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CERA.
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CERA.
Definiz: Quella materia, della quale l'api compongono i lor fiali. Lat. cera. Gr. κηρός.
Esempio: Dant. Inf. 17. Nè quando Icaro misero le reni Sentì spennar per la scaldata cera.
Esempio: E Dan. Inf. 25. Poi s'appiccar, come di calda cera Fossero stati.
Esempio: E Dan. Purg. 10. Ed avea in atto impressa esta favella ec. Come figura in cera si suggella.
Esempio: Petr. son. 103. Amor m'ha posto, come segno a strale, Come al sol neve, come cera al fuoco.
Definiz: §. I. Cera, per Tutte quelle cose composte di cera, e bambagia per uso di ardere, come candele, torce, e simili. Lat. candelae, funalia. Gr. δαδίον.
Esempio: Bocc. Introd. 18. Con funeral pompa di cera, e di canto alla chiesa ec. n'era portato.
Esempio: E Bocc. nov. 79. 11. Nè vi potrei dire quanta sia la cera, che vi s'arde a queste cene.
Definiz: §. II. Cera, per quelle Tavole incerate, su le quali scrivevano gli antichi. Lat. pugillares. Gr. πινακίς.
Esempio: Tac. Dav. Post. 455. Plinio nella prima pistola a Cornelio Tacito scrive, che andando a caccia, aiutato da quelle selve, e silenzio, componeva per portarne, se le man vote, almen piene le cere.
Definiz: §. III. Appiccato colla cera, dicesi di cosa appiccata a un'altra leggiermente, e che con facilità possa disgiugnersi. Lat. leviter haerens. Gr. μόγις συνάπτων.
Esempio: Tac. Dav. vit. Agr. 396. Il loro esercito, di genti diversissime appiccato insieme colla cera d'un po' di fortuna, che mutata, lo sbanderà.
Esempio: Lasc. Gel. 3. 5. Avessila tolta, quand'egli era d'altra fatta, e giovine, e non ora, ch'egli ci sta appiccato colla cera.
Definiz: §. IV. Cera, per Sembianza, e Aria di volto, e per Volto semplicemente. Lat. vultus, facies. Gr. πρόσωπον.
Esempio: Tes. Br. 5. 10. E quando vuoi scegliere astore grande, guarda, ch'egli abbia la testa lunga a guisa d'anguilla, e che la sua cera sia allegra, un poco chinata, infino ch'egli è concio.
Esempio: Liv. M. Bruto gli guatò, ne unque mutò cera, nè colore.
Esempio: E Liv. M. appresso: Egli risomigliava alla cera una bestia salvatica.
Esempio: Bocc. Vis. 20. Con cera fosca ancor vedea lasciare Plutone i ciechi regni abbandonati, Per troppo ardentemente donna amare.
Esempio: Dant. rim. 13. Fu la mia disianza Vostra cera gioiosa.
Esempio: Rim. ant. M. Cin. 52. Che vengon dalla vista, che procede Dalla cera gentil, quando mi vede.
Esempio: Rim. ant. Dant. Maian. 84. E la beltà di vostra umana cera ec. Ha somigliante preso el meo coraggio.
Esempio: E Rim. ant. Dant. Maian. 85. La dilettosa cera, Ch'io riguardai, m'ha priso.
Esempio: Rim. ant. P. N. Maz. di Neco da Mess. Ben passa rosa, e fiore La vostra fresca cera, Lucente più, che spera.
Esempio: Sen. ben. Varch. 1. 9. Ma, secondo me, è ancora piggiore colui, il quale con villane parole, e con cera brusca va superbamente ec. facendo la mostra delle ricchezze sue.
Esempio: Bern. Orl. 1. 20. 20. Era il secondo chiamato Ranchera, E del primo ha più forza, e peggior cera.
Esempio: E Ber. Orl. 2. 8. 30. Per questo aveva il Re cattiva cera.
Definiz: §. V. Dicesi Far buona cera, e Far gran cera, e vale Mangiar lautamente. Lat. hilariter, opiparè epulari. Gr. λαμπρῶς εὐωχοῦσθαι.
Esempio: Tac. Dav. ann. 2. 38. L'indusse ec. a far gran cera, gran debiti.
Esempio: Bern. rim. Chi stare allegro sempre, e far gran cera.
Esempio: Bellinc. Facendo a mensa buona cera, Averebbe fatto un elmo del paiolo.
Definiz: §. VI. Onde Di buona cera posto avverbialm. vale Allegramente. Lat. hilariter. Gr. φαιδρῶς.
Esempio: Liv. M. Elli mangiarono, e festeggiarono con lui di buona cera.
Definiz: §. VII. Far buona, o mala cera a uno, vale Mostrargli col cambiamento del volto d'accoglierlo, allegramente, o mal volentieri. Lat. torvè, sive hilariter aliquem excipere. Gr. φιλανθρώπως, ἢ ἀγρίως δέχεσθαι.
Esempio: Libr. son. 68. E però non ti feci buona cera.
Definiz: §. VIII. Dire altrui alcuna cosa a buona cera, vale Dirla apertamente. Lat. disertis verbis dicere, edicere. Gr. παῤῥησιάζεσθαι.
Esempio: Fir. Luc. 4. 4. Vedi, io te lo dico a buona cera, non lo vo' più sopportare.
Definiz: §. IX. Di questi signific. e modi v. Flos 11.