Atene venne a Eaco re per soccorso nella guerra che Atene ebbe con Creti.
Esempio: Vill. G. 5: Onde i poeti in loro versi feciono favole, che quello Atalante sosteneva il cielo; e ciò fu, che fu grande astrolago.
Esempio: Cavalcant. B. Retor. 120: Come nella favola de i Giganti, i quali contesero con gli Dei, volendo torre il regno a Giove.
Esempio: Adim. A. Pind. 34: Allude alla favola di Pelope, quando Tantalo suo padre, ec.
Definiz: § IV. E per Finzione, Immaginazione, Fantasia, poetica. –
Esempio: Borgh. R. Rip. 132: Il Cappone in questo Sonetto (sul Ratto delle Sabine di Giambologna) si finge una nuova favola a suo modo, dicendo che il maestro non si propose di fare in marmo alcuna rapina; ma solamente una bellissima e lasciva fanciulla, la quale avendo finita di membra dilicatissime, segue la sua finzione che un giovane vedesse quella bella statua, ed acceso d'amoroso disio della sua bellezza l'abbracciasse.
Definiz: § V. E per Cosa finta o inventata a bella posta, sia a voce sia in iscritto, o per leggerezza, o per ischerzo, o per ingannare altrui; ovvero Cosa fatta, o che si finge di fare, per qualche secondo fine: ed altresì Cosa che alcuno riferisca quale e' l'ha scioccamente creduta od immaginata; Fandonia, Frottola, Invenzione. –
Esempio: Dant. Parad. 29: Non ha Firenze tanti Lapi e Bindi, Quante sì fatte favole per anno In pergamo si gridan quinci e quindi.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 237: A tutti rispondeva, e diceva loro novelle dell'animo de' parenti loro, e faceva da sè medesimo le più belle favole del mondo de' fatti del purgatorio.
Esempio: E Bocc. Decam. 5, 149: La giovane, acciò che a Pietro non fosse fatto male, compose una sua favola, in altre forme la verità rivolgendo.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 144: Lo scolar.... fece fare una immagine con sue cateratte, e scrisse una sua favola per orazione, e.... la mandò alla donna.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 78: Meglio seppe comporre una sua favola uno frate,... che non seppono comporre la loro gli ambasciadori di Casentino.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 774: Quante sì fatte favole; cioè cose sì finte come sono le favole.
Esempio: Cecch. Mogl. 2, 1: E vuoi Ch'io creda, che questa sia una favola? Ostinato se' tu a non la credere, Per verità.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 402: Ma che ha a far questa tua storia o favola Con il cavar danar da Cenni?
Esempio: Forteguerr. Terenz. 7: E fingono fra lor questa fallacia, Che cittadina sia Andria d'Atene, E che fuvi una volta un mercatante Vecchio,... E che costei sbalzata in su la rena, Il genitor di Crisi la prendesse Piccola, e la nutrisse: oh belle favole!
Esempio: Vallisn. Op. 1, 132: Penso.... che molti autori di buona fede sieno stati ingannati da' falsi racconti di certa gente che si diletta di contar favole, creando i fatti con la fecondità del suo ingegno e vendendoli per succeduti.
Esempio: Martin. V. T. Pref. Genes. 1, 38: Gli scrittori profani più antichi e più celebri non altro han potuto a noi tramandare, se non mere favole, ovvero confuse e alterate tradizioni del vero.
Definiz: § VI. E assolutam. per Cosa non vera, falsa, Cosa che non ha fondamento nel vero. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 236: Non so se tu hai udito come una, nella battaglia del correre, vinceva li veloci uomeni: quella novella non fu favola, però ch'ella gli vincea.
Esempio: Mattiol. Disc. 1, 327: Sapersi per cosa certa da lui, essere una favola, che si ritrovi osso di sorte alcuna nel naso ec.
Esempio: Vallisn. Op. 1, 426: Negli uomini non ho avuto cuore di farne la prova (di certe uova credute venefiche), benchè la giudicassi una favola, e fermamente io credo, che non apporterebbono danno alcuno, ec.
Definiz: § VII. E per Cosa vana, da non farvi nessun fondamento, Vanità; ed altresì, Cosa da non farne alcun conto, spregevole, Ciancia, Baia. –
Esempio: Bemb. Asol. 43: Chi in luoco di somma felicità porrebbe due tronche parolette, o un brieve toccar di mano, o un'altra favola cotale, se non l'amante, il quale, ec.?
