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1) Dizion. 5° Ed. .
DISDEGNO.
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DISDEGNO.
Definiz: Sost. masc. Movimento d'animo, il quale si approssima all'ira, e prodotto per lo più da cosa che sia o sembri ingiusta, turpe, o simile: comunemente Sdegno.
Dal verbo disdegnare. ‒
Esempio: Dant. Inf. 8: Allor chiusero un poco il gran disdegno, E disser: vien tu solo.
Esempio: E Dant. Inf. 13: L'animo mio per disdegnoso gusto Credendo col morir fuggir disdegno, Ingiusto fece me contra me giusto.
Esempio: Petr. Rim. 1, 29: Ma talor umiltà spegne disdegno, Talor l'enfiamma.
Esempio: E Petr. Rim. 2, 245: Qua' figli mai, quai donne Furon materia a sì giusto disdegno?
Esempio: Alam. L. Op. tosc. 1, 20: Invidia, odio e disdegno Il sonno e 'nsieme lei con l'altro tolse.
Esempio: Tass. Gerus. 14, 51: Fra sè disse di disdegno accesa, ec.
Esempio: Mont. Poes. App. 94: Tutto allora l'amor volge in disdegno, E di pugni mi pesta il viso afflitto.
Definiz: § I. Vale anche Dispregio, o semplicemente Non curanza. Onde le maniere Avere a disdegno o in disdegno, o Tenere, a disdegno o in disdegno, che valgono Disprezzare, Tenere a vile, od anche semplicemente Non curare; e Recarsi a disdegno checchessia, vale Sentirne onta, offesa, e simili. ‒
Esempio: Giamb. Oros. 205: Essendo liberi, ebbero in disdegno di ricordarsi che loro servi fossero stati.
Esempio: Dant. Inf. 10: Colui che attende là, per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Esempio: E Dant. Inf. 14: Quel fu l'un de' sette regj, Ch'assiser Tebe, ed ebbe, e par ch'egli abbia, Dio in disdegno.
Esempio: Vill. G. 135: Non volle seguire il detto consiglio, ma per sua superbia, e disdegno de' Pisani, si volle conducere a battaglia.
Esempio: E Vill. G. 468: Nella quale oste i Fiorentini il dì di S. Giovanni fecer correre il palio; onde i Milanesi il si recarono a grande disdegno.
Definiz: § II. Si usò anche per Fastidio, Nausea, di stomaco. ‒
Esempio: Petr. Rim. 1, 71: E s'i' ho alcun dolce, è dopo tanti amari, Che per disdegno il gusto si dilegua (qui in locuz. figur.).