Esempio: Buonarr. M. V. Rim. G. 232: Le favole del mondo m'hanno tolto Il tempo dato a contemplare Iddio.
Esempio: Speron. Op. 1, 193: In dottrina tanto siamo minori, quanto lungo tempo stati sviati dietro alle favole delle parole, coloro finalmente imitiamo, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 15, 30: Tempo verrà che fian d'Ercole i segni Favola vile a i naviganti industri.
Definiz: § VIII. E per Cosa meschina, da nulla, Nonnulla, Bagattella. –
Esempio: Cecch. Servig. 4, 5: Se nulla mi mancava a farmi Far questa gita contento, era questo Di maritar costei con una favola.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 1, 294: Contentarlo con dargli una favola Di dote.
Esempio: Ambr. Bern. 2, 5: Duemila scudi non son una favola.
Esempio: E Ambr. Bern. 2, 6: Ma che somma? F. Una favola, Duomila scudi.
Esempio: E Ambr. Cofan. 5, 7: Deh guarda come e' brontola Da sè a sè per sì picciola favola Che ha a sborsare.
Esempio: Salv. Granch. 3, 7: Cinquanta Scudi non son boccone da lasciartelo Tor di bocca, così per una favola.
Definiz: § IX. Trovasi per Cosa che si ripeta molto spesso ed a lungo, Ciò che alcuno vada continuamente dicendo; Canzone, Storia. –
Esempio: Arrighett. Avvers. Fort. volg. 50: La mia parola è, Oimè! e la mia favola è, Oimè dolente! E mentre che, con tal boce dolendomi, con meco favello ec.
Definiz: § X. E per Soggetto, Argomento, di dicerie, di risa, scherno, coi verbi Essere favola, Divenire favola, Fare favola, o simili, e per lo più detto di persona. –
Esempio: Arrighett. Avvers. Fort. volg. 44: Io sono vituperio delle genti, e continua favola sono del popolo.
Esempio: Petr. Rim. 1, 3: Ma ben veggi'or sì come al popol tutto Favola fui gran tempo.
Esempio: Bocc. Laber. 32: Senza che colui, di me faccendo una favola, già con alcuno per lo modo che più gli è piaciuto, n'ha parlato.
Esempio: E Bocc. Fiamm. 121: Io sono tal divenuta, che quasi come favola del popolo sono portata in bocca.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 386: Chè facendone impresa, e non riuscendo, saremo la favola del popolo.
Esempio: Bemb. Asol. 36: Di miseria in miseria balestrato, allo stremo, quasi favola del popolo divenuto.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 199: Basta che sono tornato ad esser la favola d'ognuno.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 242: Dubito Che noi sarem la favola del popolo.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 26: E favola alle genti Quel sì chiaro rimbombo alfin diventi.
Esempio: Baldin. Decenn. 3, 226: Tantochè egli divenuto omai la favola di Roma, abbandonata quella città,... se ne tornò alla patria.
Esempio: Salvin. Lament. Ger. 48: Contra di me i pensamenti loro.... Tutto 'l dì contra me la mente loro.... Io lor favola sono, e lor canzona.
Esempio: Martin. T. V. 3, 399: Diverrai.... la favola di tutti i popoli.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 189: Se fortuna.... si mostrasse avversa, Eteocle saria favola al volgo, E vil principio a strepitoso insulto.
Definiz: § XI. Favola prendesi anche, conforme all'uso latino, e più specialmente nel linguaggio dei Retori, per Rappresentazione scenica, Componimento drammatico, Dramma: ma più che altro dicesi di Commedia. –
Esempio: Cic. Tusc. 2: Quasi quattrocento dieci anni dopo l'edificazione di Roma, Livio pubblicò la favola, quando erano consoli Marco Claudio ec.
Esempio: E Cic. Tusc. 53: Appresso a Sofocle nella favola Trachinie.
Esempio: Ar. Comm. 2, 120: Ma s'avesse l'autor della commedia Poter di fare alle donne e a gli uomini Questo servizio, il quale alla sua favola V'ho detto ch'egli ha fatto (chè accresciutole Ha le bellezze e tutta rinnovatala), ec.
Esempio: E Ar. Comm. 2, 422: Or fateci Con lieto plauso, o spettatori, intendere, Che non vi sia spiaciuta questa favola.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 297: I Romani recitavano tutta la favola con tutti gli istrioni sul palco, e per ciò vollono i palchi maggiori.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 11: E questo basti Quanto alla scusa di questo, e ne vengo A quella degli intermedj, perchè Sa che ci fia di que' che diran ch'egli Abbia errato a non far che gli accompagnino O il nome, o la materia della favola.
Esempio: Ambr. Cofan. Prol.: Il titolo, O il nome che dir voglia della favola, È Cofanaria.
Esempio: Serdon. Gal. Marz. 186: E che le commedie si chiamino favole, lo testifica Terenzio, quando dice: Accioch'al popol piacesser le favole Ch'egli composte avesse.
Esempio: Fiorett. B. Proginn. 3, 134: Il Ciclope d'Euripide,... favola tragicomica. Il che non meno è falso che ridicoloso; perocchè secondo la dottrina de' più speculativi critici, quella è azione satirica e non tragicomica.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 3, 3: E voglion che l'Aiace Flagellifero, E l'Ercole Furente s'anteponga A tutte l'altre favole.
Definiz: § XII. Figuratam. e in locuz. figur. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 305: La mia favola breve è già compita, E fornito il mio tempo a mezzo gli anni.
Esempio: Tass. Lett. 2, 391: Se voi darete principio a questa mutazion di fortuna, in modo che la mia favola abbia felice avvenimento, l'obligo sarà dal mio lato immortale.
Esempio: Buonarr. Fier. 5, 3, 6: Macchine le magie, macchine i detti Di menzonieri oracoli, e di Sfingi Son ben le scene de' mondani ludi, Che difettan la favola mendace.
Esempio: Metast. Dramm. 5, 277: Chi sa qual altro Sul teatro del mondo Aspetto io cambierò. Veggo pur troppo Che favola è la vita; E la favola mia non è compita.
Esempio: Niccol. Strozz. 1, 1: Ed una lieta Larva pormi sul volto in questa breve Favola della vita.
Esempio: E Niccol. Strozz. 2, 10: A dritto aborri Un reggimento dove l'uom sia schiavo E libero si creda: egli compose Favola breve, e di non lieto evento; Fra poco ognun si accorgerà che sia La libertà ch'è sulla carta.
Definiz: § XIII. Pur nel linguaggio dei Retori, per Azione, Intreccio, Argomento, Invenzione, sia di componimento drammatico, sia di poema od altra opera poetica che più o meno abbia carattere rappresentativo o narrativo. E talvolta anche per Il componimento contenente la favola, in senso generico. –
Esempio: Segn. B. Poet. volg. 291: La favola è quella, che il fatto ci rappresenta. Chiamo favola lo intrecciamento di quel negozio; costume quello che dà qualità e nome agli agenti. Discorso, tutto quello onde chi parla dimostra o non dimostra qualche sentenza. Onde è di necessità che da sei parti sia tutta la tragedia compresa, mediante le quali ella si chiama o buona o cattiva; e queste sono la favola, il costume, la locuzione, il discorso, l'apparato e la musica.
Esempio: E Segn. B. Poet. volg. 301: Ma perchè la favola è una imitazione non pur d'azione perfetta, ma ancora di casi spaventosi e compassionevoli, e tali massimamente e più allora intervengono, quando egli accaggiono l'uno doppo l'altro fuori della oppinione,... onde di necessità si conchiude, che le favole in questa maniera composte, sieno maggiormente belle. Ma delle favole, certe ne sono scempie, e certe ne sono intrecciate; sì come ancora interviene nelle azioni che da esse favole sono imitate.
Esempio: E Segn. B. Poet. volg. 304: In essempio di favola scempia è l'Iliade, che si conduce a fine senza peripezia e senza recognizione. E l'Odissea è in contrario.
Esempio: Varch. Lez. Accad. 662: La prima e principale parte, anzi (per dire come Aristotile) la forma, cioè l'anima, della tragedia è la favola; la quale non è altro che quello che volgarmente si chiama l'invenzione, cioè l'ordine e la composizione delle cose, delle quali principalmente si scrive; come nell'Iliade d'Omero l'ira d'Achille, e nell'Odissea la ritornata d'Ulisse a Itaca sua patria; in Vergilio la navigazione d'Enea da Troia in Italia; in Dante il viaggio suo dall'inferno al paradiso.
Esempio: Segn. Agn. Lez. 26: Egli parla quivi della tragedia in parte e della favola dell'azione, e de' poeti che questa favola hanno.
Esempio: Tass. Pros. div. G. 1, 26: Favola chiamo la forma del poema, che definir si può testura o composizione degli avvenimenti.
Esempio: E Tass. Pros. div. G. 1, 27: E tutto ciò che della guerra di Troia si dice, propone di dirlo come annesso e dependente da l'ira d'Achille, ed in somma come episodj che la gloria d'Achille e la grandezza della favola accrescano.
Esempio: E Tass. Lett. 2, 441: Egli si dilunga da Aristotele, il qual dice che la favola è imitazione de l'azione: ed altrove par che voglia che la favola sia costituzione de le cose, ec.
Esempio: Bonc. Lez. II, 1, 190: La grandezza.... della loro favola (delle novelle).... dee esser tale che ella possa riandarsi con un sol circuito di memoria. Nè ciò, s'io non m'inganno, si dee intendere solamente di quell'universale che favola s'addomanda, com'è quella che la Ciciliana maestrevolmente tolga a Salabaetto i suoi denari, e che egli con un sottile avviso se gli faccia rendere, e a lei maggior quantità ne porti via; ma di tutta l'azione insieme co' suoi episodj legata.
Esempio: E Bonc. Lez. II, 1, 191: Ritrovata la favola, dee il novellatore unirla e continovarla con gli episodj, acciocchè il principio col mezzo e 'l mezzo col fine sieno talmente congiunti, che ec.
Esempio: Fiorett. B. Proginn. 3, 67: Unità di favola si può diffinir che sia quella ove l'azione principale non s'imbastardisce con altri accidenti, o scontinuati di tempo, o diversi di subbietto.
Esempio: E Fiorett. B. Proginn. 5, 245: La invenzione, cioè la favola, per la quale viene complito e perfezionato un poema dopo il suo fondamento storico; altrimenti quel suggetto poetico rimarrebbe imperfetto, perchè sarebbe una semplice azione storica.
Esempio: Saccent. Rim. 1, 264: Ma parmi di veder che ormai ti piaccia Compor favola nuova.
Definiz: § XIV. Da favole, trovasi come Aggiunto di persona, per Dappoco, Di niun valore. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 1, 76: Sono detti questi cotali, nella Scrittura, homo acharis; cioè, uomo da favole, cioè, uomo da nulla, uomo da beffe.
Definiz: § XV. Dar favole ad alcuno, si usò per Dirgli, o Rispondergli, cose non vere, parole vane, e simili; che anche si disse Dar canzoni. –
Esempio: Bocc. Decam. 8, 278: Gisippo.... s'ingegnava di confortarlo,... domandandolo della cagione de' suoi pensieri e della infermità. Ma avendogli più volte Tito dato favole per risposta, e Gisippo avendole conosciute, sentendosi pur Tito costrignere, ec.
Definiz: § XVI. Dir favole, si usò per Chiacchierare oziosamente, od anche Dir cose da scherzo, senza fondamento: che si disse pure Dir canzoni. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 79: E perchè non crediate che io dica favole, perchè la materia è grande, se io averò il tempo, io ne predicherò domenica mattina.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 224: Poco stettono a tavola, che andarono a vedere i cavalli, li quali parea che dicessono favole, e non guardavano meno li loro signori, ch'e' loro signori guardassono loro (qui per similit. e in ischerzo).
Definiz: § XVII. Essere in favola, detto di persona, vale Esser fatto, Divenire, argomento di dicerie, di scherno; che anche si disse Essere in bocca, ed oggi comunemente Esser portato per bocca. –
Esempio: Albanz. Bocc. Donn. fam. 224: Cleopatra.... fu in favola per tutto il mondo.
Definiz: § XVIII. Ed Essere in favole e in canzona, vale propriamente Essere argomento, tema, di favole e di canzoni; ma in doppio senso e con motteggio. –
Esempio: Pulc. L. Bec. 1: Ognun la Nencia tutta notte canta, E della Beca non se ne ragiona; Il suo Vallera ogni dì si millanta Che la sua Nencia è in favole e in canzona.
Definiz: § XIX. Mettere alcuno in favola, o nelle favole, Porre, o simili, alcuno in favola, o, come trovasi, nelle favole, vale Farlo argomento di dicerie, di scherno. –
Esempio: Colonn. Guid. N. 151: Ancora siamo posti nelle favole degli stranieri, nella manifesta servitudine di Exiona.
Esempio: Albanz. Bocc. Donn. fam. 53: L'avaro è tormentato dalla cupidità;... la turba mette in favola quello pieno di dolore.
Esempio: E Albanz. Bocc. Donn. fam. 237: Sì schernita, fu convertita in favola del popolo di Roma.
Definiz: § XX. Son favole; locuzione usata a significare, Essere ciò che altri dice o narra, cosa non vera, finta, e simili; oppure, Essere la cosa di cui si parla cosa vana, senza fondamento o conclusione, inutile, e simili. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 3: E perchè molti, e spezialmente quelli a cui in dispiacere toccano, forse diranno, come spesso si dice: queste son favole; a ciò rispondo, che ce ne saranno forse alcune, ma nella verità mi sono ingegnato di comporle.
Esempio: Mazz. Lett. 2, 3: Gittarvi su otto barili di questo vino, e non gittarvi il fondigliuolo; e in tre dì sarebbe ottimo: e imbottarlo, e in otto dì si berebbe. L'altre sono favole: però che con lo letto suo, ciò che si mettesse guastarebbe.
Esempio: Ambr. Cofan. 5, 2: Tant'è: questa lettera Mostra pur che sene contenta.... Il. Le son favole Coteste; e' non è il primo che una simile Lettera scrive, ec.
Definiz: § XXI. E Furono favole, si disse, a proposito di cosa della quale non si venga a conclusione, per Tutto fu inutile, Non se ne fece niente, o simili. –
Esempio: Sacch. Nov. 2, 34: Ciascuno guarda l'un l'altro, e chi soffiava di qua e chi di là; alla fine si partirono, e dissono di tornare l'altra mattina. Elle furono favole; chè, nonchè s'accordasseno, ma elli non s'accozzarono mai insieme, che ne ragionassono.
Definiz: § XXII. Favole! si usò come esclamazione di maraviglia, o di enfasi, come oggi direbbesi Bagattelle! Corbezzole! Poffare! e simili; ovvero di recisa negazione, come oggi Nient'affatto! No, no! Che! pronunziato con l'e aperta, e simili. –
Esempio: Cecch. Servig. 1, 4: E sai se mona Antonia aiuterebbe Darmi il tracollo.... F. Favole! questa cosa importa troppo! N. E di che sorta!
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 307: Ora s'ha a comparire, e non volendone Venir d'accordo, io ho compagni commodi. G. S'e' venisse costui per me? Z. Oh! favole! I' vo per loro.
Esempio: Ambr. Bern. 4, 7: Andate via. F. Favole! Non penso di partir, se tu non paghimi.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 62: Favole! S'io avessi questo verno A dormir solo, io m'intirizzerei, Oltre a gli altri disagj ch'io discerno.
Definiz: § XXIII. La favola del tordo; guardagli alle mani. Maniera proverbiale, che significa Essere i fatti contrarj alle apparenze;
dall'apologo del tordo, che, preso, e vedendo lagrimare per caso l'uccellatore, mentre agli altri schiacciava il capo, disse a' compagni, che 'l faceva per compassione; e uno replicò: Guardagli alle mani. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 28, 45: Palpate come Toma, vi ricordo; E giudicate alle man, non agli occhi, Come dice la favola del tordo.
Definiz: § XXIV. La favola dell'uccellino, si disse proverbialmente quando alcuno, discorrendo od anche scrivendo, ritorna sempre sulle medesime cose, senza mai venire ad una conclusione: oggi, La canzone dell'uccellino. –
Esempio: Pataff. 2: La favola mi par dell'uccellino: Se mai, Chè sì; deh vienlo mazzicando.
Esempio: Varch. Ercol. 95: Quando alcuno in alcuna quistione dubita sempre, e sempre, o da beffe o da vero, ripiglia le medesime cose, e della medesima cosa domanda, tantochè mai non sene può venire nè a capo nè a conchiusione, questo si domanda in Firenze la canzone, o volete la favola, dell'uccellino.
Definiz: § XXV. La morale della favola, vale propriamente La conclusione di essa, dove dal fatto narrato si deduce l'opportuno ammaestramento; ma prendesi figuratam. per Ammaestramento, od anche semplicemente Conchiusione, che si ricavi dai fatti, da ciò che è avvenuto. E per lo più ha senso ironico e motteggevole.
Definiz: § XXVI. Il lupo è nella favola, od anche La lupa, è nella favola. –
V. Lupo e Lupa.